New York Times e Coca Cola, la prima campagna multipiattaforma in HTML5

Il 15 novembre per la prima volta il New York Times ha lanciato un’unica campagna pubblicitaria interattiva HTML5 attraverso le sue piattaforme digitali.

Coca-Cola è il marchio protagonista di questa novità e lancia un’estensione della sua campagna “Artic Home” con i suoi famosi orsi polari, non solo su NYTimes.com, ma anche sulle applicazioni iPod Touch, iPad e sul browser Safari.

L’aspetto innovativo è proprio il coordinamento degli annunci delle diverse campagne, in particolare considerando che si tratta di grandi organi di informazione il cui contenuto – pubblico – è eterogeneo e con caratteristiche diverse.

Le novità introdotte dall’HTML5 rispetto all’HTML4 sono finalizzate soprattutto a migliorare il disaccoppiamento tra struttura, caratteristiche di resa (tipo di carattere, colori, eccetera), definite dalle direttive di stile, e contenuti di una pagina web, definiti dal testo vero e proprio. Inoltre l’HTML5 prevede il supporto per la memorizzazione locale di grosse quantità di dati scaricati dal browser, per consentire l’utilizzo di applicazioni basate su web (come per esempio le caselle di posta di Google o altri servizi analoghi) anche in assenza di collegamento a Internet.

Denise Warren, il responsabile della pubblicità del New York Times Media Group nonché direttore generale della NYTimes.com spiega che la campagna Coca-Cola cerca infatti di offrire una one-stop-shopping raggiungere pubblici diversi tutti in una volta, attraverso media diversi.

Le campagne funzionano particolarmente bene con i messaggi animati: ne è un esempio il video a seguire.

La tecnologia Flash finora era lo strumento preferito per gli annunci interattivi sul desktop, ma la sua incapacità di lavorare sulla maggior parte dei dispositivi mobili era stata fino ad ora l’ostacolo per sviluppare advertising multipiattaforma. Al suo posto la tecnologia HTML5 invece presenta duttilità e possibilità di gestione.

E un aspetto fondamentale da tener presente in questi casi è come gli utenti in realtà consumano la notizia negli ambienti di consumo differenti. “Quello che stiamo sviluppando con il nostro modello è una comprensione molto più profonda del nostro pubblico tra le piattaforme”, osserva Warren. Combinare i dati utente con abilità tecnica, che deriva dall’uso del device, significa profilare gli utenti e quindi rispondere alle esigenze degli inserzionisti pubblicitari.

Groupalia, i problemi di spedizione e l'insoddisfazione degli acquirenti [CASE STUDY]

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Si presenta così Groupalia sul suo sito web, una delle principali realtà che premia i gruppi d’acquisto con forti riduzioni quotidiane su oggetti, accessori, viaggi e molto altro ancora.

In queste settimane, però, sono arrivate in redazione alcune segnalazioni di imprevisti davvero critici per una realtà che opera in questo business e che stanno mettendo (giustamente) in agitazione alcuni acquirenti. Ma procediamo per ordine raccontando la vicenda passo per passo.

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Era questa la grande promozione che, qualche tempo fa, ha interessato un gruppo di acquirenti per il costo vantaggioso e la possibilità di avere il prodotto con largo anticipo, in tempo per incartarlo e metterlo sotto l’albero.

Dopo qualche settimana dall’acquisto e dal pagamento, però, sono arrivati i primi imprevisti: con alcune mail automatiche Groupalia ha fatto sapere prima di essere in ritardo con le spedizioni, per poi annunciare che invece i prodotti sarebbero arrivati entro i termini previsti. Pochissimi giorni fa, una nuova comunicazione informava della probabile spedizione dopo Natale e proponeva agli utenti di procedere comunque ricevendo il prodotto finite le festività o di riavere entro pochi giorni il denaro speso. L’ultimo colpo di scena ha qualche ora: un messaggio inviato ad alcuni acquirenti, contenente le scuse e la garanzia di un pronto rimborso (e un buono regalo).

