C'è chi le usa per divertirsi, chi per cercare l'amore della vita, chi per passare il tempo, chi giura di non usarle ma viene beccato tra i match di Tinder. Le app di incontri online sono diventate un must have per i Millennial, e per quanto i single incalliti possano negarlo, l'impressione della sottoscritta (bestia rara fidanzata da anni che non le ha mai usate) è che sì, il digitale abbia cambiato il nostro modo di innamorarci, radicalmente. Ma è un bene o un male?
Ricordo ancora un tempo, davvero non troppo lontano a ben guardare, in cui i siti di incontri online erano praticamente un taboo, qualcosa di vagamente imbarazzante e sicuramente privato, di cui non si parlava se non con pochi intimi. Tempi in cui, a torto o a ragione, frequentare questi siti (che le app ancora erano lontane!) era da "sfigati". Non c'è da sorprendersi che il creatore di quello che è stato probabilmente il primo sito di incontri online, Web Personals, fosse uno studente di ingegneria decisamente nerd che aveva problemi a conoscere ragazze all'università.
Prima ancora delle app di incontri online: dal bar ai social
Il primo grande cambiamento nel nostro modo di conoscere persone nuove e instaurare relazioni (di qualsiasi sorta), sono stati i social networks. Chiariamoci: tutti coloro che sono stati ragazzini a cavallo degli anni duemila hanno avuto qualche "amico di tastiera" sui forum o sulle chat (sì, quelle con lo sfondo nero e le scritte colorate!), ma Zuckerberg ha rivoluzionato la vita di tutti i single introducendo due grandi evoluzioni: l'immagine del profilo e gli interessi.
Ovviamente, in quest'ordine: per cui la prima cosa che si vedeva e valutava era l'aspetto estetico (in fondo, questo succede anche nella realtà) e solo a seguire l'"affinità". Che serviva sia per capire se puntare a una scappatella o una relazione, sia soprattutto per attaccare bottone con un perfetto sconosciuto su Facebook.
BOOM! La strada era aperta per una nuova era di incontri, online ovviamente.
Dal due di picche allo swipe sullo smartphone
Veniamo ai giorni nostri: in metropolitana ci si guarda intorno e non è inusuale vedere persone che, sul loro cellulare, passano compulsivamente il dito da un lato all'altro dello schermo, finché, con un sorriso malizioso (per i più navigati, nemmeno quello), non fanno la stessa cosa invertendo la direzione. Allo stesso tempo, sempre più spesso le nuove coppie, davanti alla domanda classica "come vi siete conosciuti?", rispondono senza troppi convenevoli di essersi incontrati sulla taluna o talaltra app di incontri online, talvolta giurando e spergiurando di averlo usato in quell'occasione per la prima volta (forse retaggio di quel vecchio taboo?).
Insomma, gli incontri online sono stati decisamente sdoganati negli ultimi anni, anzi sembrano diventati il modo principale di incontrare nuove persone ai tempi delle app. Questo, di per sé, non è assolutamente un male a mio modesto parere: come direbbe l'ideatore di Web Personals citato prima, aver reso mainstream l'uso delle app di incontri ha dato una grossa mano a tutti quegli animi timidi che, solo una generazione fa, combattevano con le unghie e con i denti per spiccicare parola con una ragazza (o viceversa), mentre oggi possono con un solo gesto del dito far conoscere il proprio interesse, passando la palla nelle mani dell'altro.
Il classico Tinder, che ormai è un must delle app presenti in tutti gli smartphone quasi al pari di WhatsApp e Spotify, è solo la punta dell'iceberg, ed è forse quello preso meno sul serio proprio per la popolarità che ha ormai raggiunto. Ho assistito a conversazioni sull'opportunità o meno di inserire foto con un animale in braccio per ottenere più cuori su Tinder, e questo la dice lunga sulla trasparenza e l'onestà dei collegamenti che si possono fare.
