iPhone & iPad: privacy a rischio nei dispositivi Apple? [PRIVACY]

By Roberta F. (Own work) [CC-BY-SA-3.0 (www.creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia CommonsEbbene si, lo confesso. Come sa bene chi mi conosce, non ho una particolare attrazione per i dispositivi della Mela ed i suoi ‘walled garden‘, quei giardini chiusi, ricchi di prodotti e servizi circoscritti, che a mio avviso ci allontanano da Internet com’è e come dovrebbe continuare ad essere.
Credo, infatti, che chi si batte per la libertà della Rete debba conoscere e sostenere fino in fondo le sue potenzialità: e quindi, software libero, open source, dati aperti, neutralità (infrastrutturale, tecnologica, politica, geografica), copyleft e ‘commons’ in senso lato, nella cultura della condivisione delle informazioni, affinchè le stesse diventino sapere e conoscenza.

Temi al momento piuttosto lontani dalla logica Apple.

Se oltre alla mia naturale posizione aggiungete qualche conoscenza giuridica e un minimo di cognizioni informatiche, è del tutto evidente come non sia rimasta sorpresa dai risultati di una ricerca effettuata da Alasdair Allan e Pete Warden e presentata nell’ambito di Where2.0, subito ripresa in un post da O’Reilly – con il suo Radar, osservatorio privilegiato sulle nuove tecnologie – secondo la quale il sistema operativo dell’iPhone e dell’iPad – versione 3G – a partire dalla versione 4, effettua un tracciamento della posizione e di ogni movimento dell’utente,  storando tali dati in un file nascosto – ma non criptato  – consolidated.db – capace di resistere alla formattazione del dispositivo.
Il file, tra l’altro, si duplica anche negli ulteriori dispositivi e pc utilizzati dall’utente per la sincronizzazione dei dati, essenziale sugli apparecchi Apple.
I due studiosi non hanno alcun dubbio sulla volontarietà della cosa, e si pongono una serie di interrogativi sull’utilizzo che Apple potrà effettuare dei dati così raccolti.
Oltretutto, il fatto che il file sia in chiaro rende, in caso di furto del dispositivo o accesso ad esso ad opera di terzi non autorizzati, tracciabile ogni movimento dell’utente effettuato negli ultimi 12 mesi.

Siete curiosi?
Su Youtube è disponibile un video dimostrativo, con una simulazione del contenuto del file….guardate!

E qui un’applicazione che consente di verificare il contenuto del file presente nel proprio dispositivo Apple.

L’altra faccia della geolocalizzazione, si potrebbe dire, rispetto a social come MobileMe e Foursquare, più attenti alla privacy degli utenti.
Al momeno non sembra che ci sia un vero allarme in merito, se i dati restano nell’esclusiva disponibilità dell’utente; sarà necessario, però, ottenere alcune fondamentali risposte sulla loro conservazione, sull’utilizzo da parte di Apple, sulle applicazioni che possono avervi accesso, etc..

Queste ed altre domande Privacy International ha immaginato di porre direttamente a Steve Jobs:

1. qual è la funzione del file e per quale motivo viene duplicato?
2. chi e cosa può avere accesso al file? anche Apple?
3.  quali contromisure sono state adottate per impedire l’accesso dit erzi al file?
4. quali misure per acquisire il consenso degli utenti?
5. a quando una policy esplicita e completa sulla gestione della privacy?

Domande importanti – sintetizzate a mio modo – ma che trovate esplicitate sul loro sito.

La questione, a quanto pare, era già ‘nota’ agli utenti (e uso le virgolette, in quanto occorre intendersi sul concetto di ciò che è noto e, soprattutto, comprensibile alla generalità degli utenti…), appositamente inserita in una clausola nel contratto relativo ai termini di servizio  relativo all’OS, accettato dagli utenti al primo utilizzo del dispositivo, il quale, infatti, prevede che

To provide location-based services on Apple products, Apple and our partners and licensees may collect, use, and share precise location data, including the real-time geographic location of your Apple computer or device. This location data is collected anonymously in a form that does not personally identify you and is used by Apple and our partners and licensees to provide and improve location-based products and services. For example, we may share geographic location with application providers when you opt in to their location services. Some location-based services offered by Apple, such as the MobileMe “Find My iPhone” feature, require your personal information for the feature to work.

