Il mondo di Angry Birds è stato declinato in tutti i modi possibili: nel marketing gli uccellini arrabbiati sono stati utilizzati per flash mob, performance promozionali (vi ricordate i video di T-Mobile e Deutsche Telekom?), e poi tanto, tanto merchandise.
Insomma quella del videogioco della Rovio sembra una mania che non accenna a diminuire! Anzi, c’è chi l’ha trasformata a “dimensione umana”, come questi due ragazzi, Lassi Hurskainen e Dan Jackson, studenti della Università del North Carolina di Asheville. Non paghi dell’esperienza di gioco, i due giovani calciatori hanno realizzato questo divertente video in cui Angry Birds si trasforma in una sfida di calcio all’ultima pallonata!
Una rivisitazione interessante, considerate le visualizzazioni accumulate dal filmato, che sicuramente è diventato un ottimo spot anche per la UNC Asheville e la sua squadra di calcio. Anzi, si potrebbe quasi pensare che lo scopo fosse proprio questo! Voi che dite?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Elena Silvi Marchinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngElena Silvi Marchini2011-10-11 13:00:352011-10-11 13:00:35Angry Birds diventa una sfida di calcio [VIRAL VIDEO]
Steve Jobs è stato tante cose: un informatico, un innovatore, un imprenditore, un creativo, un designer, un miliardario. Un genio, ripetono tutti. Eppure, prima di tutto, Jobs è stato un uomo di marketing, forse il più grande di sempre. Figura unica e irripetibile che ha trasformato un logo e un’azienda in un’incredibile filosofia collettiva, in icona assoluta di innovazione e stile. Vi raccontiamo 5 storie che rivelano, in epoche e fasi diverse della sua vita, la sua visione del lavoro, della creatività e della comunicazione.
1) Innovazione e irriverenza
Anni ’70, California. Steve Jobs ha più o meno 20 anni ed ha lasciato il college. La sua famiglia adottiva lo mantiene come può e lui sbarca il lunario con dei lavoretti occasionali. Un giorno, insieme al suo eterno amico Steve Wozniak, legge su Esquire un articolo dedicato a Capitan Crunch, il mito dei phone breakers. Negli anni’ 70, intendiamoci, non c’erano molti computer in giro. Così gli hacker si esercitavano sul più complesso sistema ingegneristico allora disponibile: la rete telefonica. I due Steve contattano Capitan Crunch, imparano le sue tecniche e cominciano a progettare speciali dispositivi per fare telefonate gratuite. Ben presto cominciano a rivenderli nei campus. Pare che una sera Wozniack ci chiamò (gratis) persino il Vaticano. Fu così che i due futuri miliardari fondatori di Apple guadagnarono i loro primi soldi: un’idea innovativa, un occhio al mercato universitario, una nuova tecnologia.
Jobs ha fondato Apple da tre anni quando visita per la prima volta gli uffici della Xerox Parc, il centro che ospita i migliori programmatori della West Coast. E’ il Jobs slanciato, esuberante e dai capelli lunghi di cui parla l’intera Silicon Valley ed è venuto per cercare il futuro. Se lo trova davanti sottoforma di un nuovo incredibile computer. In un tempo in cui i comandi venivano impartiti tramite complesse formule da digitare sulla tastiera, un tecnico Xerox gli mostra per la prima volta uno schermo pieno di icone. Poi comincia ad attivarle tramite un cursore e un dispositivo esterno chiamato mouse. “Ma perchè non ci fate qualcosa con questa roba? E’ fantastica!“. Steve Jobs non crede ai suoi occhi. Si tratta del primo interfaccia grafico della storia, l’intuizione che avrebbe presto trasformato complicati calcolatori in gadget alla portata di tutti. Quel giorno Jobs trova l’idea su cui avrebbe costruito un mercato. Ed una rivoluzione.
