Il referendum del 17 aprile 2016, semplificato da tutti come un "sì o un no alle trivelle" presentava un quesito riguardante il rinnovo delle concessioni per l'estrazioni di idrocarburi in mare entro le 12 miglia dalla costa.
Il quesito ha visto una forte mobilitazione popolare e mediatica con la gran parte dei partiti schierati trasversalmente per il Sì (M5S, Lega Nord, Fratelli d'Italia, SEL etc.) e il partito di governo (il PD) schierato per l'astensione. Non vogliamo analizzare com'è andata (lo sappiamo già e non è nostro compito), daremo invece un'occhiata a chi ha vinto (pochi) e chi ha perso (quasi tutti) in questo dibattito.
I social media sono stati il megafono dei promotori, dei comitati e soprattutto di chi sosteneva il Sì. Ben quattro gli hashtag divenuti trend topic su Twitter negli ultimi dieci giorni: #unmaredisì #notriv e i più recenti #ciaone e #noquorum.
La nostra semi-seria hit parade bi-partisan, comincia dai sostenitori dell'astensionismo. Quelli, insomma, che speravano nel fallimento del referendum e, nonostante la vittoria, hanno finito per commettere qualche gaffe.
Il fronte dell'astensionismo
Giampaolo Galli, deputato PD , nella sua nota biografica su Twitter scrive, tra le altre cose, "allergico a demagoghi, disfattisti e noeuro". Nel suo celebrato tweet del 15 aprile, decide all'improvviso di collegare quanta più attualità possibile in 140 caratteri e invita tutti ad astenersi... per #Regeni e per i #Marò!
Come possiamo farci rispettare nel mondo se rinunciamo alla nostra piccola riserva strategica di gas?
Asteniamoci per #Regeni per i #Maró— Giampaolo Galli (@GiampaoloGalli) 14 aprile 2016
Altro esponente PD e altro fail, che ha avuto una buona risonanza mediatica grazie all'hashtag "#ciaone" entrato tra le tendenze su Twitter. Stiamo ovviamente parlando del renziano di ferro Ernesto Carbone.
Prima dicevano quorum. Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l'importante è partecipare #ciaone
— Ernesto Carbone (@ernestocarbone) 17 aprile 2016
Il fronte del "No"
Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia spiazza tutti con un accorato appello al voto... mandare a casa il Primo Ministro Renzi! Attoniti gli utenti che non capiscono bene la logica dell'ex ministro, che rincara la dose bollando addirittura come "reato" il parere personale del capo del PD. Stesso identico parere che Brunetta sfoggiò nel 2011 in occasione del referendum per "l'acqua pubblica".
Ho votato 'no' a referendum su trivelle. Tutti a votare, partecipazione fondamentale per mandare a casa @matteorenzi pic.twitter.com/kXRYqU4WLX — Renato Brunetta (@renatobrunetta) 17 aprile 2016
#referendumtrivelle La bufala è @matteorenzi, un presidente del Consiglio che invita all’astensione. Da reato!!!
— Renato Brunetta (@renatobrunetta) 15 aprile 2016
Il fronte del "Sì"
Tra il fronte del Sì va una menzione speciale a Carlo Sibilia, portavoce del M5S in parlamento che su Facebook ha pubblicato la spiaggia di Polignano "prima e dopo" il referendum. La piattaforma - grazie ad un po' di fantasia e qualche livello di Photoshop - emerge improvvisamente tra gli scogli, ben più vicina dalle fatidiche 12 miglia! Gli oltre 500 commenti che seguono al post sono un bignami di prese in giro e insulti.
Il carro dei vincitori
Insomma tra molti epic fail chi si aggiudica l'epic win referendario? Chi con poche parole (quattro, per la precisione) ha dato le proprie sintetiche indicazioni di voto: "Non andare a votare" e ha avuto ragione, azzeccando il risultato finale senza commettere gaffe. The winner is: Valentina Nappi.
@SiamolaGente Non andare a votare.
— Valentina Nappi (@ValeNappi) 14 aprile 2016