La smania di conquista della Generazione Y, più comunemente conosciuta come Millennials, ha fatto impazzire non solo i marketing manager delle più grandi aziende di tutto il mondo, ma è riuscita a contagiare anche gli head hunter delle PMI di periferia.
Tutti li vogliono, tutti li cercano, tutti li identificano come target di riferimento per la loro comunicazione.
E se vi dicessimo che non è necessario essere nati tra il 1980 e il 2000 per saper utilizzare i social media?
Questa “sensazionale rivelazione” arriva proprio dal grande Ryan Holmes, CEO di Hootsuite, che in un interessante articolo (pubblicato qui) ci invita a riflettere su quanto la categoria dei Millennials sia sopravvalutata - e in un certo senso anche limitante - introducendo il concetto di “Generation C”.
La Generazione C venne definita già nel lontano 2012 da Brian Solis come la generazione dei consumatori sempre connessi, riferendosi a qualsiasi persona senza limiti di età, sesso, etnia, condizione sociale o economica, che “abbraccia la tecnologia, dai social network all’intelligenza artificiale, che conduce una vita influenzata dal digitale”.
Qual è la caratteristica più importante di questa categoria? Sempre proprio essere la mancanza di caratteristiche socio-demografiche distintive, che permettono agli utenti di rientrare nei classici target predefiniti.
Possiamo quindi dire che la Gen C non è una normale categoria, ma un vero e proprio mindset - uno stile di vita, dove connection, content, community e creation sono le parole chiave. Infatti la Generazione C vive sui media digitali, partecipa in modo attivo alla conversazione online, produce e condivide contenuti, detta i nuovi trend.
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I dati raccolti da ThinkWithGoogle affermano che:
- il 90% degli utenti C ha creato contenuti per la rete nell’ultimo mese
- il 59% considera il web la fonte principale di intrattenimento
- il 55% è connesso con 100+ persone tramite i social media
Come possono quindi i brand raggiungere la Generation C?
Risposta scontata - ma non banale - abolire completamente i media tradizionali (televisione, stampa, radio) e concentrarsi esclusivamente sulla creazione di contenuti social originali e di qualità: un meme che diventa virale su Twitter, la scelta del giusto influencer, lo stimolo del word-of-mouth su Facebook non tutte tecniche utili per stimolare engagement tra la Gen C.
Ma per riuscire a creare i giusti contenuti è necessario approfondire alcuni aspetti comuni a questo profilo di utenti. Non è facile, data la loro eterogeneità, ma proviamo a trovare 4 tratti che li accomunano.
Amano creare contenuti
Il modo migliore per catturare la loro attenzione è di stimolare la creazione di UGC e utilizzarli nella propria content strategy, per aumentare così il livello di engagement e il numero di condivisioni.
Vogliono appartenere a una community online
Far parte di una community sul web - in particolare sui social media - è di fondamentale importanza per rimanere in contatto con amici, parenti e persone che condividono i loro stessi interessi.
Partecipano attivamente alle conversazioni online
Non importa quale sia il tema trattato, cercano sempre di rimanere informati su qualsiasi argomento (prediligendo quelli sociali, politici e culturali) e non hanno paura del confronto con diverse scuole di pensiero.
Sono maniaci del controllo
I membri della Gen C desiderano mantenere il controllo su tutti gli aspetti della loro vita, anche se prediligono maggiormente gli ambienti creativi e rifiutano di sottoporsi a rigide regole in ambito sociale e soprattutto lavorativo.
In conclusione, possiamo dedurre che la Generazione C è ovunque: tutti possono appartenere a questo gruppo, perfino gli stessi Millennials, fino alla Generazione X. La Digital Transformation e la rivoluzione culturale che ne consegue hanno influenzato tutti, a prescindere dalle differenze socio-demografiche tradizionali: è proprio per questo che fossilizzarsi sulla conquista dei Millennials può rivelarsi un limite rischioso.
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