Sabato 28 novembre, dalle 9.30 alle 13.00, il clan di Ninja Marketing e i Guerrieri di Ninja Academy si riuniranno al Copernico Milano con i principali esponenti della digital industry italiana per una mattinata di formazione e networking. Durante l' evento, Digital Warriors, ci sarà il panel "Digital Business: i mercati del futuro". Ecco qualche anticipazione dai relatori Alberto Maestri, Eugenio Pezone e Roberto Ascione.
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Alberto, ti occupi di content marketing da abbastanza tempo ormai ed in uno dei tuoi libri parli della sua evoluzione, appunto. Che scenari t'immagini per questo strumento? Ci saranno topic più sensibili di altri? Come pensi si muoveranno gli investimenti?
In Content Evolution. La Nuova Era del Marketing Digitale, scritto insieme al collega Ninja Francesco Gavatorta, cerchiamo proprio di tracciare il percorso evolutivo del Content Marketing, partendo dalle sue origini (agli albori del business) fino all'attuale condizione di aziende come media company decodificata da Michael Brito nel suo libro Your Brand, the Next Media Company.
Ma non solo: sia dai servizi e prodotti offerti da alcune startup digitali innovative che vediamo moltiplicarsi sul mercato che dalle iniziative digitali intraprese da alcuni dei più importanti spender del marketing a livello globale (L'Oréal, Coca-Cola, Red Bull, Gatorade, etc.), stiamo notando quello che crediamo essere il principale trend evolutivo del Content Marketing. Ovvero, la progettazione di vere e proprie narrazioni immersive che fanno leva su quelli che abbiamo etichettato come HyperContents.
Vale a dire quei contenuti che trovano senso e compimento nella relazione con la condizione esistenziale puntuale e hic et nunc del fruitore dello stesso content, ovvero con il contesto in cui è calato nell'atto di content consumption. Questa suggestione ha risvolti molto importanti per gli stessi brand, e il lavoro di content design diventa sfidante.
Gli HyperContents, infatti, on rientrano in una determinata forma definita e "preconfezionata" dagli stessi indipendentemente dalle caratteristiche idiosincratiche del fruitore finale, ma trovano piuttosto compimento nella relazione instaurata con lo spazio e il tempo circostante di quest'ultimo.
In altri termini, attraverso gli HyperContent l'esperienza diventa contenuto, e le ultime tecnologie (pensiamo agli iBeacon, per citare un esempio) sembrano abilitare marche e aziende a sviluppare progetti orientati sempre più in tale direzione.
Non so come si muoveranno gli investimenti a livello macro, anche perché l'Italia rappresenta uno scenario a sè stante. Se dovessi però scommettere su un trend strettamente legato agli investimenti, vedo sempre più probabile l'ascesa del profilo del Chief Marketing Technologist: un professionista ibrido, con un portafoglio di competenze ben integrato tra marketing, digitale e tecnologie.
In effetti, proprio questi tre ambiti si contenderanno sempre più la spartizione del budget di content marketing, in parti uguali, senza nessun vincitore. Nessuna strategia di marketing del contenuto può infatti esistere senza la presa in considerazione di queste tre dimensioni, in contemporanea.
Classe 1992, sei un Millennial che aiuta a vendere ai Millennial. Quale credi sia la strada che i brand debbano percorrere per vincere nel 2016?
È complicato dire quale sia esattamente la strada per il successo. Quello che posso dire è che da millennial, mi autoriferisco la domanda e mi chiedo cosa cerco io da un brand. Lo ha scritto Kotler, ma lo sposo e lo condivido in pieno anche io: cerchiamo la felicità.
La prima cosa su cui devono puntare i brand è sempre il cliente, ma in toto. Non ci basta più che un prodotto sia buono, che abbia delle buone caratteristiche e che il prezzo sia adeguato. Cerchiamo che il brand risponda, con quel prodotto e con tutti i servizi connessi a quel prodotto, interamente al bisogno che stiamo andando a richiedere a quell'azienda.
Ci sono migliaia di prodotti che fanno la stessa cosa, centinaia di aziende che offrono lo stesso prodotto. Ma da adesso in poi, ciò che vogliamo è poterci fidare, cerchiamo che il brand si faccia carico dei problemi e delle istanze che ricerchiamo quando pensiamo di acquistare un prodotto e le soddisfi per intero. Non si deve limitare a venderci il prodotto ma a chiedersi: "l'ho reso davvero felice con questo servizio?"
Se vai a cena fuori, cerchi semplicemente una buona pizza, oppure in realtà stai andando a passare un momento felice con i tuoi amici/partner/famiglia ?
L’healthcare ha già fatto passi da gigante grazie alle nuove tecnologie. Cosa dobbiamo aspettarci per l’immediato futuro?
La industry healthcare sta avidamente sperimentando, soprattutto grazie ad un crescente numero di startup, i vari archetipi tech che si sono resi disponibili in questi anni: mobile, cloud, realtà virtuale, wearable, etc.
Tra i filoni più promettenti possiamo citare i meccanismi di self empowerment che aiutano ad adottare comportamenti più salutari anche con l’utilizzo di sistemi di tracciamento wearable oppure le opportunità che la digital health offre per passare da una gestione della cura alla concreta prevenzione attiva.
A livello più di sistema le piattaforme di salute digitale supportano le organizzazioni a monitorare i pazienti a distanza, ad aumentare l’efficienza dei servizi, a facilitare l’accesso alle informazioni ed in generale a migliorare la qualità dei servizi in ambito salute, allo stesso tempo riducendone i costi.
La grande promessa delle tecnologie digitali nella salute è in ogni caso un maggiore accesso a prevenzione e cure di qualità per tutti noi indipendentemente dal reddito e dalla localizzazione geografica, garantendo allo stesso tempo una complessiva sostenibilità economica del sistema in special modo all’invecchiare della popolazione mondiale.