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Potete facilmente dire ai vostri amici dove vi trovate, condividere foto, avere consigli utili sui luoghi che visitate. Migliaia di posti offrono sconti e omaggi per gli utenti di Foursquare, e potrete guadagnare punti e badges per fare le cose che amate.
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La lamentela è sempre la stessa: Facebook cambia troppo spesso, troppo in fretta e molto spesso non fornisce chiarimenti sulle novità. Almeno in una prima fase. Ma se i cambiamenti riguardano chi usa Facebook a livello personale vengono riassorbiti in fretta con qualche link e qualche status di blanda protesta, non si può dire lo stesso per l’utilizzo business del social network.
Panico tra i social media marketers: che cos’è quel “N. persone ne parlano” comparso d’improvviso sotto il numero complessivo dei fan della pagina? Ed ecco che i ninja vengono in vostro aiuto.
Per “persone ne parlano” si intendono gli utenti unici che hanno creato una storia in relazione ad una Pagina (cliccando su Mi Piace, scrivendo sulla bacheca, cliccando su Mi Piace, commentando o condividendo un Post, rispondendo ad una Domanda, interagendo con un evento creato dalla Pagina, taggando la Pagina in una foto, menzionando la Pagina).
Il numero che vedete viene aggiornato quotidianamente ma si riferisce sempre ai 7 giorni precedenti. Da Facebook dicono anche che questa statistica può essere considerata come un “barometro della quantità di conversazione generata dalla pagina stessa”
Pare, insomma, che Facebook voglia stimolare i curatori delle pagine attraverso questo pubblico “giogo”: se una pagina ha 10.000 fan ma solo 10 persone ne parlano, vorrà dire che è gestita male, che nessuno la cura veramente. E quindi, il prestigio derivante da un gran numero di likers viene fortemente ridimensionato.
A cosa serve?
Beh, oltre che a riempire di ansia da prestazione – ulteriore – i social media manager, serve anche a ridimensionare il fenomeno della compravendita di pagine e fan su Facebook, fornendo una quotazione più onesta del “prodotto”. E a dare l’idea di quanto quella pagina sia curata e seguita dagli amministratori.
Anche perchè, se per i primi giorni il famigerato numero era visibile solo agli admin, da venerdì scorso è sotto gli occhi di tutti, proprio come annunciato su Facebook Marketing Solution, la pagina ufficiale di Facebook dedicata ai marketers.
Gli amministratori di pagine in lingua inglese possono già visualizzare, nella pagina degli Insight la tab dedicata al numero di “persone che ne parlano”. L’implementazione per il resto del mondo, come sempre, richiederà un po’ più di tempo, prova ne è che sulla pagina italiana di Facebook dedicata al marketing le informazioni relative a questa funzionalità sono state fornite solo dietro richiesta specifica di un utente.
Andando a spulciare negli Insight, troviamo un dato ancor più interessante. Si tratta dell’indice di viralità dei singoli contenuti postati, corrispondente al numero in percentuale delle persone che hanno interagito con la pagina rispetto al numero di coloro che hanno visualizzato il post.
Gli effetti
Sicuramente correlata a questa nuova features è la decisione di chiudere le aree “discussione” delle pagine Facebook a partire dal 31 ottobre. Con tono cordiale e gentile, Facebook spiega agli amministratori che il modo migliore per creare engagement e stimolare il dibattito è quello di crearlo sulla pagina principale.
Del resto, se le brand pages cambieranno così come stanno cambiando i profili con la nuova Timeline, recuperare un post o una discussione non sarà poi così complicato. Certo, ovviamente c’è chi parla di attentato alla democrazia e alla libera circolazione delle opinioni, ma questa, decisamente, è un’altra storia.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kahimi Shimahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKahimi Shima2011-10-10 17:00:232011-10-10 17:00:23Quante persone ne parlano? Nuovo parametro per le pagine Facebook
Forse a qualcuno potrebbe spuntare un sorriso dolce-amaro nel vedere questa piccola enfant prodige alla prese con l’interpretazione di “Super Bass” di Nicki Minaj.
