Ferdinando Acerbi, 47 anni di Brescia, dopo una vita dedicata allo sport agonistico si trova, a causa di un incidente, a dover affrontare una serie infinita di “barriere” non solo architettoniche. Alla fine del 2012, fonda la sua startup con lo scopo di creare uno spazio aperto per la condivisione di soluzioni digitali e tecnologie fruibili in grado di migliorare la qualità della vita delle persone diversamente abili. È proprio all'interno di questa piattaforma che è nata Henable ZTL, la prima di una lunga serie di applicazioni dedicate a rendere la vita dei diversamente abili, più smart.
Per conoscere meglio il servizio abbiamo intervistato Ferdinando, founder e front end man vivente dell'iniziativa, sviluppata assieme a Andrea Pauletti (si occupa delle finanze ed anche lui disabile), Gianmarco Altieri (web strategist e back end), Andrea Stagi (sviluppatore Android), Maurizio Donadelli (rapporti con istituzioni e P.A.).
Cos'è Henable ZTL?
Henable ZTL è un applicazione nata per facilitare la richiesta di accesso a Zone a Traffico Limitato da parte di persone disabili.
Finora infatti, la procedura prevede che la persona interessata comunichi il suo passaggio tramite l'invio di una mail che contenga le copie del documento di identità e del tesserino di disabilità allegate al form di richiesta. Il tutto fatto da casa nei meandri dei portali dei vari comuni, con la grande limitazione di non poter a quel punto cambiare il proprio programma a meno che non si abbia qualche aiuto a casa.
Ora, grazie ad Henable ZTL, è possibile inviare questa richiesta direttamente dal proprio smartphone in completa mobilità e libertà.
Henable ZTL è disponibile su App Store e a breve sarà disponibile anche su Android e Windows Phone.
Come è nata la vostra idea?
L'idea nasce dalla mia esperienza, che trovandomi in una condizione di disabilità e non avendo rinunciato comunque ad una vita attiva… mi sono trovato sommerso da una serie di incombenze logistico amministrative incoerenti e anacronistiche. Delle vere e proprie barriere amministrative.
Cosa vi ha motivato a buttarvi in questa avventura?
La motivazione ci deriva dalla convinzione che invece di lamentarci e fare polemiche sterili, siamo noi disabili a dover presentare le soluzioni ai problemi che solo noi possiamo percepire. Credo infatti che le persone "normali", si occupino a ragione del macro problema, quello evidente.
Ricerca e medicina fanno sì che io oggi sia vivo e operativo, ciò che sta sotto la punta dell'iceberg non è però percepibile da chi non lo prova e se non lo evidenziamo noi, non possiamo nemmeno pretendere che venga risolto.
Quali sono le prospettive per una startup nel vostro settore?
Credo che le prospettive siano enormi, noi ci basiamo sulla creazione di una community interattiva che proponga i problemi ai quali andiamo a cercare una soluzione, ogni tipo di disabilità ha le sue peculiarità ed affronta diverse difficoltà, proprio per questo la call to action della nostra piattaforma è rivolta all'utente finale, con il miraggio di poter un giorno far conto su diversi "capofila" che gestiscano e propongano le richieste della loro filiera.
Dove vi vedete tra 1 anno?
Ci piacerebbe che alcune delle nostre soluzioni, proposte e promosse dalla comunità disabile, potessero essere poi a cascata adottate da tutti, perché ne miglioriamo la vita/produttività. Sarebbe un bel modo per ridare coscienza e stimolo ad una comunità che troppo spesso si ritiene emarginata.