Vivere tutto ciò che una metropoli come New York può offrire, in un solo giorno? Grazie a questo video si può! The Sandpit è infatti un filmato che ci racconta a 360° la vita della Grande Mela nell’arco di 24 ore, condensata però in cinque minuti e…in miniatura.
L’autore di questo video in stop motion è Sam O’Hare, che per realizzare questo portento ha scattato più di 35 mila foto, lavorando sul progetto quasi una settimana. Ma parte del successo è dovuta anche alla colonna sonora, scritta da Human, in collaborazione con Rosi Golan e Alex Wong.
Il video è candidato ai prossimi Webby Awards per le categorie Best Viral e Best Music.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Elena Silvi Marchinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngElena Silvi Marchini2011-05-11 14:00:402011-05-11 14:00:40The Sandpit: la vita a New York in miniatura [SPECIALE WEBBY AWARDS]
Quanti significati ci sono per il termine "list"? Quando l'attitudine a creare liste si unisce con il mondo social dare un ordine ai propri interessi e preferenze, condividere, confrontare e commentare il proprio "ranking" personale con gli altri, diventa un'esperienza del tutto nuova, come quella proposta da questi tre siti di "social listing"... '>
Quanti significati ci sono per il termine “list” ? Sicuramente tanti e sul web, poi, è una parola che ricorre sempre: mailing list, task list, to-do list, wishlist, etc. Non c’è un vero “geek”, degno di questo nome, che non abbia fatto, almeno una volta, una lista di tutte le cose che gli piacevano e non c’è nessuno che non abbia una propria “Top list” di qualcosa, un po’ come il protagonista di “High Fidelity”. Tuttavia, spesso le liste restano qualcosa di statico e noioso, un pò come quelle della spesa.
Quando l’attitudine a creare le liste si unisce con il mondo social, però, dare un ordine ai propri interessi ed alle proprie preferenze, condividere, confrontare e commentare il proprio “ranking” personale con gli altri utenti, diventa un’esperienza del tutto nuova, come quella proposta da tre siti di “social listing” tutti da scoprire.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Pierajkhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngPierajk2011-05-11 13:00:492011-05-11 13:00:49Social listing, tre siti per esprimere e condividere le tue preferenze
Diciamoci la verità, al giorno d’oggi subiamo un costante bombardamento pubblicitario: ovunque andiamo, ovunque guardiamo ci troviamo immersi in mezzo ai brand. Di questi brand abbiamo imparato a riconoscere il lettering e i colori, associandoli direttamente all’azienda che li possiede.
Ma cosa succederebbe se qualcuno vi scombinasse i colori? Anzi, vi dico di più, cosa succederebbe se qualcuno usasse i colori del brand di un’azienda diretta concorrente? Un po’ come in quei test per la vista dove vediamo solo puntini, potremmo sentirci confusi all’inizio, ma poi riusciremmo a mettere a fuoco il brand o ci faremmo ingannare dai colori?
Vi posso dire che, se siete curiosi di vedere quale sarebbe la vostra reazione, ci viene in aiuto un designer inglese, Graham Smith. Si è divertito con il suo progetto Brand Reversioning a mandare brand in crisi d’identità, o come dice lui a creare “Brand identities con un disturbo della personalità”. O magari era solo ubriaco, ma questo può saperlo solo lui 🙂 .
Ed ecco che ci troviamo il logo di Android con i colori di Apple e viceversa, Bing con l’aspetto di Google e Google con l’aspetto di Bing, e tanti altri…
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Luigi Ferrarahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuigi Ferrara2011-05-11 11:30:042011-05-11 11:30:04Brand Reversioning: quando la marca va in crisi d'identità.
L’evento dedicato targato big G è uno dei più attesi dagli appassionati e dagli addetti ai lavori. Tecnologia, mobile, app, sistemi operativi, smartphone, API, musica: quest’anno sembra proprio non far mancare nulla al proprio calendario.
