
Ebbene si è un giorno triste per tutti noi, è inutile che vi strappiate i capelli, non serve a nulla affogare il dispiacere nell’alcol, lasciate stare le lamette per carità, dovremmo farcene una ragione miei cari, Hollywood è spietata e le major cinematografiche sono peggio del più feroce dittatore sudamericano.
Se a questo aggiungiamo che non potremmo più leggere gli aggiornamenti né di Cameron Diaz né di Mike Myers durante tutta la lavorazione del nuovo capitolo di Shrek allora il quadro della disperazione è davvero completo.
Ma perché tutto ciò? Perché privarci di tali indispensabili fonti di sapere?
Come detto è colpa delle major che ultimamente nei contratti per gli attori inseriscono clausole che vietano appunto di usare Social Network quali Facebook e Twitter, ad esempio, per evitare fughe di notizie sulle trame e sulle sorti dei personaggi di film e telefilm. Come è accaduto per la serie Heroes. Uno degli attori, infatti, Greg Grunberg, ha svelato ai suoi followers alcune novità sull’ultima puntata della terza stagione gettando nel panico più totale sceneggiatori e produttori.

Dunque urgeva una dura presa di posizione da parte dei produttori hoollywoodiani e reazione c’è stata. Avvocati senza scrupoli lanciano frasi intimidatorie che non fanno presagire tempi migliori, l’offensiva è "solo agli inizi", come sottolinea un legale specializzato in contratti cinematografici e aggiunge ancora "Hollywood ha una lunga tradizione di controllo su ciò che le star dicono ai media. Stiamo vivendo una nuova fase, che deve ancora essere controllata”.
La pacchia è finita. Non potremmo più conoscere retroscena in anteprima dalla viva voce dei protagonisti dei film, né avremmo modo di sapere a che ora Cameron Diaz si recherà sul set d’ora in poi. Chissà se almeno ci consentiranno ancora di vedere le foto di Lenny Kravitz che fa la pipì o di Demi Moore in mutande prima che si mette il pigiama felpato per andare a letto.

Questo perché molti atleti avevano detto un po’ troppe cose ai loro fan, fino a divulgare dettagli relativi alle trattative di mercato che li vedevano direttamente coinvolti o addirittura a raccontare in tempo reale le parole dell’allenatore durante l’intervallo delle partite.
Al bando Twitter e Facebook quindi. Ma non sempre.
Se lo sport statunitense e l’industria cinematografica, diciamo così, ordinaria li vietano, c’è invece un’altra industria dell’intrattenimento che se ne serve in maniera sapiente, ed è quella del porno.
Qui non è in corso nessuna guerra da parte delle major, anzi gli account di attori ma soprattutto attrici si moltiplicano di giorno in giorno e nessuno ci pensa minimamente a chiuderli.
Anche perché, diciamoci la verità, se pure qualcuno volesse spifferare qualcosa sulla trama di un film non credo ci sarebbe nulla di così originale da tenere nascosto.