Si, perché l’atteggiamento ammiccante e la disinvoltura manifesta di questa “piccola” di fronte alla telecamera, è sconvolgente. In milioni hanno visto e commentato questo video ipnotizzati dalla piccola Sophia Grace Brownlee, una vera e propria bad girl. Il tutto risulta ulteriormente enfatizzato, non appena la mettiamo a confronto con l’amichetta al suo fianco, un po’ più impacciata (ma forse per questo più “naturale”?!)
Che dire, auguriamo a questa giovanissima aspirante cantante di realizzare il suo sogno, augurandole al contempo che non le sia privato il privilegio di essere ancora una bambina!
Stanchi di farvi lo shampoo? Volete rilassarvi, magari direttamente a casa vostra? Panasonic ha pensato anche a questo.
Al Ceatec 2011, la fiera tech che si svolge in Giappone, arriva la seconda versione del robot dopo quella presentata circa un anno fa: naturalmente ci sono delle opzioni in più. Scopriamole!
Il robot gestisce l’intero processo: bagnare i capelli, fare lo shampoo e asciugarli. Questa nuova versione usa 24 “dita” invece delle 16 precedenti. Panasonic afferma che il robot garantisce un’esperienza ottimale, facendo una sorta di scannerizzazione alla testa prima di cominciare il processo.
Le persone possono salvare i propri dati (forma della testa, lavaggio preferito, ecc) per il lavaggio successivo.
Magari li troveremo nelle lavanderie automatiche: nell’attesa, non si sa mai! 🙂
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Simosokehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSimosoke2011-10-10 15:00:042011-10-10 15:00:04Panasonic presenta il robot che vi fa lo shampoo
Ieri sera ho visto lo spot, stamattina mi sono trovato di fronte l’annuncio stampa.
Mc Donalds’s e Gualtiero Marchesi, il fast food e la filosofia slow food accostate senza alcun pudore, senza ritegno, senza alcuna consapevolezza della rivolta che questo sconsiderato gioco dei simboli possa scatenare.
Avevano fatto già un passo in questa direzione con l’hamburger al Parmigiano Reggiano, causando non pochi mal di pancia, ma “slow food” no, questa non la dovevano fare.
E’ questo il marketing che non vogliamo: falso, ipocrita, stupido, sconsiderato. Quello che pensa che per rifarsi l’immagine tutto sia lecito, anche attentare all’intelligenza delle persone, anche strumentalizzare una cultura, anche appropriarsi illegittimamente di una identita’.
Ricordate Coca Cola che qualche anno fa cercava di convincere le persone che una bevanda americana faccia parte della nostra cultura familiare e alimentare? Aberrante.
Cavalcare l’energia dei movimenti non significa strumentalizzarli, violentarli, appropriarsene come ci si appropria di manopera a basso costo in un paese emergente o delle risorse naturali come se fossero inesauribili. I simboli sono importanti e appartengono alle persone non alle aziende.
Per questo vanno rispettati, trattati con rispetto, con cura. Ma non vi preoccupate troppo, saranno le persone a dire a Mc Donald’s che questa strada non è quella giusta.
UPDATE: qui la reazione di Slow Food che mette i puntini sulle i: “Slow e Fast NON sono mai andati d’accordo”. clicca qui per andare all’annuncio stampa corretto e condividerlo anche tu.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Mirko Pallerahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMirko Pallera2011-10-10 12:03:272011-10-10 12:03:27Il marketing che non vogliamo: Gualtiero Marchesi e McDonald's
Furkan Sener è un emergente graphic designer turco, che ha recentemente pubblicato il libro Dinle – bir Mevlâna Tesarimi “Ascolta – design di Mevlâna” (Mevlâna è un filosofo e mistico dell’Islam).