Molto più specifico e utile, ad esempio, è Happn, che realizza il romantico sogno di incontrare di nuovo il bellissimo sconosciuto con cui si sono incrociati gli sguardi camminando per strada. Geniale, sia perché molto più attraente dell'idea dietro molte altre app di incontri, sia perché aumenta le probabilità di avere qualcosa in comune con lo sconosciuto in questione oltre a dei generici interessi - la via di casa, la palestra, il luogo di lavoro... chissà, bisogna solo chiedere!
Oppure il futuristico Dating AI, che permette di cercare l'anima gemella che più somigli al nostro attore o cantante preferito, in base ad un algoritmo di confronto facciale basato sulle immagini: il sogno di ogni ragazzina che ha avuto una cotta per il suo idolo famoso, insomma. Ma potenzialmente utile anche per proteggersi da spiacevoli inconvenienti alla Catfish, visto che in un mondo di incontri online è facile utilizzare l'identità di qualcun altro.
A questo proposito, forse con un po' di sessismo implicito, molte app hanno deciso di mettere il potere decisionale completamente nelle mani delle donne: è il caso di Bumble, per esempio, che si pone come lo strumento di incontri online anti-importuno per il gentil sesso. Ma se queste app vi ricordano il fare la spesa al supermercato, c'è anche chi ha puntato tutto sulla "qualità" degli incontri proposti e sull'unicità invece che sulla quantità, come Once, che propone un match (e solo uno!) appositamente scelto al giorno, perfetto esempio di slow-dating.
Fino agli incontri offline tramite app
Ma il fenomeno va al di là delle sole applicazioni o siti di incontri online, visto che il digitale ha ormai investito in toto la nostra capacità di incontrare persone nuove. Anche chi orgogliosamente si professa "astemio" di app di incontri spesso è un assiduo utilizzatore di altri tipi di app, che anche se non finalizzate all'incontro amoroso, sono comunque un mezzo digitale che utilizziamo per conoscere altre persone.
Mi vengono in mente coppie che si sono innamorate (o quantomeno frequentate) grazie a Blablacar, Airbnb, Gnammo o altre app di sharing economy (che a quanto pare non serve solo per viaggiare), bellissime esperienze assolutamente reali che però nascono da incontri che non ci sarebbero mai stati se non fosse stato per il digitale.
Ci sono poi tutta una serie di siti e app che si pongono un po' nel mezzo, a metà tra una app di incontri online esplicita e una "funzionale", finalizzata alla condivisione e all'apertura. La nuova moda delle feste a casa di sconosciuti, organizzate e trovate tramite app come Situa o la nostrana ComeHome, è l'esempio perfetto di quanto il nostro modo di conoscerci sia sempre più filtrato dal digitale, tramite algoritmi sempre più sofisticati o la creazione di occasioni sempre più diversificate per ogni esigenza. Insomma, sicuramente stiamo diventando sempre più social, ma siamo anche davvero più sociali?
Rischiamo il binge-swiping?
Che tutto questo sia un bene o un male non è dato sapere e se, come sostenuto prima, questi sistemi hanno effettivamente aiutato a trovare l'amore con maggiore facilità orde di cuori timidi e solitari, dall'altra parte ci espongono a rischi maggiori, ci spingono a strumentalizzare l'altro, e rischiano addirittura di infilarci in pericolosi circoli viziosi da cui sarà difficile uscire. Sì, perché se ci abituiamo a fare binge-swiping di persone come facciamo binge-watching di serie TV, la dipendenza è dietro l'angolo.
E se da una parte conosco tante persone che si sono incontrate grazie alle app di incontri online, ne conosco altrettante (o forse di più?) che si sono lasciate a causa di queste. A volte perché si cerca una fuga dalla routine; altre volte, purtroppo, perché non si è in grado di apprezzare un incontro nella vita reale, e si cade più facilmente nella tentazione dello swipe. Che sia anche questa una droga?