Al Moscone Center di San Francisco le attività sono cominciate ieri 10 maggio, mentre l’agenda ufficiale partirà oggi. Tra rumor e certezze, possiamo già dare qualche succosa novità in anteprima:
– nel mondo ci sono oltre 100 milioni di dispositivi Android (circa 400 mila attivazioni giornaliere);
– 4,5 miliardi di applicazioni sono state installate dal Market Android;
– la prossima versione di Android, la major release tutta open source: ecco l’immagine anteprima di Ice Cream Sandwich (uscirà nel quarto trimestre 2011 per tablet e smartphone). Il suo motto sarà “One OS everywhere”. In questo modo le applicazioni funzioneranno senza alcun problema di compatibilità sia su un tablet che sul display di un telefono di ultima generazione, adattandosi in modo automatico alle diverse risoluzioni. – film a noleggio sull’Android Market: per ora da vedere sul web o sul Motorola Xoom by Verizon (a breve anche per gli altri dispositivi);
– la Google TV potrà eseguire applicazioni Android (grazie al nuovo aggiornamento in arrivo a breve, che vedrà su tutte le Google TV la nuova versione Android 3.1 Honeycomb);
– Music beta: carica la tua musica ed ascoltala dove vuoi. Per ora solo su invito;
Ps: è possibile anche sbloccare il badge dell’evento su Foursquare! 🙂
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Simosokehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSimosoke2011-05-11 10:30:032011-05-11 10:30:03Google I/O 2011: le principali novità
Negli ultimi tempi c’è stato un notevole numero di esprimenti creativi che hanno interessato i brand channels YouTube.
Ma quali sono i migliori casi italiani? Fondamentalmente si tratta di esempi raggruppabili in tre categorie, a seconda delle modifiche apportate alla pagina.
Cominciando dai brand channel più basici possiamo citare Enel, Clio Make Up e anche Geosec che, pur occupandosi di B2B nel settore dell’edilizia, ha scelto la strada del brand channel (e, a quanto ci risulta, è l’unico nel settore dell’edilizia ad avere un brand channel).
In tutti e tre i casi, al di là delle modifiche dello sfondo pagina, non ci sono soluzioni particolarmente innovative che differenzino l’uso del canale da quello classico. Ciononostante – sia chiaro – l’impatto visivo è interessante e gradevole.
Diverso il caso del secondo gruppo di brand channels, mirati invece ad offrire un’esperienza di maggiore interattività per l’utente che – oltre a navigare i video secondo le modalità e e categorie consentite da YouTube – ha a disposizione ulteriori criteri di esplorazione. Ciò è evidente nel caso del canale della regione Toscana, in cui i video sono navigabili in base alle caratteristiche geografiche dei luoghi (mare, montagna etc.), o il canale di Armani, con un header a mosaico in cui sono messi in evidenza i principali spot dei profumi del noto fashion brand.
Fa l’occhialino a questa struttura, pur restandone fuori, Casa.it, il cui brand channel è apparentemente focalizzato sulle categorie merceologiche (vendita, affitti, case nuove) offerte dal portale: apparentemente dicevo, perché cliccando sulle varie schede dell’header si viene ricondotti alla relativa sezione del sito, abbandonando dunque il canale YouTube. Insomma, un esempio interessante ma non strettamente appartenente a questo gruppo.
Infine, la terza categoria è quella in cui il canale YouTube diventa qualcosa di più di un semplice contenitore di video, offrendo una user experience stratificata. Finora l’unico caso italiano è quello dell’ottimo Tim channel, che offre una serie di contenuti interattivi originali (no, non ve li svelo per non togliervi il divertimento!) ma, soprattutto, integrati con la più ampia campagna condotta da Tim sui vari media, che ha per protagonista Leonardo.
In questo caso il valore aggiunto è dato dallo user engagement creato dal canale, che si traduce in una maggiore vicinanza degli utenti alla campagna di comunicazione di Tim ma anche, naturalmente, ai servizi offerti dal noto gestore di telefonia che – come emerso dalla BrandZ Top 100 mondiale – è, insieme a Telecom Italia, l’unico brand italiano in classifica. Senza dubbio, il migliore esempio italiano nella categoria oltre che un caso probabilmente unico nel nostro Paese.
E voi conoscete altri brand channels italiani?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2011/05/youtube_brand_channels_italiani_ecco_le_best_practices_02.jpg237500Zatokihhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngZatokih2011-05-11 10:00:022011-05-11 10:00:02YouTube brand channels italiani: ecco le best practices
“Certe volte, le idee sono davvero in grado di battere la crisi”: questo è, in breve, il Claudio Nader-pensiero.
