Appuntamenti da non Perdere per le Tribù dell'innovazione: Barcellona e Milano! [Eventi]

Il concetto di comunità è sempre più centrale nel mondo digital, soprattutto se si parla di comunità direttamente legata ad un prodotto o un servizio in particolare: l’importante è aggregarsi, fare gruppo.

Barcellona

E proprio un gruppo sarà quello che si riunirà a Barcellona per il Mobile World Congress 2011: una quattro giorni che può annoverare interventi e presentazioni dei protagonisti del mobile mondiale. Quest’anno il valore aggiunto dell’evento viene però dalla sezione interamente dedicata alle applicazioni: un giorno riservato all’App Planet Forum con la volontà di far dialogare sviluppatori e proprietari delle piattaforme più importanti.

Cosa si vedrà? Ecco Alcune Anticipazioni

BlackBerry PlayBook vs iPad

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Nuove Soluzioni AR

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Nuove Servizi Georeferenziati

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Da non perdere i contest per le apps [link]

Brand App Challenge di Coca-Cola

Band App Audition con Enrique Iglesias, Eliza Doolittle , Faithless, Metric

mWomen Mobile App Challenge lanciato da Hilary Clinton, Cherie Blair

Naturalmente c’è una app da scaricare che vi guida per visitare l’evento 😉

junaio

Milano

Se Barcellona è troppo distante la proposta migliore è quella di raggiungere Milano il 18 e 19 febbraio e prendere parte al corso in Tribal Marketing e Trend Research alla Ninja Academy. Professionisti del settore saranno pronti a condividere con voi tutte le ultime novità (Bernard Cova in primis)!

La tribù ha origini millenarie, esisteva ancor prima del fuoco e ancor prima della ruota. Fare tribù è alla base della nostra società.
Nel 2011 questo concetto diventa ancora più rilevante se rapportato a quel fenomeno chiamato “rivoluzione digitale” che ha portato con se innovazioni che ormai si sono prepotentemente insinuate nella nostra vita. Facebook con i suoi milioni di utenti fa gruppo, Twitter con il piccolo club di fedeli (13 milioni in tutto il mondo, piccole briciole se confrontato agli adepti di Zuckerberg) e, perché no, la miriade di app che vengono sviluppate e rilasciate sul mercato ogni giorno. E sono proprio queste applicazioni ad essere il possibile futuro su cui concentrare gli sforzi: fare gruppo in movimento! 😉

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Caricabatteria dei cellulari: finalmente sarà unico per tutte le marche

Direi finalmente! Chi non ha mai chiesto ad un amico un caricatore per il proprio cellulare, salvo poi sentirsi rispondere che non era compatibile? Penso sia successo a tutti, almeno una volta nella vita.

Da quest’anno invece, le cose cambieranno. Con beneficio per tutti ed in primis per l’ambiente. Si elimineranno quantità infinite di caricatori dai nostri cassetti e, in casi di emergenza, qualsiasi persona potrà prestarcene uno.

L’Unione Europea, in collaborazione con le maggiori case produttrici, ha raggiunto l’accordo per la commercializzazione dell’alimentatore unico ed ha stabilito come standard per i caricabatterie il micro USB (il protocollo d’intesa riguarda i cellulari data-enabled, ovvero quelli che hanno una porta di accesso a dati e che possono essere collegati ad un computer).

Le case produttrici che hanno aderito sono:
Apple, Atmel, Emblaze Mobile, Huawei Technologies, LGE, Motorola, NEC, Nokia, Qualcomm, RIM, Samsung, Sony Ericsson, TCT Mobile, Texas Instruments.

La campagna si chiama “One charger for all” e sul sito dedicato ci sono documenti, domande e risposte a tutti i vostri dubbi.

Ci sono anche gli spot, eccoli qui di seguito (il primo è quello “istituzionale”, mentre il secondo potevano farlo un pochino meglio a mio parere!):

La vita è più facile quando una soluzione soddisfa tutti:

Let's Plug - Common charger for mobile phones

La netnografia progetta il Viral DNA delle campagne di successo

Negli ultimi tempi in rete non si fa altro che parlare di netnografia, etnografia digitale e chi più ne ha più ne metta. Ma che cos’è e esattamente, e di cosa si occupa? Facciamo un po’ di chiarezza. Per farlo ci serviremo tra l’altro delle esperte parole del nostro Sensei Alex Giordano, membro del Centro Studi Etnografia Digitale.