L’opera è un concentrato di creatività e ispirazioni, include 100 diversi stili tipografici, e numerose sperimentazioni con forme e caratteri, tutte in versione black and white:
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Katsumihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKatsumi2011-10-10 12:00:422011-10-10 12:00:42Le sperimentazioni tipografiche di Furkan Sener
Ecco dunque le risposte di Fabio Lazzarini – Marketing Manager di CRIBIS D&B – e di Marcello Pellacani – Owner and VP Corporate Division di Expert System SpA – , con i quali abbiamo approfondito gli aspetti più interessanti di Cream e del contesto in cui si inserisce la piattaforma.
1) Quali sono i vantaggi competititivi nell’uso di uno strumento come Cream?
Fabio Lazzarini
Fabio Lazzarini: Il vantaggio competitivo nell’utilizzo di una tecnologia come Cream non risiede solo nella possibilità di estrarre informazioni dal web e dai social network. L’obiettivo che ci siamo dati nella progettazione di Cream è stato quello di poter creare uno strumento che fornisse “actionable information”, attraverso il quale perciò l’utilizzatore può facilmente trasformare le informazioni in azioni direttamente collegate ad obiettivi di business.
Queste azioni possono includere l’analisi e il monitoraggio della reputazione del proprio brand, sicuramente la prima cosa che viene in mente quando si parla di sentiment, ma anche identificare e segmentare potenziali clienti analizzando le conversazioni che avvengono sul web, identificare e “ingaggiare” influenzatori, integrare alle informazioni provenienti dai classici questionari voice-of-the-customer le conversazioni spontanee dei propri clienti sul web, poter realizzare una analisi del sentiment al livello massimo di granularità.
2) Come credete che i valori monitorati con tools come Cream possano tradursi in termini economici?
Fabio Lazzarini: Misurare scientificamente il ROI di molte attività marketing è spesso complesso e porta frequentemente a semplificazioni.
Prima di rispondere alla domanda vorrei condividere con voi alcuni spunti emersi nelle ultime indagini di mercato che mostrano come il web stia cambiando il processo di acquisto sia per i mercati B2C che B2B. Oltre un terzo dei consumatori si informa sul web prima di procedere ad un acquisto e se ci focalizziamo su alcuni settori specifici, come l’information technology, questa percentuale sale fino a quasi l’80%. Questo processo di acquisto informato è affiancato dal fatto che pochi consumatori e imprese ritengono affidabili le informazioni pubblicate dai siti istituzionali delle imprese mentre si affidano nella costruzione del loro giudizio a blog, community, forum, etc.
Gli “esperti” che ci possono consigliare nel nostro processo di acquisto non sono più quelli di una volta (gli amici, il collega, il venditore) ma è la piazza “virtuale” sul web che crea l’opinione per cui è fondamentale poter ascoltare le voci di questa piazza per poter monitorare costantemente e tempestivamente le proprie strategie di brand.
Partendo da questi presupposti è evidente come i tool di monitoraggio del sentiment non possono essere confinati esclusivamente nell’area di monitoraggio del brand, ma sono strumenti operativi sempre di più direttamente collegati alle strategie commerciali per cui misurabili con KPI, forse meno comuni per strumenti di questo tipo, come quantità e qualità dei nuovi clienti.
3) Quali sono i prossimi sviluppi che avete previsto per la piattaforma?