Da tutti questi inconvenienti, le comprensibili ire e la diffidenza degli utenti. Anche perché, sempre citando le comunicazioni arrivate in redazione, i tentativi di chiarimento sul sito e sui social network (in particolare sulla pagina Facebook) non hanno ottenuto risposte; qualcuno è stato addirittura bannato! E, intanto, le festività si avvicinano e i dubbi aumentano. In particolare, ci sarà almeno la possibilità di riavere indietro il denaro in tempo per fare una nuova sorpresa ai propri cari?

Alcune considerazioni sul caso Groupalia

Sembra che Groupalia non sia nuova a imprevisti, come mostrano per esempio questo post e i commenti che seguono e lo scambio di opinioni ed esperienze all’interno del gruppo creato ad hoc su Facebook dalle persone insoddisfatte.

Abbiamo descritto la realtà dei fatti, raccontata dai diretti protagonisti della vicenda. Concludiamo con due considerazioni finali relative alla gestione del servizio e del customer care aziendale:

> Quando si ha a che fare con ordini provenienti da molti consumatori, è inevitabile che eventuali imprevisti abbiano un eco molto maggiore, perché rendono insoddisfatte più persone. Realtà che operano in settori come questo dovrebbero dunque avviare un servizio di comunicazione al cliente e customer care rapido e affidabile, che faccia sentire lo stesso ‘al sicuro’, a contatto con l’azienda. Il discorso è ancora più valido nel momento in cui il business avviene prevalentemente sul web, uno spazio che per definizione non offre un contatto fisico tra le parti: inviare risposte automatiche non sembra la soluzione al problema.

> Last but not least, la gestione della presenza sui social network ci è sembrata un po’ paradossale e inefficace: perché aprire pagine Facebook e account Twitter, se poi i commenti degli utenti vengono cancellati e gli stessi sono bannati o allontanati in altro modo? Utilizzare i social media come semplice vetrina promozionale delle proprie offerte e/o cercando di manipolare il flusso di comunicazione non è mai la strada giusta, anzi. Occorre scendere dalla ‘torre d’avorio’ e cominciare ad ascoltare.

Mentos & Coca Cola: continua l'esperimento Rocket Car [VIDEO]

Gli ‘scienziati’ di EepyBird sono tornati! Dopo essere diventati celebri grazie ai loro esperimenti di miscelamento tra Coca Cola e Mentos, che davano vita ad incredibili fontane danzanti (nonchè ad uno dei video più virali della storia della rete, “Extreme Mentos & Diet Coke“), qualche mese fa i due si sono cimentati nella costruzione di un’automobile alimentata proprio a bollicine e caramelle. L’attenzione generata da questo duo di intrepidi tecnici ha portato anche a rilasciare un teaser per il nuovo esperimento (di cui Ninja Marketing ha parlato qui), la cui prima fase è stata pubblicata un anno e mezzo fa.

Pochi giorni fa è apparsa in rete la seconda fase: da 108 bottiglie di Coca Cola Zero e 648 Mentos, Fritz e Stephen si sono affidati alla forza propulsiva di 54 bottiglie di bibita e solo 324 confetti. Ma il risultato è stato sorprendente! In questo video potete vedere il confronto tra i due esperimenti.

E dato che ci siamo, volete rivivere le emozioni delle più curiose creazioni degli EepyBird? Ecco allora per voi “Origami non convenzionali per Post-it” e il sito ufficiale di Fritz e Stephen!

I segreti del viral marketing [INFOGRAFICA]

Spesso ci si chiede cosa abbiano di diverso alcuni contenuti rispetto ad altri, qual è l’ingrediente segreto che spinge le persone a condividerli.

Nell’infografica intitolata Going Viral Visualized, pubblicata su www.mashable.com, viene affrontato l’argomento e l’autrice Lauren Hockenson asserisce che un contenuto diventa virale se è ben recepito e ampiamente condiviso e che la viralità è l’obiettivo principale dei viral marketer.

