Questo articolo è una libera traduzione di "How an Everyday Life Event can Become a Transmedia Event" di Mattia Nicoletti.
Nel 2006 Henry Jenkins ha coniato il termine transmedia storytelling per indicare un tipo di comunicazione che si espande su diversi mezzi di comunicazione.
Molto di più della convergenza, Jenkins ci spiega che la crossmedialità (questo il termine tradotto in italiano) non si limita a distribuire i contenuti su più media, ma affida parte della narrazione ad altri testi.
Ecco che una serie come Lost, il cui mezzo origine è la televisione, espande la propria narrazione sul web, con webisodes e alternate reality games, o sulla carta stampata, con libri e fumetti.
Tanto tempo è passato dai primi esempi e dalla pubblicazione del libro Convergence Culture: Where Old and New Media Collide e siamo di certo più abituati a questo tipo di narrazioni.
Talmente abituati che saremmo anche in grado di diventare transmedia storytellers? Nel nostro piccolo, perché no?
Immaginiamo di voler organizzare un party rock e di volerlo promuovere secondo i meccanismi della cross-promotion.
- Partiamo innanzitutto dalla creazione del poster dell’evento e definiamo un hashtag da utilizzare sui social network.(#rockparty2013)
- Creiamo un sito web o aggiorniamo quello a cui l’evento fa riferimento.
- Comunichiamo l’evento attraverso i social network:
- Facebook (fanpage e evento)
- Google Plus (c’è ancora qualcuno lì?)
- YouTube: creiamo un video con il poster e come colonna sonora una musica naturalmente rock (che dite, Smoke on the water può starci bene?)
Se poi siamo o abbiamo amici videomaker, perché non creare un nostro spot? - Vine: carichiamo su questa nuova piattaforma una versione di 6 secondi del video
Attenzione questo non basta! È solo il primo step.
Ogni giorno promuoveremo e parleremo dell’evento in modo diverso a seconda del mezzo utilizzato:
- Sito Web: parliamo sul blog di gruppi famosi e delle pietre miliari della musica rock , ricordando ai nostri lettori che è la musica che avremo intenzione di suonare all’evento
- Social Network:
- Facebook: condividiamo video musicali rock e chiediamo alle persone invitate di suggerirci canzoni da suonare all’evento.
- Twitter: condividiamo frasi famose di canzoni rock ("He say I know you, you know me, one thing I can tell you is you got to be free!")
- Pinterest: pinniamo cover famose di dischi rock, dalla banana ideata da Andy Warhol per i Velvet Underground al prisma dei Pink Floyd.
- Instagram: carichiamo foto d'epoca e di abbigliamento rock, le collezioni di Vivienne Westwood e Alexander McQueen.
- Google Plus: Condividiamo articoli sulla musica rock.
- Youtube: Aggiungiamo al nostro canele una playlist di video musicali rock.
- Vine: Aggiungiamo video sul luogo in cui si terrà l’evento
Una settimana prima dell’evento inviamo la newsletter con il poster ufficiale e i link a tutti i contenuti che abbiamo condiviso.
Il giorno che precede la festa:
- Inviamo un reminder finale
- Postiamo sull’evento su Facebook una playlist delle canzoni che il DJ suonerà al party
- Chiediamo agli utenti di Facebook, Instagram, Pinterest, Vine, Twitter di postare dei momenti “rock” contrassegnandoli con l’hashtag predefinito
Il giorno del party:
- Il DJ indossa una t-shirt con l’hashtag
- Appendiamo alla parete poster con le “istruzioni social” dell’evento
- Organizziamo un “angolo foto” dove le persone possono scattare foto e caricarle su instagram con l’hashtag
E, ora, let's party!
Questo è un esempio di come anche un evento di tutti i giorni possa essere considerato un evento crossmediale.
Voi cosa aggiungereste alla lista?
Immagini: Thinkstock/Getty Images