iPad 2 dal 25 Marzo in Italia: tutte le novità Apple presentate da Steve Jobs [REPORT]

E’ stato presentato al Yerba Buena Center for the Arts in San Francisco, l’iPad 2.

Dopo tanti rumors finalmente possiamo svelarvi le news su questo nuovo modello tanto atteso.

Ecco in anteprima le immagini del tablet

Come potete vedere la prima novità sta nel colore bianco, ma sarà ovviamente disponibile anche nella versione nera, oltre ai due colori, funzionerà sia con la rete GSM sia con quella CDMA di Verizon e non è tutto qui, il design è completamente diverso, ricurvo e bombato, contiene un processore A5 dual core che come CPU è 2 volte più potente, rispetto al predecessore, ed ha una grafica 9 volte più veloce!

Display Multi-Touch widescreen lucido retroilluminato LED.

E’ presente IOS 4.3 con diverse funzioni: Javascript 2 volte più veloce di prima. iTunes Home Sharing è la seconda novità. AirPlay permette di visualizzare o riprodurre tutti i contenuti multimediali salvati nel nostro iPad, direttamente sul nostro schermo HD tramite connessione Wireless.

Aggiunta di un’impostazione nelle preferenze in grado di farci regolare a piacimento il funzionamento del tasto laterale.

E’ il 33% più sottile del modello precedente misura infatti 8,8 mm, il peso è diminuito, la batteria ha un’autonomia di 10 ore, il prezzo sarà lo stesso. Il modello base partirà da 499$. E sarà disponibile in due versioni: solo WiFi e Wifi+3G rispettivamente da 16,32 e 64 gb.

Steve Jobs ha esordito dicendo che l’iPad è stato il prodotto di tendenza del 2010, come potevano esserlo nel 2011 i suoi “cloni”? Non potevano davvero, l’iPad 2 sarà il trend del 2011 grazie soprattutto a tutti i nuovi miglioramenti.

L’iPad 2 ha due fotocamere, sia quella anteriore che quella posteriore, oltre a fare foto possono registrare dei video. La fotocamera frontale è stata aggiunta sostanzialmente per permettere di effettuare videochiamate gratuite con altri utenti iOS oltre che a tutti quelli che posseggono un Mac.

Un’altra bella funzione che troveremo sull’iPad 2, grazie alle due fotocamere riguarda lo sbarco su iPad di Photo Booth, che permette di scattare foto applicando degli effetti grafici.

Vi è anche FaceTime che permette di effettuare video chiamate tra iPad2, iPhone4 e il nuovo iPod Touch.

Inoltre per l’iPad2 è presente una custodia che copre la parte anteriore e può essere ripiegata su se stessa, è sottile, carina dotata di diverse sezioni ripiegabili che consentono di tenere il tablet in diverse posizioni ed è dotata di un magnete che riallinea il dispositivo, è fatta in microfibra ed è semplice da rimuovere.

Per quanto riguarda le novità sulle applicazioni abbiamo iMovie finalmente presente anche nell’iPad, è un app per il montaggio video, qui presenta un editor più preciso, è in grado di registrare l’audio in multi traccia  e vi è la possibilità di condividere direttamente i filmati su YouTube e su Facebook.

Abbiamo poi Garage Band, un software ricco di tantissime funzioni soprattutto per chi ha la passione per la musica, l’applicazione contiene tanti effetti, la possibilità di registrare fino ad 8 tracce contemporaneamente, per poi effettuare dei mix strepitosi, si potranno anche collegare veri strumenti come chitarre o tastiere ecc.. ed è anche uno studio di registrazione virtuale dove poter creare ovunque si voglia!

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“Stay Hungry, Stay Foolish” Steve Jobs! 😉


La casa dell'imprenditoria sociale si chiama The Hub [Workspaces]

Di recente abbiamo parlato di quanto lo spazio di lavoro sia fondamentale per le imprese che considerano innovazione e creatività valori strategici a tutti gli effetti; le startup rientrano in questa categoria, ed esplorando le sedi di alcune grandi internet companies d’oltreoceano abbiamo visto in che modi diversi ed originali questa filosofia sia stata messa in pratica.

