La maggior parte di noi passa la propria vita ad alternarsi tra due dispositivi: il computer e il cellulare. Tra lavoro, svago e compiti pratici, questi due fedeli compagni ci rendono la vita molto più semplice in svariate situazioni. Soprattutto lo smartphone che ci viene in soccorso costantemente: dai compiti più difficili come scoprire dove dobbiamo andare sulla mappa, a quelli più banali come una semplice formula matematica che potremmo fare anche a mente.
Ma siamo sicuri che questo non abbia un prezzo? Come chi non allena i muscoli gradualmente perde la capacità di usarli, così il nostro cervello, sempre più lasciato in disparte in favore della comodità di uno smartphone, non deciderà alla fin fine che non è più necessario il suo intervento, ritrovandosi ad assolvere un mero compito di smistatore di informazioni?
Lo smartphone controlla la nostra vita?
Basta pensare alla propria giornata tipo per rendersi conto di quanto questa affermazione sia vera. A meno che tu non sia uno di quegli animali rari che non ha Facebook, usa ancora i messaggi invece di Whatsapp e scatta foto solo con la reflex, allora probabilmente la tua giornata comincia con lo smartphone: che sia solo per spegnere la sveglia (le sveglie vere le producono ancora, secondo te?), o più probabilmente per dare una controllata ai social, uno dei tuoi primi gesti è raggiungere lo smartphone.
Ancor più probabilmente non ti limiterei ad una singola app, ma ne controllerai diverse, passando dall’una all’altra seguendo il flusso delle notifiche, non concentrandoti veramente su nulla. Lo chiamano multitasking e ci hanno fatto credere con abili manovre di marketing che questa sia un’attività positiva (soprattutto per noi donne), ma in realtà è una delle cose più dannose che possiamo fare al nostro cervello. Quando siamo impegnati nel multitasking, ovvero quasi sempre mentre usiamo lo smartphone, non gli diamo il tempo di adattarsi ad un compito che già gli chiediamo di passare a quello successivo, rendendo difficile il sedimentarsi delle informazioni, la loro analisi e comprensione.
La giornata prosegue al lavoro, e sono pronta a scommettere che lo smartphone faccia capolino anche lì: per dare un’occhiata alle notizie, per controllare il traffico o per mandare una mail, eccolo lì, nelle nostre mani. Le news sono un tema a parte poi: cos’è tutta questa ansia che è venuta fuori negli ultimi anni sulle fake news? Prima non esisteva questo problema, è nato con i social networks, che hanno reso la nostra capacità di attenzione sempre più bassa,, il nostro spirito critico sempre... meno critico.
Ormai i telegiornali vengono fatti dai filmati inviati dalle persone sul posto con i propri cellulari, con buona pace dei giornalisti.
Costruire la propria conoscenza ai tempi dello smartphone
Ma è soprattutto la nostra capacità di assorbire e realmente apprendere le informazioni quella più in pericolo: con Google sempre a disposizione, pronto a rispondere a qualsiasi domanda abbiamo, a venire in nostro soccorso quando abbiamo un calo di memoria, che cosa ne è della nostra capacità di ragionare?
Come sostiene Nicholas Carr, autore del libro sugli effetti di internet sul cervello The Shallows, Google è forse utilissimo per rispondere alle domande di Trivial Pursuit, ma non serve a molto quando si tratta di costruire la propria conoscenza.
Insomma, lo smartphone ci rende stupidi, almeno un po’. Ci sono 7 miliardi di persone al mondo, e 6 miliardi di cellulari utilizzati: anche volendo contare tutte le persone che hanno due telefoni (o più), questo dato è inquietante se si pensa che sono senza acqua corrente o senza wc miliardi di persone nel mondo. Hanno un telefono, al loro posto?
Per non parlare dei dati relativi al controllo delle notifiche: gli scienziati sono discordanti a riguardo, ma si parla di un numero di volte superiore alle 110 al giorno. Considerando 8 ore di sonno a notte, vuol dire che lo controlliamo più di 7 volte all’ora.
Diversi studi sono andati a verificare che implicazioni questo abbia, e i risultati non sono confortanti.
Staccare la spina non è così facile
Tutti noi ci sentiamo a tratti stufi di questa condizione, sentiamo il bisogno di staccare dalla tecnologia, di riappropriarsi del proprio spazio. Ma non è così facile: ad esempio, in vacanza, rischiamo di usare il telefono ancora di più.
Per non parlare dell'esperienza anche traumatica di chi si ritrova all'improvviso senza smartphone: è come la"sindrome dell'arto fantasma": si continua a cercarlo nelle tasche o nella borsa con gesti automatici
Allenare il cervello per combattere lo smartphone
Sembra uno scenario apocalittico, vero? Degno dei peggiori film di fantascienza.
Ma c’è una buona notizia: come anche dopo anni di inutilizzo i muscoli del corpo si possono allenare e far tornare forti, così anche il nostro cervello è molto duttile. Non importa a che livello siate di dipendenza da smartphone, potete comunque allenare il vostro cervello a pensare.
Può sembrare assurdo ma un primo metodo si basa proprio sull’utilizzo del telefono: ci sono molte applicazioni negli store che ci permettono, tramite giochini logici di varia natura, di tenere in allenamento il cervello. Basterà digitare “brain" nella barra di ricerca dello store per averne centinaia a disposizione che, con dei veri e propri personal trainer virtuali, ci suggeriscono quotidianamente attività da fare per allenare il nostro amico cervello.
Se volete dei metodi più analogici, non vi resta che una strada: allenatevi a non usare il cellulare. Lasciatelo a casa quando uscite, non usate le mappe, non controllate le notifiche, non usate la calcolatrice per sapere se il calcolo del numero di volte in cui controlliamo il cellulare che ho scritto sopra è giusto.
E se ancora non vi basta, un suggerimento per le prossime ferie: ormai in risposta a questa necessità stanno spuntando ovunque, anche in Italia, hotel e centri di retreat specializzati nell’astinenza dal telefono. Luoghi in cui la conditio sine qua non per entrare è lasciar fuori la tecnologia. Se siete degli utilizzatori compulsivi di smartphone, questa può essere la strada migliore. E se vi sentite in colpa ad ammettere di avere una dipendenza, consolatevi: siamo molto più numerosi di quanto sembri.