Claudio è un ragazzo bolognese di 28 anni, che proprio grazie ad un’idea originale è riuscito nell’impresa di dare la svolta decisiva alla sua carriera. Come tanti di noi, anche Claudio si è trovato a fare i conti con uno scenario lavorativo desolante; per questo è volato all’estero, precisamente a Londra, in cerca di quel qualcosa in più che il nostro Paese non riusciva ad offrirgli.
Il problema è sempre lo stesso, ma può sembrare quasi insormontabile: come farsi notare? Usare la testa, e la creatività, spesso è una soluzione. Ed ecco l’idea: perchè non pubblicare il suo Curriculum su Facebook, gestendo le impostazioni della privacy? Il sito di Zuckerberg vanta oggi circa 600 milioni di utenti, 22 dei quali sono italiani: una buona possibilità di uscire dall’ombra!
Nader realizza così il suo Facebook CV che, neanche a dirlo, nel giro di due mesi fa il giro del Web -e del mondo- tra tradizionali interviste, post, retweets: Inghilterra, Russia, Romania, America, Brasile, India….
E, come in ogni storia che si rispetti, il lieto fine (o inizio?) : Claudio ora lavora come Social Media Assistant e content editor in una grande agenzia di…Milano!
Se anche voi voleste provare a seguire il suo percorso, sul suo sito www.claudionader.com potrete trovare un tutorial in cui spiega come realizzare il Facebook CV.
Ma lasciamo la parola a lui, perchè ci racconti la sua esperienza.
Ci spieghi com’è nata la tua idea?
E’ nata per cercare di accendere una luce sul mio curriculum e per dare una dimostrazione diretta delle mie competenze come “media planner”. Dal guerrilla allo street marketing per le vie di Londra fino alle azioni su YouTube, Twitter o Facebook non sapevo bene che cosa volevo fare, quindi ho fatto due più due e ho concentrato l’attenzione sui due punti centrali della mia condizione di quel momento:
– un curriculum da far vedere
– un interesse preciso verso il mondo della comunicazione.
Facebook era il punto caldo della “comunicazione” e il nuovo profilo era il punto caldo di FB (ma non ancora usato da tutti) e il mio curriculum era il protagonista di questa storia.
Poi, in un suo status, il mio amico Alex si è lamentato del fatto che FB gli aveva affibbiato il nuovo profilo anche se a lui non piaceva, quindi quello era il momento in cui più di 600 milioni di persone si trovavano ad avere la stessa, identica, cosa in tutto il mondo. Ho pensato che una differenza del genere, con uno scopo così diverso, su 600 milioni di profili “solo” creativi o meno, non sarebbe di certo passata inosservata.
Quando hai iniziato ad avere i primi feedback dopo aver messo il tuo CV su Facebook?
Facebook è un servizio ad uso privato (pur considerando i contorni sfumati di questa affermazione), quindi è ovvio che nessuno viene a vedere il tuo profilo se non c’è qualcosa che lo porta fino a lì. Ecco perché i feedback sono arrivati quando io ho dato il via alla comunicazione.
Ho segnalato l’idea ad alcuni siti e blog per accendere l’attenzione e dopo un paio di settimane è uscito il primo articolo (in India, mi pare), poi un altro e un altro ancora, così è cresciuta la curiosità autonomamente.
Il profilo è stato poi inserito al top dei 12 profili Facebook più belli del mondo da Oddee e da altri siti, è stato citato come esempio per trovare lavoro sul Guardian e su Exame, uno dei magazine più seguiti in Brasile, e in diversi altri siti con intento simile, soprattutto rivolti a studenti di università americane e inglesi. Poi l’israeliano JobMob, che ha un seguito mondiale, l’italiano Spot & Web, MioJob di Repubblica, il francese Mode(s) D’emploi e altri ancora.
Oltre alle tante condivisioni ‘social’ partite dai vari articoli, molte persone mi hanno scritto da tantissimi paesi, chiedendomi a volte l’amicizia su FB e tanti mi hanno chiesto come rifarlo, per questo a un certo punto ho scritto un vero e proprio tutorial e sono uscite varie “versioni” diverse di questa idea.
