Fra i tanti progetti che Google ha partorito ed abortito (ecco una lista più completa) c’è quello dell’authorship. L’authorship, implementando correttamente il rel=author nelle proprie linee di codice e collegando i vari account alla propria pagina G+, consentiva a Google di attribuire la paternità dei post al singolo autore e lo premiava mostrando sulla SERP la foto (con l’aggiunta della schiera di follower su G+, dapprima).
Poi in rapida successione e dopo varie fasi di aggiustamento (per un periodo di tempo venivano “premiati” con la foto solo alcuni autori) è prima sparita la foto a giugno e poi è arrivato l’annuncio dell'attuale portavoce di Google John Mueller che ha decretato la chiusura dell’esperimento.
Cosa cambia ora sulle SERP, ossia nelle pagine dei risultati della ricerca organica?
Nulla, se non il fatto di non vedere più l'immagine accanto al proprio post. In realtà la fotina la vedi nelle serp ma solo dalle persone che hai accerchiato con G+.
Occorre rimuovere il rel=author ? No. (Al momento no)
Ma perché allora Google ha spinto tanto su questo progetto per poi abortirlo? Nel post di Search Engine Land oltre alla storia del progetto ci sono le presunte spiegazioni alla base della decisione: basso tasso di adozione da parte di webmaster ed autori;
scarso valore aggiunto in fase di ricerca.
Secondo altri tutta la storia dell’authorship sarebbe stata un escamotage per spingere ad una maggiore diffusione ed utilizzo di Google Plus. Le dissertazioni sul sesso degli angeli non ci interessano: Google è un’azienda privata che decide autonomamente cosa fare o non fare e cosa e come mostrare sulle Serp e se portare avanti o interrompere i propri esperimenti. I suoi algoritmi (anche se a volte per semplicità parliamo dell’algoritmo) vengono aggiornati centinaia di volte l’anno e nessuno può prevedere con esattezza in anticipo i risultati di un aggiornamento o di una variazione.
Che suggerimento puoi trarre dall'esperienza dell'Authorship?
Persegui i tuoi obiettivi indipendentemente da quello che ti dice Google tramite i suoi portavoce: chiediti se fare una scelta è utile o no per la tua attività e per la user experience che offri al tuo pubblico. Naturalmente, se puoi, devi cercare di progettare un sito che sia Google Friendly e cercare di seguire quando scrivi un post le regole dell’on page SEO, considerati gli enormi benefici conseguenti da un’ottima visibilità sulle SERP, ma per il resto fai ciò che è giusto per il tuo business.
Avere un sito responsive ti è utile o no? Avere una versione mobile? Usare un indirizzo https invece di http ti serve? Avere una larga base di follower ti è utile oppure no? Un guest post di valore può dare un beneficio al tuo blog? Linkare ad un articolo con un’ancora ti pare giusto o no?
Fatti sempre queste domande e non incorrerai in spiacevoli penalizzazioni, non sarai sopraffatto dall'ansia da prestazione ed alla fine verrai premiato anche da Big G!