Acclamato come il fenomeno innovativo tra gli ultimi trend del marketing, il Native Advertising continua a suscitare interesse da parte di editori e aziende. Se scaviamo a fondo nella storia della pubblicità, scopriamo però che questa tipologia di annunci non è poi così nuova.
Per orientarci al meglio in questo viaggio, utilizziamo come bussola la definizione del Native Advertising Institute:
Native Advertising è pubblicità a pagamento in cui l’annuncio corrisponde in forma, stile, funzione del contenuto del media nel quale è inserito.
Ora, tenendo bene in mente queste parole, partiamo! Enjoy :)
1885 - Buffalo Bill e Toro Seduto
Nel 1883, William "Buffalo Bill" Cody, creò il Buffalo Bill Wild West Show, uno spettacolo circense in cui venivano ricreate rappresentazioni del mondo western di gran successo. Ma è nel 1885 che Buffalo Bill decide di inserire sui poster pubblicitari dello show il personaggio di Toro Seduto: sapeva bene che intorno a questa figura si era creato un pubblico affezionato.
Era il leader spirituale e politico del suo popolo e, inserendolo nei poster l’azienda sapeva che lo spettacolo ne avrebbe tratto beneficio in termini di affluenza. Di fatto, l’azienda fece un’attività di influencer advertising. Vi chiederete come mai è considerato il primo esempio di pubblicità nativa? Riprendiamo la definizione sopra: l’annuncio è pagato, corrisponde alla forma, allo stile e al contenuto del media ospitante.
1900 - Contenuto e contesto
Negli anni a seguire gli eventi pubblicitari, eventi creati per generare pubblicità, venivano coordinati e supportati dalla copertura mediatica: in questo modo le aziende potevano investire ulteriormente in pubblicità a pagamento ed espandere la storia.
Il marchio Ford posizionò i propri annunci accanto ai racconti di gare automobilistiche corse per hobby.
1910 - Editoriale + pubblicità = Publiredazionale
Nel primo decennio del nuovo secolo, annunci dal copy esteso circolavano sui giornali e le riviste dell'epoca, raccondando le storie aziendali, ma con un taglio editoriale.
Theodore MacManus scrisse la storia “The Penalty of Leadership” per Cadillac e lo posizionò come un annuncio pubblicitario sul Saturday Evening Post.
1920 - Branded Radio
Vera protagonista di quest'epoca è la radio, che inizia ad affermarsi come mezzo di comunicazione di massa. Storie e musiche venivano trasmesse nelle case dei cittadini, senza costi da parte dei brand.
Westinghouse Eletric, società costruttrice di apparecchiature elettriche civili e ferroviarie, ha prodotto radio RCA, ha finanziato la stazione radio KDKA, prima emittente radiofonica, e a livello nazionale la National Broadcasting Company (NBC), tramite la consociata RCA.
1930 - Programmi radio sponsorizzati
Ovviamente il modello di business degli anni '20, non era sostenibile e nel 1922 la American Newspaper Publisher Association dichiarò che "i programmi radiofonici potevano essere trasmessi, se i brand nel avessero pagato per mandare in onda gli spot pubblicitari".
General Mills’ - Wheaties sponsorizzò una serie di trasmissioni radionifiche e serie TV incentrare sul tema del baseball, intitolate Jack Armstrong, the All-American Boy.
1940/1950 - "Soap opera"
A metà del nostro viaggio la TV inizia a farsi spazio nelle case dei consumatori mentre i brand producono programmi televisivi per lanciare sul mercato i propri prodotti, indirizzandoli verso un target specifico.
Procter&Gamble per esempio, per lanciare un proprio sapone, creò delle serie drama che vennero trasmesse sia in radio sia in tv. Da qui la nascita del termine “Soap opera”. Lo sapevate?
Insieme a P&G, come Bulova, Sono, Lever e Brothers, furono i primi brand a firmare come sponsor della televisione commerciale.
1960 - La TV diventa un mass media
Il volo nell’orbita spaziale di J. Gleen nel 1962 fu visto da 135 milioni di spettatori, trasformando la televisione nel potente mezzo di comunicazione di massa come lo conosciamo oggi.
Brevi spot commerciali venivano trasmessi per promuovere aziende e prodotti durante la programmazione stabilita.
Un esempio di native advertising lo troviamo nello spot commerciale Kodak’s Instamatic & Flashcube.
È un video di 60 secondi “How to” che spiegava come utilizzare la macchina fotografica, ambientato durante una festa. Fornisce intrattentimento contestualizzato ed è integrato nella programmazione TV.
1980 - Pubblicità informativa
Le trasmissioni tv iniziano a diversificare la propria offerta e propongono alle aziende spazi commerciali della durata di 30 minuti, in cui proporre, mostrare e spiegare il funzionamento dei propri prodotti.
Le aziende Soloflex e Life Alert approfittarono di questi spazi, mandando in onda, non in prime time, programmi sponsorizzati chiamati As Seen On TV in cui gli articoli venivano presentati e spiegati: così come funzionavano in TV, altrettanto avrebbero funzionato in casa dell'acquirente.
1990/2000 - Internet e i motori di ricerca
Con l’arrivo di Internet nascono anche gli annunci pubblicitari su motori di ricerca: AOL, Google, MSN (ora Bing) e Yahoo accanto ai risultati della ricerca dell'utente, iniziano a promuovere i siti delle aziende affini, facendo leva sulle intention del consumatore per ottenere ampi risultati di business.
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Dal 2010: arrivano i contenuti sponsorizzati
Aziende media digitali come BuzzFeed e Mashable evitano la display advertising a favore di contenuti sponsorizzati che aiutino i brand a realizzare contenuti in grado di attirare l'attenzione del proprio pubblico.
Anche testate storiche come il New York Times, Wall Street Journal e Forbes hanno colto la palla al balzo, supportando gli inserzionisti nella creazione di contenuti sponsorizzati attraverso contenuti editoriali, social media, video e altre digital properties.