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  • Come sopravvivere nell’era digitale, trovando il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata

    Prendi una boccata d'aria, respira e usa in modo più smart la tecnologia

    6 Febbraio 2019

    Come è cambiato l’approccio al lavoro negli ultimi anni? Il lavoro fa parte della nostra quotidianità e può essere difficile, anche nell’era digitale, riuscir a fare qualcosa che piaccia davvero, che ci faccia sentire appagati, felici. Quante persone svolgono un lavoro che odiano solo perché sono costretti a farlo per necessità? Insomma, si vive per lavorare o si lavora per vivere? La continua crescita delle nuove tecnologie ha cambiato non solo l’approccio alla maggior parte dei lavori che svolgiamo, ma ha anche ridefinito il concetto stesso di lavoro. Abbiamo la possibilità di lavorare ovunque e in qualsiasi momento del giorno e della notte. Non abbiamo bisogno di star seduti alla nostra scrivania per essere rintracciati da un collega, basta una mail. In fondo tutto questo sviluppo tecnologico ci consente di avere il massimo controllo sul nostro lavoro, di velocizzare i compiti, di ottimizzare i tempi. Ma è davvero così o abbiamo definitivamente rotto quella linea sottile tra vita privata e professionale? Immagine correlata

    L’approccio alla tecnologia

    Pensateci bene. Sono le 18, il turno è finito e a breve comincerà la vostra lezione di pilates. Prendete il borsone per andare in palestra e il telefono comincia a squillare. Lo ignorate ma non smette di suonare. Chiamate, email, messaggi. Dove è finito il tempo libero, il diritto di non essere disturbati? Possiamo evitare di rispondere, ma siamo online anche fuori dall’ufficio. L’equilibrio è rotto. Smartphone, tablet, notebook hanno reso accessibile qualsiasi cosa, creando soluzioni più semplici, ma se non usati correttamente, tolgono anche parecchio: il tempo. Ci stiamo perdendo gli attimi. Un po’ come quando siamo al parco, il sole sta calando e i colori rosa del cielo ci ipnotizzano, sono così belli che vogliamo per forza mostrarli a tutti con una foto. Cerchiamo il cellulare in borsa ma sembra essere stato risucchiato da un vortice infinito. Abbiamo perso il telefono e anche il tramonto. Come possiamo sfuggire a tutto questo, essere al passo coi tempi e non perdere i nostri tempi? Prima di esaminare le possibili soluzioni, scaviamo un po’ più a fondo per comprendere i veri ‘problemi’ del binomio lavoro-tecnologie. Immagine correlata

    Quando lavoriamo

    Il vecchio modo di lavorare, quello “analogico”, era molto incentrato sul luogo: il posto di lavoro. Potevamo portare il lavoro a casa, rifinire qualcosa, correggerlo, ma esisteva l’ufficio con il telefono, il fax per scambiare le informazioni con i colleghi, i clienti e i fornitori. Le riunioni da fare, faccia a faccia, per stipulare contratti importanti. Adesso abbiamo la possibilità di lavorare da remoto, siamo disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Possiamo organizzare conferenze con chiunque e in qualsiasi momento della giornata attraverso strumenti di web conferencing. A colpo d’occhio, sembra positivo, una massima flessibilità del lavoro e migliori risultati. Cambia tutto e crediamo di fare anche gli stessi orari. Si comincia alle 8/9 del mattino, c’è la pausa pranzo, si ricomincia e si torna a casa prima di cena. Ma una volta tornati, controlliamo la mail, poi un’occhiata ai documenti, un consulto veloce all’agenda. L’orario lavorativo subisce un’estensione e nemmeno ce ne rendiamo conto, perché  è  diventata un’abitudine controllare i messaggi mentre siamo sotto le coperte, con un occhio mezzo aperto e l’altro chiuso.