Ma tornando alla nostra realtà locale, esistono realtà paragonabili ai modelli internazionali di coworking e incubazione?
Ebbene, questi luoghi fuori dall’ordinario sono molto più vicini di quanto si potrebbe pensare, e oggi ne presenteremo uno dei più prestigiosi proprio per la caratura di livello mondiale.

Parliamo di The Hub, che con Milano e Rovereto (quest’ultima sede di recentissima inaugurazione) ha portato in Italia un network che conta decine di sedi in altrettante città del mondo.
The Hub è una rete di centri d’aggregazione rivolti ad imprese innovative che per missione e prodotto/servizi rispondono a istanze di carattere sociale (come per esempio green technology, scuola e istruzione, etc). Ogni azienda, che deve presentare domanda per essere ammessa, ha a disposizione oltre all’affitto di una o più postazioni lavorative un pacchetto di servizi “intangibili” ovvero networking, facilitazione nello stringere relazioni strategiche, animazione culturale con guru ed esperti del proprio settore.

Parte essenziale dell’esperienza offerta da ogni Hub è la caratterizzazione dell’ambiente, e sono proprio i gestori di ogni realtà locale ad occuparsene: dopo aver scelto una location viene avviato un processo di “co-creazione” attraverso il quale l’allestimento del luogo è realizzato collettivamente. Un vero e proprio atto creativo partecipativo, in cui tutti contribuiscono a costruire la personalità del proprio Hub.

Grazie all’accoglienza e disponibilità del co-fondatore Nicolò Borghi, Ninja Marketing ha visitato per voi Hub Milano.
Fin dai primi passi all’interno della spaziosa struttura, è chiaro come la ricerca di soluzioni eco-friendly e sostenibili sia stato il principio fondatore dell’interior design; toni caldi e invitanti favoriscono l’inclusione, e ci si sente subito a casa propria. Il mobilio è realizzato interamente con materiale di recupero: oggetti semplici, materia quotidiana intrisa di vita e memorie passate (per esempio, tutto il legno è stato recuperato in crowdsourcing, con liberi contributi da parte dei milanesi; molti dei tavoli sono in cartone), libero assemblaggio orchestrato dalle mani sapienti dello studio Controprogetto. Il risultato è esaltante e non si può contenere il proprio stupore entrando nella splendida e luminosissima “sala delle nuvole”, l’area centrale in cui sono collocate la gran parte delle postazioni. Vi è poi una sala inferiore nel piano interrato, un’elegante tavernetta con volta a botte.

Ma il modo migliore per carpire la vera essenza di Hub Milano è sentirne il racconto dalle sapienti parole di Nicolò, che abbiamo intervistato per voi.
Al termine dell’articolo, non scordate di dare un’occhiata alle nostre foto scattate sul posto (qui la gallery a dimensione maggiore).

La video-intervista

La photogallery

Diffondere la cultura digitale in Italia: come? Con un ebook crowdsourced!


Che cos’è la cultura digitale? O meglio, cos’è davvero la cultura digitale in Italia?

Troppe incomprensioni, a volte poca informazione ed una confusione generalizzata non aiutano a comprendere che grande innovazione si celi dietro ad un’ampia diffusione della cultura della Rete.

Nasce da questi presupposti il progetto di Fabio  Lalli (che abbiamo intervistato qualche settimana fa) e Indigeni Digitali, all oscopo di creare u nebook gratuito e crowdsourced a cui tutti posson contribuire dando la propria definizione di Cultura Digitale.