Chi volesse leggere la licenza per esteso, può vedere qui.

Nonostante ciò, sembra che non possa essere sufficiente l’inserimento di tale clausola per sanare l’eventuale violazione della privacy prodottasi: è quasi una fictio iuris pensare che basti questo per considerare gli utenti Apple realmente consapevoli del salvataggio del file in chiaro sul proprio dispositivo, dei dati in esso contenuti, dell’impossibilità di bloccare la funzione di tracciamento (al momento la disabilitazione è possibile esclusivamente per il tracciamento a fini pubblicitari).
E, anche qualora lo fossero, la loro privacy potrebbe essere comunque a rischio secondo le leggi vigenti, come illustrato.  Soprattutto secondo la normativa italiana, con un codice privacy – D. Lgs. 196/03 – estremamente garantista, ed un Garante molto – a volte fin troppo – rigoroso. Apple dovrebbe, infatti, esplicitare il luogo di memorizzazione di tali informazioni, il tempo e lo scopo della conservazione, i soggetti e le applicazioni aventi accesso a queste informazioni e i meccanismi di protezione dagli accessi non autorizzati.

Proprio per questo, il Garante Privacy, attivatosi anche tramite la segnalazione dell’ADOC, ha deciso di estendere ad Apple alcuni accertamenti tecnici, nell’ambito dei controlli sulle applicazione per smartphone già da tempo avviati.

Qualche giorno fa, una notizia simile era stata diffusa dal Wall Street Journal in merito ad Apple e ad Android; questione controversa, risalente alla sempre più dettagliata profilazione degli utenti ai fini di marketing, che la geolocalizzazione favorisce sprattutto nella spinta al consumo locale. Ad ogni modo, come gli internauti sanno bene, indipendentemente dai SO utilizzati il vero problema è creato dai dispositivi dotati di GPS, che vengono solitamente sviluppati non tenendo in alcuna considerazione la privacy degli utenti.
Problema sottovalutato dagli sviluppatori, ed al centro di buona parte dell’attività della stessa UE in materia, pronta ad adottare nuove regole – a breve – in difesa della privacy degli utenti.

Da noi stessi troppo spesso dimenticata.

Scvngr: La migliore App per la Caccia al Tesoro dei Deal [TREND]

In Italia la conoscono ancora in pochi, sarà forse a causa del suo nome: parliamo infatti di Scvngr! Tranquilli, vi sveliamo noi di cosa si tratta e del perché del suo successo all’estero, soprattutto in America.

Tanto per cominciare vi rassicuriamo sulla pronuncia: Scvngr si legge “scavenger”, come  scavenger hunt, ovvero caccia al tesoro. Si tratta di una geo-social game app!

Nata da un’idea del Chief Ninja Seth Priebatsch (non potevamo non citare il simpatico “titolo professionale” con cui lo sviluppatore compare sulla pagina del sito ufficiale 😉 ), Scvngr, disponibile da metà del 2010, ha raggiunto nel febbraio 2011 la cifra ragguardevole di 1 milione di utenti. Per essere sul mercato delle apps da meno di un anno ha già raggiunto un traguardo interessante, considerato che compete con check-in app del calibro di  Foursquare, che invece raggiunse i 2 milioni di utenti nel marzo 2010, ad un anno esatto dal suo lancio.

La novità che la rende così competitiva è che con questa app non ci si limita infatti a fare check-in: occorre farlo in determinati posti per portare a temine delle missioni e acquistare punteggio, con punti, trofei e premi virtuali ma anche reali. Ebbene sì, la chiave del successo di questa app è il fatto che si vincono anche ricompense materiali, dagli sconti nei negozi, alle promozioni nei ristoranti, persino una macchina! E’ il caso del contest “Juke the City”, svoltosi a gennaio di questo anno, in cui il brand Nissan metteva in palio il suo nuovo modello di suv da città, la Nissan Juke.

Dunque quest’app non è solo un campo di gioco, ma è anche un terreno fertile per il marketing: già al suo lancio circa 1000 realtà commerciali, organizzazioni e istituzioni proponevano le loro sfide su Scvngr. Guardate quanta gente ha partecipato nel novembre 2010 a Fresno, negli U.S.A., a “Race for the Ring”, una caccia al tesoro lanciata da un’azienda di gioielli, la Roger Jewelry e che a  maggio sarà riproposta nella città  di Sacramento.