    Come lavoriamo

    Le tecnologie hanno notevolmente velocizzato molti processi, ma l’orario lavorativo è sempre lo stesso, nonostante il tempo impiegato a svolgere un compito si sia drasticamente ridotto. Il modo di lavorare cambia ma siamo ancora legati ai vecchi canoni, agli orari stabiliti, alle procedure standard e ormai superate. Tutto questo perché esiste ancora una certa riluttanza al cambiamento e all’innovazione.
    Equilibrio vita lavoro
    Credits: Depositphotos #117565732

    I processi sono più importanti del risultato

    Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, ha affermato che il processo è diventato il proxy del risultato che si desidera. Dopotutto se si svolge correttamente una procedura, passo dopo passo, sarà impossibile sbagliare. Tuttavia, ‘seguire la procedura’ così meticolosamente è inefficiente e ci fa perdere il contatto con l’obiettivo originale dell’organizzazione.

    “Groundhog Day”, ossia il giorno della marmotta

    In America la tradizione vuole che in questo giorno si debba osservare il rifugio di una marmotta. Se sbuca fuori e non riesce a vedere la sua ombra perché il tempo è nuvoloso, l’inverno finirà presto, se invece vede la sua ombra perché è una bella giornata, si spaventerà e tornerà di corsa nella sua tana, e l’inverno continuerà per altre sei settimane. Una tradizione che si ripete, un pronostico. Un procedimento che è sempre lo stesso, da secoli. Andrà bene per la marmotta ma non per noi. Se abbiamo un problema e lo affrontiamo sempre allo stesso modo, ottenendo scarsi risultati, vuol dire che è arrivato il momento di cambiare approccio. In un mondo dominato dal progresso è impossibile utilizzare sempre lo stesso rito e utilizzare la tecnologia in modo intelligente prevede questo: un’apertura al cambiamento. I metodi nuovi, diversi da quelli tradizionali, vengono adottati quando questi ultimi falliscono, per l’ennesima volta, creando un circolo vizioso. Si attacca l’efficacia dell’innovazione invece del ritardo impiegato per utilizzarla. Siamo troppo scettici per abbandonare i vecchi sistemi (la paura dell’ignoto gioca brutti scherzi). Immagine correlata

    La soluzione? Più libertà e responsabilità

    Siamo onesti. La flessibilità promessa dalle tecnologie non è mai arrivata, o almeno non abbiamo ancora capito come sfruttare tutto questo potenziale a nostro vantaggio. Abbiamo visto che il “quando” e il “come” lavoriamo sta cambiando, ma non ci sta aiutando nella realizzazione personale. L’era digitale è qui, la tecnologia fa parte di noi, in ogni ambito, ma non possiamo farci sopraffare. Dobbiamo riappropriarci di un nuovo equilibrio tra il lavoro e la vita privata, sfruttando in modo intelligente le tecnologie e la loro usabilità a lavoro. La prima cosa da fare è quella di rivedere il nostro concetto di libertà e controllo. Crediamo che più siamo controllati meno libertà abbiamo. Viceversa, abbiamo più libertà quando siamo soggetti a un minor controllo. C’è un compromesso che ci costringe a sceglierne uno o l’altro. Ma le aziende più innovative non la pensano così. Maggior controllo non significa necessariamente perdere la libertà. Risultati immagini per netflix reed hastings ” Più cresciamo, più flessibile è il nostro controllo. Permettiamo ai diversi team e leader di gestirsi a modo loro. I team leader sono liberi di sviluppare il proprio approccio gestionale, purché possano raggiungere gli obiettivi prefissati”, spiega Nadiem Makarim, CEO e fondatore di Go-Jek. ” Il nostro modello è quello di aumentare la libertà dei dipendenti mentre cresciamo, piuttosto che limitarli per continuare ad attrarre e nutrire nuove persone, quindi abbiamo una migliore possibilità di successo nel tempo”, recita la presentazione di Netflix sulla sua cultura aziendale. Cosa vogliono dire al mondo  Nadiem Makarim e Netflix? Più controllo può significare anche più libertà. Più controllo deve portare a più flessibilità, indipendenza e responsabilità. Per adattare il modo di lavorare alle possibilità offerte dalle innovazioni digitali, bisogna far propria la politica di libertà e massima responsabilità. Questo è l’unica strada per le aziende per innovarsi velocemente e rendere tutti più felici e realizzati. Investire le proprie risorse in tecnologie non basta, bisogna accettarle e usarle senza diventare automi, riavvicinarsi ad un’umanità che stiamo lentamente perdendo. Immagine correlata