Come scritto sul sito dell’iniziativa: “E’ necessario sensibilizzare anche chi non è tecnologicamente avanzato, chi non ha dimestichezza con il digitale, chi vede internet ancora come un mezzo dal quale difendersi e soprattutto è importante far capire le evoluzioni, i benefici, i valori ed il contributo che la rete può dare.
Ecco l’idea: vogliamo creare un libro gratuito da distribuire on line e off line che parli della Cultura Digitale, di cosa significa per ognuno di noi. La modalità è semplice: un elenco di contributi dalla rete, aggregati. Semplice. In più, utilizzando gli aggettivi che verranno inseriti, creeremo una tag cloud della cultura digitale”.

C’è tempo fino all’1 maggio per dare il proprio contributo. Finora le adesioni sono state ben 171.

Anch’io ho partecipato al progetto, e voi cosa pensate di fare?

Smettere di fumare si può, grazie a Facebook e Blackmail Yourself!

Vuoi smettere di fumare una volta per tutte, ma proprio non ci riesci?
Forse non sei abbastanza motivato, ma come si dice, a mali estremi, estremi rimedi.

L’intuizione dell’agenzia olandese Publicis è semplice, ma tremenda: mettere in ballo la tua faccia e la tua reputazione sfruttando la pubblica piazza di Facebook e dell’intero Web.

L’applicazione per la piattaforma FB si chiama “Blackmail Yourself” ed è stata creata su richiesta del centro antifumo Stivoro.

Si tratta di caricare una propria foto particolarmente imbarazzante o compromettente, di quelle che chiudereste a doppio mandato in qualche cassetto dimenticato per poi buttare via la chiave, e di definire la data in cui volete spegnere l’ultima sigaretta.

Dovrete poi nominare una “spia”/ controller tra i vostri amici che sia autorizzato a diffondere in rete la simpatica immagine, nel caso vi cogliesse in flagrante. In caso contrario, la foto sarà destinata all’oblio virtuale.

Le alternative sono quattro: rompere (o tentare di corrompere) un’amicizia, esporvi con coraggio al pubblico ludibrio, espatriare in qualche paese tropicale dove non vi conosce nessuno (beh, non sarebbe male 🙂 ) o darvi da fare per smettere veramente. Un ironico incentivo, un piccolo auto-ricatto per una questione di salute da prendere sul serio.

Che ne dite, potrebbe funzionare?

Oscar 2011: le locandine minimal dei 10 candidati a Miglior Film [DESIGN]

David Lopez, illustratore e fotografo californiano, ha deciso di creare una serie di manifesti in stile minimalista per i 10 candidati all’Oscar per Miglior Film. L’autore si è incamminato nel non facile compito di sintetizzare un elemento chiave che potesse rappresentare il film nel suo complesso. Qual è il più bello secondo voi?

Via Behance


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Succede solo su Facebook: curiosità dal mondo del social network

Se raggiungono un milione di fan si sposano!

Una coppia britannica che sta insieme da ormai 10 anni ha deciso di creare una fan page affinché Paul Mappelthorpe si decida a chiedere la mano della sua Kelly Coxhead. Perché non si sono ancora sposati? Beh, pare che Paul non sia particolarmente entusiasta dell’idea del matrimonio.

Se raggiungono il milione di fan prima del novembre 2011 le nozze si terranno, altrimenti alla povera Kelly toccherà restare zitella.

Volete aiutarla? Ecco la fan page.

Più amici, più stress

Uno studio della Napier University di Edimburgo, effettuato su un campione di 200 studenti, rivela che i facebooker con un numero considerevole di amici sono sottoposti ad un forte stress o ansia poiché il numero di informazioni che ricevono è troppo alto.

Succede un po’ come con il gioco d’azzardo, Facebook tiene gli utenti in un limbo neurotico, creato dalla paura di perdere qualche aggiornamento importante.
Altri fattori che sono presi in esame sono stati i contatti indesiderati, la pressione di essere creativi ed originali, e dover usare un linguaggio appropriato a seconda degli “amici”.
Kathy Charles, che ha effettuato lo studio afferma: “Sei quasi una mini celebrità e maggiore è il pubblico, maggiore è la pressione che senti che produce (pubblicare) qualcosa su te stesso”

Facebook Jamal Ibrahim: non è il nome di un nuovo servizio FB per gli arabi ma quello di una bambina!