Che cos’è la netnografia?

La netnografia, letteralmente etnografia dell’Internet, è un metodo di ricerca qualitativa precipuo e funzionale al social media marketing, ovvero a quella tecnica di marketing che monitora e capitalizza le informazioni prodotte ed emergenti dalle interazioni comunicative degli utenti della Rete all’interno dei social media”.

La Netnografia si presenta quindi come adattamento delle tecniche qualitative, tipiche dell’antropologia e dell’etnologia, alla complessità del mondo attuale, nello specifico del Web 2.0.
Essa si colloca nei punti di osservazione privilegiati del moderno, che nel ambito della rete sono appunto i social media: blog, forum, wiki e i social network che ben conosciamo, “piattaforme web che si configurano –più che come mezzi –come ambienti di scambio comunicativo orizzontale” dove l’utente si trova nel duplice ruolo di produttore e consumatore di contenuti simbolici, per dirla alla TofflerProsumer”.

Come utilizzare la netnografia?

Per poter utilizzare correttamente la Netnografia bisognerà mettersi in un’ottica di Societing. Se ne è sentito tanto parlare, con l’avvento di Internet 2.0, di questo ibrido tra Social e Marketing: osservare in una prospettiva di societing significa rendersi conto della grande potenzialità della Rete e dei suoi pubblici, della loro immensa capacità di produrre informazioni e di produrre valore. Il tutto grazie ai legami socio-affettivi che essi instaurano sulla Rete, che sono ciò che effettivamente rende possibile la circolazione e la visibilità delle informazioni sul Web.

“Ogni osservazione etnografica delle conversazioni che avvengono sui social media, si accompagna ad un’analisi antropologica che prende il nome di analisi interpretativa”
Le tecniche di ricerca che la contraddistinguono sono dunque osservazione diretta delle community online, focus group digitali, interviste face to face, via mail, chatroom, sondaggi ecc…

Il metodo netnografico permette quindi di sondare e analizzare le informazioni presenti sul web e prodotte dalle web tribe, il target privilegiato dell’ etnografia, relativamente ad un determinato brand o prodotto. Le famose tribù del web: aggregati comunicativi che eleggono a luogo privilegiato di interazione specifici spazi digitali e si coagulano attorno a discussioni relative a determinati brand/prodotti. Lo studio di tali aggregati può dare importanti informazioni, a livello culturale quanto commerciale. Essi spesso sono specchio di determinate visioni del mondo, di rappresentazioni del sé e di rappresentazioni condivise: si pensi al noto caso delle Mamme 2.0 e dell’idea comune di maternità che si riesce a cogliere.
Ogni web tribe sancisce inoltre un sistema di valori sociali, e “sposa” il brand che meglio li rappresenta. Le aziende non devono sottovalutare questa opportunità, che risulta essere utilissima per monitorare la percezione del proprio brand, eventuali malumori, cogliere le sfumature, i toni ma anche le possibili manipolazioni simboliche cui molti prodotti sono soggetti (un caso su tutti: Barbie)

L’Analisi Netnografica e il Viral DNA

L’analisi delle web tribe fornisce importanti informazioni relative alle dinamiche tribali del pubblico di riferimento. Riconoscere questi punti cardine è il punto di partenza per progettare il Viral DNA di una campagna virale di successo.

Il Centro Studi di Etnografia Digitale

Anche a questo proposito, nasce il Centro Studi di Etnografia Digitale, costituitosi come organizzazione no-profit che si occupa di ricerca attraverso l’apporto interdisciplinare di sociologi, marketer ed esperti del web e vanta nomi del calibro di Adam Arvidsson, Alex Giordano, Giovanni Boccia Artieri.

Obiettivo del centro è studiare e comprendere le nuove forme di vita culturale emergenti nella rete e nella società attraverso l’utilizzo dei nuovi media digitali. Consapevoli che i nuovi media rendono visibile tutta quella serie di comunicazioni, pensieri, emozioni e identità che prima rimanevano celati nel privato.

In definitiva il centro studi di etnografia digita si propone di intraprendere, coordinare, sostenere e stimolare progetti di ricerca empirica e teorica relativamente ad alcuni interessanti temi tra i quali Brand Community, Brand Management, Viral Marketing, Web Tribe, Crowdsourcing, Socienting, Network Analysis e molti altri.

