• About Author

  • Tutta l'Informazione Ninja nella tua mail

  • Fuga di informazioni, furto di dati e collaborazioni con terzi: ecco cosa temono di più le aziende globali sui social

    Quasi i due terzi dei business leader mondiali citano i social media tra le priorità principali per lo sviluppo di una strategia di difesa delle loro organizzazioni

    29 Ottobre 2019

    • Il 63% dei business leader considera i social una priorità nella strategia di difesa aziendale.
    • Secondo il Global Fraud and Risk Report di Kroll, sono sempre più significativi il rischio di furto di dati e il danno reputazionale causato da relazioni con terze parti.
    • Anche nelle strategie di influencer marketing si nascondono rischi molto rilevanti per le aziende globali.
    — Quanto contano i social media nell’attività delle aziende globali oggi? E quali rischi sono connessi a queste attività? Secondo l’ultimo Global Fraud and Risk Report pubblicato da Kroll l’attività sui social media è stata un fattore rilevante nel 27% degli incidenti significativi subiti dalle aziende globali negli ultimi 12 mesi. Quasi i due terzi (63%) dei business leader intervistati hanno infatti citato i social media tra le priorità principali per lo sviluppo di una strategia di difesa delle loro organizzazioni. Il Global Fraud and Risk Report annuale di Kroll, basato su ricerche condotte da Forrester Consulting, esamina lo scenario di rischio globale e analizza i principali rischi con cui oggi si confrontano le multinazionali, e le misure che esse adottano quotidianamente per prevenire, rilevare e reagire alle minacce. Il rapporto rivela che, in questo momento, le aziende si trovano ad affrontare uno scenario di rischio ancora più esteso, essendo chiamate a contrastare le minacce digitali emergenti e ad affrontare questioni normative e reputazionali complesse. Il rischio più comune, per il 39% delle aziende, è quello di fuga di informazioni interne, che mette in luce la crescente minaccia interna a danno della proprietà intellettuale, del segreto commerciale e di altre informazioni riservate. Al secondo posto nell’elenco degli incidenti significativi è risultato il furto di dati e il danno reputazionale causato da relazioni con terze parti (29% dei rispondenti). Un altro problema emerso come rilevante, al 28%, è quello della frode esterna.

    Da dove provengono le minacce per le aziende globali oggi

    I risultati del sondaggio confermano che le minacce possono avere origine da qualsiasi punto della rete delle relazioni di un’organizzazione. Non più del 13% degli incidenti infatti sono stati commessi da ignoti. In generale, le minacce provengono dall’interno dell’organizzazione e dalle altre organizzazioni nella sua rete: i dipendenti, più di qualsiasi altro attore, sono responsabili per frode interna e perdite di informazioni interne. Inoltre, gli stessi dipendenti sono anche una fonte significativa di danno per la reputazione aziendale e la principale fonte di incidenti. Mentre spesso ci si concentra sui rischi che potrebbero venire dall’esterno, regolamenti e cultura aziendale, quindi, dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla responsabilizzazione degli stessi componenti dell’organizzazione. Le collaborazioni con terze parti sono oggi la principale causa di danno reputazionale, rischio intensificato oggi da una maggiore sensibilità pubblica proprio alla reputazione aziendale e amplificato da una costante sorveglianza dei cittadini tramite i social network. In questo ambito rientrano ad esempio le collaborazioni con ambassador e influencer.

    Influencer marketing: i pericoli delle collaborazioni

    La misura in cui la reputazione è diventata una risorsa preziosa per le società può essere visto proprio nella diffusione dell’adozione di strategie di influencer marketing, utilizzate in una certa misura per promuovere il brand dal 78% delle aziende intervistate. Le aziende hanno a lungo impiegato celebrità e altre persone di alto profilo per promuovere il marchio, ma i social media hanno alzato la posta, legando in modo ancora più profondo il brand al personaggio e con un accesso a una rete sempre più estesa di contatti, sulla base di una relazione di fiducia, che comporta quindi un rischio ancora più grave per le organizzazioni se tradita. L’idea dell’organizzazione come entità autonoma sta cedendo il passo al concetto che un’organizzazione è un singolo nodo in una rete di relazioni, anche grazie ai social media e ai video virali, che mettono sotto controllo incessante ogni elemento di quella rete. Le terze parti sono diventate sempre più centrali praticamente in ogni settore: collaborazioni e partnership forniscono maggiore agilità all’azienda e nuove risorse necessarie per l’innovazione. Se la globalizzazione ha creato una varietà di nuovi mercati e nuovi fornitori, le campagne di marketing sui social media basate su influencer e ambassador sono state la conseguenza diretta di questa nuova rete di relazioni. Proprio per questo la due diligence, un tempo incentrata su questioni legali e finanziare, oggi si è ampliata per includere anche il rischio reputazionale legato a queste collaborazioni.

    E in Italia?

    “Anche in Italia – ha commentato Marianna Vintiadis, Head of Southern Europe di Kroll –, è ben presente il timore di un cyber attack globale, come ha dichiarato oltre il 66% degli intervistati su una media globale del 68%, ed è significativamente più elevato quello del furto di informazioni interne, che raggiunge l’89% contro il 73% globale”. Nel nostro Paese il ruolo dell’Internal Audit è cruciale per il contrasto del rischio cyber (26% contro il 28% globale) ed è in crescita il ricorso all’istituto del whistleblowing (cioè del segnalatore di illeciti), sebbene resti ancora di alcuni punti sotto la media globale (9% rispetto al 13%). Un dato non trascurabile dell’Italia, infine, riguarda il timore del rischio connesso alla contraffazione del marchio, con danni subiti dal 23% degli intervistati contro una media globale del 17%. Il numero di violazioni dei dati segnalate dalle aziende italiane è tuttavia significativamente inferiore a quello che ci si aspetterebbe da un’economia delle dimensioni di quella del nostro Paese. Questo suggerisce che non sempre i furti vengono dichiarati e pertanto emerge la necessità di una maggiore trasparenza rispetto a questa categoria di incidenti.