Succede in Egitto. Un uomo ha deciso di chiamare la propria primogenita Facebook, per commemorare la rivoluzione del 25 gennaio. È un tributo al ruolo che il social network ha giocato nell’organizzazione delle proteste nella piazza Tahrir.

Chris Putnam: attacca Facebook e viene assunto

Nel 2005 Chris Putnam, un hacker diciannovenne che studiava alla Georgia Southern University decise di attaccare Facebook con un worm.
Il diabolico worm era in grado di chiedere l’amicizia a Putnam, replicarsi nel profilo e cambiare le icone del profilo utente in modo che assomigliassero a quelle di MySpace.


Spinto da un odio irrefrenabile per il social network? Tutt’altro! Quello che Putnam voleva era farsi notare da Mark Zuckerberg.
In meno di 24 ore dal rilascio del virus, che aveva attaccato anche alcuni dipendenti di Facebook, il giovane hacker fu contattato da uno dei co-fondatori del social network, Dustin Moscovitz, che, invece di consegnarlo alla polizia, lo assunse!

Like o share: siamo un po’ confusi qui

Da alcuni giorni i like e gli share di Facebook sono praticamente identici, fatta eccezione per una una piccola cosetta: gli utenti non erano stati avvisati, il che è sgradevole perché sembra che abbiamo condiviso lo stesso link due volte.
Successe la stessa cosa quando decise di cambiare il button “diventa fan” con il button “like”.

Su Mashable, la portavoce di Facebook, Malorie Lucich ha dichiarato “Testiamo continuamente nuovi prodotti che incorporano i feedback dello sviluppatore, visto che lavoriamo per migliorare l’esperienza della piattaforma, e al momento non abbiamo dettagli da condividere in merito.”
Ancora più potere al like e… prossima estinzione dello share?

Facebook Breakup Notifier App

Arriva l’app di Facebook per gli stalker! Hai una cotta per qualcuno che al momento è impegnato? Con questa app potrai essere il primo a sapere quando l’oggetto del tuo desiderio sarà di nuovo single.
Per provarla, vai alla pagina fan!

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Bad Avenue dell'anonimo Don Draper: il blog per i veri insider della pubblicità italiana [INTERVISTA]

La settimana scorsa abbiamo intervistato Cornelius Trunchpole, anonimo pubblicitario scozzese che nel 2010 ha fondato la sua nuova agenzia circondandola di un alone narrativo misterioso ed affascinante.

In Italia, succede che in poco tempo un blog scritto da e per i pubblicitari diventi un punto di riferimento per discutere di cosa avviene ogni giorno negli uffici delle agenzie, delle condizioni lavorative degli stagisti, per criticare campagne mal riuscite o omaggiare scelte condivise, di quanto guadagna un direttore creativo, della crisi della coppia creativa. Uno spazio di incontro con pochi filtri in cui davvero si respira l’aria che tira nell’adv italiana. La scelta dell’anonimità ha lo stesso vantaggio che abbiamo visto per Cornelius Trunchpole: spazio ai concetti, alle idee, alle proposte ed alle discussioni che propone il Donald Draper nostrano.

Su Bad Avenue si ritrovano proprio tutti gli addetti ai lavori della pubblicità in Italia, col proprio nome o anch’essi da anonimi. Post interessanti di una community ricettiva e reattiva, ma non lasciatevi sfuggire le chicche nei commenti 🙂 E’ ufficialmente il primo blog collettivo di controinformazione pubblicitaria: ad affiancare Don Draper ci sono altri autori anonimi (e che hanno scelto come nome quello dei protagonisti di Mad Men) o post guest starring (per es. Annamaria Testa).

Abbiamo rivolto qualche domanda al suo creatore, Donald Draper.

Ciao Donald: la prima cosa che dichiari nel tuo profilo del blog è che non ti piace come s’è ridotta l’adv. Cosa ti fa sperare nel suo miglioramento?