Marcello Pellacani
Marcello Pellacani: In effetti siamo già al lavoro innanzi tutto per potenziare alcuni moduli già presenti nella piattaforma semantica. Stiamo perfezionando l’elaborazione delle anafore, il cui uso è piuttosto comune in testi liberi e vicini alla lingua parlata, come ad esempio i post. L’interpretazione delle anafore è importante per una corretta analisi del sentiment (es: “a me piace il nuovo iPhone” e poi dopo un paio di post compare “io invece non lo amo per niente”, dove lo si riferisce sempre all’iPhone). Un altro aspetto che stiamo considerando è l’identificazione degli influencer. Analizzando stile e tono della scrittura, è possibile capire ad esempio se sotto due utenti con differenti nickname è in realtà nascosta la stessa persona. È chiaro che uno stesso giudizio espresso da persone diverse ha un peso diverso rispetto allo stesso giudizio espresso più volte dalla stessa persona.
L’analisi del tono (ironico, sarcastico, …) è ancora una delle cose più complesse da risolvere, ma importante per capire sempre meglio i giudizi e le opinioni espresse dagli utenti.
Abbiamo poi in previsione di concentrarci sull’analisi delle frasi in cui è presente un confronto, perché spesso i giudizi vengono esternati proprio facendo un paragone fra due entità, aziende o prodotti diversi (“è molto più bella la Panda della Punto”). Abbiamo inoltre in previsione di migliorare l’analisi anche di tutti quei testi che spesso sono sgrammaticati e quindi di difficile interpretazione, come ad esempio i pensieri scambiati via Twitter. Un altro aspetto molto interessante, ovviamente sempre correlato alle potenzialità uniche della semantica, è infine la possibilità di estrarre opinioni e orientamenti attraverso l’analisi di espressioni che possono manifestare una intenzione o sono legate più che altro alla sfera emotiva (“se facessero un iPhone bianco lo comprerei subito”; “che bello se facessero la Punto a due colori”).
4) Avete già dei casi di successo?
Fabio Lazzarini: Cream è un servizio giovane. Lo abbiamo lanciato solo 6 mesi fa ma siamo assolutamente soddisfatti dei feedback che abbiamo ricevuto dal mercato. Abbiamo già raggiunto oltre 500 utenti e, come dicevo in precedenza, in questi mesi ci siamo resi conto come un semplice strumento di monitoraggio e analisi del sentiment possa rispondere a esigenze differenti e molto operative.
Voglio condividere con voi tre esperienze di utenti molto diverse tra loro, sia in termini di tipologia di azienda, che di business goal.
Il primo caso riguarda una scuola di formazione che attraverso l’utilizzo di Cream e dell’analisi del sentiment ha verificato che nonostante le opinioni e i feedback dei propri clienti sul web fossero positivi la loro attività proattiva era insufficiente a sfruttarne la potenzialità.
Il secondo caso riguarda un gruppo assicurativo presente sul mercato con diversi brand già strutturato in termini di monitoraggio della brand awareness attraverso un team interno dedicato. L’utilizzo di Cream ha consentito di ampliare notevolmente le fonti monitorate – da poche centinaia a oltre 12.000 – potendo così intercettare segnali deboli altrimenti non percepibili, e di non limitare l’analisi ai singoli brand ma di andare in dettaglio sui singoli prodotti offerti, aumentando quindi l’efficienza e l’efficacia del proprio team.
L’ultimo caso riguarda una azienda del settore energetico con l’esigenza di monitorare la reputazione dei propri clienti strategici al fine di ridurre il rischio di credito commerciale. Cream è utilizzato per monitorare e rilevare eventi indicatori di rischio di insolvenza, che portano a valutazioni negative del sentiment, quali ad esempio eventi straordinari (furti, incendi, ecc.) , frequenti contestazioni o lamentele espresse dai consumatori su determinati prodotti e servizi offerti da un’azienda, chiusure e trasferimenti fraudolenti.
5) I tool di analisi semantica vengono ancora visti come poco affidabili in Italia: cosa ne pensate?
