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Auto elettriche: perchè piacciono a tutti, ma nessuno le compra?

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Nicola Purrello 

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Pubblicato il 04/03/2013

Avete mai pensato di acquistare un’auto elettrica? Se la risposta è si, è probabile che alla fine abbiate desistito, optando per un modello tradizionale, oppure al più ad un’auto ibrida di ultima generazione. La proposizione di valore vi sarà però certamente piaciuta: guidare un’auto non inquinante, e con bassi costi di “rifornimento”, possibilmente dal design futuristico. A parole, sono tutti d’accordo, costruttori in primis. Ed infatti, secondo l’Osservatorio auto 2012 di Findomestic, il 71% degli intervistati è interessato ad un’auto elettrica (in Italia), percentuale che si impenna per altri paesi, fino al 93% della Turchia.

I primo modelli sono ormai in vendita da qualche anno, ma la diffusione è per adesso limitatissima. Nel 2011, i modelli venduti in Italia sono stati poco più di 100, a fronte di circa 1,7 milioni di autoveicoli “convenzionali” immatricolati.

Quali sono i motivi che inibiscono l’esplosione di questo prodotto? In un recente articolo, abbiamo parlato di alcune delle problematiche più evidenti, tra cui l’autonomia particolarmente limitata (tra i 100 ed i 140 chilometri, a seconda della velocità media), oppure dell’incompatibilità con le abitudini di molti consumatori (ad esempio, quello di programmare in anticipo la ricarica).

Conviene o no?

È questo probabilmente il primo punto da chiarire prima di decidere o meno di acquistare un’auto elettrica. Se è vero che l'84% dei consumatori dichiara di essere disposto a pagare di più per un prodotto ecologico (da un questionario della Società di consulenza A.D.Little), c’è un limite oltre il quale anche la coscienza verde più accanita si ferma. L’auto elettrica sembra essere al momento oltre quest’immaginaria linea verde.

Il costo di acquisto di un nuovo veicolo elettrico è paragonabile ad un’auto di lusso, come rilevato da una nostra lettrice. Infatti, i modelli più popolari, poco più che utilitarie nei fatti, hanno prezzi di listino tra i 30 ed i 40 mila euro, contro gli 8-12 mila euro dell’equivalente “convenzionale”. I costi di gestione “ordinaria” sono decisamente più bassi: un pieno di “energia” costa dai 2 ai 3 euro (ricaricando la notte, a prezzi attuali) per un’autonomia media di circa 12o chilometri in città.

Un’utilitaria diesel con un consumo di 6 litri/100 km consumerebbe circa 13 euro di carburante a prezzi attuali per percorrere la stessa distanza. Ne consegue che il “punto di pareggio” tra i due modelli si raggiunge utilizzando l’auto elettrica per almeno 280 mila chilometri. E qui iniziano i dolori: le batterie, decisamente costose (con prezzi di listino anche di 8-10 mila euro) hanno una durata media di circa 100 mila chilometri, aggiungendo ulteriori costi fissi e rendendo il “pareggio” tecnicamente impossibile allo stato attuale.

Oltretutto, percorrenze di quel tipo presupporrebbero un uso su lunghe distanze, che sono certamente superiori ai 120 chilometri, scartando da subito l’idea di fermarsi frequentemente per caricare. A complicare ulteriormente il quadro è il crollo dell’autonomia per velocità superiori a quelle generalmente tenute in città, circostanza probabile sulle strade extraurbane.

Non ci siamo. Ma una recentissima iniziativa statale, ancora in corso (quindi fate in tempo ad approfittare!) mette a disposizione 120 milioni di eoincentivi per le aziende che intendano acquistare o noleggiare a lungo termine automobili ecologiche.

Infrastruttura da adeguare

Si pone poi il problema della ricarica del mezzo elettrico: dove effettuarla? Le colonnine per il rifornimento di energia sono ad oggi quasi inesistenti, eccezion fatta per alcune città del nord Italia, ma principalmente al servizio di piccoli progetti di mobilità urbana come il GuidaMi promosso dall’azienda trasporti milanese ATM. Questo, accoppiato alla scarsa autonomia dei prezzi elettrici, crea ad oggi un ostacolo quasi insormontabile che gli automobilisti non tollerano.

Oltretutto, i tempi di ricarica attuali delle batterie sono lunghi, anche di 5-6 ore, rendendo l’operazione macchinosa e da effettuare possibilmente di notte in un box privato. Ma non tutti in città hanno il privilegio di questi spazi. Si spera un giorno di avere sistemi di ricarica rapida (si parla di 15-30 minuti) e batterie adattate di conseguenza, ma ad oggi la soluzione non è disponibile.

La batteria, panacea di tutti i mali

Componendo i pezzi del mosaico diventa chiaro che il vero problema delle auto elettriche è ad oggi la batteria. È costosa, dura poco e non consente la ricarica in tempi brevi. Una volta sanati questi problemi, le auto elettriche passeranno da caso teorico di mobilità sostenibile a possibilità concreta per sostituire o integrare la mobilità convenzionale. E’ necessario quindi una continua ricerca sull’argomento, per migliorare gradualmente costi e prestazioni del prodotto.

Veramente green?

Siamo infine veramente sicuri che le auto elettriche, come dicono i sostenitori, non “fumano”? Bisognerebbe ad esempio chiedersi com’è stata prodotta l’energia utilizzata dalle auto elettriche. Se, come spesso accade, si tratta di energia ricavata con fonti fossili, non abbiamo concluso molto. Provate ad immaginare la vostra bella auto elettrica collegata per ricarica ad una centrale a carbone con le sue puzzolenti ciminiere di scarico… L’auto elettrica è quindi ecologica nel suo utilizzo, ma non nel senso ampio del termine, a meno che la ricarica avvenga utilizzando energia da fonti rinnovabili.

Serve altro a complicare le vostre idee?

Scritto da

Nicola Purrello 

Siciliano, consulente di strategia aziendale focalizzato su economia verde, gestione dei rifiuti e finanza aziendale. Laureato in Economia e Finanza presso la Bocconi, ha cons… continua

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