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  • Cosa impariamo dalla vittoria di Meta e Moro (e sulle fanbase che funzionano)

    Ermal Meta e Fabrizio Moro vincono Sanremo nonostante il caso plagio: come hanno influito le conversazioni generate dai loro fan?

    14 Febbraio 2018

    Il Festival della Canzone Italiana non ci delude nemmeno quest’anno e ci regala più di un momento iconico dal punto di vista di spettacolo, digitale e trash. Alla fine ***spoiler alert*** hanno vinto Ermal Meta e Fabrizio Moro con la loro canzone “Non mi avete fatto niente”, accusata di plagio nei giorni precedenti. Al di là di giusto o sbagliato, questo episodio fa riflettere su come una criticità durante un momento di massima esposizione mediatica possa, alla fine, favorire anziché penalizzare una personalità/brand. Di seguito vi proponiamo una riflessione sul crisis management e sul ruolo giocato dalla community di riferimento.

    Cosa è successo

    La strana coppia Meta e Moro si presenta a Sanremo con la canzone contro il terrorismo “Non mi avete fatto niente”. Per partecipare alla competizione i brani vengono prima sottoposti alla giuria che ne verifica l’ammissibilità. Fin qui, tutto liscio. Per quattro giorni ci godiamo giravolte aerobiche di anziane donne sorrentiniane, una Hunziker intonsa come ce la ricordavamo nelle nostre fantasie dai tempi di Roberta, un Baglioni sempre più simile a Sandra Mondaini e un Favino istrionico. Il polverone viene alzato da AltroSpettacolo il 7 febbraio, in un articolo che sottolinea come il ritornello di “Non mi avete fatto niente” sia identico a “Silenzio”, brano cantato da Ambra Calvani e Gabriele De Pascali nel 2016, quindi nemmeno troppo tempo fa, proprio a Sanremo Giovani. I due cantanti sono stati temporaneamente sospesi dalla competizione e su Twitter s’è scatenato un accorato dibattito decisamente in loro favore.

    #IoStoConMetaMoro

    L’hashtag creato in difesa dei cantanti ha superato i 4 milioni di reach e la cosa più interessante analizzando il suo andamento è che non ha raggiunto il suo picco il 7 o l’8 sera (ovvero in coincidenza con la sospensione) ma è continuato a crescere durante le puntate raggiungendo il suo picco massimo domenica 11, cioè a festival concluso. Meta-Moro-Sanremo Cosa vuol dire? Che l’hashtag per difendere Meta e Moro è diventato il coro da stadio della fandom che non solo li ha sostenuti ma ha utilizzato l’increscioso incidente per monopolizzare la discussione online sul Festival di Sanremo. A twittare sono stati solo 153 utenti unici, che imperterriti hanno sostenuto i loro beniamini per tutto il festival. A quel punto anche chi ignorava il festival nostrano o chi non aveva prestato sufficiente attenzione a “Non mi avete fatto niente” ha ascoltato la canzone. Il voto di Sanremo è diventato, dunque, un voto di protesta e l’hashtag è riuscito a mobilitare anche chi probabilmente non aveva intenzione di farlo, persuaso da qualcosa di ben più forte di una canzone. La voglia di rivalsa, il desiderio di dimostrare alla casta chi comanda. Forse appare esagerato, ma leggendo i tweet è quello che emerge con chiarezza: l’accusa di plagio ha polarizzato il racconto online dei cantanti e li ha resi le vittime ingiuste di un meccanismo che voleva penalizzarli perché giudicati favoriti. Ancora una volta la forza di uno storytelling ha fatto per un brand più della qualità del suo stesso prodotto.  

    Come hanno gestito Meta e Moro la crisi reputazionale?

    Rispondiamo senza giri di parole: low profile. Meta e Moro sapevano bene che il ritornello era plagiato e perciò hanno agito – consapevolmente o meno – come si fa in questi casi per brand e istituzioni, cioè individuando con onestà la criticità e preparandosi prima che questa venga portata alla luce da altri. Nel loro caso hanno lasciato alcune dichiarazioni e interviste dove raccontavano con innocenza di aver voluto recuperare una parte di quella canzone per non sacrificare qualcosa di bello e che entrambe le canzoni erano state scritte dallo stesso autore, Andrea Febo. In altre parole hanno fatto comunicazione di crisi proattiva e sono stati pronti, in seguito, a dare vita a quella reattiva nel momento in cui si è iniziato a twittare. Toni pacati, engagement con i propri fan, care one to one con chi li sosteneva per saldare il sentimento d’appartenenza, uno status Facebook chiaro e pieno di buoni sentimenti: Meta e Moro si sono allineati con l’immagine che i propri fan proiettavano di Good ones generando un racconto coerente online e offline.

    L’amore vince sull’invidia

    Alla fine hanno vinto proprio loro. La giuria, pur esaminando il regolamento che sancisce che possono concorrere a Sanremo solo i brani inediti, ha stabilito che “Non mi hai fatto niente” non è plagio e può concorrere perché “Silenzio” non è mai stata commercializzata. Insomma, è stato trovato un cavillo. “Non mi hai fatto niente” è il brano più ascoltato su Spotify nella Top50 Italia. Con felicità dei fan l’epilogo viene dipinto dai due cantanti come la vittoria di chi aveva tutti contro e alla fine ha trionfato, la vittoria di “Questa canzone è un sorriso a chi ti dà uno schiaffo. È il modo migliore per combattere”. Sicuramente si è trattato di una grande prova di come una community coesa e seguita può aiutare la personalità/brand nei momenti di difficoltà e anche influire sulla coscienza collettiva. Ironicamente arrivano secondi gli Stato Sociale che cantano nel loro ritornello che l’Italia è quel Paese dove non c’è Nessuno che dice “se sbagli sei fuori”.