Fa ancora discutere la campagna intitolata "Punto su di te" ideata da Pubblicità Progresso per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica contro la violenza sulle donne e la discriminazione di genere.
La ragione delle reazioni e delle critiche ricevute sta principalmente nel concept delle immagini utilizzate.
I visual infatti contengono tutti il ritratto di una ragazza che pronuncia una frase non conclusa come: "Dopo gli studi mi piacerebbe..." oppure "Vorrei che mio marito...", lasciando poi uno spazio libero.
Uno spazio che puntualmente ha visto vandali e stolti sciogliere il guinzaglio della loro volgarità, riempiendo i manifesti di frasi sessiste e discriminatorie di ogni tipo.
Questa campagna è geniale.
E' geniale perché punta sul vero problema che genera, e che continua ad alimentare, la violenza sulle donne e la discriminazione sessuale: l'ignoranza.
In questo caso non si cambia un comportamento riprovevole dicendo semplicemente: “Fai così/Non Fare così”. Questa campagna non combatte un fenomeno tanto grave solo raccontando che la violenza (fisica e/o psicologica) su una donna è inaccettabile e vergognosa, ma coglie di sorpresa, decidendo di far cadere il maschio violento in una “trappola”.
Lasciando espresso a metà il desiderio di quelle ragazze, infatti, ogni manifesto diviene "preda" di quegli uomini violenti e misogini che loro malgrado si trasformano in copywriter della campagna mostrando la loro bassezza - drammaticamente - in scritte di insulti, minacce o derisioni e il tutto viene documentato.
"In Italia esistono ancora pregiudizi sulle donne?" chiede il claim della campagna. Purtroppo sembra di si, e Pubblicità Progresso ha lasciato che misogini di ogni età scrivessero da soli le pubblicità contro loro stessi, sfruttando la loro ignoranza per metterli alla berlina.