Quest’articolo è stato realizzato da Giovanna Minini e Arianna Rossi.

Guerra delle Tablet: Cosa c'è oltre l'iPad? [infografica]

Come vi abbiamo segnalato in un precedente post la guerra delle tablet è da poco iniziata.
Ad oggi il mercato conosce un solo prodotto dominante:  Apple !

L’iPad è di fatto il prodotto di riferimento. In attesa della presentazione dell’ iPad 2 (attenti ai rumors attendibili), vediamo quali sono i prodotti reali che stanno uscendo per il mercato americano e che prossimamente arriveranno in Europa. Dopo la presentazione dei prototipi è arrivato il momento di capire quali sono state le scelte dei produttori e quali sono le loro caratteristiche con questa infografica comparativa offerta da skattertech.com .

infografica post ninja sulla guerra delle table

Intervista ai fondatori della startup francese Food Reporter. Il principio è semplice: ti piace quello che mangi? A casa o al ristorante? Non importa, se di cibo si tratta: fotografa, commenta e condividi. Food Reporter è innanzitutto questo: una comunità di foodies che adorano il cibo e condividono le loro esperienze gastronomiche.

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[TRIBAL] Intervista ai geek del cibo: dalla tavola all’iPhone la cucina è sempre social

Burger!I love food.

Che la coesione di una comunità non sia creata dalla tecnologia che connette ma appunto dalla passione e dai valori condivisi al suo interno, lo hanno capito Cyril, John, Marc e Olivier, fondatori della startup francese Food Reporter che lo scorso dicembre ha lanciato la beta (a inviti) dell’omonima app per iPhone.

Il principio è semplice: ti piace (o aborri) quello che mangi? A casa o al ristorante? Non importa, se di cibo si tratta: fotografa, commenta e condividi. Food Reporter è innanzitutto questo: una comunità di foodies che adorano il cibo e condividono le loro esperienze gastronomiche.

Li ho intervistati: risponde John, foodie e co-fondatore.

Qual è la vostra storia?
Cyril, Marc, Olivier ed io siamo dei maniaci della cucina e dei buoni ristoranti. Da sempre fotografiamo i bei piatti che mangiamo. Così, lo scorso aprile abbiamo creato la pagina “J’aime prendre en photo ce que je mange” per condividere su Facebook le nostre scoperte culinarie.
A quel punto ci siamo resi conto di non essere soli: molti altri come noi cominciavano a condividere i loro piatti preferiti. In giugno eravamo già 1000 fan ad animare la pagina con le nostre foto e i nostri commenti. E non solo, tutti si parlavano e si scambiavano consigli e gli indirizzi dei vari ristoranti!
Quindi abbiamo avuto l’idea di creare un’applicazione mobile per fare la stessa cosa, ma sfruttando in più le funzioni di geolocalizzazione e la fotocamera dell’iPhone. 6 mesi dopo abbiamo rinominato la pagina Facebook in Food Reporter e soprattutto abbiamo terminato la versione beta dell’app per iPhone.

L'app FoodReporter

Quale era il vostro obiettivo all’inizio e qual è ora?
Siamo solo all’inizio dell’avventura! Il nostro obiettivo è raggiungere i 300.000 download prima della fine dell’anno.

Social network e cibo: un cocktail esplosivo…
Niente di più vero! Registriamo moltissime interazioni tra gli utenti e numerosi commenti per ogni piatto che viene postato. Molti di più che sullo stesso post su Facebook e Twitter ad esempio. Il cibo è qualcosa di ipersociale per natura.

Qual é il vostro business model oggi e come evolverà?
Per il momento vogliamo solo raccogliere il massimo di utenti. Poi ci baseremo sullo sfruttamento dei dati utente.

A che stadio siete del progetto? Puoi darmi delle statistiche interessanti sulla fase beta?
Abbiamo circa 500 beta tester e una media di 4 piatti condivisi e 4 commenti per utente ogni mese, ma per il momento non siamo ancora in grado di mettere bene in prospettiva i dati che raccogliamo.

Utenti in Italia?
Non abbiamo ancora fatto il lancio in Italia, ma cerchiamo già persone interessate per animare la comunità. Una traduzione in italiano è prevista in primavera.

