Metti una regione piccola come la Basilicata, aggiungi una grande idea per la promozione turistica, una spolverata di persone lungimiranti che credono nel forza del web ed ecco pronta la ricetta vincente di Can’t Forget Italy
Un’idea semplice ma concreta: sette video maker e creativi provenienti da tutto il mondo per una settimana hanno vissuto esperienze nella bellissima Matera e dintorni, in modo da produrre video racconti ad alto contenuto emozionale, ma soprattutto autentici ! Can’t Forget Italy è un format assolutamente innovativo per la comunicazione della Pubblica Amministrazione, progetto innovativo di marketing territoriale che prende forma e si sviluppa nel web.
In un contesto dove le destinazioni turistiche tendono ad atrofizzarsi troppo sugli asset basic della comunicazione patinata ed autoreferenziale, non convinte fino in fondo delle potenzialità dei nuovi media, ecco che ti spunta l‘agenzia di promozione turistica della Basilicata con la messa in atto di un Diario Digitale: un vero raccoglitore 2.0 di storie per promuovere la regione.
Ho più volte ribadito il fatto che siamo nel passaggio dai testimonial ai testimoni, dove ognuno di noi è un vero amplificatore di emozioni per una destinazione turistica, specialmente se queste vengono prodotte enfatizzando l’aspetto esperienziale ed autentico.
E’ questa la strada che le pubbliche amministrazioni devono percorrere, raccontare lo stile diretto dei luoghi e delle persone che caratterizzano il territorio, abbandonando la strada del bello, del “costruito” ad hoc e dell’omologazione.
Ottimo case history dove si enfatizza il concetto del presumer turistico, comunicando il tutto in inglese, cercando di “esportare” le emozioni del Made in Basilicata.
Concludo prendendo in prestito una frase di Beppe Severgnini: siamo i produttori mondiali di esperienze ma non sappiamo comunicarle“.
Non illudiamo i turisti/viaggiatori perché siamo tutti turisti/viaggiatori in giorni diversi .
Il format del Diario Digitale è stato concepito da Mikaela Bandini, nota nel mondo del turismo on-line per progetti d’avanguardia come Viaggi di Architettura e Urban Italy.
Clicca qui per visualizzare le foto e i video del Diario Digitale
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Sutsukaihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSutsukai2011-10-25 15:00:492011-10-25 15:00:49Can't Forget Italy: promuovere il turismo con un diario digitale
Ogni momento può costituire una occasione per conoscere gente nuova e fare nuove amicizie, e deve essere debitamente sfruttato. Deve essere questa l’idea che ha portato alla nascita di TARGAMY, il “primo network urbano che ti permette di sapere il nome di una persona attraverso la targa del veicolo che sta guidando”.
Online dallo scorso 1 ottobre, la community vuole proporsi come un nuovo modo di socializzare in qualsiasi momento e luogo ci si trovi (anche in mezzo al traffico), permettendo agli iscritti (in maniera gratuita) di individuare le persone di loro interesse (sempre che siano anch’esse membri del network) attraverso l’identificazione della targa del loro veicolo, che sia “la ragazza bellissima al semaforo” o il “ragazzo carino che ti aveva fatto l’occhiolino” (sempre al semaforo).
La mission è quella di creare un vero e proprio network nazionale, a metà tra una piattaforma di online dating e un sito per appassionati di motori, correlato da alcune funzioni social. Le sezioni di cui TARGAMY si compone comprendono infatti:
My Street: permette di seguire in tempo reale gli aggiornamenti dei profili dei propri contatti (nuove foto, veicoli, note)
My Garage: uno spazio per creare il proprio profilo, mostrare le proprie foto e le caratteristiche dei propri veicoli
Cerca Targa: la funzione di ricerca vera e propria, che può essere effettuata a partire dalla targa, ma anche dal modello dell’auto, dalla città o dal sesso della persona che si vuole individuare
Insegui: segnala se la propria targa è stata ricercata da qualcuno e se, viceversa, quella che si sta “inseguendo”, in un primo momento non presente nella community, si è poi registrata
Inbox: un servizio di messaggistica privato
My Shop: offre servizi e prodotti (disegni, gadget, funzionalità) per la personalizzazione del proprio profilo, tramite l’acquisto di virtual coin
A breve invece, dovrebbe diventare disponibile anche l’applicazione per iPad, iPhone e iPod Touch.
