Ecco a voi gli ultimi cinque punti del decalogo sulle diversità di relazione tra la pubblicità e le attività di relazioni pubbliche.
La prima parte, pubblicata lo scorso 15 febbraio, è disponibile qui.
6) Lavorare per qualcuno o lavorare con qualcuno
Questo aspetto riguarda la natura dei rapporti professionali. Lavorare nel campo pubblicitario significa ottenere impieghi su commissione. Se siamo parte di un’azienda che vuole promuoversi o lo facciamo attraverso figure lavorative e comparti industriali interni, oppure ingaggiamo dei professionisti che lo facciano per noi; si tratta di lavoro con colleghi del quale si discute in spazi, modi e orari di lavoro appunto. Le relazioni pubbliche implicano il porre in essere dei rapporti privilegiati con gli organi di informazione, sono relazioni meta-professionali, in altre parole cerchiamo di trovare reporter, blogger, editori etc sui quali fare affidamento per le nostre campagne. Vien da sè che curare questi rapporti significa che i nostri partner, non sono vincolati per contratto a pubblicizzarci, devono essere conquistati giorno per giorno. In altre parole il lavoro di un professionista nelle pr non conosce orari o scadenze.
Il discorso qui è sulle metodologie di individuazione del target. Con l’advertising, si è in prima persona responsabili di trovare forme e spazi di comunicazione che gravitino sui possibili utenti che vogliamo intercettare. Nelle relazioni pubbliche questa scelta è di natura indiretta. Per fare un esempio se siamo un’azienda automobilistica possiamo in prima persona comprare spazi pubblicitari su una rivista di settore (adv) oppure possiamo proporci agli addetti stampa di quella rivista per un’intervista sui nostri nuovi prodotti. Sarebbe del tutto fuori luogo comprare spazi pubblicitari in una rivista di gossip (scelta di adv fuori target) o soltanto proporre noi stessi alla redazione di un magazine che non si occupi di auto o che non abbia come lettori un target over 18 preferibilmente maschile (scelta indiretta di pr sul media che sia in target coi nostri obiettivi).
Il sistema di relazioni sul lavoro è molto diverso nei due tipi di industria. Quando commissioniamo un adv per la nostra azienda o magari lavoriamo come creativi in un’agenzia pubblicitaria, il nostro lavoro non presuppone la conoscenza personale dei nostri clienti. Bisogna essere concentrati su ciò che si sta facendo, curare una campagna pubblicitaria vuol dire essere responsabili di tutto ciò che riguarda la promozione di un prodotto, una volta fatto ciò non siamo responsabili di tutto quello che può accadere dopo a quell’azienda o a quel prodotto. Essere nelle relazioni pubbliche per conto di un’azienda invece significa diventarne il volto di quella stessa compagnia per i media sotto molti aspetti. Saremo chiamati in causa anche dopo l’attività di promozione in caso di successi ma anche e soprattutto nel caso in cui qualcosa vada storto con l’oggetto della campagna pubblicitaria o con la società stessa.
9) La gestione degli eventi
In questo penultimo prospetto balza all’occhio come i due tipi di promozione non solo siano diversi l’uno dall’altro ma anzi come a volte siano complementari. Gestire un evento dal punto di vista dell’industria pubblicitaria comporta tutta quella serie di decisioni e scelte sulla produzione dell’evento stesso, una volta terminata questa fase spetta alle pubbliche relazioni proporre l’evento ai media, fare in modo che esse presenzino con un loro esponente e fare in modo che siano interessate a citarlo in una successiva pubblicazione, dando vita al ritorno di immagine desiderato.
10) Le forme di linguaggio
Non dimentichiamoci mai che proporsi e promuoversi sono due cose diverse. Se nella pubblicità uno stile perentorio e sicuro possono segnare il successo di una campagna, nel mondo delle relazioni pubbliche sono il garbo e la misura a determinare quanto i media possano interessarsi a noi. Essere invasivi può risultare irritante se non nei giusti contesti e nelle forme più appropriate, mai come in questo caso si può dire che la forma è sostanza.