Marcello Pellacani: Non parlerei tanto di inaffidabilità ma è vero che ci sono ancora alcuni preconcetti. Si tende a considerare la semantica una tecnologia da accademici, nonostante invece sia pienamente matura e già usata con successo in tutti i contesti aziendali. Sebbene oggi siano più chiari i vantaggi di questo approccio, rimangono comunque delle resistenze. E molto spesso ci si oppone al cambiamento, restando ancorati a soluzioni tradizionali anche se inefficienti. La gestione delle informazioni è un problema complesso ma è sbagliato ridurre la conoscenza trattata solo a una rappresentazione matematica. (Spesso mi capita di dire che la semantica non è una scienza matematica o informatica in cui esiste solo lo zero o l’uno, il bianco o il nero, ma esistono tantissimi toni di grigio e che pure per noi “umani” spesso è difficile cogliere la giusta sfumatura). Noi pensiamo che attraverso la comprensione e l’analisi del significato della conoscenza sia invece possibile lavorare in modo molto efficace e ottenere buoni risultati concreti.
L’implementazione di un software semantico richiede concentrazione e grande impegno iniziali ma il ritorno sull’investimento è rapido e soddisfacente. La focalizzazione sui problemi reali è fondamentale. Per questo lavoriamo con i nostri clienti sulla condivisione di aspettative e obiettivi, facilitando lo sviluppo di progetti specifici e graduali: un presupposto irrinunciabile per evitare inutili sprechi di tempo e denaro.
Grazie Fabio e Marcello!
Il nostro viaggio con Cream si conclude qui, ma adesso tocca voi: testate il tool e fateci sapere cosa ne pensate! A voi la parola.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Zatokihhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngZatokih2011-10-10 11:00:442011-10-10 11:00:44Cream: il potere della semantica e i vantaggi competitivi [INTERVISTA]
Spesso quando si parla di una startup e del team si fa riferimento solo ai founders o ai cofounders. Come può essere immaginabile però esistono persone che, per diversi motivi, decidono di seguire una strada non convenzionale nella propria carriera, ovvero quella di lavorare per una startup.
Si tratta, secondo il mio modesto parere, di una scelta coraggiosa almeno quanto quella di creare una startup, ma che come tutte le cose porta con sè dei vantaggi e degli svantaggi che cercherò di evidenziare in quest’articolo. D’altra parte nella fase storica in cui ci troviamo, in cui i giovani vivono un periodo di incertezza e hanno obiettive difficoltà a trovare un lavoro che li appassiona, questa può diventare un’opportunità importante per noi.
Prima di iniziare vorrei fare una piccola premessa. Ci tengo a sottolineare che, sebbene creda profondamente che incentivare la creazione di nuove imprese sia la strada giusta da percorrere nel nostro paese, non bisogna creare falsi miti. Piuttosto è necessario evidenziare i rischi e le opportunità che ha la creazione di una startup, e in particolare che non si tratti di una strada facile da percorrere, soprattutto se si è alla prima esperienza.
10 motivi validi per lavorare in una startup
Ecco un elenco di 10 motivi per cui vale la pena di fare questa scelta. Ovviamente l’elenco potrebbe essere molto più lungo e mi piacerebbe se nei commenti di quest’articolo mi raccontaste il vostro punto di vista. Iniziamo:
#1 Una maggiore influenza nelle scelte dell’azienda Se lavori in una grande azienda puoi immaginare benissimo la frustrazione che spesso ci si trova ad affrontare. In un’azienda molto strutturata sei generalmente solo un anello della catena e non è semplicissimo dire la propria opinione al fine di migliorare i processi aziendali. In una startup si è più o meno tutti alla pari semplicemente perché il feedback di una persona “esterna” al progetto è importantissimo per lo sviluppo del progetto. In un certo senso si condivide oltre che uno spazio di lavoro, la responsabilità per il successo della startup.
#2 Un maggiore senso di appartenenza Molto probabilmente (lo dico per esperienza personale), dopo un mese che lavori in una startup ti sentirai totalmente parte del team e le differenze tra te e i founders spariranno. La startup per cui lavorerai sarà il tuo principale pensiero durante la giornata e ti verrà spontaneo parlare a tutti quelli che conosci del progetto su cui stai lavorando. Prova a pensare a quante persone che conosci ti parlano con passione dell’azienda per cui lavorano. Secondo me molto poche.