TARGAMY offre dunque un modo, o forse, sarebbe meglio dire che gli utenti di TARGAMY (la pagina FB conta circa 1600 liker) sono alla ricerca di un modo per essere completamente, se non definitivamente, rintracciabili ed identificabili. Anche nel momento in cui si è, per definizione, sfuggenti, quando si è in moto. Le possibilità offerte dal web e dalle nuove tecnologie ci portano a ridisegnare di continuo le pratiche attraverso cui socializziamo e creiamo le nostre reti. Ma (e questa è una opinione personale 😀 ) le relazioni si fondano su una comunanza di interessi, più che sulla disponibilità di una targa. Poi, certo, esiste sempre il colpo di fulmine!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Nokamatahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNokamata2011-10-25 14:00:572011-10-25 14:00:57Targamy: conosci una persona attraverso la targa del suo veicolo
Oppure potremmo semplicemente mostrarvi una sua foto:
In realtà, Santa Maria è sì tutte queste cose, ma anche molto di più: come si definisce lui stesso su twitter, egli è un designer di giorno e di notte. In poche parole, una sorta di prolifico essere mistico che non dorme mai ma partorisce costantemente idee.
Come se non fosse già abbastanza impegnato, ha l’abitudine di lanciarsi in continui restyling del suo pluripremiato sito internet, senza però mai rinnegare le edizioni precedenti: infatti, pur ammettendo un certo imbarazzo tipico di quei creativi che, evolvendosi, guardano al passato con altissimo spirito critico, Santa Maria rende fruibili online le quattro versioni antecedenti, le quali basterebbero, da sole, a esplicare l’evoluzione del suo talento.
Tuttavia, l’edizione che rimarrà nel cuore di tutti gli amanti del web design è sicuramente la quarta (cioè la penultima), con la quale Santa Maria ha il merito di avere introdotto il concetto di design personalizzato per ogni singolo post. In altri termini, un tema grafico diverso per ogni post e ispirato al tema trattato di volta in volta. Un progetto ambizioso e ben fatto, una cura del contenitore e del contenuto impeccabili per un messaggio d’impatto.
Un esempio fra tutti? Il post relativo agli sketchbooks, il cui layout appare come scritto a mano e in cui la tematica affrontata è proprio quella dell’importanza delle bozze e degli schizzi all’interno del processo creativo, indipendentemente dalla propria abilità nel disegno. Il principio è uno: per fare schizzi non bisogna essere dei buoni artisti ma semplicemente dei buoni pensatori.
Quale sarà la prossima impresa nella quale si lancerà il nostro impavido graphic designer? Non ci resta che aspettare e, per ingannare l’attesa, spulciare costantemente il suo seguitissimo blog.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Manuramakihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngManuramaki2011-10-25 12:00:232011-10-25 12:00:23Jason santa maria: un layout per ogni post
Oggi vi parlerò di uno dei concetti più popolari e chiacchierati del mondo startup, il cosiddetto “elevator pitch”. Con quest’articolo non scenderò troppo nel dettaglio su come si costruisce, anche perché con un minimo di ricerca in Rete è possibile trovare molto materiale. Piuttosto mi interessa raggiungere tre obiettivi: fornire a chi parte da zero una breve definizione di questo concetto, evidenziarne le caratteristiche principali e infine darvi due tre esempi da cui potete trarre ispirazione.
Che cos’è un Elevator Pitch e come mai si chiama così
Si tratta in poche parole di un breve discorso utilizzato per catturare l’attenzione di vari interlocutori riguardo un nostro progetto o una nostra idea di business. Sviluppare questo tipo di competenza è sicuramente basilare per chi avvia una startup e richiede una grande dedizione e tanto tanto allenamento. Si può parlare di elevator pitch sia se viene fatto durante un evento fisico, che in modalità asincrona (quando si scrive un’email o si produce un video).
