La scorsa settimana ve ne abbiamo parlato in occasione dell'annuncio dei vincitori dei Lovie Awards '11. Il nostro direttore Mirko Pallera ha avuto l'onore di premiare Nuok con il bronzo nella categoria Travel/Tourism. Oggi ci immergiamo totalmente nel progetto intervistando la sua fondatrice, Alice Avallone.
Innanzitutto ancora congratulazioni per il premio! Cosa ha significato per te e per il tuo progetto vincere questo bronzo ai Lovie Awards?
Abbiamo vinto, abbiamo vinto! Sono state queste le parole al telefono di Leonardo alla pubblicazione della lista dei vincitori sul sito quella domenica. Era davvero l'ultima cosa che potevo immaginarmi. Il giorno prima un grave incendio ha coinvolto la mia casa natale ad Asti, distruggendo ogni cosa e lasciando solo macerie. Ricevere quella chiamata dopo uno shock così forte, è stata un'emozione indescrivibile. Per me è stato un segno, una spinta a non lasciarmi andare nello sconforto più buio. Nonostante tutto, c'era qualcosa creato da me nel mondo che non solo aveva conquistato una giuria così prestigiosa, ma che finalmente aveva premiato davvero i miei sforzi e la passione incredibile del mio team. Oggi a distanza di qualche settimana ancora provo una grande gioia. La scorsa domenica mi sono commossa a vedere le foto dei miei nuokers riuniti a New York per una cena. Sapere che ci sono giovani italiani così pieni di talento che si incontrano solo per il piacere di stare bene e condividere la propria scoperta delle città, mi apre il cuore.
Ad ogni modo, penso che nessuno di noi si fosse ben reso conto, prima della pubblicazione dei risultati e della serata di premiazione, della portata di questo premio. Come abbiamo scritto nel nostro resoconto, l’emozione forse ha fatto il suo gioco nel discorso di presentazione a Londra, ma il vero ringraziamento è per i nostri lettori che ci supportano e che condividono con noi questa grande passione per le città del mondo, nelle quali i nostri quaranta editori cercano ogni giorno di coglierne il lato meraviglioso, creativo e gustoso per poi raccontarne la storia e invogliare ognuno di voi a scoprire cosa di bello c’è in ciò che ci circonda.
Da blog personale Nuok è diventato in poco tempo un grande network di creativi italiani nel mondo. Ci puoi spiegare quali sono state le fasi di quest’evoluzione?
Nell'agosto del 2009 sono partita per la City per una decina di giorni da turista. Avevo chiesto tanti consigli ad amici che c'erano già stati, avevo comprato pile di guide e consultato tutti i principali siti. Risultato? Una marea di informazioni confuse e contraddittorie. Vai a Chinatown, no non andare che è pericolosa. Sali sull'Empire, no è meglio il Rockefeller. Non andare a Brooklyn che ti sparano, vai a Brooklyn che è una perla. Insomma, ho deciso di aprire il mio blog personale di viaggio. Volevo un nome corto e simpatico che ricordasse New York, così mi sono chiesta: come pronuncerebbe un bambino? Niuiorc, Nuiorc, Nuoc, ci siamo, Nuok. Il dominio era libero e in una notte ho messo su Wordpress e iniziato a scrivere dei posti che vedevo. Ho conosciuto poi il mio fidanzato Leonardo, scrittore e sceneggiatore, e l'ho coinvolto. E poi un fotografo italiano, e così via.
Questo video è stato realizzato dalla sand artist Silvia Emme per Nuok.
Nel giro di una settimana, Nuok stava diventando la casa per tutti i giovani creativi italiani a New York. In pochi mesi, da semplice community è passato a vero e propria guida turistica unconventional, e dopo un anno da New York, ci siamo allargati alle più belle città del mondo, chiamandole con la pronuncia italiana dei nomi originari. Negli ultimi mesi abbiamo chiuso il cerchio: i nostri urban safari coinvolgono anche le città italiane, rigorosamente chiamate in dialetto locale!
Quali novità dobbiamo aspettarci noi lettori nell’immediato futuro di Nuok?
L'abbiamo annunciata da mesi e mesi, ma l'applicazione mobile non è stata ancora ultimata. E' arrivato il momento per noi di finalizzarla: una prima versione base, con mappe interattive, sarà rilasciata a breve. Questo mese stiamo festeggiando i due anni di nascita del progetto, con giveaway speciale e Nuok Dinner aperte anche ai nostri fans. A New York è stata il 12 novembre, mentre a Milano sarà il 24 novembre e a Roma il 3 dicembre.
Infine, sabato 19 novembre, saremo al Cinema Massimo di Torino per la premiazione del Faber Meeting con Marco Berry: incrociate le dita per noi! Ah, in primavera riapriremo il nostro internship program: è tutto nelle nostre divertentissime FAQ.
Domanda personale. Anche tu come molti sei una creativa scappata dall’Italia che ha poi ottenuto successo. La tua è stata più un’esigenza (Nuok non poteva che nascere da New York) o la tua scelta di espatriare è nata dall’insoddisfazione rispetto ad un sistema, quello italiano, che spesso non premia i talenti ma li avvilisce?
Sono scappata a New York per amore, proprio non avevo il sogno americano. In quella vacanza del 2009 ho conosciuto il mio attuale fidanzato Leonardo (e cofounder di Nuok!) e grazie a lui ho vissuto a New York per più di due anni. E' vero, Nuok non poteva che nascere da New York, ma il segreto è stato l'entusiasmo della scoperta di un nuovo mondo. Non sono arrabbiata nei confronti del mio paese, ma è innegabile che l'entusiasmo che hai quando sei altrove aumenta a dismisura e ti stimola a creare e sforzarti di più.
Mi sono sempre chiesta perché ci sono centinaia e centinaia di giovani che sognano New York, una città di otto milioni di persone dove c'è oggettivamente meno lavoro che in una qualsiasi Milano e dove è altrettanto oggettivamente impossibile ottenere un visto decente e lavorare legalmente? Perché a New York sembra che aprirsi una pasticceria sia più easy che in Italia? Perché a New York siamo disposti a fare lavapiatti, camerieri e spazzini pur di vivere tra cemento e traffico – mentre in Italia storciamo il naso? Qual è il motore che ci spinge? Questo un estratto di una lettera che uscì l'anno scorso, scritta da un italo americano nato e cresciuto nella Grande Mela proprio per Nuok...
"(…) mi lascia perplesso vedere quegli stessi italiani che nel loro paese sono così impotenti, arrivare a New York e rinascere. All’improvviso, quelle stesse persone – che solo pochi mesi prima si lamentavano del torpore sociale di Firenze, Roma o di una qualunque provincia – riscoprono di avere entusiasmo, creatività, immaginazione, idee, business plans e coscienza sociale. Di colpo, smettono di lamentarsi e “cominciano a fare”, perché – come tutti sanno – New York non ha tempo per i frignoni."
Che avesse ragione Seneca? Non sarà che davvero pensiamo sempre che la felicità sia altrove? Forse è così davvero, nessuno escluso, anche per me. A inizio settembre sono volata per un paio di mesi in Australia ed ho scoperto così quale sarà la mia prossima meta!