Perché un altro articolo che parla di influencer? In effetti il tema è stato ampiamente analizzato da varie prospettive.
Ciò che emerge dai numerosi articoli è che l’influencer marketing è uno dei fenomeni del momento e trova nei social media la sua massima espressione. È altrettanto noto che ci sono vari tipi di influenzatori che possono giocare un ruolo chiave all’interno delle strategie di marketing.
C’è infatti una “specie” di influencer che è sempre stata lì, sotto gli occhi delle aziende, e che si sta rivelando molto efficace, stiamo parlando dei micro-influencer. Quelli micro sono gli influenzatori della porta accanto, quelli che tra amici e follower arrivano al massimo 5 mila contatti, insomma, gente normale.
Le ultime pratiche di influencer marketing vanno proprio in questa direzione: anziché prosciugare il budget per arruolare pochi testimonial famosi, per un brand risulta essere più efficace creare una comunità attiva e ben più numerosa di ambasciatori volontari, in grado di arrivare al pubblico in maniera più diretta ma soprattutto autentica.
Perché quindi un altro articolo sugli influencer? Perché ora bisogna capire come gestire questi gruppi/team di supporter che si generano online; a tal proposito, il blog Jeffbullas ci fornisce alcuni consigli su come coinvolgere i vostri micro-influencer.
I micro-influencer non sono lavoratori dipendenti
Prima regola: gli ambasciatori del vostro brand non possono essere trattati come dipendenti. Essi hanno deciso di avvicinarsi perché si sentono rappresentati dai valori aziendali o perché amano i prodotti e, quando la passione diventa lavoro, c’è il rischio che la passione si indebolisca. L’approccio quindi è di evitare un meccanismo simile a quello lavorativo e di instaurare un clima informale e cercando altre forme di remunerazione più “intangibili” come ad esempio menzioni speciali o visibilità sui canali di comunicazione del brand.
Benvenuti a bordo
Immaginate di dover gestire un equipaggio in cui i passeggeri non arrivano tutti nello stesso momento; è opportuno ideare un sistema per favorire il processo d’ingresso dei nuovi arrivati pronti a supportare la vostra causa. In quest’ottica gli obiettivi principali da tenere in considerazione sono:
- far leva sul senso di appartenenza;
- trasferire la giusta motivazione;
- comunicare chiaramente obiettivi e aspettative;
- incentivare gli influenzatori a muovere i primi passi.
Il senso di comunità
I micro-influencer possono essere soggetti molto eterogenei tra loro; creare un senso di comunità sia online che offline è un’ottima modalità per mantenere gli influenzatori attivi e motivati. Il team dovrebbe essere gestito quindi con la logica della community in cui i membri possono confrontarsi ed instaurare delle relazioni.
Uno strumento molto efficace ed accessibile è la funzione “Gruppo Segreto” di Facebook, un gruppo di questo tipo è il luogo ideale sia per dar vita ad una comunità, sia per raccogliere feedback importanti sul vostro operato.
Rendere le cose facili
I micro-influencer che vi hanno dimostrato interesse, saranno propensi a condividere i contenuti inerenti al vostro brand; l’obiettivo in questo caso è quello di facilitare il più possibile questa pratica. Un suggerimento è di adottare un app di notifiche push da inviare al vostro team per suggerire quali contenuti condividere sui vari social media. In pratica, meno lavoro, più risultati.
Conclusioni
Autenticità, coinvolgimento e riconoscenza sono solo alcuni degli ingredienti necessari per gestire una comunità di influenzatori. La linea tra il successo e il fallimento di una campagna di influencer marketing è molto sottile; è perciò fondamentale che gli ambasciatori del vostro brand vengano considerati preziose risorse e che soprattutto si sentano adeguatamente valorizzati. Il tema è in continua evoluzione quindi non sarà di certo questo l’ultimo articolo sugli influencer! Noi intanto continueremo a parlarne sulla nostra pagina Facebook e sul gruppo di Linkedin.