Esistono varie tipologie di elevator pitch a seconda della durata oppure del target a cui è rivolto (consumatori, finanziatori, partner,…). Solitamente un pitch dura dai 30 ai 120 secondi. Il nome (ovviamente nato in Silicon Valley) descrive appunto l’idea per cui ogni startupper dev’essere in grado di presentare la propria idea nel tempo di una corsa in ascensore.
9 consigli flash per un elevator pitch che funziona
Ecco per voi 9 consigli che ti consiglio di tenere a mente quando preparerei il tuo prossimo pitch. Si tratta ovviamente solo di spunti, anche perché sono convinto che Il miglior modo per imparare è esercitarsi, mettersi in gioco e riprovare continuamente! Ecco:
1. Sii breve e sintetico. Come abbiamo detto il tempo che hai a disposizione è pochissimo e le cose da dire molte. Sviluppa la tua capacità di sintesi, evita di utilizzare termini troppo complicati o di scendere troppo nel dettaglio fai in modo che le persone si ricordino di te (a prescindere dall’esito del tuo pitch). Se i tuoi interlocutori sono degli investitori capiscono al volo se la tua idea può avere un margine di successo o no.
2. I primi 10 secondi sono importantissimi. Come in tutte le situazioni della vita “la prima impressione è quella che conta”. Sia se fai un video, sia se scrivi una mail, sia se il tuo elevator pitch è dal vivo dai inizio al tuo show con un incipit ad effetto, esprimi tutta la passione per ciò che fai e per gli obiettivi che vuoi raggiungere, rendi virale il tuo pitch – come dice Mirko Pallera, “La viralità è la condivisione sociale delle emozioni”.
3. Gestisci bene il tempo a disposizione. Non c’è molto da dire a riguardo, calcola bene il tuo tempo. Crea pitch di diversa durata (30 secondi, 60 secondi, 120 secondi) di modo che sarai sempre pronto ad affrontare ogni situazione.
4. Presenta te stesso, ma senza esagerare. Le persone quando presenti la tua idea devono fidarsi di te e devono capire che sei all’altezza di portare avanti un’idea imprenditoriale, ma avrai molto tempo in futuro per raccontare chi sei, cosa fai e quali sono i tuoi eventuali successi del passato. Quindi dai il giusto peso alle varie parti che compongono il tuo pitch.
5. Il pitch cambia e evolve insieme alla tua startup. Molto probabilmente continuerai a fare pitch per diversi anni. Si spera che la tua statup cambi ed evolva nel tempo. In alcuni casi ti troverai a presentare la tua idea alle stesse persone a distanza di mesi o anni. Assicurati che anche il tuo pitch evolva nel tempo, non puoi proprio parlare della tua idea nello stesso modo in cui l’hai fatto la prima volta.
6. Se ti fanno delle domande assicurati di rispondere ad ognuna di esse. Dal vivo in alcuni casi più capitare di non riuscire a presentare il tuo pitch senza essere interrotto. Sii preparato ed attento a rispondere alla molte domande che ti faranno, probabilmente quelle sono le cose che vogliono sentirsi dire. Se per caso entri nel panico e non hai una risposta pronta, segnati subito la domanda, di modo da non farti trovare impreparato le volte successive.
7. Esercitati con i tuoi amici. Per prepararti al tuo pitch scrivilo su un foglio di carta, ripetilo ad alta voce e registralo. In molti casi può servire ripetere il tuo pitch alle persone che ti circondano (probabilmente ti odieranno dopo un po’ :), ma è l’unico modo per capire se le persone capiranno o no il tuo messaggio.
8. Adatta il tuo pitch alla persona con cui stai parlando. A seconda del tuo interlocutore ovviamente cambieranno i punti su cui ti dovrai soffermare e il linguaggio che dovrai utilizzare.. Come esercizio prova a a crearne uno per ognuna delle categorie di persone a cui potresti raccontare la tua idea (clienti, investitori, partner, utenti). Il punto è sempre lo stesso, non farti mai trovare impreparato!
