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  • Storia ed evoluzione delle Serie TV [HISTORY]

    13 Maggio 2011

    Approfittando dell’aiuto degli amici di Ben & Jerry’s Italia, che hanno inaugurato sul loro sito web una serie di infografiche dal titolo “Info Creamy Series”, vi accompagnerò a fare un viaggio nell’evoluzione delle Serie TV. Per iniziare vi allego una coloratissima infografica che raccoglie divise per generi le serie vintage.  

     

    Serie TV, queste sconosciute

    Si dice telefilm, serie tv o serial tv? Tecnicamente, ognuno dei tre termini è legato ad un preciso significato, ma ormai si usano quasi in modo indifferente. Fatto sta che sono il genere di intrattenimento più prezioso, in quanto possono durare per anni e in alcuni casi generano vere e proprie manie (qualcuno ha detto Lost?), tenendo altissimo l’engagement dei fan. Ma come sono nate le serie tv? Di certo dobbiamo andare a ripescare molto nel passato: i primordi vanno cercati nei feuilettons (romanzi pubblicati a puntate, periodicamente) dell’800, passando per i radiodrammi, i fumetti e le saghe cinematografiche. Tutto questo per dire che a livello narrativo non c’era nulla di nuovo. La novità rivoluzionaria era nel mezzo scelto per la diffusione, cioè quello televisivo, che permetteva di raggiungere il grande pubblico popolare. Facciamo allora una passeggiata nella storia, menzionando i più famosi nelle varie epoche:

    Anni ’50

    Il primo telefilm d’autore, Alfred Hitchock Presenta (indimenticabili la sagoma del regista e la musichetta della sigla) andò in onda nel 1955 sul network CBS. Ma già prima, nel 1951 era partita la messa in onda in prima serata di I Love Lucy (in italia Lucy ed io), la prima sit-com della storia, con un successo mai visto prima. Dieci milioni di spettatori si incollavano allo schermo per guardare le vicende di vita quotidiana di Lucille Ball (che è stata per diversi anni anche l’unica donna protagonista di una serie). Vedendo il successo di Lucy, tutto il mondo televisivo si interessò a questo tipo di prodotto, e nacquero gli sceneggiati, le sit-com, le soap opera e le telenovelas, alcune delle quali vanno in onda ancora oggi (anche in Italia, non ci crederete, c’erano produzioni fortunate, come La svolta pericolosa). Insieme a questi filoni di intrattenimento, si videro anche le prime serie di fantascienza: chi non conosce Ai confini della realtà? Cioè, ci propinano ancora la serie rimasterizzata in edicola! Le situazioni erano tutte molto borderline, ma comunque verosimili, e quindi creavano il fattore thriller.

    Anni ’60

    Le serie di fantascienza, o se preferite di science fiction (sci-fi) fecero da strumento catartico per le paure della popolazione, finchè ci fu una rivoluzione nel 1966. Nasceva infatti Star Trek, che spinse l’ottimismo dell’uomo nei confronti del futuro a livelli mai raggiunti e fu in grado anche di incoraggiare l’innovazione tecnologica, ispirando gli scienziati ad “imitare” i congegni nati dalla fantasia degli sceneggiatori. Alla paura del futuro si sostituisce la voglia di conoscere ed affrontare l’ignoto e prendere decisioni difficili: lasciare o no un compagno di viaggio su un pianeta sconosciuto perché una forma aliena si è convinta di essere sua madre e suo padre contemporaneamente? Parallele al filone della fantascienza c’erano serie più concrete, come Gli intoccabili (sì, proprio gli stessi del film di Brian De Palma) e Il fuggitivo (non ancora Harrison Ford, sarà anche vecchio ma non così tanto…). Erano nati gli eroi quotidiani, cioè medici, avvocati e poliziotti, in tutte le salse e declinazioni, dei quali ormai conosciamo così tante cose che potremmo sostituirli se hanno qualche impegno. Abbiamo il tenente Colombo e il primo Doctor Who, o Gilligan’s Island. Ma non dimentichiamo le serie comiche come Get Smart, il Benny Hill Show e i pezzi stratosferici dei Monty Python (inventori dello spam, tra le altre cose). Ci si concentra quindi anche sui personaggi, non solo sulle storie, e nascono capolavori memorabili come Batman (quello senza effetti speciali e con le onomatopeiche sparate a pieno schermo), Bonanza e La Famiglia Addams. Poco alla volta si svela il passato ed il carattere dei protagonisti, aggiungendo l’introspezione alla trama orizzontale (cioè il filo conduttore della serie).