Il tuo è un percorso controcorrente: invece che tentare la carriera all’estero, dove peraltro già vivevi, hai deciso di tornare in Italia. Come mai questa scelta?
Ero andato all’estero perché ero esausto dell’Italia. Destinazione: Londra. Pensando di fare il barista e basta, che infatti è quello che stavo facendo.
Poi però stando là è tornata la voglia di fare cose e quindi ho pensato di provare a farle.
Sono nati contatti locali grazie a questa idea ma poi magari sarebbe servito ancora un po’ di tempo, quindi ho colto l’occasione di collaborare come web e social media assistant in un’agenzia che mi ha trovato grazie a questa mossa. Era quello che speravo e che volevo, quindi perché avrei dovuto rifiutarlo?
Come vedi la situazione per i giovani in cerca di lavoro nel nostro Paese? Che consiglio daresti loro?
Beh, a costo di farlo sembrare un controsenso, io consiglierei di andare all’estero, non si sa mai cosa può accadere!
E poi, consiglio davvero di cercare di ottenere l’attenzione che si vuole, perché a volte ci si può riuscire.
Che dire? Grazie davvero Claudio, a nome di noi Ninja: questa sferzata di ottimismo e speranza non può che farci bene!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Arianna Rossihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngArianna Rossi2011-05-11 09:00:482011-05-11 09:00:48Il personal guerrilla marketing di Claudio Nader: scrivere il CV su Facebook [CASE STUDY]
Ricordate i film americani degli anni 50? La casina con il giaridinetto, la mogliettina perfetta, provetta donna di casa, il marito che lavora in qualche agenzia, il capo che chiama a casa nei momenti più improbi. Questa è l’ambientazione scelta dall’agenzia creativa The Ant Farm per la loro ricetta per caricare i video su YouTube.
In un clima alla Pleasantville, la mogliettina perfetta, nel suo svolazzante abitino blu, si muove con grazia nella pulitissima cucina dando istruzioni per l’operazione di caricamento come se stesse leggendo la ricetta per preaparare la torta di mele. Originale, divente e retrò: la tecnologia del nuovo secolo che ci fa rivivere il mito della Fridge Mama e le atmosfere dei film americani della metà del secolo scorso.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kiokohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKioko2011-05-10 18:00:222011-05-10 18:00:22Come caricare i video su YouTube [SPECIALE WEBBY AWARDS]
Facebook offre 1 credit (ossia 10 cents) a quegli utenti che vedranno interamente uno spot video postato sul social network.
L”idea è quella di incentivare la fruizione delle campagne advertising sfruttando la fidelity dell’utente a Facebook e alle social app che quotidianamente utilizza.
Mark Zuckerberg e il suo staff, con questa mossa, puntano ad aumentare l’appeal verso quelle aziende che vorrebbero investire su pubblicità on line ma che non hanno sufficienti garanzie sull’efficacia: andando infatti a offrire una sorta di “ricompensa” al pubblico, si rende più probabile un’alta fruizione con conseguente maggior successo della campagna.
Il sistema è stato ideato insieme a Trialpay, la società che ha sviluppato Dealspot(la piattaforma che veicola le campagne ads nelle app di Facebook): un sistema che è già utilizzato nel mondo dei giochi marchiati Zynga(Cityville e Farmville) e Crowdstar, applicazioni che ovviamente possono contare su un vasto numero di utenti.
Ma come verranno elargiti i fantomatici denari agli utenti più pazienti? Attraverso il meccanismo del Credits, ossia la “moneta” interna di Facebook. Una valuta che viene accreditata sull’account e che, ad esempio, aiuta l’utente di giochi on line, permettendogli l’acquisto di oggetti utili al proseguo del videogame. Oggi i crediti possono essere acquistati on line con carta di credito: con 1 dollaro se ne acquistano 10, ma il prezzo scende se l’acquisto è massivo: con 400 dollari se ne acquistano 4.720. Con questo sistema del “premio”, se un utente guarderà integralmente un video promozionale o utilizzerà un’app brandizzata, potrà riceverne gratuitamente e accumularli.