Jobs sembra aver assimilato perfino nel vissuto, nelle scelte professionali, la missione ultima di ogni strategia di marketing: trasformare il proprio lavoro, il proprio marchio, in una storia avvincente. Ogni sfida, un nuovo capitolo. Il capitolo del suo passaggio alla Pixar, il 30 gennaio del 1986, ed i successi che seguirono, testimoniano la sua straordinaria capacità di donare branding a tutto ciò che toccava. Così lo stesso Jobs spiegava in un’intervista come la sua esperienza con il gigante dell’animazione influenzò le sue idee sul lavoro:
“Una delle cose che ho imparato qui è che l’industria tecnologica e quella dei contenuti non si capiscono. Gli scienziati pensano ancora ai creativi come a dei ragazzini che bevono birre e raccontano barzellette. Allo stesso modo le major considerano la tecnologia semplicemente come qualcosa da portarsi a casa con un assegno. Ignorano totalmente l’aspetto creativo della tecnologia.“.
L’aspetto creativo della tecnologia: viene in mente qualcosa?
Agosto 1997: c’è un’atmosfera tesa al Macworld Expo, mentre Steve Jobs sale sul palco. L’azienda è ormai ad un passo dalla bancarotta e lui è appena rientrato come consigliere speciale. Su quel palco sta per fare un discorso che nessuno vorrebbe sentire. Jobs spiega che è tempo di seppellire l’ascia di guerra con Microsoft, che bisogna andare avanti, che solo così Apple può salvarsi. In molti si mettono a fischiare. In realtà proprio quel giorno Steve Jobs definisce e annuncia la strategia che renderà Apple il colosso che conosciamo. Capisce prima degli altri che la partita, in futuro, non si sarebbe giocata sui personal computer ma sui devices e su Internet. Che era inutile lottare coi dinosauri. Che bisognava batterli in velocità. Quel giorno Jobs consegna ad Apple la sua nuova mission: trasformare lo stile di vita delle persone attraverso la tecnologia.
Durante uno dei soliti incontri del lunedì, verso la fine del 2003, Steve Jobs raduna il team dei manager Apple nella sala riunioni al quarto piano del Building One del Quartier Generale di Cupertino. Poi chiude le porte. A quel punto annuncia di avere un tumore al pancreas. “Avrò bisogno del vostro aiuto“, aggiunge. Alcuni executives lasciano la sala in lacrime. In seguito la gestione mediatica della malattia diventerà l’espressione finale della cura appassionata dedicata al suo brand: la fragilità del suo corpo non avrebbe intaccato la solidità e l’efficienza del mondo Apple. L’uomo si ferma, la storia va avanti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Buckhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBuck2011-10-11 12:30:192011-10-11 12:30:19La vita di Steve Jobs in 5 tappe
Al fine di dimostrare ai professionisti del campo che Ducato è il veicolo di trasporto per eccellenza, Fiat ha inscenato un grande ambient in Turchia, molto d’impatto sia per la sua “stazza” che per il luogo in cui è collocato.
Si tratta infatti di giganteschi camion installati direttamente nei magazzini di forniture e trasformati in scaffalature da stoccaggio.
L’idea è quella di dimostrare la forte capacità di trasporto di questi veicoli e il loro contatto diretto con i fornitori.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Martina Coppolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMartina Coppola2011-10-11 11:30:302011-10-11 11:30:30Fiat Ducato ambient, la capienza di uno scaffale di magazzino
Cari lettori di Ninja Marketing, dal momento che siete in tanti a seguirci con passione (e di questo vi siamo grati! :-D) e noi Ninja siamo presenti su tutti i principali social network, abbiamo deciso di raccogliere in un unico post i link a tutte le nostre piattaforme, i link per la versione mobile e per il feed dei nostri contenuti. Oltre a Ninja Marketing, potete seguire gli account distinti che abbiamo creato per Ninja Academy, in modo da attivare una comunicazione più specifica su alcuni social media, e i diversi “follow channel” relativi alle varie sezioni del nostro blog.
Ecco tutti i nostri canali, ora non rimane che dire Be Ninja!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Nokamatahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNokamata2011-10-11 11:00:492011-10-11 11:00:49Ninja Marketing: i nostri canali su tutti i principali social network
Forse era uno dei bisogni ancora non soddisfatti: una extra ricarica di energia da portare sempre con noi. In attesa che, magari nel prossimo futuro, i nostri device possano ricaricarsi in modi alternativi (tramite piccoli pannelli solari?) scopriamo l’innovazione Duracell nel campo dei caricatori portatili.
Abbiamo testato il Power On Pack (grazie a Digital Pr), costituito dal Caricatore usb portatile e dal caricabatterie Speedy (nel pack anche due confezioni di pile, ricaricabili e tradizionali).