#3 Un’occasione per apprendere molte cose Ti troverai ogni giorno ad affrontare delle sfide diverse ed essendo focalizzato su un obiettivo preciso, avrai uno stimolo maggiore ad accrescere le conoscenze nel tuo settore. Molto spesso ti troverai a lavorare a stretto contatto con un piccolo team di persone magari in un piccolo ufficio in condivisione con qualcun’altro che avranno competenze diverse dalle tue. Magari ti occupi di marketing, ma scopri di avere una buona predisposizione per la grafica o per la programmazione. Le porte che ti si potrebbero aprire nel tuo percorso sono pressoché infinite.
#4 Una maggiore varietà nelle attività da svolgere Una cosa è certa, in una startup non ci si annoia mai. I ritmi di lavoro saranno sempre alti e le attività che ti troverai a svolgere sempre diverse. E’ importante essere focalizzati sugli obiettivi fissati nell’ambito in cui lavori, ma in una startup devi avere anche una buona dose di flessibilità. D’altra parte potrà capitare di dover passare molte ore a lavorare sul progetto, ma se ci credi lo farai senza nemmeno chiederti il perché.
#5 Una maggiore prospettiva di successo lavorativo Bè quest’aspetto si spiega da solo. Ovviamente lavorare in una startup prevede una buona dose di rischio, ma se sarai tra i primi ad entrare nel team ti verrà sicuramente riconosciuto il merito del tuo lavoro e godrai dei benefici che verranno. Posso dire generalmente in una startup troverete un ambiente meritocratico, anche perché quando si inizia bisogna essere tutti uniti, compatti e sulla stessa frequenza. Quando spesso le aziende chiedono ai colloqui di lavoro una buona capacità di lavorare in team, bè dopo aver lavorato in una startup l’acquisirai senza alcun dubbio. Se si ha successo, lo si ha tutti insieme, e lo stesso vale nel caso di un fallimento.
#6 Un rapporto più diretto con i propri colleghi di lavoro Come ho già accennato inizialmente ti troverai a lavorare a stretto contatto con poche persone (anche 3-4) ed è importante instaurare con loro un rapporto di fiducia e stima reciproca. Ovviamente durante il percorso ci potranno essere difficoltà o delle divergenze, ma vi assicuro che è davvero stimolante trovarsi lì a costruire un’azienda dal nulla. Se trovi stimolante prendere decisioni, se credi che dal dialogo possano nascere delle idee geniali e se ami avere una lavagna bianca su cui disegnare strategie e mappe mentali, questa è sicuramente la strada che fa per te!
#7 Sviluppo di competenze sociali, oltre che lavorative In una startup non sei un numero come capita nelle grandi aziende, ma forse di più che in altre situazioni, dovrai migliorare continuamente le tue social skills. Soprattutto se ti occuperai di marketing e dello sviluppo del business, dovrai essere in grado di essere essere persuasivo quando spiegherai alle persone che incontri di cosa si occupa la tua startup. Allo stesso tempo dovrai combattere continuamente contro le tue convinzioni ed essere abbastanza umile da riconoscere gli eventuali errori che sono stati fatti nel percorso. Inoltre dovrai sviluppare una buona dose di determinazione, ti servirà nei momenti difficili, quando tutto sembrerà andare storto.