9. Struttra ideale per un pitch ad un’investitore: in primis parla del problema che vai risolvere con la tua idea e come lo farai. Prosegui con il motivo per cui ti distingui da altri eventuali competitor. Fai un breve accenno alle tue esperienze precedenti e quelle del tuo team e chiudi con ciò di cui hai bisogno per far decollare la tua startup.
Come al solito non si tratta di un elenco esaustivo, anzi può essere arricchito con le vostre esperienze, che vi prego di aggiungere nei commenti di quest’articolo.
Consigli per la lettura
Per chi volesse approfondire l’argomento vi consiglio un ottimo libro di Valentina Maltagliati, docente di Public speaking e Comunicazione presso Scuola Scienze Aziendali di Firenze. Interessante soprattutto come il concetto di Elevator Pitch venga declinato anche a situazioni che hanno a che fare con la vita di ogni persona, da un colloquio di lavoro, alla vendita di un prodotto fino alla riucita di un appuntamento galante!
Ho trovato in rete un template davvero utile della Harvard Business School che ci aiuta a costruire il nostro elevator pitch con estrema semplicità. Molto interessante anche la stima della durata e il suggerimento di parole da inserire nel nostro discorso.
Ecco qui uno screenshot:
Made by Harvard Business School
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2011/10/L_elevator_pitch_l_arte_di_comunicare_un_idea_in_modo_efficace_in_pochi_secondi.gif320400Sputnikhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSputnik2011-10-25 11:30:192011-10-25 11:30:19L'elevator pitch: l'arte di comunicare un'idea in modo efficace e in pochi secondi
Free Rumble abbatte le barriere che rendono la vita più difficile a chi è ipovedente o non vedente: il primo social network basato su files audio permette l'interazione anche a coloro che hanno problemi di vista più o meni gravi e così finalmente il web è diventato accessibile a tutti. '>
Nella Rete sembra essere più semplice abbattere quelle barriere strutturali che spesso rendono la vita più difficile a chi è ipovedente o non vedente e così finalmente il web è diventato accessibile a tutti. Basta rivoluzionare l’oggetto da condividere, non più immagini, ma audio: questa l’idea alla base di Free Rumble, il primo social network che attraverso la condivisione di questi file audio rende possibile l’interazione anche a coloro che hanno problemi di vista più o meni gravi.
Una nuova modalità di vivere il Web che, però, come dichiarano i creatori del nuovo social, è pensata per essere utilizzata da tutti. Tuttavia, enormi sono i vantaggi per coloro che prima di Free Rumble erano esclusi dall’interazione sul Web e che, di fatto, vedevano limitate le loro possibilità di socializzazione.
L’ Associazione Disabili Visivi(ADV) sottolinea proprio questo aspetto e Gabriel Battaglia (istruttore subacqueo per non vedenti) aggiunge:
Le potenzialità che intrinsecamente possiede Freerumble se messe al servizio della comunità dei non vedenti, potrebbero aprire entusiasmanti orizzonti ricchi di nuove opportunità di studio, sociali, culturali e di divertimento
Una vera e propria svolta nel panorama del Web 2.0, presentata il 20 ottobre scorso a Palazzo Marini (Camera dei Deputati), che nasce durante l’eruzione del vulcano islandese avvenuta lo scorso anno. Il tutto, infatti, inizia un pò per caso, da un file audio Mp3 inviato, per mancanza di tempo al posto di un comunicato stampa per fornire aggiornamenti sullo stato del vulcano. Una modalità che è stata apprezzata e che ha fatto riflettere sull’impossibilità per alcune persone con deficit visivo di prendere parte ad un processo di informazione, condivisione e comunicazione ormai globalmente diffuso.
Il progetto è ambizioso e prevede l’integrazione dei files audio anche su Facebook, con la funzione di descrizione delle immagini; la possibilità di richiedere, consultare e leggere audio-libri, grazie all’attività di volontari e degli operatori di Free Rumble; la descrizione di opere d’arte che altrimenti resterebbero sconosciute e la creazione e gestione di audioblog.