Il caricabatterie Speedy è progettato per caricare rapidamente batterie ricaricabili AA e AAA. In circa un’ora carica quasi completamente (85%) due batterie (sia AA che AAA).
Ma ci siamo concentrati sul Caricatore Usb portatile: davvero utile e comodo, come potete vedere nell’immagine qui di fianco! Si carica in circa due ore (sia tramite spina elettrica che pc) e garantisce fino a 5 ore di extra carica a tutti i nostri device.
Proprio così, nel caso in cui il nostro smartphone (anche iPhone) o la nostra fotocamera siano a corto di batteria il caricatore portatile ci viene in aiuto.
Dotato di due uscite (per ricaricare contemporaneamente due prodotti) è compatibile con tutti i device dotati di porta Micro Usb e Mini Usb.
Il pulsante in basso a sinistra è il power check, per indicarci lo stato rimanente di carica.
Già disponibile online (come tutti gli altri nuovi prodotti), potete trovarlo anche nei negozi. Il caricatore usb portatile 1800mAh di Duracell è un ottimo aiuto per chi viaggia spesso ma in generale è una soluzione piccola, leggera e veloce nei casi in cui non abbiamo disponibilità di corrente elettrica.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Simosokehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSimosoke2011-10-11 10:30:302011-10-11 10:30:30Duracell ed il caricatore usb: extra ricarica per i vostri device!
“Server Temporarily Unavailable. The server is temporarity unable to service your request due to maintenance”
Questo il laconico messaggio che domenica scorsa, 9 ottobre, ha letto la maggior parte dei 500.000 utenti che hanno provato a collegarsi al sito ISTAT – Istituto Nazionale di Statistica, Ente Pubblico di Ricerca – per la compilazione online del questionario del XV censimento.
Il censimento, una delle principali rilevazioni effettuate dall’Istat, consente di raccogliere informazioni sulla popolazione residente e su quella occasionalmente presente nel Paese, e viene effettuato a cadenza decennali. Dopo un decennio dall’ultima grande rilevazione della popolazione italiana, svoltasi il 21 ottobre del 2001, l’ISTAT può, per la prima volta, utilizzare le nuove tecnologie per semplificare la vita a milioni di cittadini, tramite la possibilità di compilare il modello anche online, direttamente e comodamente da casa o dall’ufficio, ed inviarlo all’Ente senza dover fare file alla posta per la spedizione, con pieno valore legale.
Un perfetto Ente Digitale, come neanche nei più rosei sogni del nostro Ministro dell’Innovazione. Finalmente, direte voi!f Eh si, finalmente, direi anch’io. Se non fosse che così non è (stato).
Dov’essersi rivelato ‘too much hard‘ preventivare un accesso in simultanea da parte di un numero così rilevante di persone – il comunicato dell’Istituto parla di 500.000 utenti; difficile pensare che gli italiani potessero essere così ligi (o semplicemente desiderosi di liberarsi del ‘gravoso’ impegno il prima possibile…) Fatto sta che la (sotto)stima degli accessi ha fatto letteralmente collassare i server, impedendo per molte ore l’utilizzo della piattaforma. I pochi fortunati che sono riusciti ad autenticarsi – utilizzando la password di accesso, contenuta esclusivamente – chissà perchè – nel modulo cartaceo arrivato per posta (….) – ed a visualizzare sullo schermo il concupito questionario sono stati subissati da continui messaggi di errore, improbabili e fulminee scadenze di sessione, con la conseguente impossibilità di concludere l’iter di compilazione.
I dati da inserire costituiscono la fotografia delle famiglie italiane al 9 ottobre 2011. Ma, allo stesso modo, la data del 9 ottobre è valida anche per fotografare il rapporto che una certa parte del settore pubblico italiano ha con le tecnologie.