Animali e Jingle Bells, ecco i promo natalizi 2011[VIDEO]

Che i dolci cuccioli siano diventati catalizzatori di attenzione e, soprattutto, di views, oramai lo abbiamo capito. Quello dei video che ritraggono animali sembra essere diventato un vero e proprio ciclone che non accenna a fermarsi. Se qualche settimana fa l’agenzia John St di Toronto diffondeva un video ironico sull’utilizzo oramai ipertrofico di questi soggetti anche in pubblicità (“Catvertising, la nuova frontiera della pubblicità“), per la loro promozione natalizia diversi brand hanno voluto affidare la propria comunicazione ai dolci musetti di cani, gatti e pecore. Tutti inesorabilmente impegnati a cantare (o ululare) la tradizionale melodia di ‘Jingle Bells’.

“Yodeling cat” è il promo diffuso da Walmart: Martin Agency ha pensato ad un gatto con una bocca umana stile ‘Annoying Orange’ che ci delizia intonando la canzone come un provetto micio alpino. E poi ci sono le tenerissime pecorelle di Brooks Brothers, famosa catena di abbigliamento: questa volta nessuna antropoformizzazione, fatta eccezione per le voci bianche che ricordano un coretto di bimbi.

E per finire, i cani ululanti di Pedigree in “Jingle Barks”. Di certo, tra i tre spot questo è quello più sensato, trattandosi di un’azienda che produce prodotti per cani. Non a caso, nessuna voce o aspetto fisico umani.
Pedigree e Brooks Brothers hanno pensato anche di dare la possibilità agli utenti di personalizzare il video e inviarlo ai propri amici, tramite la pagina ufficiale di Facebook e il sito istituzionale, rispettivamente. Insomma, coinvolgimento massimo…

I video in Rete sembrano essere piaciuti, più o meno tutti. Lo abbiamo detto all’inizio, la ‘carta animali’ sembre sempre funzionare, quando giocata. Ma non si rischia forse di appiattire e limitare un pò troppo creatività e originalità? Voi cosa ne pensate?

Twitter, tutte le novità nel dettaglio

La notizia è dell’otto dicembre scorso: Twitter rivoluziona la sua interfaccia proponendo nuove funzionalità e nuovi modi di interagire con gli altri utenti.

La release è già stata rilasciata per gli utenti iPhone e Android, e pian piano il cambiamento coinvolgerà tutti i 300 milioni visitatori del sito di microblogging più famoso del mondo.

Ma effettivamente, cosa cambia?

In una parola: tutto. Twitter si è rifatto il look ponendo al centro il concetto di semplicità. Twittare diventerà un’azione incastonata in una struttura più user friendly, meno complessa per i newbies che si approcciano per la prima volta ad hashtag e menzioni.

Sparisce la timeline così come la conosciamo e si aggiungono nuovi spazi d’interazione: scopriamoli insieme!


Home
“Home” diventa il posto dove si può trovare tutto ciò che si cerca su Twitter.
Questa sezione diventa un po’ quello che su Facebook è il wall – o bacheca – generale.
Quando si accederà al social network, i tweet degli utenti che si seguono si leggeranno non più a sinistra ma a destra. Il profilo utente diventerà anche lo spazio dove twittare, attraverso il noto form di inserimento testuale. Sotto, il box con i TT.

Connect
La sezione dove è possibile verificare menzioni, retweet, o quando un tweet è inserito fra i preferiti di un altro user. Sempre in questa sezione, Twitter ci informa su chi ha iniziato a seguirci.  Insomma, una commistione di notifiche e dialoghi dove è più facile monitorare le interazioni con gli altri utenti. Nella sezione “Connect” si sviluppa quello che è l’approccio più social di Twitter. È possibile anche filtrare le informazioni, scegliendo di visualizzare solo le mentions.

Discover
La sezione che raccoglie tutte le potenzialità di navigazione e ricerca: non per nulla viene indicata con un logo che riproduce il cancelletto #. Questo spazio raccoglierà i possibili utenti interessanti, come trovare persone che già si conoscono e che non si seguono ancora oltre che una serie importante di aggregatori di contenuti misurati sull’utente. Insomma, il lato da esplorare (e da scoprire, come dice il nome) di Twitter.


