Il crowdfunding, questo sconosciuto. O meglio, questo conosciutissimo fenomeno di cui si parla molto ma che spesso non si analizza criticamente dal punto di vista degli effetti nel panorama dell'innovazione e dal punto di vista delle problematiche di attuazione.
Per affrontare criticamente questo fenomeno durante la Social Media Week Torino, Dunter e Codice Edizioni hanno organizzato un dibattito per discutere delle opportunità di business del crowfunding e della relazione con altri tipi di finanziamento.
Alla discussione, moderata da Luca De Biase, hanno partecipato Roberto Basso, spin doctor della campagna elettorale di Pisapia e fondatore di Shinynote, dedicato al crowdfunding per organizzazioni no profit, Claudio Bedino CEO-Founder di Starteed, e Marco Cantamessa Presidente di I3P, Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino.
Il fenomeno del crowdfunding
Il crowdfunding è un processo collaborativo di finanziamento dal basso in cui un gruppo di persone mettono in comune il proprio denaro per sostenere gli sforzi di singoli e organizzazioni.
Il fenomeno ha cominciato ad acquisire visibilità nel 2011, anche grazie al successo di Kickstarter, piattaforma che consente di condividere progetti e ricevere finanziamenti dagli utenti. Tale piattaforma evidenzia fin da subito l'asimmetria legislativa tra Stati Uniti ed Europa. Solo i cittadini nordamericani possono infatti presentare i propri progetti, mentre nel resto del mondo è possibile contribuire ad un finanziamento ma non acquisire fondi.
Nonostante l'attuale vuoto legislativo in merito, il mercato del crowfunding è in forte crescita.
Come descritto nel report di Massolution, attualmente esistono 450 piattaforme di crowdfunding (principalmente in USA e in Europa) che nel 2011 hanno raccolto complessivamente più di 1.470 Milioni di $, mentre la stima del 2012 è di 2.800 Milioni.
Per fare il punto sullo stato dell'arte viene data la parola a Claudio Bedino che identifica innanzitutto tre tipi di piattaforme:
- Modello rewoard based: prevede ricompense di tipo simbolico o sociale a fronte di una donazione. E' il modello più diffuso, prevalentemente utilizzato per finanziare progetti creativi;
- Modello dei micro-prestiti;
- Modello equity: permette un azionariato diffuso in cui i finanziatori ottengono piccole quote a fronte di piccoli finanziamenti.
Criticità e opportunità del modello equity
Una delle prime opportunità date dal crowdfunding per le startup è la possibilità di superare il financing gap nella prima parte della loro fondazione. Negli ultimi anni la crisi che ha colpito i ventur capitalists americani li ha infatti indotti ad uno slittamento nel financing di grandi dimensioni, che porta ad investire somme più grandi ma più tardi. Quindi vi è un buco di financing nella prima fase di avvio della startup, che può essere colmato appunto attraverso l'azionariato diffuso.
Tale pratica è stata recentemente regolamentata solo negli USA all'interno dell'American Jobs Act, la legge creata per riformare il mercato del lavoro favorendo l'imprenditorialità, in particolare giovanile. L'American Jobs Act regolamenta l'approvigionamento di fondi attraverso il crowdfunding fino ad 1 milione di dollari per le startup.
In Italia il tema del crowdfunding è stato affrontato dalla task force del Ministero dello Sviluppo che lo ha inserito nel rapporto come meccanismo di finanziamento per le startup innovative e per le startup innovative ad orientamento sociale. Tuttavia al momento è previsto eslusivamente un decreto ancora in bozza che potrebbe autorizzare l'apertura dei portali di crowdfunding.
Al dì la del vuoto normativo, Marco Cantamessa esprime la propria perplessità sul fatto che il crowdfunding sia un modo efficiente di allocare il capitale alle startup. Il primo dubbio riguarda il fatto che gli utenti siano in grado di fare una scelta corretta rispetto ai progetti da finanziare. In particolare le persone non sono in grado di fare una due diligence sul team e sulla tecnologia. Inoltre non sono coinvolte nell'importantissimo processo di revisione della strategia che invece coinvolge i venture capital.
Secondo Cantamessa il crowfunding può essere tuttavia considerato un'ottima strategia per fare una ricerca di mercato e risulta quindi adatto come meccanismo di prefinanziamento in equity non nell'early stage ma una volta che il prodotto è pronto e si sta preparando il lancio commerciale.
Shinynote e Starteed: piattaforme italiane di crowdsurcing
Nonostante le evidenti criticità e vuoti normativi, il mercato del crowfunding apre opportunità di finanziamento, ma anche di business. Durante il panel sono stati ad esempio presentati due piattaforme italiane che utilizzano questo modello di micro-economia e lo adottano su progetti differenti: Shinynote, con focus sul no profit, e Starteed, con focus su progetti e idee innovative.
Roberto Basso, spin doctor della campagna elettorale di Pisapia e fondatore di Shinynote, di cui NinjaMarketing ha già parlato, ha esplicitato la volontà di costruire un'infrastruttura capace di favorire non solo la transazione finnaziare ma anche le relazioni. A questo scopo ha costruito un social network verticale per condividere storie positive, casi di successo che toccano in profondità gli utenti e sui cui Shinynote può autorizzare la raccolta di denaro.
Claudio Bedino ha invece presentato il progetto lanciato a fine settembre 2012 di Starteed, con cui ha cercato di innovare il modello del crowdsurcing andando a superare alcune problematiche quali: a) la promozione dell'iniziativa, 2) la ricerca dei suggerimenti di custumers/finanziatori per migliorare l'idea grazie ai suggerimenti, 3) la creazione di un team adeguato a sviluppare il prodotto, 4) la vendita.
Starteed - Make People and Projects Succeed from Starteed on Vimeo.
Starteed ha quindi aumentato l'incentivo per i supporter coinvolgendo la community non solo nella fase di produzione ma anche in quella di vendita. A conclusione del processo di crowdfunding, Starteed diventa infatti una piattaforma di social e-commerce consentendo la vendita del prodotto direttamente sul sito e ridistribuendo parte dei ricavi delle vendite tra i supporter, senza ovviamente distribuire il capitale azionario.