Bhé, non ci resta che aspettare il lancio e nell’attesa cominciare a fare la lista dei nostri ristoranti preferiti.

Food on the iPhone

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Tre, due, uno: Startup Weekend! Il new business vi aspetta [EVENTO]

Avviso per tutti gli startupper o aspiranti tali: dall’11 al 13 marzo, al Politecnico di Torino, si svolgerà l’evento che vi darà la possibilità di realizzare il vostro sogno: è in arrivo lo Startup Weekend!

Startup Weekend è un evento adrenalinico ed è uno dei maggiori format di eventi riguardanti startup, una maratona di 54 ore in cui, dal venerdì alla domenica, ci si ritrova a sviluppare un’idea di business cercando di concretizzarla il più possibile per presentarla ad una giuria di investitori.
Se volete dar vita ad una delle vostre idee, se amate condivisione, partecipazione e il confronto con persone con un background culturale diverso dal vostro, allora proprio non potete mancare.

Le prime 54 ore

In soli due giorni si propongono le idee e si creano i team di lavoro. Ognuno è libero di prendere parte al progetto che ritiene più interessante per portare il proprio contributo, l’importante è agire subito! Lo Startup Weekend nasce proprio così: prendendo decisioni in fretta, pensando fuori dagli schemi e dando la possibilità ad ogni partecipante di emergere lavorando in un ambiente estremamente stimolante.

Allo Startup Weekend partecipano in tanti e le conoscenze solitamente sono distribuite in maniera equa tra i tecnici e non tecnici. Ma il curriculum non è importante: ci sono anche imprenditori, studenti, sviluppatori, investitori, esperti di marketing e avvocati!
Alla fine del weekend i progetti sono valutati da una giuria e viene scelto il progetto migliore che otterrà visibilità su investitori e ventura capital italiani ed internazionali. E’ previsto anche un piccolo finanziamento per poter cominciare a trasformare la teoria in pratica.

Dall’ora numero 55 in poi

Dal semplice scambio di idee, alla costruzione di relazioni più durature, lo Startup Weekend da la possibilità di incontrare persone con cui condividere idee ed ambizioni, ma anche i dubbi e perplessità relative all’avvio di un progetto di impresa! Interessanti sono le soluzioni che si possono trovare, molte delle quali decisive per il successo della propria idea di business.

L’evento è a pagamento, per tutti maggiori informazioni sono a disposizione il sito ufficiale

Startup Weekend plus

  • Imparare una nuova abilità, un nuovo linguaggio, un nuovo modo di pensare, non solo ascoltando la teoria, ma applicandola
  • Creare la tua rete…di alta qualità grazie a persone che sanno ingranare la marcia giusta, come te!
  • Costruire davvero! oltre il 36% delle start-up di avvio di week-end sono ancora vivi dopo 3 mesi e circa il 80% dei partecipanti al piano per continuare a lavorare con la loro squadra o di avvio dopo il fine settimana
  • Accedere a risorse di avvio preziose : con la partecipazione allo Startup Weekend potrete avere accesso immediato a grandi prodotti e strumenti. Nessuno lascia Startup Weekend a mani vuote!
  • Partecipare ad una comunità globale di imprenditori: Startup Weekend non solo consente di integrare con la comunità locale, ma serve anche come gateway per una rete globale di imprenditori

Il tasso di engagement e il valore dei fan su Facebook nel 2010

Riportiamo un’interessante ricerca su Facebook elaborata dalla digital agency romana FrozenFrogs, che ha esaminato 50 top brand, 12.000 contenuti tra status update, foto e video e oltre 10 milioni di interazioni tra utenti e brand nel 2010. Calcolando mese per mese le interazioni tra utenti e brand su Facebook sono riusciti ad ottenere il tasso di engagement, che sarà più alto laddove il brand è riuscito a creare una “organic story”, rintracciando quelli che per l’utente sono i contenuti più interessanti.

L’individuazione del tasso di engagement è utile per le aziende per capire come i brand possono adattare il proprio messaggio creando una migliore connessione tra gli utenti, il che rappresenta il principio alla base del tribal marketing.

Facebook rappresenta ormai uno strumento essenziale per le aziende. Dato l’aumento delle pageview del social network, infatti, ci si aspetta che la gente usufruirà dei contentui sempre di più attraverso i feed.

C'è una donna migliore. Se non ora quando? Il 13 febbraio partecipa anche tu.