Me
Il nome dice tutto: il profilo dell’utente, dalle info personali alle connessioni, dagli interessi personali alle liste fino ai contenuti fotografici e video recentemente pubblicati. Insomma, una sorta di bacheca personale a tutti gli effetti, più dettagliata e user friendly di quella oggi in uso. Inoltre, in questo spazio sarà possibile gestire i direct message e, appunto, i contenuti uploadati.

Tweet
Ovvero: ciò che viene detto. I tweet pubblicati sono presenti anche nella sezione “Me”, anche se in questa sezione è possibile anche eseguire in maniera più dettagliata la ricerca per topic.

Ecco le Brand Page

Ma la rivoluzione non finisce qui: con l’avvento della nuova release nascono anche le brand page su Twitter: una notizia che in molti si attendevano, anche dopo la scelta di Google Plus di attivare un servizio simile a quello già noto di Facebook.


Come saranno strutturate le brand page del social network più veloce del mondo? Con un’intestazione customizzabile e con la possibilità di mantenere in evidenza un post nonostante la continua pubblicazione da parte degli utenti, oltre che distinguere dai tweet sponsorizzati dagli altri (nella foto, uno snapshot della brand page di Disney Pixar, ma sono oltre venti i brand che sono già presenti nel social network con questo speciale spazio, fra cui Pepsi).

Interazione

Da Mashable, scopriamo anche alcuni comandi veloci:

F: mettere un tweet fra i favoriti
R: rispondere a un tweet
T: fare un retweet
M: inviare un messaggio diretto
N: creare un nuovo tweet
Enter: visualizzare i dettagli del tweet
I: chiudere tutti i tweet aperti
Shift + ?: visualizzare tutte le scorciatoie dei comandi dati con la tastiera
J: per passare al  tweet successivo
K: per tornare al tweet precedente
Barra spaziatrice: per passare alla pagina seguente
/: comando “cerca”
.: per caricare nuovi tweet
g+h: per tornare alla Home
g+c: per passare alla pagina Connect
g+m: per andare ai messaggi diretti
g+d: per andare alla pagina Discover
g+p: per andare alla pagina Me
g+f: per andare ai tweet preferiti
g+u: per cercare la timeline di un altro utente

Embeddare un singolo tweet

Con la nuova release sarà possibile embeddare, ossia integrare nel proprio sito web, anche un singolo post pubblicato da un utente che si followa, con tutti i comandi integrati, dalla menzione al retweet. Il comando è raggiungibile attraverso il link “permalink” presente su ogni post.

In più, viene anche implementato con una nuova release TweetDeck, il noto dashboard da cui controllare i propri account.

Insomma: entro breve Twitter inserirà la quinta e si lancerà al conseguimento di un obiettivo mai troppo nascosto: il miliardo d’utenti.

L’hashtag con cui si è firmato il post dell’annuncio, #letsfly, non può che essere beneaugurante!

High Speed Photography, foto scattate ad alta velocità

L’High Speed Photography, tradotto letteralmente fotografia ad alta velocità, è una tecnica che mira a congelare eventi e oggetti in movimento che normalmente sarebbero troppo veloci per essere visti a occhio nudo.
Ciò è possibile impressionando la pellicola o il sensore nel minor tempo possibile e in un istante ben determinato.

Generalmente, oltre a una grande esperienza tecnica, è necessaria anche un’enorme pazienza atta ad affrontare tutti i tentativi e gli errori che precedono il concepimento di quell’unica, perfetta fotografia che spacca il secondo e che non potrà mai essere completamente duplicata.
E’ una tecnica riconosciuta già intorno alla metà del secolo scorso, e la costante evoluzione della tecnologia non può che supportarla nei decenni rendendola perennemente di grande attualità.

Qui di seguito, alcuni bellissimi esempi di High Speed Photography:

Foto di Cliff Saran.

Foto di Andreas Stridsberg.

Foto di Martin.

Foto di Raffaello Anatra.

