Oggi Founder di Oval Money, la startup Fintech che punta a rendere il risparmio più semplice e divertente, ma già nota ai più per aver ricoperto in passato il ruolo di Country Manager Italia per Uber. Benedetta Arese Lucini ci ha aiutati nel fare il punto della situazione sullo stato del Fintech in Italia e in Europa, un settore in piena crescita, che nel nostro Paese è ancora limitato da regolamentazioni troppo restrittive e poco aggiornate.
Oltre ad essere un tema molto dibattuto e con un crescente interesse, a livello globale il trend degli investimenti in Startup Fintech è in costante crescita, con circa 15 miliardi di dollari investiti a fine agosto 2016. Il numero delle startup in questo settore è in continua ascesa, così come cresce il numero di programmi dedicati al sostegno di questo comparto, che cresce più rapidamente in Europa che negli Stati Uniti.
Benedetta Arese Lucini ci ha fornito un quadro del settore, spiegandoci come è nata l'idea di Oval Money e in quale direzione si muovano oggi aziende e consumatori.
Fintech in Italia e in Europa: puoi farci una tua panoramica sullo stato di questo settore?
Il Fintech in Europa sta crescendo fortemente e la cosa interessante è che il settore vede oggi una crescita maggiore che negli Stati Uniti, il luogo simbolo delle startup. L'Europa e Londra, invece, oggi si stanno definendo come capitali del Fintech.
In Italia, purtroppo, siamo molto indietro e questo è dovuto specialmente al fatto che il settore finanziario è regolato, anche nel caso di app, quindi richiede specifiche licenze per poter operare, specialmente nel caso si voglia preparare un prodotto per il mondo retail, quindi dedicato all'utente finale.
L'Inghilterra, invece, ha creato un sistema molto dinamico, nel quale con molte informazioni e in pochi mesi, l'FCA (il corrispondente della nostra CONSOB), permette alle startup di ottenere delle licenze in modo abbastanza semplice. Le licenze vengono poi controllate, ma le aziende possono operare in modo piuttosto immediato. In più ha lanciato una sandbox che permette alle startup di operare senza neanche avere la licenza per un periodo di tempo di tre o sei mesi, sotto controllo e con un numero di utenti limitato, per poi capire quale sia la licenza migliore. Un sistema molto friendly verso le nuove opportunità.
In Italia su questo siamo molto indietro perché ci sono poche licenze, la maggior parte classificate secondo il mondo finanziario tradizionale. Quindi se è vero che siamo stati tra i primi in Europa a creare la regolamentazione sul crowdfunding, probabilmente l'abbiamo creata troppo presto, limitando un po' questo settore che invece nel resto dell'Europa è molto, molto in crescita.
Adesso le regole sono un po' migliorate, quindi speriamo di fare un po' di catch up.
Da quale esigenza nasce l'app Oval Money e per quale tipologia di utente?
Come tutte le idee, anche Oval Money nasce un po' dalle esigenze personali dei founder. Noi siamo tutti giovani, dinamici, sempre in giro per il mondo, cambiamo lavoro molto spesso, in modo flessibile, senza avere più quel percorso lineare che prevedeva un certo tipo di studi, l'ingresso in un'azienda e la crescita all'interno della stessa azienda per tutta la vita. Ci siamo resi conto che non c'erano soluzioni o adviser che potessero supportarci nelle decisioni di risparmio futuro.
Guardando le statistiche, poi, abbiamo rilevato che prima di tutto ci sono sempre più persone come noi e che il livello di educazione finanziaria in Italia è il più basso di tutta l'Europa. Quindi abbiamo deciso di trovare una soluzione che parlasse a questa generazione digital e che mettesse nelle loro mani, tramite un'applicazione, un modo semplice per poter tracciare le proprie spese e i propri redditi, quindi utilizzare queste informazioni per capire meglio come risparmiare e accumulare i risparmi, mettendo da parte un gruzzolino ogni mese che, anche se all'inizio potrebbe sembrare poco, pian piano si accumula e quindi contribuisce a una stabilità finanziaria.
Abbiamo creato questo concetto per servire la nostra generazione e abbiamo visto, dai primi risultati dopo il lancio di due mesi fa, che in realtà quest'app non riguarda solo noi, ma richiama un pubblico molto vasto, che va dai ragazzi abbastanza giovani appena usciti dall'università, ma che arriva poi anche fino ai cinquantenni, che hanno bisogno di soluzioni per gestire meglio i loro risparmi.
Abbiamo dunque avuto una risposta inaspettata e molto veloce. Durante il periodo di lancio migliaia di persone hanno scaricato l'app e ci hanno scritto per avere più informazioni e per capire come si possano usare al meglio queste nuove tecnologie. Ovviamente è un gruppo piccolo perché siamo appena partiti, ma questo riscontro ci dà positività, perché significa che anche in Italia quando viene introdotto un prodotto che serve si passa l'ostacolo del digitale di cui spesso si parla.
Cosa ti sei portata dietro dall'esperienza come country manager in Uber Italia in questa nuova avventura?
Tantissimo, perché ovviamente quel ruolo mi ha formata. Era la prima volta che rivestivo un ruolo così importante di management di un'intera operazione, perché pur essendo l'azienda americana, l'intera parte italiana era gestita da me, dalle problematiche ai budget, all'assunzione di persone.
L'altra cosa molto interessante è che l'idea di Oval Money nasce anche un po' da quell'esperienza. Infatti parlando spesso con i driver di Uber notavo che questo mondo dell'on demand economy sta crescendo, cioè quello dei lavoratori flessibili che alcuni mesi guadagnano tanto e alcuni mesi guadagnano meno. Proprio per questo mondo non esistono prodotti finanziari che siano adatti.