Cari Guerrieri e Guerriere,

spesso abbiamo detto che un brand oggi deve “prendere posizione”: è questo che intendiamo per posizionamento di una marca nella società interconnessa.

Oggi le persone chiedono alle aziende di sostenere progetti di senso “evolutivi”, in grado di migliorare il mondo. Visioni del mondo funzionali ai progetti di vita delle persone, che non sono più disposte a subire le gabbie di senso imposte dalle marche e dal mercato attraverso la pubblicità.

Alle “famiglie del Mulino Bianco”, le persone oppongono pratiche di sovversione simbolica, momenti effimeri di aggregazione in cui si sperimentano nuovi modi di nominare e ricostruire la realtà.

Noi Ninja vogliamo sostenere un mondo in cui la donna non venga mercificata, ridotta ad uno stereotipo volgare, osceno, ma soprattutto sottomessa al dominio monetario e psicologico di una cleptocrazia becera e maschilista. I media sembrano dirci che esiste un unico modo di essere donna in questo paese: “Sei donna solo se sei giovane, procace e piuttosto zoccola. E’ questo il tuo ruolo in questo paese!”.

Per noi la bellezza non è sinonimo di sensualità ostentata, nè una tagtia impossibile da indossare, per noi bellezza è “autenticità”.

Ne avevamo parlato altre volte, della necessità di sensibilizzare gli addetti ai lavori, ovvero i comunicatori, rispetto al loro ruolo fondamentale nella costruzione di un immaginario. Moda, pubblicità – media e istituzioni – contribuiscono ad affermare modelli di donna insostenibili, spesso all’origine di problemi psicologici e sanitari.

Per questo noi Ninja appoggiamo la mobilitazione a difesa della dignità delle donne del 13 febbraio: i nostri contributor in questi giorni cambieranno le loro foto con quelle di una “donna esemplare”, una donna che per ognuno di noi rappresenta un modello positivo.

Invitiamo anche voi a farlo, cambiando l’immagine dei vostri profili Facebook il 13 di febbraio. Qui tutti gli appuntamenti e le modalità per aderire anche voi alla mobilitazione.

Se non ora quando? Come sempre, Be Ninja

Mirko Pallera – direttore responsabile e co-fondatore

Il messaggio segreto di Darth Vader e Volkswagen all'advertising

Lo abbiamo visto tutti. Ci ha colpito con la tenerezza, un sentimento difficile e talvolta controproducente da evocare in pubblicità. Ma in realtà questo spot nasconde un messaggio complesso – rivolto ai creativi, ai pubblicitari ed ai comunicatori – ed è bene riflettere sul perché abbia avuto tanto successo.

Ieri, il principale elemento trainante degli spot del Super Bowl era la preparazione, l’attesa, la suspense dell’anticipazione. L’unica cosa da fare era aspettare la partita, quel one shot col quale l’inserzionista poteva vincere gli allori della gloria o finire nel dimenticatoio. Il Super Bowl nel 2011 ha dimostrato di essere cambiato. Non solo perché uno spot ideato e prodotto non in agenzia ma in crowdsourcing, Doritos Pug Attack, è risultato essere al primo posto nella classifica Best-Recalled secondo Nielsen; e non solo perché quest’anno è stato massimo il ricorso alla strategia del buzz teasing, con Audi e GoDaddy su tutte che pubblicano frame ed anteprime sui social media.

Ma soprattutto perché, come sottolinea il CIO di Mullen Edward Boches, “i consumatori vogliono parlare degli spot e i marketer stanno iniziando a rendersi conto che il vero valore del loro investimento nel Super Bowl risiede nella conversazione che ne nasce online“. Questa è la ragione per cui, quest’anno, a sbaragliare tutti gli altri inserzionisti ci ha pensato Volkswagen, il cui spot “The Force” risulta primo (solo) nella classifica Best-Liked di Nielsen. E lo ha fatto restando fedele ed allineato al suo ormai secolare tone of voice ironico, light e divertente. Il video attualmente raccoglie circa 24 milioni di visualizzazioni su Youtube; l’audience del Super Bowl si è aggirata sui 111 milioni. The Force è la storia di una famiglia tranquilla, che abita in una casa confortevole insieme ad un cane stoico e ad un figlio (o una figlia, a giudicare dalla cameretta ma.. in fondo che importa?) la cui immaginazione infantile sembra aver contagiato anche la creatività dei genitori. A sorprendere dello spot è il suo tempismo, a tal punto che forse il concetto stesso di tempismo nel Super Bowl andrebbe (e andrà) rivisto. Perché oltre alle giá citate visite su Youtube, The Force si è distinta per le conversazioni ed il sentiment positivo che ha saputo innescare già prima della partita, a partire da mercoledì 2, quando è stato caricato sul brand channel VW su Youtube.

