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Nell'ultimo anno e mezzo le vendite degli eCommerce sono decollate. Anche in Italia il fatturato del settore è in crescita, ma ad alimentarlo sono soprattutto siti esteri arrivati al successo grazie a buone campagne di awareness e retargeting. La stessa strategia viene adottata dai marketplace, primo fra tutti Amazon, da tempo riferimento consolidato per tutti gli online shopper della penisola.
Per impostare o re-impostare correttamente il tuo eCommerce, ecco alcuni consigli, che secondo l'ultimo report di Citreo possono essere riassunti in sette fattori che hanno determinato questa ascesa e che determineranno il successo dei negozi digitali nell'immediato futuro.
L'esperienza di acquisto online è sempre più spesso diluita in varie occasioni di navigazione, sfruttando la pluralità di device che la tecnologia mette a disposizione: in Italia il 53% degli utenti rientra già in questa casistica.
L'esperienza di navigazione da diversi device deve dunque risultare fluente e caratterizzata da elementi come logo, link al carrello e immagini dei prodotti, sempre in evidenza e facilmente raggiungibili. Il concetto alla base è quello di UX design.
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Le occasioni di navigazione da dispositivi portatili sono sempre più frequenti ed è un errore pensare agli accessi da smartphone come distratte consultazioni di cataloghi online. Il trend degli acquisti portati a termine da mobile è in continuo aumento e se da tablet è possibile navigare su siti non ottimizzati, la fruizione da smartphone richiede un design responsive.
Giornate dedicate allo shopping digitale come il Cyber Monday (USA) e il Singles Day (CN) hanno sempre più valenza internazionale, trainate da colossi come Amazon e Alibaba.
L'incremento di traffico che caratterizza queste ricorrenze cresce esponenzialmente di anno in anno: l'occasione può essere colta da tutti gli eCommerce che sapranno gestire correttamente visibilità, traffico e scorte.
Nel 2015, una simile iniziativa è stata promossa dal Consorzio del Commercio Elettronico Italiano il 7-8 novembre e si ripeterà l'11 e il 12 giugno 2016 con il nome di Crazy Web Shopping.
La multicanalità degli acquisti non si ferma al digitale. È prassi consolidata dei consumatori reperire informazioni online prima di visitare un negozio, ma sempre più spesso questo avviene anche all'interno del punto vendita.
Google stima che negli USA otto possessori di smartphone su dieci sono avvezzi a questa pratica. I venditori sono chiamati a tenere il passo con la tecnologia: la connessione con i clienti può avvenire attraverso un'app proprietaria, essere arricchita da beacon informativi nei punti vendita, e stimolata da programmi di fidelizzazione basati su un'identificazione del cliente già sulla soglia del negozio.
Quanto esposto sinora lascia trapelare un'attenzione alla tecnologia che non deve offuscare quella dedicata alle dinamiche di acquisto.
Capire come le persone sfruttano tutti i canali di informazione e acquisto è cruciale. Per farlo le aziende devono catalogare correttamente tutti i dati in loro possesso e focalizzarsi sullo user intent. I clienti non ragionano in termini di percentuali di acquisti portati a termine attraverso l'uno o l'altro canale, ma sulla qualità delle proprie esperienze di acquisto.
L'evoluzione dei mezzi è stata accompagnata da quella degli internauti: la pubblicità deve tenere il passo. Pop-up e annunci invasivi sono una fonte di fastidio sempre più spesso oscurate da apposite estensioni dei browser, ormai largamente diffuse. Questa rappresenta un chiaro segnale, che richiede un'inversione di tendenza.
Gli annunci pubblicitari ideali non sono intrusivi, ma personalizzati. Guidare gli utenti verso la conversione, significa riconoscerli se navigano da dispositivi differenti, proporre prodotti/servizi pertinenti ai gusti di ciascuno, concentrare le promozioni non sugli acquisti passati ma su quelli futuri e, ancora oltre, differenziare gli acquisti d'impulso da quelli che richiedono un engagement che favorisca la discesa del funnel.
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Più del 90% degli intervistati da Criteo giudica una consegna "veloce" se avviene entro due giorni. La percentuale scende al 63% quando l'attesa sale a tre o quattro, rivelando che gli utenti iniziano a considerarli come un tempo di attesa standard.
Il trend coinvolge i punti vendita online quanto quelli offline, che sono sempre più chiamati ad offrire un servizio consegne veloce, che il più delle volte avviene attraverso accordi con corrieri specializzati. Promuovere servizi di consegna veloce significa guadagnare un vantaggio competitivo.
La GDO, in particolare, deve monitorare attentamente questo trend, poiché servizi come Amazon Prime Now, che incudono anche la consegna di prodotti freschi in un'ora, minaccia la distribuzione tradizionale.
L'esperienza di acquisto online è sempre più spesso diluita in varie occasioni di navigazione, sfruttando la pluralità di device che la tecnologia mette a disposizione: in Italia il 53% degli utenti rientra già in questa casistica