Se siete rimasti affascinati da quest’arte dell’esaltazione dell’istante, un gruppo su Flickr vi offrirà la possibilità di approfondirla ulteriormente e di rimanere sempre aggiornati sulle novità del settore!

Premio Pulitzer, la nuova definizione di breaking news fa l'occhiolino a Twitter?

Alla fine di novembre, la commissione per l’assegnazione del Premio Pulitzer ha modificato sostanzialmente la definizione di “Breaking News”, regolamentando in maniera diversa, dunque, l’assegnazione del premio riservato all’omonima categoria. Un aggiornamento che sembra inevitabile, ai tempi del Tweet-journalism, che sta surclassando le agenzie e che consente ad ognuno di noi di trasformarsi in un reporter di trincea e ai giornalisti di svolgere il loro lavoro in maniera totalmente nuova.

Dando un’occhiata alla nuova definizione – anche alla luce del fatto che l’anno scorso il premio Breaking News non è stato assegnato a nessuno  – possiamo scorgere chiari riferimenti all’importanza dell’immediatezza dell’informazione ai tempi del web.

For a distinguished example of local reporting of breaking news that, as quickly as possible, captures events accurately as they occur, and, as times passes, illuminates, provides context and expands upon the initial coverage.

 

In parole povere, si parla chiaramente della capacità di raccontare, il più rapidamente e accuratamente possibile, gli eventi nello stesso momento in cui avvengono, aggiornando continuamente sulla situazione, fornendo chiarimenti, approfondimenti e ulteriori informazioni via via che il tempo passa.

Non si parla esplicitamente di Twitter e del suo uso giornalistico, ma l’approfondimento contenuto nel comunicato stampa ufficiale del premio Pulitzer è abbastanza tranchant: non è una breaking un fatto avvenuto alle 8 di sera e riportato sui giornali solo il giorno dopo.

Sono solo speculazioni intellettuali le nostre, ma l’assegnazione del Pulitzer ad un giornalista che utilizza Twitter per fare informazione di qualità e copertura in diretta di avvenimenti cruciali sarebbe un gesto significativo e una consacrazione dei new media anche agli occhi di quei professionisti che ancora nutrono scetticismo in materia.

Se volessimo fare qualche esempio in casa nostra, è sicuramente notevole il lavoro fatto da Marina Petrillo – aka @alaskaRP – giornalista di Radio Popolare attivissima su Twitter, che aggiorna in tempo reale sulla situazione di Piazza Tharir in Egitto e, dal 2010 ad oggi, su tutta la situazione politica nel mondo arabo.

Il giornalismo tradizionale subirebbe uno shock da un’eventuale assegnazione del Pulitzer ad un tweet-giornalista? Ci auguriamo di sì, anche se in realtà molto si sta muovendo al di là dei riconoscimenti ufficiali. I giornalisti su Twitter che fanno un buon lavoro di live reporting da eventi e “zone calde” si moltiplicano.

Le agenzie perderanno il loro ruolo di fonti primarie e si occuperanno sempre più di content curation? Voi che ne pensate?

Social media job hunting: trovare lavoro grazie al web 2.0 [INFOGRAFICA]

I social media non hanno profondamente cambiato solo le strategie di marketing e comunicazione, ma anche i processi di costruzione e gestione del personal branding delle persone e dell’employer branding organizzativo.

Per chi cerca lavoro è molto importante aggiornare il proprio profilo sul Web 2.0 (mostrando le competenze in possesso e il percorso formativo fatto), utilizzando le piattaforme anche per cercare offerte di lavoro e interagire con altri utenti che hanno avuto esperienze in particolari aziende. Ma anche le stesse aziende possono sfruttare gli strumenti web per posizionarsi e promuovere le posizioni interne vacanti, ricercare attivamente potenziali candidati e/o intervenire in caso di crisis management (causata per esempio da lavoratori scontenti).

“Can Facebook Get you a Job?” è un’infografica creata da MBA online utilizzando i dati di una survey USA Jobvite che riassume l’impatto dei social media sui processi e le modalità di job hunting e recruiting: vediamo come Facebook, Twitter, LinkedIn e le altre piattaforme possono essere usate con questo scopo!

