Il trasporto senza conducente non è più una fantascientifica chimera di visionari scienziati affamati di futuro: le driverless car circolano, tra test e tentativi più o meno riusciti.
Tutte le grandi case automobilistiche, ma non solo, sono orientate verso questo sviluppo naturale della mobilità: sottrarre alle abitudini più meccaniche (e poco produttive) l'essere umano, per spingerlo ad affrontare sfide più importanti di tentare un parcheggio in pieno centro o, semplicemente, permettergli di riappropriarsi del tempo spesso sciupato in code chilometriche, in partenze (davvero poco) intelligenti e incanalarlo nella giusta corsia dello sviluppo della sua persona e degli affetti.
"E il piacere di guidare?", mi chiederai. Bene, ti rispondo che tempo ed energie spese alla guida possono essere impiegate molto meglio: leggere un libro, chiacchierare con la famiglia, ammirare stupiti un tramonto, studiare e mille altre strade, meno provinciali, si possono percorrere senza mani sul volante.
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Muoversi con le driverless car: dal possesso al servizio
Spostarsi e muoversi sempre meglio e sempre più velocemente sono presupposti indispensabili di un mondo rapidissimo e iperconnesso: il futuro arriva rapido, velocissimo mentre lo attendiamo in coda al semaforo. Perché non approfittare della libertà dal controllo a tutti i costi?
Spostarsi è una esigenza, del tutto slegata dal feticcio fallico dell'automobile imposto dalla società del consumo.
Non mi riferisco al decluttering, parlo del riappropriarsi del vero valore del tempo, tanto lontano, lontanissimo dal possesso di un oggetto.
Certo, difficile voltare pagina di punto in bianco: lo dimostra il design futuristico e sensazionale delle auto elettriche di Elon Musk, celebri Tesla, che ammiccano al consumatore eco-friendly con linee sinuose e profili sexy.
Qual è la strada delle driverless car?
Ma la strada, senza dubbio, è quella: la guida senza conducente e lo spostamento della mobilità sul servizio invece che sul possesso. Inutile citare le molteplici statistiche che dimostrano l'incapacità dell'attenzione alla guida delle persone: vicine al 100% le cause di incidenti attribuibili al guidatore.
Distrazione, superficialità, leggerezza, voglia (necessità?) di multitasking alla guida. Ad essere sinceri, mentre guidiamo vorremmo, in realtà, fare altro: ascoltare musica, magari cantarla, chattare con gli amici, leggere la ricetta delle chips di zucchine, guardare negli occhi la persona che amiamo.
Non c'è, più ormai, tempo per guidare e basta.
Lo hanno capito le grandi case automobilistiche, lo hanno capito molti guidatori stressati dall'imprecazione della coda in autostrada, dal casello troppo pesante, dai balzelli economici e burocratici. Il guidatore puro, ormai, non esiste più o è decisamente condannato a scomparire.
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Chi si muove sulla strada della guida senza conducente? Mentre facciamo il pieno di combustibili fossili, praticamente tutti: Ford sta sviluppando la sua versione di veicolo a guida autonoma e prevede il lancio entro il 2020. Anche Toyota prevede tempi simili per la produzione su larga scala e la commercializzazione.
Auto senza guidatore: pulite, efficienti, sicure
Ti sembra folle? Perché, se il numero di query legate all'argomento sui motori di ricerca cresce in maniera esponenziale? La guida pulita e sicura che solo un software performante può garantire non è semplicemente un nuovo mercato in cui investire, ma una esigenza accuratamente sentita dai guidatori, giovani in particolare, che sentono meno il bisogno di affermare la propria individualità schiacciando pedali, rispetto ai genitori e ai nonni.
Elon Musk accelera: dopo una prima previsione di introduzione e commercializzazione di un sistema di guida completamente autonomo per il 2021, in una intervista al quotidiano danese Borsen mette la freccia e sorpassa i concorrenti, assicurando una piena funzionalità già nel 2018. In un solo anno, lo sviluppo tecnologico gli ha permesso di anticipare di ben tre anni la prospettiva di investire il mercato del trasporto con auto pulite e perfettamente in grado di guidarsi da sole.
Ammette però che per "entrare in auto, dormire e svegliarsi a destinazione" in tutta sicurezza saranno necessari ancora cinque o sei anni.
Quale sarà l'ostacolo più impattante secondo Musk? La legislazione dei singoli stati.
Assurdamente, richiederà più tempo la regolarizzazione delle smartcar che l'effettiva realizzazione. Logicamente, l'azione giuridica tende a normare fenomeni già verificati, in essere o in potenza, e non può che riferirsi successivamente allo sviluppo tecnologico. Le leggi non creano possibilità, regolano e normano gli sviluppi spontanei delle società e della tecnologia.