In questi ultimi due anni abbiamo proprio toccato il fondo. Come condizioni di lavoro, come rilevanza, come la nostra professione viene percepita all’esterno. Se peggio non può andare, di conseguenza può andare solo meglio. A parte questo, però, ricomincio a sentire in giro dell’energia positiva. In alcuni è rinata la voglia di combattere per il nostro lavoro. Spero che questi ultimi abbiano la forza di trascinare tutti gli altri.

Nel blog provi ad innescare un dibattito su cosa viene dopo la coppia creativa. Qual è la tua visione?

Il futuro è l’integrazione, quindi ogni progetto dovrebbe essere affrontato mettendo intorno al tavolo del brainstorming professionalità diverse. La dinamica dell’art e del copy che pensano e chiedono la declinazione agli smanettoni del web avrà vita breve. Bisogna solo capire quante agenzie avranno l’intelligenza di percepire questi cambiamenti e quante avranno la forza di dedicare diverse e numerose risorse a un unico lavoro.

Annamaria Testa definisce questo blog collettivo come uno spazio per “costruire un senso condiviso”, per “ricostruire pratiche decenti. Che energia vorresti che Bad Avenue desse all’advertising?

Esattamente quello che ha espresso Annamaria Testa. Bad Avenue è nato con l’obiettivo di ricreare la community dei pubblicitari e dare loro consapevolezza. Credo di esserci riuscito, forse fin troppo. Molti giovani mi scrivono dicendo: “se le cose stanno così, che futuro mi aspetta?” Un futuro duro, lo ammetto, ma sono convinto che nel momento in cui ricominceremo a guardare il nostro come un semplice lavoro, allora ci renderemo conto che è un mestiere davvero bello da fare.

Quali sono le responsabilitá di un creativo pubblicitario nei confronti della societá?

Sono molte. A volte ci dimentichiamo che il pubblicitario ha anche una funzione sociale, nel senso che i nostri messaggi sono letti e visti da milioni di persone. Negli ultimi giorni questo aspetto è diventato ancora più importante. Non so se hai visto la puntata di Matrix della settimana scorsa. Io credo che i pubblicitari dovrebbero esprimersi sul ruolo della donna in pubblicità e dovrebbero impegnarsi a non veicolare modelli sbagliati. Anche se va detto, per completezza, che la responsabilità non è completamente nostra. C’è chi ha molte più colpe a proposito: la tv, il nostro governo…

Puoi anticiparci qualcosa su ciò che è emerso nel censimento stipendi?

È una cosa che mi ha chiesto pure il settimanale Economy. Ho raccolto più di 100 testimonianze e sto cercando faticosamente di dargli un senso. Al più presto pubblicherò i risultati. Posso solo anticiparti che la prima impressione è che siamo una delle categorie più sfruttate. Ci hanno illusi con la chimera dei premi, del mestiere fico, e intanto ci massacravano sulle retribuzioni. Una cosa che non tutti sanno, inoltre, è che nel giro di 8 anni il numero di addetti nel settore si è dimezzato. Questo è un dato ufficiale che puoi trovare all’interno del sito di Assocomunicazione.

Cosa consiglieresti oggi ad un ventenne che sogna di fare il copywriter?

Di farsi tre domande: ho talento? ho determinazione? ho capacità di fare sacrifici? Oggi questi sono i requisiti indispensabili. Forse il talento è addirittura la cosa che conta di meno. Non bisogna dimenticare che il nostro è un lavoro duro e meritocratico. Su dieci persone che iniziano dopo qualche anno ne rimangono un paio. Non escluderei nemmeno la possibilità di fare un’esperienza all’estero. Non perché il nostro Paese è spacciato ma piuttosto perché viviamo nell’era della globalizzazione.

Qual è il primo aspetto che cambieresti nella condizione lavorativa dei pubblicitari?