Si parlerà di personal branding anche nel primo Master Online a cura di Ninja Academy e Ninja Marketing! 60 ore di formazione sui temi di marketing e comunicazione innovativa più richiesti oggi dalle aziende. A questo link trovate il programma: approfittate dell’early booking fino a metà Dicembre iscrivendovi qui a un prezzo scontatissimo!

Coca Cola & Benfica, il non crimine che paga a Natale

Natale si sa, ci rende più buoni, anche sotto il profilo del marketing.

Ancor più noto, in termini pubblicitari, è il fatto che se c’è un marchio che durante le feste brilla per creatività ed incisività questo è la Coca Cola.

Innanzitutto perchè, per ragioni storiche, si può affermare che la lattina più famosa del mondo il Natale l’ha creato a sua immagine e somiglianza : Babbo Natale di suo sfoggerebbe un look verde, scende dai nostri camini di rosso vestito proprio grazie alla bevanda americana, ratio ruber la chiamerebbero i latini.

Senza però sfociare in inusitate considerazioni sull’iconografia commercializzata, possiamo affermare senza timore di essere smentite che gli spot e le campagne Coca Cola da sempre hanno dato il timbro ed il tono nell’ambito del settore.

Il video che vi proponiamo in questa circostanza in un certo senso è una sorta di evoluzione pubblicitaria, un passaggio dallo spot alla “volemose bene” cui siamo soliti assistere verso una tipologia più sofisticata, che utilizza il messaggio tipico delle pubblicità progresso il cui compito è quello di segnare positivamente il senso comune.

Lo spot si svolge a Lisbona, nell’ Estadio da Luz, la casa della formazione di calcio del Benfica, una delle signore del calcio europeo, ed in particolare nell’official store della franchigia lusitana, ma lasciamo che le immagini parlino per sè :

Il filmato si apre con una introduzione che ci svela il meccanismo da candid camera, ci spiega come venga lasciato, all’interno dello stadio, un portafogli con al suo interno un biglietto per il big match di turno del Benfica, l’attesissimo derby con lo Sporting di Lisbona (un po’ come se a Roma ci imbattessimo in un biglietto valido poco prima del derby con la Lazio tanto per vederlo in ottica italiana).

Una schermata lancia poi il quesito sulla possibile reazione degli avventori : “Cosa faresti se trovassi un portafogli ? Cosa faresti se ciò avvenisse il giorno prima di una partita importante ed al suo interno ci fosse un biglietto di proprietà di un tifoso avversario ?”

Il sasso è lanciato nello stagno, per chi ama il calcio, così come per la persona comune il dilemma è non di poco conto, specie in tempi di crisi. E invece no. Non c’è dilemma che tenga, è Natale, e se in condizioni normali civiltà suggerirebbe di cercare il proprietario del portafogli, durante le feste la morale si fa obbligo.

Di qui una serie di restituzioni (ammirevoli e plaudite) da parte degli ignari protagonisti della campagna, una mirabile attestazione di bontà ed educazione che riesce a travalicare anche i meccanismi di acerrima rivalità propri del mondo del calcio, chiusa con una nuova schermata che ci rincuora sul fatto che quanto visto non sia una scelta di montaggio benevola ma la consacrazione del motto “a Natale siam tutti più buoni”

Ma la Coca Cola in tutto questo che fine ha fatto ?

L’epilogo è di quelli che ammiccano alla morale ma abbracciano il voler essere non-natalizi. L’istanza narrante infatti, ci mette infine a conoscenza di come la giusta scelta dei supporters, tra applausim pacche sulle spalle e Coca d’ordinanza per il brindisi, venga premiata con un biglietto omaggio per la partita di cui sopra e le immagini volgono al termine  con il saluto del Da Luz festante che plaude ai suoi tifosi buoni samaritani e si chiude l’invito della multinazionale a credere  in un mondo migliore da aprire alla felicità.

Possibilmente lattina alla mano.