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Alla base del funzionamento dei media digitali, c’è naturalmente la tecnologia. È la stessa tecnologia a garantirne la corretta aderenza con il modo di interagire degli individui. Questo incrocio applicato al dialogo tra persone e marche, aziende e organizzazioni è alla base di una Customer Experience (CX) positiva e proficua per entrambe le parti.
Ma media digitali (ovvero, macchine) e persone non parlano certo la stessa lingua! Al fine di permettere interazioni efficaci tra le due parti, sono così nate le interfacce uomo-macchina (GUI, graphical user interfaces). Un recente sviluppo riguarda la nascita e la diffusione delle interfacce conversazionali (conversational interfaces, o conversational UI), che trovano applicazione nei chatbot.
Classificati tra le innovazioni tecnologiche più interessanti sia per gli utenti (sempre più abili a utilizzare le soluzioni di messaggistica e comunicazione interpersonale multimediale) che per le aziende (grazie alla facilità di implementazione e alla possibilità di tralasciare aspetti più complessi di UX), essi sono programmi definiti per stimolare conversazioni sensate e intelligenti con uno o più esseri umani, attraverso metodi uditivi o visivi. Al contrario delle non-conversational UI (e-mail, app, siti web, social network, etc.) i chatbot garantiscono con frequenza interazioni più semplici, stimolanti, targettizzate, attraverso due principali modalità:
Leggi anche: Customer Experience Design: il libro per progettare esperienze di marca memorabili sui media digitali
Il primo ambito di applicazione dei chatbot riguarda il supporto online, attivando scenari semplici o più complessi. Quando scrivete un messaggio privato alle fanpage di diversi brand, molto probabilmente vi risponderà un bot. Anche molti messaggi di ricezione dei CV e prima interazione con i candidati per posizioni lavorative in grandi realtà, vengono sempre più spesso gestiti da robot. Ma esistono anche weather bot, news bot, life advice bot, personal finance bot, i cui nomi suggeriscono già i principali ambiti di utilità.
Attraverso un plugin di Facebook Messenger, KLM fornisce ai propri clienti le informazioni necessarie per il loro viaggio ed eventiali aggiornamenti direttamente sul social network (https://messenger.klm.com/). Skyscanner ha introdotto il proprio bot per Facebook Messenger, attraverso il quale i milioni di utenti che cercano voli e mete ogni mese sui propri asset (app e sito web) possono ricevere informazioni contestualizzate, rilevanti, preziose senza ulteriori frizioni durante il proprio customer journey.
Un secondo terreno è quello dei consigli e del supporto per gli acquisti personalizzati e contestualizzati (conversational commerce): a proposito, l’app Operator (https://operator.com/), pensata dal co-fondatore di Uber Garrett Camp, permette di ricevere aiuto per acquistare i prodotti perfetti per le proprie esigenze 24/7 attraverso la connessione con una community di operatori capaci di soddisfare ogni richiesta legata allo shopping. Ma chi sono tali operatori? Dipendenti stessi di Operator, rappresentanti di negozi e marche, nonché proprio bot.
C’è chatbot, e chatbot. Ovvero, il rilascio di un chatbot capace di fare la differenza nella CX delle persone dipende da una serie lunga e complessa di variabili di design e implementazione. La piattaforma di messaging Intercom ha stilato e pubblicato su Medium il 27 giugno 2016 una lista di 8 principi da seguire per il buon design di bot capaci di garantire CX rilevanti.
Se ben progettati e funzionanti, i chatbot sono capaci di diventare la metafora dell’intera organizzazione e della sua “anima” interattiva: un’azienda o un brand dinamici, intelligenti, umani, abili a garantire Customer Experience dinamiche e rilevanti ai propri clienti integrando al contempo i loro comportamenti online con i flussi all’interno dei negozi.
Se ben progettati e funzionanti, i chatbot sono capaci di diventare la metafora dell’intera organizzazione e della sua “anima” interattiva.