Come nel caso di Second Life, dove la moneta interna era il Linden Dollar, anche per Facebook il processo di fidelizzazione a un sistema fatto essenzialmente di contenuti comporta lo sviluppo di nuove forme di gestione dell’advertising, che arrivano addirittura ad elargire per guardare, in una sorta di pay per view al contrario.
L’obiettivo di questa azione, che mira ad incentivare l’utilizzo di questo particolare conio virtuale, è arrivare a far acquistare beni durevoli anche attraverso i Credits di Facebook: un po’ come sta accadendo in 5 città americane (Atlanta, Austin, Dallas, San Diego e San Francisco) dove sono già attivi i nuovi Facebook Deals,(quelli “à la Groupon per intenderci),che sfruttano la piattaforma di geolocalizzazione Facebook Place e permettono di condividere con gli amici gli sconti che si ottengono in determinati punti vendita attraverso la notifica del check-in: lo shopping online, infatti, in queste cinque città è possibile attraverso la piattaforma non solo con pagamento attraverso carta di credito ma anche, appunto, con i Credits.
Social Times Pro ha stimato in un report recentemente pubblicato che a partire dal prossimo luglio, quando questo sistema verrà messo a regime ed effettivamente la moneta zuckerberghiana diverrà utile anche per prodotti veri e propri, che il volume d’affari potrebbe raggiungere i 600 milioni di dollari entro un anno.
“Facebook’s goal is to drive a rich ecosystem around credits on multiple fronts” ha dichiarato Justin Smith, fra i fondatori di Inside Network: sembra proprio che l’obiettivo sia a portata di mano.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Francesco Gavatortahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFrancesco Gavatorta2011-05-10 16:30:532011-05-10 16:30:53Facebook pagherà gli utenti per la fruizione degli ads
Nasce una nuova tecnologia tutta italiana per trasformare i rifiuti stradali in materiale per l’edilizia. Dopo infiniti dibattiti sull’annoso problema dei rifiuti – che in Italia assume i connotati di una vera e propria emergenza – è arrivata l’ora in cui la tecnologia sviluppata dai migliori ricercatori “made in Italy” potrà restituire alle nostre città un aspetto gradevole e una nuova opportunità di sviluppo economico.
E’ la Ecocentro Tecnologie Ambientali, azienda bergamasca del Gruppo Esposito, a consentire il trattamento e il recupero di una frazione superiore al 70% dei rifiuti che, quotidianamente, si depositano lungo le strade delle nostre città.
Praticamente tutto quell’accumulo di polvere, sabbia, terriccio, carta, plastica, lattine e monete che vediamo giornalmente ai bordi delle strade e che vanno ad incrementare i quantitativi di immondizia che le amministrazioni locali si trovano – spesso con difficoltà – a dover smaltire adeguatamente.
Ora questi rifiuti potranno essere trasformati in sabbia, ghiaino e ghiaietto utilizzabili come materiali edili.
Il cuore della tecnologia degli impianti si compone di un complesso di strutture adatte al recupero e al riciclaggio dei rifiuti stradali ed è coperta da brevetto europeo a norma ISO 9001 e dalla qualificazione all’esecuzione di lavori pubblici (SOA).
La Lombardia e la Toscana sono state tra le prime regioni a smoversi: tra pochi giorni entrerà in funzione il nuovo impianto di Como (che va a sommarsi alle altre strutture già realizzate nelle due Regioni) e ci sono già accordi per implementare ulteriori nuovi impianti anche in Piemonte, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna.
A noi ninja resta solo un interrogativo: quando potremo vedere finalmente le nostre strade pulite anche nelle altre regioni?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Harikohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngHariko2011-05-10 15:30:212011-05-10 15:30:21Tecnologia e ambiente: produrre materiale edile dai rifiuti
Il green design, anche conosciuto come sustainable design, eco design o environmental design, teorizza la progettazione di un prodotto o di un sistema socio/economico nel rispetto dell’ambiente in cui viviamo. L’obiettivo del design sostenibile è creare luoghi, beni e servizi attraverso una progettazione attenta alle tematiche ambientali, riducendo quindi l’uso di risorse non rinnovabili e cercando di limitare gli effetti negativi della produzione industriale sull’ambiente.