Nel corso di una riunione della Society of Automotive Engineers, Robert Hartwig, presidente dell'Insurance Information Institute, ha stimato che ci vorranno tra i 15 e i 20 anni affinché veicoli veramente autonomi popolino le strade degli Stati Uniti.
KPGM ha stimato che l'introduzione dei veicoli ad auto-guida comporterà una diminuzione di almeno 2.500 decessi tra il 2014 e il 2030.
Perché la guida autonoma diventi mainstream sarà necessaria una forte riduzione dei costi e una corretta informazione dei consumatori sulle caratteristiche e l'affidabilità di questi veicoli.
Sharing economy e driverless car, anche Uber prepara la sua flotta
Anche il CEO di Uber, Travis Kalanick, prepara la sua flotta driverless, sebbene sposti le lancette al 2030.
L'idea è quella di rendere il possesso dell'auto un criterio obsoleto attraverso un servizio economico di auto self-driving.
Audi, Jaguar, Land Rover, Nissan e gli altri produttori sono sincronizzati sugli stessi tempi. Non è solo un mercato, dicevamo, ma è un mercato succoso, appetibile, nel quale non si può arrivare tardi, pena l'esclusione.
Questo vuol dire un investimento in ricerca e sviluppo non da poco: Dieter Zetsche, presidente di Daimler, prevede che i veicoli driverless, in grado di guidare senza l'intervento umano, saranno disponibili sul mercato entro il 2025 e, precisazione non da poco, è probabile che non avranno in dotazione un volante né altri comandi di guida.
Abbiamo una vaga idea di come questa rivoluzione modificherà l'attuale mercato del lavoro, lo sviluppo delle competenze dei singoli, gli investimenti pubblici troppo spesso indirizzati alla prevenzione dei sinistri o alle cure dei feriti in disastrosi incidenti?
Prova ad immaginare gli interni avveneristici di questi rivoluzionari mezzi di trasporto: piccole navicelle spaziali (chissà per quanto) su ruote che ci permettono di guardare negli occhi i passeggeri e ammirare il paesaggio a 360°.
E Google? Già al lavoro da tempo sui sistemi di guida autonomi, prevede di lanciare sul mercato le auto senza conducente entro il 2018, passando attraverso la dotazione di questi innovativi strumenti di mobilità ai propri dipendenti, stimolando il processo di imitazione dei comportamenti virtuosi in modo del tutto spontaneo.
FCA e Google, firmato l'accordo
Di pochi giorni fa la notizia che sta facendo il giro del mondo: saranno un centinaio i minivan che Chrysler metterà a disposizione come base per lo sviluppo di modelli self-driving di Pacifica, modello presentato al salone di Detroit.
Il progetto prevede una serie di laser installati sulle autovetture che forniranno una scansione a 360° degli eventuali ostacoli, permettendo una mobilità sicura ed efficace. La quantità di dati da processare è enorme: si stima che i segnali in ingresso siano di circa un gigabyte al minuto.
"Lavorare con Google offre a FCA la possibilità di collaborare con una delle maggiori società tecnologiche al mondo per accelerare l'innovazione nell'industria automobilistica", ha dichiarato l'amministratore delegato Sergio Marchionne.
La trattativa è andata avanti per alcuni mesi e prevede come ultimo step la produzione di una vettura driverless a marchio Google che indichi FCA come costruttore; per il momento, se la sperimentazione che Google porta avanti già dal 2008 avrà successo, dopo la fase di test verranno prodotte e messe in commercio alcune centinaia di Pacifica rivoluzionarie, totalmente self-driving.
Dalla guida manuale alle driverless car
Dalle prime carrozze adeguate con motori a scoppio monocilindrici alle velocissime auto di Formula 1, la strada percorsa sembra molta.
In effetti, gradualmente ci siamo abituati ad integrare in un sistema apparentemente immodificabile le nuove tecnologie, di pari passo con l'evolversi di hardware e software: l'autoradio è uno degli esempi più classici (qualcuno della mia generazione ricorderà il fardello del frontalino estraibile), ma gli esempi sono tanti. Finestrini elettrici, aria condizionata, telecamera posteriore e sensori di parcheggio.
Ciò che caratterizzerà il passaggio dalla guida manuale al trasporto con sistema automatico driverless è la discontinuità: anche con la migliore assistenza software, tutti i sistemi in dotazione sulle automobili presenti sul mercato prevedono la supervisione, più o meno intensa, del conducente.
Le driverless car rappresentano una rottura totale col passato: tutte le operazioni di guida, dalla frenata al rispetto del codice di circolazione, saranno affidate al sistema automatico, riducendo fortemente i rischi connessi alla discrezionalità del guidatore.
Risulta probabile che le prossime automobili, quelle del futuro già presente, saranno connesse alla rete e tra loro e in grado di comunicare e operare con l'efficienza di un sistema unico, che opera scelte vicine alla perfezione, prevedendo variabili incomprensibili per il singolo individuo.