La sezione RumbleSecret raccoglie i messaggi privati degli utenti ed è accessibile tramite password, in Rumblepedia, invece, si trovano tutti i contenuti, ordinati per popolarità e lingua. Per consultare gli audioblog degli utenti, invece, bisogna consultare la sezione Channels. Un esempio? Su FreeRumble è possibile ascoltare la presentazione ufficiale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Pierajkhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngPierajk2011-10-25 10:30:472011-10-25 10:30:47Free Rumble, il social network per non vedenti
Avete già deciso come vestirvi per la notte di Halloween? Volete stupire i vostri amici con costumi davvero esclusivi? Ve ne proponiamo 15, tutti in stile tech: non perdeteli!
1 – Stile Iron Man
2 – Stile Daft Punk
3 – Stile Halo Spartan
4 – Stile Tron Legacy
5 – Stile War Machine
6 – Stile Veteran Ranger
7 – Stile iMac Cylon
8 – Stile Whiplash
9 – Stile Bioshock
10 – Stile Bioshock 2
11 – Stile Gears of Wars
12 – Stile StarCraft
13 – Stile Metal Gear Solid
14 – Stile The Sims
15 – Stile GLaDOS
E voi, quale preferite? Avete già in mente come vestirvi? Fateci sapere! 🙂
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Simosokehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSimosoke2011-10-25 10:00:132011-10-25 10:00:1315 costumi di Halloween in stile tech!
Un susseguirsi di nuove tecnologie e tendenze stanno modificando velocemente e totalmente il panorama del marketing on line.
Click Through rate: “ei fu…”!(?)
A diciassette anni dall’avvento della pubblicità on line, un problema continua a dominare incontrastato il mondo Digital Advertising: il CTR (Click Through rate)! Tutti concordi gli operatori del settore nel vaticinare un futuro e quanto mai prossimo tramonto della variabile, per la sua poca precisione nel determinare il rapporto tra click e impression e quindi l’andamento di una campagna pubblicitaria. Sostituito in un primo momento dal più attendibile CTOR (click to open rate) che a differenza del CTR rimane inalterato quando un utente clicca più volte su un messaggio pubblicitario, oggi trova il suo acerrimo nemico in una sturt up americana che ha lanciato la “No clicks campaign” che cerca di togliere al click il primato nelle valutazioni pubblicitarie. L’idea è quella di affidare tutto al tempo in cui il mouse rimane su un annuncio per valutare in termini di minuti quanto si rimane esposti ad un messaggio pubblicitario.
La fusione tra mobile e desktop.
Ormai è quasi assente la linea di demarcazione tra i mobile device (in particlare tablet) e i desktop/laptop pc. Infatti i sistemi operativi utilizzati per questi ultimi ormai vengono implementati su tutti i supporti mobili . Basti pensare alla Apple che oramai ha fuso completamente i due sistemi OSX e iOS. Nella stessa direzione vanno anche i tentativi di Google.
Supercookie vincit omnia!
Come dichiarato da Eric Schmidt “Le informazioni sono la cosa più preziosa che abbiamo. Lo erano secoli fa, inutile stupirsi che lo siano anche oggi” per cui non c’è nulla di più importante che sapere esattamente cosa piace alle persone che frequentano il web. E’ polemica attuale quella della privacy degli internauti in merito alle novità annunciate da facebook rispetto ad esempio alla timeline.
Ma davvero siamo così spiati?
Ebbene si, i cosiddetti Supercookies servono proprio a questo: tracciare un accuratissimo profilo di tutti gli utenti on line. A differenza dei normali cookies, messi sotto accusa fin dal 1996 e facilmente cancellabili dai nostri pc, non è possibile né identificare né disinstallare questi nuovi fantastici amici. Secondo i ricercatori della Stanford University e di Berkeley, questa nuova generazione di software spia è usata da siti statunitensi di prima grandezza come quello di Hulu e Msn.com.
Presumibilmente i dati confrontati con una lista di più di mille siti per vedere se uno di questi sia stato visitato o meno. Tutto questo consente ai privati di offrirci annunci personalizzati. Ad esemplificare la questione riportiamo le parole di Eli Pariser: “Quand’ero piccolo, sono cresciuto in un’area rurale del Maine, Internet era la finestra sul mondo. Oggi, con tutti questi sistemi di tracciamento, il web è su misura e affaccia solo sul cortile di casa mia”.