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Per questo motivo in via sperimentale nelle città di Boston e Philadelphia, Scvngr ha lanciato Level Up, una pilot app che in stile Groupon mette alla prova gli utenti in cerca delle offerte più vantaggiose delle due città. La caccia si svolge su tre livelli che corrispondono a tre promozioni di valore crescente. In poche parole: se per avere un’offerta in un negozio fai check-in, per raggiungere il terzo livello in quel negozio ci vai almeno tre volte. E nel commercio si sa che ciò che conta più del vendere è la fidelizzazione della clientela.

Finora in Italia sono ancora poche le aziende a proporsi per questa app, ma visto il successo del commercio deal-of-the-day anche nel nostro Paese, non è da escludere che altre fiutino l’occasione. Inoltre Scvngr non offre soltanto occasioni allettanti per il business, ma, come già accade con alcune istituzioni culturali e accademiche in America, questa applicazione è un interessante spunto anche per settori come il turismo e la cultura:  percorsi alternativi nei musei, sfide per scoprire i luoghi meno conosciuti dell’arte della tua città, gare divertenti che mettono gli studenti alla prova sulle loro conoscenze di geografia…

Come vedete, l’esperienza del social gaming mobile è ancora tutta da scoprire!

Ecco i link su Apple store e Android Market per il download di Scvngr!

SCVNGR

Le migliori applicazioni iPhone per le gita fuori porta e in città

Mancano pochissimi giorni a Pasqua e molti di voi staranno sicuramente già scalpitando per poter scappare dal lavoro e buttarsi a capofitto nelle prime vacanze da Natale. Quattro mesi di lavoro avranno sicuramente messo a dura prova tutte le vostre forze!
Ma quale sarà la vostra meta per questi giorni di relax? Mare, montagna o città? E, soprattutto, quale sarà il mezzo che userete per fuggire? Auto, treno, aereo o bicicletta? Qualunque sia la vostra scelta vogliamo aiutarvi per poter affrontare al meglio le vostre vacanze: naturalmente con l’iPhone in mano!
Se siete tra quelli che hanno optato per le rotaie, Trenitalia vi offre ProntoTreno: una app da poco aggiornata che vi consente di cercare l’itinerario più comodo per il viaggio che dovete affrontare, tenere traccia dei vostri viaggi passati, controllare lo stato dei treni (per eventualmente sbraitare del ritardo) e aggiornarsi grazie alle news e ai comunicati stampa emessi dall’azienda ferroviaria.
Se i treni viaggiassero bene come le informazioni gestite da Trenitalia…

Preferite un comodo viaggio in aereo? Oppure la vostra destinazione è troppo lontana e non volete giungervi con le gambe completamente immobilizzate per il poco movimento? Siete tra quelli che preferiscono volare? Allora sul vostro device non può proprio mancare Liligo. Grazie a questa applicazione diventa facilissimo (e soprattutto completamente gratuito) rintracciare il biglietto più economico per arrivare alla vostra destinazione prescelta. Liligo, grazie al monitoraggio in tempo reale di circa 250 siti di viaggio, riesce a filtrare i risultati in base a compagnia, aeroporto, orario, durata e numero di scali massimo. Volete anche prenotare? Liligo vi indirizza velocemente al sito che propone l’offerta che fa maggiormente al caso vostro!

Siete tra quelli che non abbandonano l’auto nemmeno per andare nel vostro giardino? Allora dovete assolutamente avere Waze, l’applicazione di navigazione GPS completamente gratuita. Con l’utilizzo di questa app sarà più facile districarsi nel traffico e ottimizzare la vostra guida in base alle segnalazioni degli altri utenti. Grazie a questo social GPS si potranno condividere tutte le info riguardanti il percorso che si sta facendo: deviazioni e incidenti non saranno più un problema.