Siamo quindi partiti dall'idea di dare anche un po' di educazione finanziaria a questo tipo di persone, che spesso non sono in grado di capire bene come dovrebbero essere le loro spese rispetto a un income variabile.
Quindi anche questo mi ha molto ispirato.
Lo scorso anno dichiaravi "La Brexit può essere una grande opportunità solo se l’Italia smetterà di essere contro la concorrenza e contro il consumatore". Ti sembra che ci siano stati dei progressi nel frattempo, sul fronte legislativo?
In realtà molto poco. Penso che quest'anno sia stato politicamente l'anno peggiore dell'Italia: siamo in una sorta di mondo di mezzo, nel quale anche il famoso Ddl concorrenza, che pure è molto spinto con un impegno del Ministro Calenda, viene fermato in Parlamento per vari interessi e compromessi.
Quindi decisamente non abbiamo ancora fatto nostro il concetto che l'innovazione è importante.
L'altro aspetto molto interessante è che molti Paesi europei sanno che a causa della Brexit ci sarà la possibilità di accogliere moltissimo del mercato finanziario che fino ad oggi è stato completamente trattenuto a Londra. Dublino, Parigi, Berlino sono i nuovi attrattori della finanza tradizionale, ma anche di tutto questo mondo di Fintech e digitale.
Secondo me noi non abbiamo ancora fatto abbastanza nel senso di creare un regolatore più smart, o soluzioni per aiutare le aziende a crescere.
Faccio un piccolo esempio: l'Italia è ancora uno dei pochi Paesi in Europa nel quale è necessario un codice fiscale per aprire un conto in banca. Nel resto del mondo basta una carta d'identità o un passaporto. Questo vuol dire che ovviamente uno straniero non potrà aprire un conto in Italia, mentre si sono sviluppate tantissime startup che creano conti digitali e che mettono a disposizione anche una carta, che sono nate in Inghilterra o in Germania o in Francia e che stanno conquistando tutta l'Europa. In Italia, invece, non è nata nessuna di queste startup perché abbiamo ancora questo requisito un po' antiquato.
L'Italia è l'ecosistema giusto per il talento: noi, ad esempio, pur essendo una holding inglese, abbiamo anche una startup italiana nella quale assumiamo persone, perché il talento in Italia c'è e deve essere sfruttato al meglio. Ovviamente c'è ancora un po' di scetticismo da parte del talento nell'entrare a far parte del mondo startup, che è ancora visto come un mercato piccolo e di nicchia e non come un settore in crescita, e forse meno sicuro.
La differenza è che mentre in Inghilterra il mercato startup è cresciuto fino al punto di portare 1,1 milioni di persone in questo mondo di lavoratori, in Italia siamo fermi a 35mila. Questo è un numero che fa pensare perché l'ordine di grandezza è decisamente più piccolo. Il talento quindi è difficile da trovare, non perché non ce ne sia, ma perché i talenti non sono abituati a lavorare in questo ambiente. Nel momento in cui ci sono più di un milione di lavoratori in un determinato settore, invece, è molto più semplice anche la circolazione di questi talenti.
Ovviamente abbiamo fatto dei passi in avanti perché abbiamo alzato la percentuale di detrazione fiscale per gli investimenti in startup dal 19 al 30%, quindi questo è stato un po' un incentivo per aumentare il capitale che viene investito in questo mondo, ma siamo ancora indietro rispetto a molti Paesi europei come Inghilterra o Francia, sia a livello di employees che di capitale investito in startup.
Quali novità sostanziali ha già portato il Fintech per i consumatori italiani e quali potrebbe ancora introdurre?
Tra quelle che ha già portato, sicuramente uno dei primi su cui si sono concentrare tante startup è sicuramente il mondo dei pagamenti, che diventano sempre più digitali. Anche in questo caso però, in Italia meno del 15% di tutte le transazioni che vengono fatte avvengono con soluzioni digitali, mentre in Francia sono più del 50%. Quindi c'è ancora tanto da fare e anche questa è un'opportunità.
La seconda opportunità è sul mondo delle Piccole e Medie Imprese, che sono state un po' escluse dal mondo bancario, mentre ci sono molti servizi finanziari, tra cui anche soluzioni di investimento o di educazione finanziarie come quelle di Oval Money, dedicati alle PMI, fino alla singola partita iva senza dipendenti.
Questo mondo in particolare è molto interessante perché l'Italia è uno dei Paesi con la più elevata percentuale di lavoratori self employed, che decisamente sono esclusi dal mercato finanziario tradizionale.
Quali saranno i prossimi sviluppi di Oval Money?Cosa dobbiamo aspettarci?
A brevissimo arriverà l'app per Android e tante novità nel mondo delle nostre "regole di risparmio".
Oggi il nostro utente può decidere come risparmiare grazie agli steps, piccole regole che ci dicono quanto si spende su ogni prodotto per categoria (ad esempio trasporto, ristorante...), per indicare quanto mettere da parte ogni volta che si effettua questo tipo di spesa. Queste regole, oltre ad essere dinamiche, aiutano le persone a risparmiare di più.
Su queste regole creeremo dei challenge, rendendole sempre più interattive, community based e gamified, per far diventare il risparmio, che in genere è sempre visto come qualcosa di molto noioso, un po' più dinamico, con idee del mondo digital applicate a un mercato che è molto tradizionale.
Ovviamente abbiamo grossi progetti per essere in tutta Europa molto velocemente e aggiungere al nostro salvadanaio digitale l'opportunità di investire in prodotti finanziari.
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