    E adesso prepariamoci

    Ecco quindi alcuni consigli per ritrovare il giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. 1. Capire dove, come e quando si lavora meglio Spesso non è la mole di lavoro a crearci disagio, ma il luogo, le procedure da seguire o gli orari. Lavoriamo meglio a casa o in ufficio? Se possiamo lavorare in qualsiasi luogo, accedere ad un processo a qualsiasi ora, perché non sfruttare le tecnologie a nostro vantaggio? Magari ci concentriamo di più in un luogo isolato, che sia la nostra casa o un angolo in biblioteca, oppure tra la folla, in un bar mentre sorseggiamo un caffè. La cosa importante è trovare il proprio equilibrio e questo è un modo smart di usare l’innovazione. 2. Pensare in modo critico La solita prassi nello svolgere i nostri compiti non è più efficace? Benissimo, le tecnologie ci offrono novità e processi differenti. Il pensiero critico ci aiuta a valutare e migliorare i nostri processi lavorativi, adattandoli costantemente alle realtà mutevoli dell’era digitale. Usiamoli in modo consapevole e magari il risultato sarà una piacevole sorpresa. 3. Essere creativi Come diceva Albert Einstein, la creatività è intelligenza che si diverte. E allora siamo creativi! Per essere innovativi bisogna pensare fuori dagli schemi, andare oltre l’ordinario e smetterla di fare affidamento sui metodi che abbiamo collaudato milioni e milioni di volte. Non siamo macchine, è insoddisfacente, noioso è pericoloso abituarsi alla routine. La creatività aiuta a ridefinire il lavoro e ad innovarlo. Abbiamo tutti bisogno di essere più creativi se vogliamo affrontare la flessibilità, libertà e responsabilità creata dalle tecnologie digitali emergenti. 4. Imparare a collaborare “virtualmente” Lavorare in team resta una costante importante. I nuovi mezzi di comunicazione ci permettono di comunicare in tutto il mondo e restare in contatto con chiunque, grazie alle innumerevoli piattaforme in circolazione. Quante volte abbiamo partecipato ad una call in seduti comodamente sul nostro divano? La tecnologia, se usata bene, può facilitarci i compiti e farci guadagnare più tempo libero. 5. Lasciarsi motivare dalla curiosità La curiosità è quella forza inesauribile che ci spinge ad imparare cose nuove. Senza di essa non saremo motivati a trovare soluzioni migliori per noi stessi e gli altri. Possiamo avere tutte le informazioni a disposizione, davanti ai nostri occhi, ma se non siamo curiosi, se non abbiamo la voglia di apprendere o approfondire, queste mole di notizie è del tutto inutile. È la curiosità che ci permette di andare oltre e rendere il nostro lavoro più appagante.
    Equilibrio vita lavoro
    Credits: Depositphotos #42033301

    Restare focalizzati nel mondo dell’iperconnessione

    L’innovazione può massimizzare le opportunità lavorative, migliorare la nostra vita, ma è fondamentale usarla bene. Siamo ricchi di informazioni, tecnologie diverse, ma stanchi, la nostra attenzione cala, siamo nervosi. Negli ultimi anni stiamo subendo un bombardamento sensoriale che ci rende schiavi delle immagini e delle parole. Siamo davvero noi a scegliere o stiamo diventando spettatori della nostra vita? Dobbiamo riappropriarci del nostro equilibrio, stare attenti a quelle sfumature tra tempo libero e lavoro, perché questa iperconnessione rischia di snaturarci. In un mondo multitasking impariamo a concentrarci di nuovo su una cosa sola e facciamola bene. Sfruttiamo i mezzi digitali restando esseri umani.