#8 Pochi formalismi nell’ambiente di lavoro Questo aspetto potrà sembrare banale a molti di voi, ma non per tutti! Come abbiamo detto la meritocrazia è tutto in una startup e vengono valutate prima di tutto le competenze delle persone. Insomma se sei stanco di dover andare in giacca e cravatta e credi sia più importante la sostanza della forma, la startup potrebbe essere una via di uscita! 🙂
#9 Uno stimolo maggiore ad estendere la propria rete di conoscenze Una cosa certa è che la tua startup non si promuoverà da sola e se non spendi parte del tuo tempo alla ricerca di persone interessate (per diversi motivi) al tuo progetto, difficilmente avrai successo. Inoltre il network che ti sarai costruito nel tempo sarà un capitale importantissimo per il tuo futuro. Difficilmente lavorando in un grande azienda (a meno che non rientri tra i tuoi doveri) sarai stimolato e avrai il tempo di farlo. Un consiglio spassionato che posso darvi è mettere da parte tutte le proprie paure e lanciarsi a capo fitto nelle public relations. Le opportunità potrebbero essere davanti ai tuoi occhi e potrebbero non presentarsi più.
#10 Più emozione e più divertimento Lavorare in una startup ha i suoi rischi, ma d’altra parte puoi star certo che ricorderai per tutta la vita il periodo in cui lottavi con il mercato cercando di trovare il tuo spazio. Ogni piccolo o grande successo della tua startup sarà un’emozione e la potrai condividere con la tua squadra. Ogni milestone che raggiungerà il tuo progetto rimarrà impresso nella tua mente. Che dire? Spero di avervi trasmesso un po’ del mio entusiasmo perché lavorare per una startup potrebbe essere un’esperienza importante durante la tua carriera. E magari un giorno ti verrà voglia di creare anche tu la tua impresa!
Allora ti senti pronto per lavorare in una startup?
Ecco due risorse fondamentali per chi vuole fare quest’esperienza:
– Startupers.com Si tratta di un sito web molto carino dove potete trovare un sacco di offerte di lavoro nelle startup. La maggior parte degli annunci sono negli Stati Uniti, ma ogni tanto potrete trovare annunci di startup europee. Potrete inoltre caricare il vostro curriculum e sperare che qualche startupper vi noti! 🙂
– Italian Startup Scene o Indigeni Digitali Molti di voi già conosceranno queste risorse. Per chi non le conoscesse, si tratta di due gruppi su Facebook che rappresentano, senza dubbio, un punto di riferimento per tutto ciò che ruota attorno ai temi dell’innovazione e delle startup. Spesso tra un post e l’altro spuntano delle occasioni di lavoro interessanti. Il mio consiglio è tenere sempre gli occhi aperti! 😉
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2011/10/104516654.jpg338506Sputnikhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSputnik2011-10-10 10:00:112011-10-10 10:00:11Lavorare per una startup: 10 motivi validi per fare questa scelta
Da Sony PlayStation3 un teaser trailer dedicato a tutti i suoi utenti, che cala il videospettatore direttamente nell’universo PS3. Non poteva quindi mancare una carrellata dei più celebri eroi dei videogiochi PlayStation3 come, ad esempio, Nathan Drake di UNCHARTED, Kratos di God of War, Sackboy di LittleBigPlanet o la mostruosa Chimera di Resistance.
Alla fine del video proprio quegli stessi personaggi ringrazieranno Michael, un nome in rappresentanza di tutti gli appassionati che hanno trascorso e continuano a trascorrere il proprio tempo libero immersi nel loro mondo. Gli stessi appassionati che hanno partecipato alla campagna Long Live Play durante la quale è stato chiesto agli utenti di inviare una propria foto con in mano il controller e di motivare in poche righe il perché della propria passione. Le foto che si intravedono alla fine sono, infatti, una parte di quelle pervenute e inserite nel video per omaggiarli tutti.
Un brand che vuole puntare, quindi, direttamente sui propri utenti dando loro modo di condividere i propri interessi e ringraziandoli per il tempo, la dedizione e la passione che dimostrano ogni giorno.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Tomokohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngTomoko2011-10-10 09:30:332011-10-10 09:30:33PlayStation3: long live play, Michael! [VIRAL VIDEO]
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