Sappiamo bene che Paul Graham è un nome noto in USA, non solo per essere un famoso programmatore Lisp o per aver creato (ma non ultimato) un dialetto derivato, denominato Arc, né per essere un famoso Venture Capitalist (attualmente uno dei fondatori di Y Combinator), ma anche per essere quello che in America viene definito essayist, un saggista.
Ricordate una rilettura che avevamo fatto al tema dello "startupcida" che aveva lanciato, ovvero sulle radici sociali della cultura del fallimento?
Sul suo famoso sito web, che nel 2009 ha raggiunto quasi nove milioni di pagine viste, Paul Graham ha redatto un articolo risalente al 2005 che ha avuto un grande riscontro mediatico tra il pubblico degli startupper e non solo. L’articolo, tratto da una conferenza che ha tenuto presso la Harvard Computer Society, si intitola “How to Start a Startup”, ovvero "Come avviare una startup", e affronta tutti i temi che un intraprendente giovane (sì, giovane, poiché Graham stesso suggerisce di avventurarsi in una startup solo se ci si trova nell’età del rischio, dai 23 ai 28 anni!) dovrebbe affrontare per creare la propria startup.
Visto il successo dell’articolo, che è stato tradotto in diverse lingue, oggi finalmente abbiamo anche una versione tradotta in italiano autorizzata dall’autore, a cura di Paolo Musolino e Chiara De Liberato, disponibile su Codeido.
Ecco i punti fondamentali del discorso: quanto siete d'accordo con queste affermazioni? Quante sono ancora valide e quante altre secondo voi dovrebbero essere lette criticamente?
Mentre aspettiamo le vostre considerazioni, vi auguriamo buona lettura.
1. La creazione o il miglioramento dell'idea deve risolvere un problema
Il saggio tratta tematiche interessanti sulle quali ogni futuro startupper si imbatterà. Nel paragrafo che parla de “l’idea”, Graham spiega in modo molto chiaro come per creare qualcosa dal nulla non bisogna per forza inventare, ma basta migliorare. E quale miglior esempio di Google, che non è stata la pioniera nell’ambito della ricerca su internet, ma che, fornendo un servizio di migliore qualità rispetto ai concorrenti, è riuscita a risaltare rispetto a tutte le altre grosse aziende del settore? Oggi tutti sappiamo che ruolo ricopre Google in internet e che fine abbia fatto Yahoo, ridotto ad essere al più un portale di notizie con un motore di ricerca mediocre.
In una startup bisogna essere sempre pronti a cambiare rotta, poiché è molto facile che l’idea iniziale si allontanerà completamente dai nostri piani iniziali. Microsoft ad esempio voleva vendere linguaggi di programmazione mentre oggi fa tutt’altro. Se fosse rimasta sulla rotta iniziale, di sicuro avrebbe chiuso i battenti. Bisogna inoltre capire cosa vogliono i clienti e bisogna rimanere sempre al passo con i tempi, non bisogna permettere ai concorrenti di surclassare il nostro prodotto, permettendogli di vendere un prodotto migliore, magari ad un prezzo inferiore al nostro. Quando accadrà, avremo perso la sfida di creare una startup di successo, anzi, potremo direttamente chiudere.
2. Lavorare da soli o in gruppo è una scelta che comporta responsabilità
Nel creare una startup c’è una cosa che il denaro non può comprare -anche perché si suppone che inizialmente non ne abbiamo o ne abbiamo poco- ovvero le persone geniali.
Graham dedica molto spazio alle persone con cui si dovrebbe lavorare alla creazione di una startup. Assolutamente sconsigliato iniziare soli, come è altrettanto sconsigliato essere in tanti. L’ideale è un gruppo di due o tre persone, possibilmente conoscenti di vecchia data o amici dell’università, capaci di affrontare le sfide che una startup comporta. Magari persone con un background tecnico che contribuiranno assieme a noi allo sviluppo del prodotto finale, e che possibilmente, siano i migliori del loro settore.
Graham esprime in modo molto chiaro che non è affatto necessario per creare una startup di successo possedere un background nel mondo del business, basta avere tanta voglia di fare e una grande esperienza in ciò su cui la startup si sta concentrando. Quasi tutti gli startupper che hanno avuto successo, avevano un background tecnico, come in informatica o in ingegneria.
3. Per iniziare è necessario farsi finanziare: il rischio d'impresa
Infine, How to Start a Startup descrive come raccogliere i fondi necessari per crescere e sviluppare il prodotto: per i primi fondi, necessari alla partenza, ci si può rivolgere ai Business Angels e, successivamente, per ottenere fidanziamenti più corposi, è possibile guardare alle società di Venture Capitalist.
Un consiglio che Paul Graham dispensa a fine articolo è di non spendere il denaro!
Molti credono che non appena la startup ha ricevuto una tornata di finanziamenti di qualche milione di dollari, allora ci si può definire ricchi, quindi si può assumere personale e magari spostarsi in una sede più grande, una di quelle che da l’idea di “professionale”, tutta vetro e alluminio. Niente di più sbagliato, invece, perché i soldi vanno spesi solo se realmente necessari: molte delle startup che lo stesso Graham ha visto fallire sono state finanziate, ma i founder hanno commesso l’errore di spendere tutto il denaro subito, in soluzioni non necessarie.
Se siete interessati a questa piacevole lettura, su Codeido trovate la traduzione italiana dell'articolo integrale.
Ma voi cosa ne pensate?