Sorprende, effettivamente, l’impreparazione dell’ISTAT di fronte ad un fenomeno – quello dell’uso delle tecnologie e dello sviluppo dei servizi di e-government – voluto e incentivato dalla stessa PA: è la Pubblica Amministrazione che spinge i cittadini a dotarsi di un ‘domicilio elettronico’ tramite la CEC-PAC – una sorta di p.e.c. abilitata solo alle comunicazioni tra la Pubblica Amministrazione ed il cittadino – ed obbliga professionisti ed imprese a comunicare via posta elettronica certificata; è la Pubblica Amministrazione che a partire dal 2012 – tramite la rifoma del processo civile telematico e l’introduzione delle notificazioni e comunicazioni a mezzo p.e.c. – digitalizza la giustizia, con la sua enorme mole di atti e di dati sensibili; è la Pubblica Amministrazione che ha fatto del fascicolo sanitario e dei certificati medici online un vessillo di cui fregiarsi; è la Pubblica Amministrazione che, nel ‘CAD I e II’ (il Codice dell’Amministrazione Digitale, introdotto dal D. leg. 82/2005 e riformato dal successivo D. Lgs. 235/2010), stabilisce i diritti dei cittadini e delle imprese nei confronti della stessa Amministrazione – la cui cogenza è stata oggetto, tra l’altro, di una importante sentenza del T.A.R. Basilicata in danno della Regione Basilicata, condannata a seguito di class action per omessa pubblicazione degli indirizzi p.e.c. sul portale istituzionale.
Di fronte alla ‘corsa alla tecnologia’ incentivata dalla stessa Pubblica Amministrazione, risulta quantomeno anacronistico che un Ente Pubblico non riesca a realizzare un sito – impresa nè titanica, nè ardita – capace di supportare un ‘enne’ numero di accessi in simultanea.
A volte basta solo una dose maggiore di lungimiranza.
Dote per il cui impiego si spera di non dover aspettare il prossimo censimento. Tra dieci anni.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Wiki Kinetic-Kindredhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngWiki Kinetic-Kindred2011-10-11 10:00:512011-10-11 10:00:51L'ISTAT e il Censimento: storie di ordinaria burocrazia [DIRITTI DIGITALI]
In questi ultimi tempi si parla tanto di democrazia partecipata dal basso come di una necessità sempre più impelletente: fra gli strumenti che la politica – e i popoli – si stanno dando per rendere sempre più possibile questa rivoluzione, c’è la selezione dei candidati alle elezioni, le cosidette primarie.
Una tradizione importata dagli Stati Uniti e sempre più riconosciuta, a ogni livello e da tutti gli schieramenti, come una vera e propria arma a disposizione degli elettori per scegliere i propri rappresentanti.
Era solo questione di tempo, quindi, che questa formula di partecipazione democratica sbarcasse nella social sfera.
L’idea è stata di uno dei vincitori dei TweetAwards, il miglior twittero @insopportabile che ha lanciato nel suo “habitat naturale” le #TwitPrimarie:
L’obiettivo? Mobilitare il popolo di Twitter per suggerire il nome del potenziale premier. La risposta non s’è fatta attendere tanto che #ilmiopremier, l’hashtag scelto da @insopportabile per votare il proprio candidato, è subito balzato fra i primi trending topic italiani.
Sfruttando la presenza di molti politici nel sito di microblogging più importante del mondo, la formula per votare proposta prevedeva anche di citare il nome usando il suo account (ecco la spiegazione di @insopportabile pubblicata – con un po’ di ironia – con un tweet):
Molte le personalità citate, anche se sono molti i voti racconti dai politici che gestiscono account Twitter, da Casini a Gianfranco Fini fino a Matteo Renzi e Giuseppe Civati. Non mancano anche ironie, battute sarcastiche e descrizioni ideali del bravo politico, anche se il computo dei risultati è fatto prendendo come validi i voti dove vengono citati nominalmente i candidati:
Certo, le #twitprimarie non avranno un vero valore statistico nè tantomeno saranno conteggiate come un vero e proprio sondaggio in vista del turno elettorale, ma è importante constatare come, sfruttando il ruolo di opinion leader che può recitare un twittero noto come @insopportabile, la reazione degli utenti della social sfera sia immediata e massiva, sviluppando una sinergia comunicativa che non può essere sottovalutata, tanto che anche alcuni uffici stampa istituzionali stanno monitorando la cosa (come si può vedere anche da alcuni retweet “interessati”):
Dicevamo cominciando questo post che stiamo andando sempre più verso una democrazione partecipata e partecipativa: sicuramente, visto anche l’esempio islandese (come vi abbiamo raccontato nel post “L’Islanda riscrive la costituzione con il popolo dei social media“) il futuro è già cominciato, e chissà che senza che la gente se ne sia accorta, sia cominciato anche in Italia.
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