Questo articolo è stato scritto da Daniele Radici, Innovation & Strategy Specialist / LEGO® SERIOUS PLAY® Facilitator.
Il giusto modo di iniziare un articolo che descrive LEGO® SERIOUS PLAY® (LSP) è spiegare ciò che non è; da diverso tempo, infatti, si è creata un po’ di confusione rispetto a questa metodologia.
LEGO® SERIOUS PLAY® non è sicuramente:
- uno strumento nato per effettuare simulazioni di lean manufacturing; si può fare con i LEGO®, ma non è LSP
- uno strumento di 3D design; si può fare con i LEGO®, ma non è LSP
- uno strumento di visual management; si può fare con i LEGO®, ma non è LSP
- uno strumento di semplice ice-braking per meeting
- uno strumento con cui semplicemente “condurre un workshop di team-building con i mattoncini LEGO®”; si può fare con i LEGO®, ma non è LSP
Dopo aver dato questa prima "sgrossatura", possiamo ora capire meglio cosa sia LEGO® SERIOUS PLAY® (LSP), partendo proprio dalla sua definizione fornita direttamente da LEGO®:
“The LEGO® SERIOUS PLAY® method is a facilitated meeting, communication and problem-solving process in which participants are led through a series of questions, probing deeper and deeper into the subject.”
Breve storia del LEGO® SERIOUS PLAY®
Questa metodologia è nata internamente in LEGO® a metà degli anni ’90 dopo una serie di studi e approfondimenti condotti inizialmente da Kirk Kristiansen (CEO dell’azienda e componente della famiglia fondatrice) con il supporto di Johan Roos e Bart Victor (due professori universitari presso IMD Business School di Losanna, Svizzera) e arricchita della sua veste più “business” grazie al successivo coinvolgimento di Robert Rasmussen e Per Kristiansen, ritenuti oggi i due “padri fondatori” di questa metodologia nel mondo business, nonché autori di uno dei libri più autorevoli in merito a LSP: "Building a Better Business Using the Lego Serious Play Method".
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Dalla fine del 2001 (data di lancio ufficiale) ad oggi, la metodologia LEGO® SERIOUS PLAY® è stata oggetto di migliorie e cambiamenti; il momento più rilevante è avvenuto nel 2010, quando LEGO® ha deciso di modificare il modello di business di LSP, facendola diventare una community e rendendo disponibili i set LSP sullo shop on line dell’azienda (prima, solamente i facilitatori certificati e riconosciuti da LEGO® potevano avere accesso a tali materiali).
Tale approccio ha generato confusione poiché ha lasciato pensare a molti che “tutti possano utilizzare LEGO® SERIOUS PLAY®“ a causa della decisione di interrompere l’erogazione di corsi per diventare facilitatori certificati da parte di LEGO® stessa e la disponibilità dei kit sullo shop on line.
In realtà non è così! Infatti, LEGO® consiglia caldamente alle aziende interessate a questa metodologia, di prendere contatti con la Association of Master Trainers in the LEGO® SERIOUS PLAY® poiché l’associazione stessa (alla quale sono collegate diverse strutture in tutto il mondo) eroga corsi per poter diventare facilitatori certificati e riconosciuti a livello mondiale.
Con l’obiettivo quindi di fornire le informazioni di base di questa metodologia e fare un po’ di ordine rispetto a quanto si possa trovare in rete in termini di contenuti, entriamo più in dettaglio, riprendendo il principio base sviluppato da Roos, Victor e Rasmussen: LEGO® SERIOUS PLAY® è un metodo per permettere ai manager di descrivere, creare e testare un determinato “business concept”, rientrando in quell’insieme di tecniche di “exploration & innovation” utilizzate per risolvere problemi più o meno complessi inerenti a tematiche di business.
Uno dei principali vantaggi derivanti dall’utilizzo di LSP è la facilità con cui si può raggiungere un elevato engagement delle persone, trasformando i classici business-meeting “mono direzionali” (cioè nei quali tipicamente il 20% delle persone parla e l’80% delle persone ascolta, senza interagire) in un esperienza diversa e più “democratica” in cui tutti hanno a disposizione tempo per esporre le proprie idee, raccontare la propria “storia” e dare il proprio contributo.