Pensavate ad un giro in città? Milano, Roma o Napoli? Magari a Milano ora che è terminato il pienone del Salone del Mobile? iATM vi viene in soccorso per riuscire a gestire al meglio i vostri spostamenti metropolitani con i mezzi pubblici calcolando per voi i tempi dei percorsi , i tempi d’attesa e le frequenze con cui ogni mezzo passa alla fermata che più vi interessa. C’è la realtà aumentata che vi permette, attraverso l’uso della fotocamera del vostro device, di individuare le fermate in zona. L’applicazione andrebbe sicuramente migliorata, soprattutto dal punto di vista del design, sembra fatta direttamente da smanettoni,  senza attenzione alle interfacce e all’interazione, si usano infatti direttamente le mappe di google che in mobilità creano solo confusione. Medaglia a quelli di ATM per voler esser comunque dei precursori!

Siete finalmente giunti alla vostra meta? E’ giunto il momento di aprire TripAdvisor per capire in quale hotel andare a riposare oppure in quale ristorante riempire la pancia. Preferite invece avere indicazioni utili per le “cose da fare” intorno a voi? Niente paura, Trip Advisor vi segnala anche questo immettendo la vostra localizzazione. Il tutto grazie alla collaborazione tra utenti.

Come avete potuto notare sono tutte proposte free: non vogliamo pesare sulle vostre finanze messe già a dura prova dalla vacanza!
Ma una app per chi preferisce la bicicletta?

Eventi.MilanoMuoviMiiATM MilanoComune di RomaRoma busNapoli RSS

Cookie il baby pinguino che ama ridere[VIRAL VIDEO]

Il web è impazzito con il video di Cookie, un cucciolo di pinguino dello Zoo di Cincinnati che ama le coccole e il solletico.
Potete gustarvi l’estratto con più di 1000000 visualizzazioni in una settimana oppure il video per intero.
La dolcezza di questo brevissimo video virale merita tutte le sue visualizzazioni, non credete anche voi?

Armani e Green Cross International: il progetto Acqua for Life per le fonti sostenibili di acqua potabile

Le fragranze Acqua di Giò e Acqua di Gioia sono in perfetta armonia con il progetto sostenuto da Giorgio ArmaniAcqua for Life, la promozione dell’accesso all’acqua potabile realizzato insieme all’organizzazione non governativa Green Cross International.
Lo scopo è raccogliere la sfida di Acqua for life challenge fornendo 40 milioni di litri d’acqua potabile alle popolazioni bisognose.

“È una parola semplice, acqua. E come tutte le parole semplici, ha un significato profondo. Perché dove c’è acqua pulita, ci sono vita, energia, benessere, incontro sereno con la natura, meraviglioso senso di freschezza.”

Giorgio Armani

I dati sono impressionanti: 4/5 del nostro pianeta sono coperti di acqua, ma solo il 3% di quest’acqua è potabile, e nella maggior parte dei casi è inaccessibile. Ogni giorno 4.000 bambini muoiono per malattie trasmesse dall’acqua. 900 milioni di persone vivono senz’acqua sicura. Ecco perché due dei più famosi profumi firmati Armani, Acqua di Giò e Acqua di Gioia, sono i veicoli per la campagna Acqua for life. Dal 1° marzo 2011 ogni bottiglia venduta corrisponde a una donazione di 100 litri di acqua potabile all’anno per i bambini e le loro comunità. I partecipanti sono poi invitati, grazie a un codice personale indicato sulla confezione del profumo scelto, a continuare la loro azione online. I bambini, in quanto più facilmente soggetti alle malattie trasmesse dall’acqua, saranno i principali beneficiari delle donazioni raccolte dalla campagna. L’iniziativa parte dal Ghana con il progetto Smart Water for Green Schools: in questo paese dell’Africa occidentale circa il 40% della popolazione rurale non ha accesso all’acqua potabile. I soldi raccolti verranno usati per finanziare azioni dello stesso tipo in altri paesi.

Con l’acquisto di un flacone di Acqua di Giò e Acqua di Gioia, l’acquirente avrà la possibilità di raddoppiare la sua donazione di 100 litri di acqua potabile andando su internet. Come funziona? L’indirizzo dell’applicazione su Facebook permetterà a ogni partecipante di creare una community, inviare il kit promozionale e invitare gli amici a unirsi all’azione. Così chiunque potrà condividere il messaggio di sensibilizzazione e creare un buzz. Grazie al proprio network, i partecipanti coinvolgeranno gli amici innescando l’effetto virale. Unendosi alla community questi amici doneranno automaticamente dieci litri d’acqua. Qui sotto la locandina esplicativa.

Tutti possiamo fare la nostra parte, basta veramente poco.

