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"Un profumo, un formaggino e un' automobile sono tre prodotti-discorso diversi. O meglio: sono tre diversi argomenti di discorso [...]. Tutti noi consumiamo prodotti in parte per quello che sono e in parte per quello che significano. Un formaggino è novanta calorie di grassi animali, acqua e sali minerali. Un'automobile è un marchingegno che permette di spostarsi senza fatica.
Un profumo è un cocktail di essenze volatili sciolte in alcol. Ma ai concetti economici di valore d'uso (novanta calorie, spostarsi senza fatica e due ore di odore di bergamotto) e di valore di scambio (espresso nei tre casi in centinaia, migliaia e milioni di Lire) può essere opportuno accostare un concetto estraneo all'economia: quello di valore percepito."
Queste le parole di Annamaria Testa in La parola immaginata.
In un mondo in cui il mercato è conversazione, condivisione, le aziende devono toccare il nervo giusto per creare coinvolgimento ed entusiasmo. Tutto ciò che facciamo, pensiamo o sentiamo è pronto per essere confezionato e messo "là fuori". Quanti amici o follower ho? Riceverò retweeted? Quanti "like" ha la mia foto Instagram?
In questo mondo, siamo al centro della conversazione, siamo in perenne modalità "for sale" che ce ne rendiamo conto o no.
Ed è qui che il nodo arriva al pettine: è sbagliato pensare di poter semplicemente coprire in maniera capillare tutti i canali disponibili e aspettarsi automaticamente un ritorno sugli investimenti. I clienti hanno superato tale approccio.
Non c'è mai stato un momento migliore di quello attuale per raggiungere i clienti, ma bisogna essere in grado di utilizzare tutte le tecnologie ed i canali a disposizione non solamente amplificando i messaggi, fino al punto di rumore. Possiamo usare questi strumenti per "accendere emozioni".
Oggi infatti più che al benefit marketing, i clienti sono sensibili ad un appeal emotivo: il cliente ha bisogno di riconoscersi nel prodotto, vuole attraverso l'acquisto, riflettere le proprie credenze, i propri valori, il significato che egli stesso dà alla vita. E' così che l'emotional marketing punta oggi alle connessioni emotive, agli archetipi che risiedono nell'inconscio collettivo.
E allora mi piacerebbe che la chiusa (in chiave emotional nemmeno a dirlo) di questo post, possa indurre alla riflessione:
"I grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: "Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?" Ma vi domandano: "Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?" Allora soltanto credono di conoscerlo".