HTML5.
Ascesa definitiva prevista per il 2014 per l’HTML5 . Tante le novità che si propone questo nuovo linguaggio infomatico quante le posizioni differenti in merito al suo utilizzo da parte di Publishers e advertisers.
A tal proposito Adobe , che continua a difendere l’utilità di Flash per i giochi e altre applicazioni, ha annunciato un prodotto separato per aiutare i progettisti a costruire gli annunci in HTML5.
Ad-tech, il consolidamento.
E’ di qualche mese fa la notizia dell’acquisto da parte di Big G di AdMeld, ditta specializzata in ottimizzazione degli annunci e spazi pubblicitari per gli editori e fornitore di servizi di gestione pubblicitaria appunto.
“Combinando i servizi e competenze di Admeld con le tecnologie e l’offerta di Google, stiamo investendo in quello che speriamo sarà un’era migliore per strumenti di gestione per editori più importanti,” ha detto Neal Mohan, vice presidente del business per la visualizzazione degli annunci pubblicitari di Google, in un blog post.
L’operazione ammonta più o meno sui $ 400 Milioni e Google integrerebbe le tecnologie di Admeld nella propria piattaforma pubblicitaria AdSense. Admeld vanta di un’ottima reputazione nel mondo dell’advertisement, e ha clienti come Answers.com, FOX News e Discovery. L’investimento è senz’altro sensato in quanto garantirebbe molto probabilmente la leadership assoluta nel settore a Big G, per questa ragione ci sono dubbi sull’innalzamento di un “cartello” da parte dell’Anti-Trust.
Contenuti specializzati: quanto costano?
Secondo Sqad società intelligence degli annunci, il CPM (costo per impression) pagato per gli annunci display è rimasto sostanzialmente stabile rispetto all’anno passato, ma le cose si fanno più complicate quando si confrontano le diverse categorie. Intrattenimento e siti di finanza hanno visto il loro aumento medio CPM di 50 centesimi o più, mentre il settore automobilistico, stile di vita, casa / siti moda è sceso di almeno lo stesso margine. La Conclusione di Sqad è che i contenuti specializzati, sono economiamente ancora molto vantaggiosi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Makan-huekahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMakan-hueka2011-10-25 09:30:212011-10-25 09:30:21Digital advertising, le 6 trasformazioni più significative
Pepsi, partner ufficiale della trasmissione televisiva X-Factor (USA), ha pensato ad una strategia di comunicazione in chiave social per incentivare i commenti sul programma.
Pepsi.com, partner ufficiale della trasmissione televisiva X-Factor (Fox), ha pensato ad una strategia di comunicazione in chiave social per incentivare i commenti sul programma, e per farlo, ha pensato a due iniziative: Pepsi Pulse e Pepsi Sound Off.
La prima è una piacevole rappresentazione grafica dei commenti su Twitter. Come possiamo vedere vengono selezionati i tweet, in base alle “categorie”, agli hashtag o ai contenuti, e presentati in veste grafica. Troviamo per esempio: “ 69 people like X-Factor” oppure “79 ragazzi stanno parlando di X-Factor” o ancora “2 persone stanno parlando di Paula”.
La seconda iniziativa è legata al sito www.pepsi.com, con la sezione Pepsi Sound Off. Il progetto è una piattaforma nella quale i fan, durante la trasmissione, possono connettersi e inserire i loro commenti. E’ quindi un social dedicato ad una sola tematica.
In più è impostato in chiave gaming; graficamente sì gioca con i tappi delle bottiglie pepsi, e i commenti più popolari o apprezzati appaiono in diretta durante la puntata tv. Questo allo scopo di incentivare i telespettatori ad andare sulla piattaforma a discutere del programma, delle canzoni e dei protagonisti.
Oltre a questo servizio, il vantaggio di avere una piattaforma dedicata, consente alle persone di trovare un canale monotematico e allo stesso tempo di potersi confrontare esclusivamente con persone che condividono lo stesso interesse, cosa che è più complicata su Facebook o Twitter dove tutti parlano di tutto.