Come creare applicazioni iPad: il caso Timbuktu [INTERVISTA]

Lo scorso 5 aprile è approdato sull’app-store Timbuktu, il primo magazine kid-oriented per iPad, nato da un’idea di una giornalista italiana col pallino per l’editoria per bambini e sviluppato insieme al suo giovane team.
Dal giorno stesso del suo lancio nello store di Apple, Timbuktu ha dato il via ad un tam-tam mediatico sorprendente: ne hanno parlato blog, siti e riviste tematiche come Mashable e Wired, e la notizia del suo debutto online ha fatto letteralmente il giro del mondo, destando la curiosità di piccoli e grandi, da Roma a New York.
Abbiamo intervistato per voi la “mente” o, se preferite, la “mamma” di Tibuktu, Elena Favilli, che ci ha raccontato la sua creatura e il suo rapporto col mondo delle app e dei dispositivi mobili.

1.    Ciao Elena, ci vuoi raccontare tu stessa di cosa si ti sei occupata in passato, di cosa di stai occupando adesso e di cosa pensi ti occuperai in futuro?
Ho lavorato sempre nell’editoria, in Italia e negli USA, attualmente sono una giornalista a tempo pieno e lavoro dall’anno scorso  per Il Post, il giornale online diretto da Luca Sofri. Mi piace il mio lavoro e credo continuerò a farlo, occupandomi contemporaneamente dello sviluppo delle prossime edizioni di Timbuktu.

2.    Quali sono state le tue connessioni con il mondo del mobile phone e delle app?
Le mie connessioni con le app nascono direttamente da Timbuktu, non avevo mai lavorato in precedenza a nessun progetto o  preso parte a qualche altra attività che avesse a che fare con le app e i dispositivi mobili.

3.    L’idea di questa app com’è nata? Ci racconteresti qualcosa del suo processo di creazione?
Da tempo avevo in mente un progetto di magazine, da sempre sono appassionata di editoria per bambini. Quindi ho unito questa mia passione  con l’arrivo dell’ iPad che mi è sembrato uno strumento ideale per combinarle.  Il progetto Timbuktu  è nato l’anno scorso ed cresciuto col tempo, così come il numero di persone che vi collaborano: quando ho presentato il progetto al  Working Capital  2010 l’ho fatto come singolo e ho vinto il finanziamento messo in palio dalla Telecom; nei mesi successivi ho costruito un team che attualmente lavora con me al progetto.

4.    Quali sono gli sviluppi previsti per il vostro progetto?
Il primo numero è andato ben oltre le previsioni in termini di rassegna stampa e visibilità, siamo stati recensiti su Mashable, su Wired, su tutti i blog e i siti di grafica e di design più visitati e più conosciuti, e questo ha trascinato anche i download molto più di quanto pensavamo all’inizio. Alla luce di questo e di quanto già preventivato, ci sarà un prossimo numero subito dopo l’estate a cui continuo a lavorare insieme al mio team col quale abbiamo intenzione di far diventare Timbuktu un’edizione periodica, trimestrale.

5.    Credi che il successo mediatico e la curiosità che ha destato Timbuktu siano dovute al modo in cui è stata organizzata la strategia di promozione e comunicazione del progetto?
In realtà no, ed è una cosa a cui teniamo molto: noi non avevamo un budget da destinare alla comunicazione e alla promozione. Timbuktu si è auto-promosso, abbiamo fatto un video di presentazione molto semplice, girato da un nostro amico, poi è venuto tutto da sé, è successo in modo molto spontaneo. Penso sia piaciuto per il potenziale che ci si intravede. Per quanto riguarda la promozione dei prossimi numeri ci lavoreremo e, visto il successo del primo, cercheremo di promuoverli e spingerli un po’ di più, mettendoci del nostro.

