Uno dei principali errori che commette chi si avvicina per la prima volta al social media monitoring risiede nella scarsa comprensione dell’idea di monitoring in sé. Potrebbe sembrare un banale giro di parole ma provate a chiedere a chi si occupa di social media a livello professionale cosa si intenda per “monitoring”.
Per molti si tradurrà probabilmente in un sinonimo di reporting. Altri lo ridurranno al controllo costante degli analytics delle varie piattaforme. I creativi diplomatici diranno che è un po’ il risultato di entrambe le cose messe insieme. Un bravo strategist risponderà che è la sua principale risorsa per capire se le azioni intraprese sono state efficaci e programmare le mosse successive.
In realtà hanno tutti ragione ma la verità è che è ormai tempo che il social media monitoring cresca e diventi parte integrante di una più ampia strategia di analisi del brand. Una delle carenze principali del social media monitoring di questi anni infatti è individuabile nella sua incapacità di rendere i dati intellegibili a tutti e integrabili con altre analisi di brand.
In altre parole, non basta presentare un report una tantum, non basta inviare e condividere megabyte di fogli Excel: serve rendere comprensibili i dati anche grazie alla data visualization.
Chiariamoci subito stavolta: non stiamo parlando (solo) di trasformare i dati di analisi in infografiche, ma di creare Dashboard di analisi in tempo reale, multi-accesso, con filtri specifici che consentano non solo al social media analyst ma anche allo strategist, al responsabile del marketing digital e a quelli che a lui riportano di avere sempre chiara la situazione.
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Ma come si costruisce una dashboard?
Semplificando potremmo dire che ci sono tre vie possibili:
- Usare piattaforme che hanno già output visivi, come Datalytics o Talkwalker.
- Creare soluzioni personalizzate costruite ad hoc ma avvalendosi di strumenti esistenti, come Google Data Studio
- Creare soluzioni interamente ex novo, ad esempio coinvolgendo degli sviluppatori software e costruendo le dashboard da zero disegnandone struttura dati e modalità di visualizzazione
C’è poi una soluzione ulteriore, di solito la più adottata: creare dei report ex post statici, ad esempio una presentazione.
Il tempismo tuttavia è fondamentale nel social media monitoring: un report ex post è la fotografia di una situazione passata, e depotenzia dunque il social media monitoring del suo grandissimo valore di strumento di reazione immediata.
Non basta insomma saper misurare se non si è anche in grado di rendere i dati intellegibili, in qualunque momento.
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