Eliminerei gli stage non retribuiti. Anche in passato le persone iniziavano a lavorare in pubblicità senza essere pagate ma le prospettive erano diverse. Se un giovane dimostrava di valere poi era assunto e poteva fare carriera. E inoltre venivano formati davvero. Oggi gli stage sono utilizzati, specie dalle grandi agenzie, per formare eserciti di giovani da mandare allo sbaraglio. Risultato: impossibilità di creare professionalità medie, scadimento della qualità creativa.

Progetti futuri per Bad Avenue?

Il successo di Bad Avenue è stato così repentino che non ho ancora avuto tempo per riflettere sul suo futuro. Un’idea folle che però mi sta passando per la testa, dato che il blog è seguito da tutti i pubblicitari italiani, è quella di creare la prima agenzia virtuale, completamente open-source.

Cogito Ergo Sud e gli "snack" di riflessione nel trantran quotidiano: INTERVISTIAMOLI!

Se una mattina, prendi assonnato la funicolare di Napoli per andare al lavoro, e neanche l’odore forte del caffè partenopeo, che si spande nella sala d’attesa della stazione, riesce a svegliarti, allora forse è meglio nutrirti di uno snack virtuale farcito di una riflessione mordi e fuggi, che ti fa sorridere, al tempo stesso riflettere, ed è anche più dietetica.

L’idea è quella di SNACK, uno spuntino di riflessione, un video virale che passa su You Tube come su Facebook e approfitta in particolare del circuito video di Metronapoli, il gestore dei trasporti napoletani che ha posizionato qua e là schermi per la pubblicità video che i viaggiatori napoletani ascoltano distratti.

Allora: perché non pensare ad un video diverso? Ed ecco che arriva Cogito Ergo Sud, coi suoi Snack, ad intrattenere i viandanti frettolosi, rubando un sorriso e anche una riflessione. Già, perché gli snack sono un morso di pensiero, una pausa di riflessione, anzi uno spuntino di riflessione.

La verve comica napoletana viene messa a disposizione di temi importanti da assaggiare e masticare poi con calma durante la giornata. L’involucro è croccante, invitante, ma il tema è la riflessione.

Cogito Ergo Sud è l’inventore dello Snack, ma è molto di più. E’ un’idea per il Sud non banale. E’ una riflessione culturale e strutturale su quello che accade al Sud. E’ l’idea fondamentale che l’image building esiste anche per le città e per le regioni. E’ la volontà di fare comunicazione sociale in un modo accattivante.

Cogito Ergo Sud è un network di riflessione ed utilizza tutti gli strumenti del social network marketing, da FB, al video virale, al doodle, e vanta ormai 26.125 fans su Facebook e soprattutto una platea di viaggiatori attenti e desiderosi di assaggiare il prossimo snack, per la prima volta divertiti dalla programmazione dei Video Wall.

Cogito Ergo Sud è un fenomeno da approfondire soprattutto perché è ormai chiaro che la comunicazione corporate e l’identità d’immagine non sono più solo un fenomeno dell’azienda privata ma un concept da applicare alle comunità, alle città, alle aree di un Paese. Napoli e il Sud sono al di là di tutto un case study di corporate image negativa: come gestire al peggio l’immagine di un territorio senza valorizzarne i punti di forza e senza impattare per migliorarlo sui punti di debolezza. Cogito Ergo Sud si definisce un Sud Solving Network: perché non provare ad usare gli strumenti del viral marketing per ricostruire l’identità del Sud?

Intervistiamoli!!

Cari Ninja, insieme a voi vorremo fare alcune domande ai fondatori di Cogito Ergo Sud per comprendere a fondo il progetto e, perchè no, per stimolare ancora di più la loro creatività con suggerimenti dai guerrieri del marketing. Adesso tocca a voi! Scriveteci le vostre domande (fino a domenica 13 marzo) nei commenti a questo articolo, e noi li intervisteremo per voi! 😉

Tutti pronti a fare magie con la nuova candela fluttuante!

Quante volte abbiamo sognato un po’ di magia nelle nostre cene? Di stupire il partner e i nostri amici con un incantesimo alla Harry Potter?

