Ci sono temi di cui è veramente difficile parlare. Che sia un articolo, una conversazione amichevole o altro. Ci sono argomenti di cui si parla troppo poco, o di cui non si parla affatto. Per paura, per disinformazione o per altro. La violenza sulle donne è uno di questi argomenti.
Sapevi che nel mondo una donna su tre ha subito un qualche tipo di violenza? E che meno di quattro su dieci riescono a chiedere aiuto? No, nemmeno io.
Aumentare informazione e consapevolezza in qualunque modo possibile e rendere un problema ritenuto privato e personale, pubblico e collettivo è una delle strade da percorrere.
Proprio con questo obiettivo si sono messi all’opera tre giovani creativi: Jennifer Garcia, Carl Larsson e Mishal Jagjivan.
' format='16-9']Violenza sulle donne: la prova dei cartelloni pubblicitari
L’idea nasce sana e spontanea dall'osservazione che i cartelloni pubblicitari con protagoniste donne vengono coperti, puntualmente, con disegni osceni e storpiature: da baffi e peli sotto le ascelle ad offese fino a messaggi che incitano all'abuso sessuale.
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Immagini che sarebbero rimaste, e rimangono, tutti i giorni sotto gli occhi di tutti. Come se ormai ci fossimo abituati, come se ormai fosse normale, come se ormai andasse quasi bene così.
Il trio creativo non ci sta, e si mette all’opera. Partendo dalle pubblicità imbrattate e dall’assunto che la violenza domestica è troppo spesso sottovalutata e poco conosciuta, i tre giovani riescono a far nascere una campagna di guerrilla marketing che risulta perfetta per aumentare la consapevolezza sul tema e per raggiungere un vastissimo numero di persone.
Approfittando del buio della notte, hanno aggiunto una cornice ai cartelloni imbrattati.Una cornice azzurra, molto semplice, che lascia ben vedere le offese ed i disegni, e con una semplice scritta nella parte superiore:
""Se questo succede in pubblico, cosa succede in privato?"
Trasformare un gesto di violenza contro le donne in una campagna contro la violenza sulle donne: un'azione tanto semplice quanto poco scontata, che si spera possa davvero aiutare a contrastare la mancanza e la sbagliata informazione su un tema così delicato.
Perché, alla fine, se permettiamo pubblicamente e quotidianamente di imbrattare e lasciare offese sui cartelloni pubblicitari con donne come protagoniste, cosa succede realmente nel mondo privato?