    Anni ’70

    Diminuisce la censura, e questo permette spunti ancora maggiori agli ideatori, che sdoganano (solo dopo venti anni) la figura femminile come eroina e non solo come soprammobile: parlo i personaggi come La donna bionica e le Charlie’s Angels, bellissime ma anche intelligentissime, profonde conoscitrici di tutte le arti e le scienze, e già che c’erano anche esperte di nouvelle cuisine (giusto perché nei telefilm l’abbondanza faceva bene, all’epoca in cui non si guardava tanto al realismo). Siamo giunti agli anni ’70, durante i quali le rivoluzioni sociali degli anni subito precedenti esercitarono una notevole influenza: arrivano temi che non sarebbero mai stati trattati prima. Vediamo il razzismo (citiamo George dei Jefferson, il primo personaggio politically incorrect della storia) la corruzione de Le strade di San Francisco con un giovane Michael Douglas, il degrado urbano che quotidianamente affrontavano i poliziotti più famosi della storia, Starsky & Hutch, e poi un nuovo punto di vista sulla famiglia e sul passato (Happy Days per l’immediato e La casa nella prateria per il remoto, entrambe vengono ancora trasmesse con regolarità), senza contare le storie della nave dell’amore (Love Boat)… e ancora le indimenticabili Dallas, i Chips (ovvero le avventure dei poliziotti stradali più sfortunati dell’universo), il Muppet Show, i cugini Duke di Hazzard, il tenente pelato Kojak, tante, troppe da ricordare tutte.

    Anni ’80

    Insomma, non c’era niente di cui non si potesse trattare (e quasi nulla che non sia stato trattato alla fine), ma forse mancava un minimo di autorialità, che è venuta poi negli anni ‘90. Tuttavia, il decennio intermedio, per certi versi di transizione, ha portato dei successi grandissimi, che potete tutt’ora ammirare ciclicamente su Rete 4. Inutile spiegarvi chi siano i componenti dell’A-Team, il detective eternamente squattrinato Thomas Magnum oppure lui, il laureato in fisica nucleare ma custode della sapienza suprema, nonché capace di costruire un carrarmato con un paio di forbici, l’unico ed inimitabile Angus McGyver. Mostri sacri che ancora accompagnano le nostre giornate, come Supercar, Matlock o il Cosby Show (poi evolutosi ne I Robinson) furono usati come trampolino di lancio per altre serie come Baywatch e Fame (la nostra Saranno Famosi), che trattavano argomenti leggermente diversi dalla massa, ma hanno contribuito comunque all’espandersi dell’universo delle serie televisive con il teen drama ed il musical. E pensate che stavo per dimenticare Miami Vice, dove tutta la città sembrava un grande videoclip musicale, e la squadra antidroga lavorava più degli operai della Chrysler, non disdegnando di trasgredire la legge di tanto in tanto! L’attaccarsi alla realtà portò invece all’estremo opposto, dove la fantascienza ci ha donato una rivisitazione della storia della Seconda Guerra Mondiale, vista però come un’invasione di lucertoloni alieni mascherati da umani ed in procinto di invadere definitivamente la Terra con astronavi fatte di Domopak (sotto il nome di Visitors).

    Anni ’90

    Entriamo adesso negli anni ’90, e godiamoci i risultati delle sperimentazioni del decennio precedente: qui anche i meno esperti conosceranno decine e decine di titoli. In questo decennio si nobilitano i telefilm, rendendo le storie meno banali, ed anche i personaggi, grazie ad autori molto più impegnati. Pensate a David Lynch ad esempio, che ci ha regalato un capolavoro assoluto come I segreti di Twin Peaks: ancora oggi qualcuno si chiede chi abbia ucciso Laura Palmer, ma all’epoca se lo chiedeva un po’ tutto il mondo. Vennero produzioni sempre più coraggiose, e sempre di maggior successo: la leggerezza di serie come Friends, Will e Grace o Ally McBeal ha influenzato tutte le sit-com degli anni successivi, mentre titoli come X-Files e Buffy si sono serviti dell’amplificazione dei fatti e delle emozioni (con l’orrore e la fantascienza) per raccontare i turbamenti veri della popolazione, i drammi adolescenziali, i pregiudizi ed i complotti politici. La linea tra legge e crimine si assottigliava sempre di più nella realtà, una realtà che iniziava seriamente a far paura, e fu così che spuntarono NYPD Blue (che raccontava i lati negativi del mestiere di poliziotto) e Law & Order (che invece si focalizzava sui difetti del sistema e le infamità della burocrazia). Una menzione speciale per i Simpson, che hanno superato le 20 stagioni e, malgrado un piccolo calo fisiologico negli ultimi anni, sono ancora meglio del 90% della commedia televisiva esistente, ma nei punti più alti sono assolutamente inarrivabili, specialmente se visti in lingua originale: un mix fantastico di cuore, dialoghi esilaranti e gag divertenti. E’ in questo periodo che le serie smettono di essere prodotte per riempire i palinsesti e cominciano ad avere una funzione narrativa, linguistica, comunicativa e sociale, grazie anche al pubblico che non è più costretto a prendersi la storia così come viene fornita (cioè scarna di sottotesto), ma può vedere anche tanti sottintesi nelle vicende narrate, e discuterne con gli altri ascoltatori: anche nelle ville immense di Beverly Hills ci possono essere delle difficoltà (90210, che poi non è altro che il codice postale), ed anche negli ospedali ci sono le storie d’amore (Melrose Place ad esempio).