Principi del green design
–Materiali sostenibili: materiali non tossici, riciclati o riciclabili, realizzati secondo processi produttivi che utilizzano energie alternative;
–Risparmio energetico: utilizzo di prodotti che consumano meno energia;
–Qualità e durabilità: una maggiore resistenza all’usura ed un funzionamento ottimale garantisce una riduzione dell’impatto dei rifiuti prodotti;
–Design e riciclo: un progetto che prevede un secondo utilizzo dell’oggetto prodotto come materiale;
–Biomimetica: studio consapevole dei processi biologici e biomeccanici della natura. Tutti i sistemi naturali funzionano secondo cicli chiusi in quanto non esiste il concetto di rifiuto; inoltre si fondano su interdipendenza, interconnesione e cooperazione – processi che sono alla base dei sistemi viventi – funzionano ad energia solare e rispettano e moltiplicano la diversità.
Il green design è il risultato di un processo integrato tra architettura, design e urbanistica, dalla progettazione di oggetti di uso quotidiano alla realizzazione di aree urbane; trova quindi applicazione in diversi settori quali: architettura, design urbano, ingegneria, graphic design, industrial design, interior design e fashion design. Vi mostriamo ora alcuni esempi di green design nei diversi ambiti applicativi.
Urban Design
Il Lilypad Project ideato dall’architetto Vincent Callebaut, potrebbe essere uno dei progetti più complessi e lungimiranti di green design mai concepito. Ogni complesso è strutturato per essere una città autosufficiente, ed è alimentato da una combinazione di energia termica, solare, eolica e idroelettrica. Il disegno tridimensionale crea colline, valli, spazi ricreativi, commerciali e residenziali dando loro un’organica organizzazione che li rende in qualche modo credibili come luoghi in cui gli esseri umani potrebbero vivere vite intere. Parliamo quindi di un city concept in grado di ospitare 50.000 abitanti, con una laguna centrale di acqua dolce (raccolta dalla depurazione della pioggia) che è catalizzatore della biodiversità di flora e fauna. L’obiettivo è creare un’armoniosa coesistenza della coppia uomo – natura, per esplorare così nuovi modi di vivere.
Product Design
Traendo ispirazione dalla metamorfosi di una farfalla, il designer Sherly Gunawan, laureato in product design presso Lasalle College of the Arts di Singapore, ha progettato un innovativo purificatore d’aria che rinfresca l’ambiente attraverso la vegetazione naturale. Considerando il fatto che l’aria interna può essere più gravemente inquinata rispetto all’aria esterna, il GreenAir è un purificatore d’aria interna che cresce piante viventi per l’aria fresca. GreenAir dispone di una ventola interna per spingere l’aria nella zona delle radici, utilizzando il pannello solare come fonte di energia. In tal modo una maggiore quantità di agenti inquinanti può essere purificata in un tempo più breve. Ha anche un sistema di auto-irrigazione, utilizzando filo di nylon come l’estensione della radice. Così, le piante possono assorbire l’acqua in base alle esigenze. La fioriera è realizzata in materiale biodegradabile, e quando la pianta arriva a piena crescita si può trasferire direttamente al suolo dove troverà le sostanze nutritive.
Graphic Design
Pawel Nolbert ha realizzato le grafiche per la campagna di Eco By Cosentino, azienda spagnola leader mondiale nella progettazione, produzione e distribuzione di superfici per l’ambiente cucina e bagno. Il gruppo basa il proprio sviluppo sull’espansione internazionale e un innovativo programma di ricerca che utilizza le più avanzate tecnologie nell’ottenimento di nuovi materiali. Eco By Cosentino è una superficie composta almeno per il 75% da materiali riciclati (vetro, specchio, porcellana, piastrelle e ceneri vetrificate) derivanti da prodotti finiti o da processi produttivi. Inoltre il gruppo Cosentino ha ottenuto la Environmental Product Declaration. L’obiettivo di questo progetto era quello di effettuare un’analisi ambientale di Eco by Cosentino® con lo scopo di ridurne l’impatto ambientale associato, prestando maggiore attenzione a limitare le emissioni di gas serra, all’efficienza delle materie prime, al consumo di energia e alla riduzione della quantità di rifiuti prodotti.