Dimenticate i consigli per gli acquisti, o meglio, abbandonate l’idea che, d’ora in avanti, le cose continuino a funzionare come fino a poco tempo fa eravamo stati abituati e cioè, con le aziende che, dall’alto, impartiscono proposte commerciali alla clientela.
Le nuove frontiere del marketing si estendono in orizzontale piuttosto che erigersi a roccaforte di strategie indifferenziate e comunicazioni unidirezionali che non lasciano all'impresa possibilità di confronto con i pubblici di riferimento.
In realtà, la necessità di recuperare – anzi creare – un dialogo con i propri consumatori non è più solo fantascienza: onore al merito e alla sensibilità di quegli imprenditori illuminati, pionieri della nuova filosofia di fare marketing.
Dialogare con i consumatori è il principio alla base del "Conversational Marketing" che, secondo una ricerca della TWI Surveys Inc., entro il 2012 catalizzerà su di sé gran parte degli investimenti in precedenza destinati all’esclusiva pianificazione delle attività sui media tradizionali.
L’indagine, realizzata su un panel di 260 senior PR mager e professionisti della comunicazione degli USA, è stata condotta per conto della Society of New Communications Research (SNCR) e per Joseph Jaffe, autore del libro "Join the Conversation".
Sebbene l’adozione delle nuove “pratiche” sia appena iniziata, e per il momento più del 70% dei manager investa meno del 2,5% in questo tipo di marketing, lo studio ha rilevato che, per i prossimi cinque anni, 81 imprenditori su 100 contano di destinare al Marketing Conversazionale almeno quanto oggi stanziano per le forme tradizionali.
Ciò vuol dire capitalizzare sulla Rete, sulle community e sui social network in quanto luoghi all’interno dei quali costruire esperienze con gli utenti: i consumatori reali e potenziali.
Ma gli ostacoli sono ancora tanti. Dalla ricerca, infatti, è emerso che a dispetto della consapevolezza di una necessaria evoluzione dei modelli imprenditoriali in chiave partecipativa e della reale volontà a perseguire nuovi standard, la paura di perdere il controllo dei mezzi di comunicazione, l’inadeguatezza delle metriche per le valutazioni dei risultati, ma anche il background e i vincoli aziendali, rappresentano ancora un freno.
Cauto ottimismo, dunque, ma le cose cominciano a muoversi nella giusta direzione.
Fonte Marketing Charts