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{NOADSENSE}

6.    Quali erano le tue aspettative in merito all’utilizzo di quest’app da parte degli utenti? Hanno trovato conferma nei fatti?
Scegliendo di usare un linguaggio che non è il solito della comunicazione per bambini, in cui tutto deve essere per forza semplificato o in qualche modo appiattito per essere comprensibile (rischiando così di perdere di vista il fatto che i bambini non siano dei pupazzetti ma delle persone) Timbuktu  può essere piacevolmente letta anche dagli adulti: volevamo superare la distinzione solita anche da parte di Apple che separa nello store le app per bambini da quelle per gli adulti.
Abbiamo scelto i bambini come target di riferimento, ma ci siamo impegnati per stuzzicare la curiosità e l’interesse dei genitori e degli adulti più in generale. Posso dire che ci siamo riusciti: infatti i commenti e le e mail che ci arrivano ogni giorno, soprattutto dagli USA, ci raccontano di genitori che l’hanno vista insieme ai propri figli e  che si sono divertiti molto, riscontro che abbiamo avuto anche leggendo le recensioni direttamente postate sull’app-store.

7.    Ti sei ispirato a qualche app in particolare, che magari utilizzi anche tu, per lo sviluppo della tua?
Si, alle riviste principali e più belle che ci sembrava avessero sviluppato un modello di interazione e di composizione delle pagine a nostro avviso apprezzabile esteticamente, ma anche più naturale, senza tanti fronzoli. Principalmente Time Magazine e Pop Science.

8.    Hai in programma di creare altre app?
No al momento l’obiettivo è lavorare su Timbuktu, rafforzarlo sia in termini di contenuti che di potenzialità di interazione, fermo restando il fatto che non vogliamo farne un videogioco,
Abbiamo scelto il taglio editoriale ma non volevamo qualcosa come Wired: pesante nel download,  pieno contenuti multimediali, tridimensionali, video di ogni tipo, molto impegnativo nella fruizione. Vogliamo anche in futuro mantenere un’interazione e un grado di interattività e multimedialità che sia presente ma in modo leggero e che guidi la lettura in modo naturale senza calcarla troppo, i contenuti devono essere più importanti rispetto all’effetto.

9.    Cosa vi differenzia dalle altre app per bambini?
Credo che gran parte di ciò che viene rivolto ai bambini nel mondo digitale e nel mondo delle app privilegi l’effetto rispetto ai contenuti, come è successo nel caso di Alice for the iPad, che aveva avuto tantissimo successo all’inizio grazie anche ad un lancio riuscitissimo, ma che alla fine sembra quasi nata unicamente per apprezzare le qualità e la novità dell’iPad, quindi il contenuto rimane del tutto estraneo e indifferente a chi la utilizza.
Noi invece volevamo fare proprio l’opposto: non usare l’iPad perché “è fico”, ma usarlo come mezzo che ci permetta di valorizzare i contenuti meglio di qualunque altro.

10.    Quali sono le app prodotte da altri che reputi ben fatte e che tu stessa utilizzi tutti i giorni?
Quelle che uso di più per via del mio lavoro sono le app legate al mondo delle news, e le migliori in questo senso sono sicuramente quella del Guardian, e What’s up. E poi Buro Destruct Designer,un’ app ispirata allo stile del Bauhaus, che forse non ha nessuna utilità, ma è bella!

11.    Vuoi dare un consiglio a chi si avvicina al mondo dello sviluppo delle app per mobile?
Il consiglio principale è sviluppare in html5 quindi lavorare con dei codici open source perché penso che il futuro vada in quella direzione e perché lascia molte più possibilità di adattamento del proprio prodotto alle varie piattaforme. E sicuramente di non spendere troppi soldi per gli effetti , ma concentrarsi su un’interazione il più possibile semplice, perché i numeri che girano attorno al mondo delle app, non giustificano investimenti spropositati.
Quindi di fare bene i conti e bilanciare bene le voci di spesa, senza investire tutto su degli effetti per poi magari trovarsi scoperti su altri livelli.

12.    Un’idea da regalare? Di cos’ha bisogno secondo te il mondo delle app?
Non so se il mondo delle app ne abbia bisogno e forse è un po’ troppo soggettiva per consigliare di investirci dei soldi, ma non mi dispiacerebbe avere un’app che mi tenga aggiornata sulle ultime copertine dei libri usciti sul mercato.

Scaricate l’app prodotta da Elena Favilli

e le altre apps citate 😉

Creatives for Japan, arrivano i poster! Regalatevi un'opera d'arte ed aiutate il Giappone!

Guerrieri di tutto il mondo unitevi!

Come ormai saprete molto bene, qualche settimana fa abbiamo lanciato Creatives for Japan, per aiutare nel nostro piccolo i nostri fratelli giapponesi.

