Nonostante passi le mie giornate a parlare di cibo, non finisco mai di stupirmi davanti a notizie tanto bizzarre quanto geniali.
Mi imbatto nell’articolo che parla di Mick Hobday, un giovane che ha speso oltre 36,000 dollari in viaggi che hanno un unico obiettivo: trovare i cornflakes migliore del mondo.
Cinque continenti, 4.000 tazze di cereali e tanta passione per il viaggio. Io pensavo che per mangiare tutti questi cereali, servissero almeno 50 anni e invece l’appassionato della più classica colazione ha soli 33 anni e ha cominciato la staffetta a 10.
Per stare al passo li mangia anche tre volte al giorni insieme a latte e zucchero.
Poche regole: i cornflake devono essere di produzione locale. Meglio se biologici, integrali e croccanti. Nonostante tutto il viaggio ancora continua perché Mick non ha ancora trovato la scodella di cereali perfetta.
Facendo una recensione di diversi cereali, racconta che in Asia e Africa si trovano le versioni più economiche. Il gusto un po’ cartonato e l’antipatica tendenza di trasformarsi in una zuppetta subito dopo averli ammollati nel latte.
Descrive poi quanto possa influenzare la qualità del latte nella valutazione del cereale e di quanto sia triste dover consumare spesso il pasto con il solito cucchiaio (spesso non pulitissimo) e il suo Tupperware. L’ha presa proprio seriamente devo dire!
L’idea di questo percorso nasce nel 2002 durante la colazione in Messico. Da lì un intenso percorso attraverso tazze di cornflake in Mali, Brasile, Thailandia, Svizzera. E poi Parigi, New York e l’Egitto. Prossima tappa l’India alla fine dell’anno.
Totale dei kilometri: 13 mila. Mi chiedo se valga in questo caso il concetto di cibo a Km zero!
Nemmeno a dirlo, Mick oltre che amare questo alimento, ha una forte passione per il viaggio e ha pensato di unire le due cose in maniera originale, grazie anche alla facilità nel trovare questo prodotto così noto ovunque.
Ad un certo punto dell’articolo inizio a pensare come faccia Mick ad avere una salute di ferro. I cornflake non sono un pasto ideale. Ecco che arriva la risposta. Scopro che il giovane soffre di diabete e che, quando a casa, consuma solo fibra e frutta.
Tuttavia non ha ancora abbandonato l’impresa ed è alla ricerca della sua tazza e cereali perfetta. Qualcuno lo aiuti!