Supereroi e leader sono i soggetti predominanti di relazioni non paritarie, poiché i loro pensieri e le loro azioni influenzano in modo decisivo quelli delle altre persone.
Pur avendo attitudini diverse, i primi possono insegnare qualcosa ai secondi su come combattere per il bene (dell’azienda).
Leadership di squadra
La recente popolarità cinematografica dei team di supereroi, Avengers e Justice League, avvicina ancor di più le due figure, evidenziando la necessità del lavoro di squadra.
Sembra scontato che il “capo” debba avere qualcuno su cui “comandare”, ma proprio da questa formulazione nasce la ben nota differenza tra autorità e autorevolezza, tra l'imposizione e la leadership.
Fin qui nulla di nuovo, ma fiducia e collaborazione non esauriscono la questione. L’evoluzione ultima di un ambiente di lavoro sereno e produttivo è data dalla motivazione, dalla capacità di trasmettere i principi della leadership per creare una mentalità condivisa che punti al successo.
Nella sua ultima opera, David Kahn, esperto nelle strategie direttive puntualizza:
"E questo è il fine ultimo. Se tutti possono essere un leader allora il tuo lavoro è più facile, perché tutti vogliono avere successo allo stesso modo, verso lo stesso obiettivo."
Poteri e responsabilità
Se la motivazione può essere condivisa, la responsabilità può essere al più ripartita. È ormai noto a tutti che “grandi poteri comportano gradi responsabilità”.
Con la morte dello zio Ben, Peter Parker impara questo concetto nel modo più duro, sperimentando due attitudini opposte.
Da un lato, la naturale esaltazione che deriva da un nuovo potere o da una posizione lavorativa, può sfociare nell’intossicazione, portando ad attaccarsi al titolo più che alla funzione. Il ruolo di leader-eroe non deve essere esibito, ma riconosciuto e riconfermato grazie alle proprie azioni.
Usare “grandi poteri” in modo super significa metterli a frutto, convogliarli verso un obiettivo più grande del proprio ego. Questo non impedisce, chiaramente, di rendere il processo quanto più possibile gradevole, anche se non quanto fare la ronda viaggiando a mezz’aria tra i grattaceli di New York.
D’altro canto, colto in contropiede da una promozione, magari improvvisa e inaspettata, un neo-leader può essere impreparato ad assumersi le “grandi responsabilità” che derivano dal nuovo ruolo. Kahn sottolinea:
“Ora sono visti diversamente. Sono trattati in modo diverso. La gente li sta guardando in un modo diverso.”
Le decisioni da prendere possono essere onerose e impopolari: esercitare la leadership significa prenderle, forse non sempre in modo corretto, ma sicuramente con consapevolezza e coerenza.
Coerenza ed efficacia
Un baluardo di coerenza e purezza è sicuramente Capitain America, che cerca di seguire dei principi esemplari nella sua lotta contro il male. Lo stesso fa Superman, che però è storicamente più ligio alle leggi, forse per porre un limite oggettivo ai propri sconfinati poteri. Situazione più conflittuale è invece quella di DareDevil, in equilibrio sui tetti ma anche tra i suoi doveri professionali di avvocato e le sue azioni non convenzionali da supereroe.
Come sottolineato da David Kahn, l’etica professionale è soggettiva e non deve essere giudicata solo moralmente, ma anche in base all’efficacia.
"I tuoi valori sono determinati dagli obiettivi che cerchi e dal modo in cui vuoi raggiungerli. Devi essere consapevole di dove vuoi andare e come vuoi arrivarci."
Un buon leader può dunque essere un vero supereroe, ma anche un anti-eroe come The Punisher?