Brutte notizie per chi pensava che l’era digitale fosse arrivata anche in Italia. Il risultato pubblicato attraverso l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) mostra che nel 2016 l’Italia si classifica venticinquesima su 28 in Europa, una media data dalla scarsità della connettività e delle competenze, ma da un miglioramento dell’utilizzo del commercio elettronico. Progressi rapidi, certo, ma non ancora sufficienti.
Il DESI europeo evidenzia come il vecchio continente sia, in generale, il fanalino di coda del mondo, con una crescita lenta paragonata a USA, Giappone e Corea.
Digital Economy and Society Index (DESI) le performance digitali in un indice
L'indice di digitalizzazione economica e della società, in inglese Digital Economy and Society Index, rappresenta in una scala tra 0 ed 1 i progressi digitali che ogni stato membro ha ottenuto durante l’anno precedente, in questo caso il 2015. L’indice mostra sia l’andamento di ogni stato membro, sia l’andamento complessivo dell’Europa, attestandola ad uno 0.52.
Ma cosa viene preso in considerazione in questo dato?
- Connettività: il DESI analizza la qualità della connessione presente e la possibilità di accesso da parte degli utenti ad una connessione veloce e a banda larga
- Capitale Umano: le famose skills dei diversi utenti, dalle basi composte dall’utilizzo delle mail, alle vere e proprie digital marketing skills
- Utilizzo di Internet: le persone perchè utilizzano la rete? Comunicazione, shopping, news…
- Integrazione della tecnologia digitale in ambito aziendale
- Il livello di digitalizzazione dei servizi di pubblica amministrazione, il cosiddetto eGovernment
La somma dei diversi punteggi ottenuti scatena il “momento verità” sul livello di digitalizzazione del Paese preso in considerazione.
Niente podio per l’Italia in digitale
Momento pagella per l’Italia: 0,4, ossia venticinquesimo posto nella classifica europea.
Il Bel Paese ha le potenzialità, ma non si applica e i piccoli progressi fatti in questi anni non sono sufficienti. L’Italia, insieme a Lettonia, Croazia, Romania, Slovenia e Spagna, ha iniziato il recupero crescendo più velocemente di altri Paesi, ma la velocità ed i progressi non bastano per DESI 2016.
Nello specifico il livello basso di connettività boccia l’Italia attestata al ventisettesimo posto. Le cause sono da legare alla banda larga che, pur permettendo una velocità di connessione adeguata, non è accessibile a tutti.
Human Skills, stabili: un elevato numero di italiani (37% circa) non usa regolarmente internet ed il restante 63% lo utilizza solo per azioni di base. Questo perché, secondo alcune ricerche, il livello di digitalizzazione e di istruzione della popolazione è molto basso; a questo si aggiunge l’età media troppo elevata.
Utilizzo di internet, ultimi: il popolo italiano, secondo l'indice di digitalizzazione dell'economia, non utilizza internet a sufficienza per le azioni quotidiane di interazione, comunicazione o acquisto. Per noi una stretta di mano conta, forse, ancora troppo.
Integrazione del digitale nell’attività economica, buono: arriviamo al ventesimo posto grazie, soprattutto, all’incremento di importanza degli eCommerce considerati sempre più un importante canale di vendita anche da parte delle PMI Italiane.
eGovernment, promossi: anche se nessuno se lo aspettava, il voto positivo nella pagella del DESI è legato proprio ai servizi della PA. La disponibilità dei contenuti e dei servizi pubblici online è migliorata, ma solo un 18% di utenti si affida a tale tipo di informazione, causa mancanza di skills o assenza di informazioni ricercate.
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Troppe insufficienze da recuperare, insomma, ma c'è un anno di tempo per migliorare.
Indice di digitalizzazione dell'economia e della società: l’Europa cresce, lentamente
Il DESI 2016 mette in luce anche i voti dell’Europa, paragonata al resto del mondo. Spiccano progressi nella connettività e nell’integrazione delle tecnologie digitali, ma si legge una stagnazione nei campi eGovernment e capacità umane, passando da uno 0,5 ad uno 0,52.
Ovviamente all’interno del continente i Paesi si muovono secondo ritmi diversi, con i Paesi del Nord Europa tra i primi della classe, mentre un gruppo di Stati hanno registrato una crescita pressoché nulla durante il 2015 e una terza fetta che deve constatare una media inferiore a quella europea, ma con progressi che si stanno attuando velocemente (Italia compresa). Infine una serie di Stati membri la cui crescita risulta essere insufficiente.
La buona notizia? Il divario tra il primo Paese più virtuoso secondo il DESI e il meno virtuoso si sta stringendo, con un gap attestato a 0,33, cifra data dalla differenza tra lo 0,68 della Danimarca e lo 0,35 della Romania, con un conseguente miglioramento generale della situazione.