Gli ultimi dati Audiweb (by Nielsen) del luglio 2016, registrano una diffusione dell’online in Italia alle soglie del 90% della popolazione. La total digital audience è pari a 28 milioni di utenti unici, che accedono a internet almeno una volta al mese, e 21,5 milioni di italiani che accedono in media ogni giorno, soprattutto via mobile.
Negli ultimi anni, l'uso dei social media e delle piattaforme web 2.0 (tra cui blog, wiki, podcast, ecc.) è aumentato in tutto il mondo, anche in Italia come abbiamo visto poc'anzi. I social media sono uno strumento estremamente performante per le aziende, in quanto a capacità di penetrazione nella società, targetizzazione e timing, ossia velocità di colpire il pubblico col proprio messaggio.
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Secondo lo studio Universal McCann’s social media tracker nel 2010 gli utenti mondiali dei social media erano più di 700 milioni: oggi sono più 2,3 miliardi, e Facebook è diventato il più grande social network in termini di iscritti, superando i 2 miliardi. Un’altra delle principali attività del web 2.0 che vengono svolte online, ma diffusa soprattutto tra adolescenti e giovani adulti, è il micro-blogging (come Twitter), ossia l’aggiornamento dello status, che sta via via riducendo la portata del blogging tradizionale.
I social media e la comunicazione per la salute.
Nel settore della sanità pubblica, i social media sono integrati in modo sempre più frequente in programmi e campagne volte a informare o sensibilizzare il pubblico su specifici temi concernenti la salute o per promuovere l’adozione o il mantenimento di comportamenti “salutari”.
Ecco, no cari ninja, non ci stiamo riferendo a oscenità di questo tipo:
Negli Stati Uniti i Centers for Disease Control and Prevention (centri per il controllo delle malattie e la prevenzione) utilizzano i social per rafforzare e personalizzare i messaggi, raggiungere un nuovo pubblico e costruire una infrastruttura di comunicazione che permetta un accesso facilitato e migliore alle informazioni scientifiche e credibili.
I social network permettono interventi di comunicazione ad hoc, ossia più centrati sull’utente e individualizzati, producendo così risultati migliori rispetto a interventi più generalizzati. Secondo il DORS, la maggior parte delle iniziative di prevenzione e comunicazione per la salute hanno utilizzato un mix di vari social media, in particolare Facebook. Le pagine e gli account sui social sono stati in gran parte utilizzati per aumentare la portata dell'impatto comunicativo, e diffondere gli aggiornamenti di blog, notizie e pagine del sito ufficiale del soggetto promotore. Le piattaforme di micro-blogging come Twitter e siti di condivisione di foto o di video (ad esempio, YouTube, Flickr, Picasa) sono stati utilizzati come punti di riferimento per annunci ufficiali e spot.
Gli effetti dei social media sui comportamenti di salute.
Testare l'effettivo impatto dei social media sui comportamenti di salute è complesso, come ad esempio calcolare il ROI effettivo derivante da una campagna di marketing sui social.
I dati che possono essere riscontrati consistono principalmente in quelli quantitativi (ad esempio, pagine del sito web visitate passando dai canali social, numero di visitatori ottenuti, i follower sui diversi canali, le interazioni come like, commenti e condivisioni, ecc.). Sono numeri sicuramente importanti, ma rappresentano solamente il punto di partenza di una valutazione approfondita dell'impatto di una campagna o di un intervento.
Le evidenze di efficacia dei social network sul cambiamento di comportamento di salute sono ancora molto limitate. Sicuramente il case study del #fertilityday ci insegna che i social media sono un canale di condivisione eccezionale sul tema salute, soprattutto quando si viene a creare una forte discussione attorno a esso, anche grazie a strafalcioni comunicativi clamorosi (e recidivi proprio nel caso dell'ultima campagna del Ministero della Salute). Per cercare di misurare il reale impatto sul cambiamento dei comportamenti per la salute sarebbe necessario analizzare i contenuti e le conversazioni, strutturando un confronto tra i media tradizionali e le piattaforme social mediali, che sono ad alto tasso innovativo, perciò soggette a cambiamenti frequenti nelle modalità di utilizzo e fruizione.