Per aggiungere un tocco di mistero e di romanticismo al design di casa è arrivata l’ultima novità firmata Ingo Maurer: si tratta di una scenografica candela che resta sospesa in aria quasi per magia e che cattura inesorabilmente gli sguardi col suo effetto trompe d’oeil.

La candela a sospensione è in realtà un avanzatissimo lumiere da 110V o 125V – equipaggiato con una lampadina dall’autonomia di 20 ore di luce – che viene attaccato al soffitto con un filo chiaro – e assolutamente invisibile – lungo fino a 3 metri.

Rivestita di cera per tutti i suoi 30 cm di altezza e del tutto simile a una candela vera, questa spettacolare lampada è l’ideale per stupire i nostri invitati con degli effetti speciali. E’ inoltre possibile aumentare l’effetto scenografico – creando delle combinazioni tra più candele montate tra di loro – per dei giochi di luce di sicuro impatto.

L’importante – come per ogni incantesimo che si rispetti – è di non rivelare a nessuno il segreto della nostra magia!

iPhoneografia: ecco perchè l'iPhone batte la Reflex

Alcuni la chiamano iPhoneografia: è l’arte di fare fotografia con l’iPhone, e coinvolge un numero sempre maggiore di appassionati. Infatti proprio come accadde per la popolare Lomo, la fotografica compatta degli anni ’90, il telefonino della mela ha un vasto seguito di devoti e artisti della fotografia. I produttori di accessori per iPhone non stanno a guardare, e fioccano i primi tools.

Il più interessante è Turtlejacket, prodotto dalla Turtleback: è un case componibile che trasforma il mobile device in una fotocamera con tanto di treppiede e lenti intercambiabili. Sono previsti anche: grandangolo, fisheye, il filo per lo scatto a distanza, il periscopio ed il cavalletto verticale.

turtlejacket

Chi non ha la necessità di attrezzi professionali ma vuole avvicinarsi al mondo della iPhoneografia può provare il sistema della Pixeet: un case con grandangolo + software per scattare foto a 360°.

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Il crescente interesse alla fotografia con cameraphone e la costruzione di accessori dedicati sempre più sofisticati sono un chiaro sintomo: la concorrenza tra i mobile device e le fotocamere digitali è ormai realtà. Flickr è la piattaforma di photo sharing and management più utilizzata della rete, ed allo stesso tempo mette a disposizione accurati dati sull’utilizzo dei dispositivi degli utenti. Vediamo insieme i grafici dell’ultimo anno.

Flickr Stats

Perchè gli utenti dovrebbero preferire un cellulare alla fotocamera per i loro scatti? Il risultato sembra paradossale, ma le ragioni di fondo sono molto semplici:

– Portabilità: Quando si esce di casa con una reflex è perchè se ne ha bisogno. Lo stesso, anche se in misura leggermente minore, vale per le compatte. Il cellulare invece è sempre lì con voi: col tempo abbiamo imparato a non separarcene;

– Avanguardia Tecnologica: Così come le fotocamere digitali hanno superato quelle analogiche a parità di prestazioni, è prevedibile che i mobile device supereranno le fotocamere: dimensioni più ridotte, uguale potenza di scatto;

– Friend Tnterface: Il cellulare, per necessità o interesse, sappiamo usarlo tutti. Abituarsi ad una nuova fotocamera (ed una nuova interfaccia) ci è sempre difficile;

– Point & Share: Con iPhone possiamo scattare le nostre foto per inviarle subito via email e condividerle sui social network o su internet in generale; la connettività del cellulare non si può riprodurre su una fotocamera: sarebbe troppo costoso.

Ecco perchè un mobile device con un buon rendering come l’iPhone riesce a superare, nell’utilizzo, ogni tipo di fotocamera.

Nick Knight, fotografo di Vogue, disse: “Posso usare qualunque cosa: una fotocamera 10×8 pollici o una macchinetta automatica. L’importante è trasmettere il messaggio”. Sembra proprio che gli utenti stiano andando in questa direzione.