Per l’occasione, abbiamo chiamato a raccolta creativi ed artisti, fotografi, art director ed agenzie del panorama italiano ed internazionale, che hanno realizzato dei bellissimi poster, raccolti nella nostra gallery.

L’industria Grafica Metelliana ci ha poi messo a disposizione 200 stampe, e il nostro obiettivo è ovviamente quello di utilizzarle tutte!

I suddetti poster, dal formato di 70×100 cm, si possono acquistare direttamente dal nostro sito (CLICCANDO QUI) in cambio di una donazione a partire da 20 Euro (tramite Paypal).

Ricordiamo che il 100% del ricavato, escluse le spese di spedizione, andrà all’associazione Save the Children per l’emergenza Giappone. Ne abbiamo già venduti decine e decine, ed i primi verranno spediti nei primi giorni di maggio, ma non disperate, siete ancora in tempo per accaparrarvene uno (e anche più di uno!).

Allora, vi rinnoviamo l’appello: ci aiutate ad aiutare il Giappone? Rubo uno slogan famosissimo di Giobbe Covatta: “basta poco, che ce vò?”. In fondo è un’operazione win-win. Per voi c’è un’opera d’arte da conservare o regalare, per tutti noi c’è la consapevolezza di aver fatto qualcosa di concreto.

Credete in noi? Fate bene, perchè noi crediamo in voi: comprate, regalate, spargete la voce, mettete in moto padri, madri, fratelli, amici e conoscenti… insomma, siate Ninja!

The Douche, la parodia tamarra dei documentari di BBC [VIRAL VIDEO]

L’emittente inglese BBC annovera tra i suoi programmi più seguiti la serie di documentari “Human Planet“, il cui filo conduttore è mostrare come uomini di tutti il mondo e di tutte le culture si relazionano all’ambiente naturale. Ma esiste al mondo una specie umana, di cui tutti ci siano sempre chiesti la provenienza, che la BBC ha tralasciato: quelli che qui chiamiamo tamarri, in inglese appunto “douche“. Ci hanno pensato però gli ideatori di questo video, il gruppo di RandomAtBestShow, che con questa divertente parodia dal titolo “BBC Human Planet: The Douche” ci portano dentro questo universo parallelo di “cacciatori di donne”, uomini il cui unico scopo è andare in cerca di prede…
Chissà se è una specie in via di estinzione anche questa?!  😉

Wii 2: qualche rumor sulla nuova console Nintendo

Il primo mock-up amatoriale della nuova console Wii 2 che è arrivato sui nostri browser non era niente di eccezionale e forse, nella sua ritualità, fin troppo scontato. Nell’attesa di vederne spuntare di nuovi – e state certi che ne arriveranno, non fosse altro che per alimentare interminabili flame suoi forum di incalliti videogiocatori – vi aggiorno con qualche notizia fresca fresca appena giunta dall’altra parte dell’oceano.

Stando a quanto riportato da Kotaku, la prima novità del Project Café – il nome che contraddistingue il progetto del successore di Wii – avrebbe un controller con otto pulsanti, due leve analogiche, una camera e un touchscreen integrato da ben 6,2″ – enorme se considerate che il Kindle 3 ha uno schermo di soli 6″ e che quello del DSI XL raggiunge a stento i 4,2″ – che affiancherà un più “classico” e molto più economico controller in sitle Wiimote.

Giusto per aggiungere ancora un tocco di ulteriore speculazione, eccovi quanto congetturato poco fa da Destructoid: il nome della console sarà Stream (bel passo avanti rispetto a Wii), costerà 350 e i 400$, sarà prodotta in Taiwan (ma va!?), dovrebbe arrivare sul mercato entro ottobre, sarà basata su una GPU AMD R700 e avrà l’HD.

Ah! Pare che verrà presentata ufficialmente all’imminente E3, in barba alle previsioni che non prevedono una nuova generazione di console prima del 2014.

Messages for Japan: anche Google non dimentica il Giappone [HELP JAPAN]

Messages for JapanDopo i terribili fatti che hanno di recente sconvolto il Giappone, molte grandi istituzioni hanno cercato di aiutare il governo e le forze locali, avviando progetti che fanno leva sullo specifico know-how aziendale. Va in questa direzione Messages for Japan, una bellissima iniziativa che Google ha da poco avviato. Continua a leggere