    2000 e oltre

    A cavallo del nuovo millennio la popolarità e la potenziale penetrazione di mercato offerte dalla televisione sorpassano definitivamente quelle del cinema (tanto che alcuni attori famosi si spostano nel piccolo schermo), anche grazie a dei geni come J.J. Abrams, che ha sconvolto la vita (e l’orologio biologico) di tantissime persone con opere d’arte come Alias, Lost (entrambe concluse rispettivamente dopo cinque e sei stagioni) e Fringe (di cui si è appena conclusa la terza stagione con un colpo di scena spaventoso, e si attende la quarta). Ottime anche l’ironia malavitosa de I Soprano, la serie su un’agenzia familiare di pompe funebri Six Feet Under e la prima ed unica serie in tempo reale, 24, dove un minuto di episodio era veramente un minuto della vita di Jack Bauer, super-agente dell’antiterrorismo. Siamo arrivati più o meno ai giorni nostri, dove la nostra carrellata di ricordi finisce, e sarebbe inutile fare un elenco delle serie trasmesse in questi anni, perché le conosciamo. Parlerò invece dei filoni narrativi più recenti. Partiamo dalla cosiddetta rivincita dei nerd, dove il fascino dello “smanettone” è stato rilanciato molto forte da vari telefilm: primo tra tutti il successone The Big Bang Theory, nato dalla mente geniale di Chuck Lorre, ma molto buoni sono anche Chuck e The IT Crowd. Sul fronte sci-fi la già citata ed unica nel suo genere Fringe viene affiancata da serial vampireschi come True Blood o The Vampire Diaries (ma personalmente rimpiango la tanto bella quanto anticipata Moonlight), le investigazioni particolari di Warehouse 13 e Eleventh Hour, o le varie persone comuni che scoprono di avere dei superpoteri (Heroes, Misfits, The 4400). Menzione a parte per Battlestar Galactica. Ci sono anche varie rivisitazioni di generi già proposti: il medical drama viene trasformato con i casi del Dr. House e preso in giro da Scrubs, il poliziesco diventa prima ipertecnologico con CSI ma poi ritorna alla vecchia maniera e pieno di deduzione con The Mentalist e Lie to Me, ritornano gli artisti della truffa con le varie Leverage, Hustle e White Collar. Tornano prepotentemente alla ribalta le donne con Sex and the City, The L World e Lipstick Jungle. Assolutamente degne di nota la fantastica dark comedy Dexter e l’ironica e molto atipica Psych (un finto sensitivo risolve casi veri per la polizia). In ultimo, come non citare il fenomeno Glee, che appassiona un po’ tutto il mondo. Tanti generi nuovi, tanti generi vecchi ma rinnovati, è stato scritto e rappresentato tutto di tutto. Da appassionato, non posso che dire grazie a tutti quelli che hanno prodotto e produrranno ancora serie televisive. Infine, devo dire grazie a voi che avete letto questo (lungo) articolo: spero vi sia piaciuto ricordare insieme a me le serie che vi hanno appassionato, rapito o fatto arrabbiare, e vi chiedo anche scusa se ne ho dimenticata qualcuna, ma rendere 60 anni in questi pochi paragrafi era davvero difficile. Alla prossima puntata! (è proprio il caso di dirlo, visto l’argomento che abbiamo trattato)

    PS: Vediamo un po’ quante ve ne ricordate…