Ecco cosa ha dichiarato Eric Springer, group creative director dell’agenzia dietro la campagna, Deutsch LA: “E’ stato come quando sai di avere un’idea divertente, potente ed engaging. E la esegui fino allo sfinimento, con un regista bravo come Lance Accord e la rimetti in libertà. Facciamo pubblicità come queste con le migliori intenzioni… poi quando esplodono e piacciono a tutti, ci adagiamo sugli allori e diciamo semplicemente ‘Eh sì, era proprio nostra intenzione fare uno spot spettacolare!’. Seriamente, direi che siamo fortunati ad avere una doppia razione di cultura pop con la quale lavorare. Da qualche parte, c’è un gruppo di quarantenni che indossa il costume di Darth Vader davanti al computer, guarda questo spot e si commuove. Aspettate un attimo, credo di aver appena ideato lo spot n°2 della campagna”.

Una segretezza quasi a livello di segreto industriale proteggeva gli spot prima della fatidica domenica. E VW ha rotto la tradizione, pubblicando per la prima volta lo spot intero online. La lezione? Che si possono sperimentare diverse strategie di release: perché limitarsi alle prime visioni? perché incuriosire con i teaser? Se hai un ottimo spot, pubblicalo. E le conversazioni, i link, gli share e i tweet seguiranno naturalmente. Nonostante il tuo prodotto non compaia prima di 30 secondi e nonostante si decida di mostrarne un beneficio secondario.

E’ sempre Boches a parlare delle 3 considerazioni alla base del successo di The Force:
1) Il momento di innesco della partecipazione: pubblicando lo spot in contropiede, VW ha riconosciuto ai consumatori due volte il ruolo di propagatori del sentiment, sottolineando la loro inclusione nella conversazione e nell’esperienza
2) La rivisitazione del controllo: la destination tv è un concetto che sta progressivamente sfumando. Perchè non dovrebbe essere lo stesso per l’advertising? Perché non distribuire un messaggio stando anche alle condizioni dei consumatori?
3) Il medium è il consumatore: il Super Bowl è diventato così rilevante per gli inserzionisti grazie all’audience che aggrega, ovviamente. Ma i social media configurano l’audience a sua volta come veicoli di contenuti ed è importante individuare e stimolare le motivazioni sottese al content sharing.

Ogilvy diceva “Se non vende, non è creativo” in un tempo in cui era normale ammettere che il marketing serviva a vendere, punto. Ma cosa penserebbe Ogilvy oggi del Cluetrain Manifesto? Della tesi “Niente paura, potete ancora fare soldi. A patto che non sia l’unica cosa che avete in mente“?. Come evidenzia Milke Scheiner di Porter Novelli, l’evento pubblicitario del Super Bowl attraversa– come qualsiasi altro evento del resto – 3 fasi: anticipazione, esperienza, ricordo. Dopo “The Force” è evidente che almeno due di queste fasi (la prima e la terza) si sono spostate online. Anzi, anche l’esperienza è online. E poiché tutto ciò che è online vive per sempre, è compito di tutti (inserzionista, creatore di contenuto ed event planner) massimizzare le 3 fasi in maniera tale che ciascuna possa aggiungere valore alla comunitá.

Community & Tribes: come distinguerle e comprendere gli effetti del web partecipativo

Gestire tribù e community online? Bisogna prima saperle distinguere!In attesa dell’imperdibile corso di specializzazione in Tribal Marketing & Trend Research, che potrà contare sulla presenza del Prof. Bernard Cova, cominciamo a parlare di tribù e community in modo da potervi preparare al meglio!

Un recente articolo ha fatto chiarezza sul concetto di community, trattandolo da una prospettiva micro rispetto alla concezione che gran parte delle persone normalmente ha. In questo modo è possibile passare da un’idea generica di comunità a Continua a leggere