Il processo alla base del LSP
Tutto ciò accade grazie ad un processo ben definito e noto come “Core Process”, che si compone di queste 4 fasi:
- QUESTION: corrisponde ad una domanda, specifica e pre-progettata, che viene posta dal facilitatore.
- BUILD: è la fase in cui tutti i partecipanti, nessuno escluso, costruiscono il modello, cioè la loro “risposta” alla domanda posta nella Challenge. Uno degli aspetti chiave della fase di costruzione è l’utilizzo del concetto di metafora: non è infatti importante che il modello “rappresenti visivamente” un determinato oggetto in tridimensionale, ma interessa il significato che il costruttore stesso da a quel determinato modello
- SHARE THE STORY: dopo aver costruito il modello, ogni singolo partecipante racconta la storia del proprio modello ed è in questo momento che i modelli prendono significato e ogni singolo partecipante può offrire il proprio contributo
- REFLECTION: è la fase conclusiva del processo, in cui ci si confronta rispetto a quanto emerso e si traggono le conclusioni, in modo che siano condivise e chiare a tutti
I quattro passaggi si ripetono in questo ordine ogni volta che i team devono costruire un modello o il facilitatore pone una domanda, ma questa è solo la punta dell’iceberg; oltre all’utilizzo del Core Process, un workshop LSP viene progettato utilizzando diverse Application Technique (ATs) che caratterizzano la metodologia. Esse sono la seconda colonna portante (dopo il Core Process) di un workshop LEGO® SERIOUS PLAY®. Eccole elencate in estrema sintesi:
- AT1: Building Individual Model
- AT2: Building Shared Model
- AT3: Creating a Landscape
- AT4: Making Connections
- AT5: Building a System
- AT6: Playing Emergence and Decisions
- AT7: Extracting Simple Guiding Principles
Ovviamente è non è possibile entrare in dettaglio di ogni singola AT; vi può però essere sufficiente sapere che queste 7 tecniche permettono di realizzare workshop in grado di rispondere a molte esigenze, come:
- avere una grande partecipazione da parte di tutto il team
- risolvere problemi complessi
- avere una visione ed una comunicazione molto efficace nei confronti di altri interlocutori, siano essi interni o esterni al team di lavoro
- organizzare riunioni in cui non si perda tempo ma si giunga in modo efficiente alla soluzione
Tutto ciò accade poiché LSP permette a tutti di portare valore, dare contributo e vivere un meeting in cui non vi sia il classico approccio “one-man-show” ma sia in vigore una sorta di “ascolto democratico” in cui tutti possono essere protagonisti di know-how o soluzioni.
Per questo motivo si spiega sempre che un workshop LSP evidenzia il fatto che in azienda “ci siano manager coraggiosi” capaci di accettare che i leader/manager non hanno tutte le risposte e sono disposti ad accettare spunti, soluzioni e proposte dai loro collaboratori.
LSP: la ricetta vincente!
Quello che vi manca ora sapere è cosa serva per organizzare un workshop LEGO® SERIOUS PLAY®, ma la risposta è abbastanza semplice:
- le persone: coloro che volete ingaggiare per dare valore e contributo
- le challenge: le domande, poste in modo corretto e ben progettate
- i bricks: i mattoncini, le minifigure e altri pezzi in grado di scatenare creatività e metafore
- una logistica adeguata: spazi grandi, tavoli ampi e molta luce
- un facilitatore: è l’attore non protagonista del workshop, colui che in modo “invisibile” deve permettere ai partecipanti di arrivare all’obiettivo prefissato
Tale metodologia permette quindi di risolvere i problemi in modo nuovo e, perché no, farlo anche in modo seriamente-divertente.
Che dite, ci vediamo al LSP Fest, la prima Fest dedicata alla metodologia LEGO® SERIOUS PLAY® (Milano, 20-23 Ottobre 2016)?