Pepsi sta inoltre pensando di utilizzare questo sistema anche per altri eventi o spettacoli come il Super Bowl.
In ultima analisi, dal punto di vista tecnico, questo sito è stato realizzato interamente in Flash, con le lacune che però esso comporta. Noto è che i siti in flash non sono per ora visibili da iPhone e iPad. Tant’è vero che mi sarei aspettato una versione del sito dedicata, specialmente in un progetto come questo così legato ai social network e quindi anche al mondo mobile. E’ stato infatti deludente visitare il sito da iPad e ritrovare solamente un link che rimanda alla pagina Facebook.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00josukehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngjosuke2011-10-25 09:00:452011-10-25 09:00:45Pepsi sempre più social con la piattaforma dedicata a X-Factor USA
Pubblico questa lettera di Alfredo Accatino che sta girando in rete. Potete leggerla e partecipare al dialogo (e non solo!) su creativi.eu.
Cari creativi,
vi chiedo di leggere questo post. Ci metterete 5’. Parla di voi. Dopo, sarete un po’ incazzati. Forse, più motivati. Magari saprete cosa fare. Altrimenti, postate una canzone.
Ora passo al tu. Se appartieni al 94% di chi “non” possiede o dirige un’azienda di successo, con i riconoscimenti che ne derivano, contratti o dividendi, prendi un foglio di carta e scrivi su quali forme di tutela puoi contare. Fatto?
Che prospettive ritieni di potere avere, superati i 50 anni, se non dovessi divenire titolare, dirigente, star acclamata? E se ti trovassi nella condizione di doverti ri-immettere sul mercato?
Oggi, su quali garanzie puoi contare sotto il profilo sanitario, pensionistico, in caso di malattia, disoccupazione, maternità Se invece sei un libero professionista o un free lance, che tutele hai su pagamenti e tempi? Quali spese scarichi? E gli utili corrispondono agli studi di settore?
Se hai un contratto a progetto, a chi ti puoi rivolgere per mutui o finanziamenti?
Se stai iniziando ora, quali aiuti hai ricevuto per lo start up?
E, infine, se hai un’idea innovativa, chi è pronto ad ascoltarti? Che strumenti hai per proteggerla?
Ma soprattutto, chi riconosce il tuo valore, e ti considera una forza importante e strategica? Chi ci rappresenta? Quale corrispondenza esiste tra le nostre idee, la nostra visione del mondo e delle cose, l’amore per il bello in tutte le sue forme, e il sistema Paese?
Se, al contrario, appartieni a quel 6% che ottiene onori e premi, chiediti quanto sei veramente tutelato, e se non hai anche tu, stampigliata da qualche parte, la data di scadenza. Cosa succede se un fondo ti acquisisce e decide che non sei performante? Se litighi con soci, se soffri di ansia da prestazione, se il tuo mercato viene travolto dalla crisi, se improvvisamente ti pesa fare l’ennesima notte? Ma soprattutto, chiediti cosa puoi fare tu per il 94% di talenti che, meno di te, hanno ottenuto visibilità, guadagni, opportunità.
In Italia non esistono cifre che dicano quanti siano i professionisti che svolgono attività finalizzate alla creatività. I “creativi”, semplicemente, non esistono.
Eppure siamo quelli che costruiamo, ogni giorno, l’immagine della filiera industriale e commerciale, in alcuni casi, sogni e tendenze. Quelli che progettano le piattaforme dove ci si confronta. Che creano stili, storie e visioni da condividere. Disegnano il presente.
Io ritengo che in Italia siano più di 2 milioni le persone che vivono delle proprie capacità creative. Il doppio se si considerano ambienti di riferimento e indotti.
Non siamo identificati, rappresentati, tutelati, rispettati, valorizzati.Facciamo un lavoro logorante, che spesso riduce la capacità competitiva con l’avanzare degli anni. Prigionieri di stereotipi che ci vedono modaioli e svagati, con il bigliardino all’ingresso e il lupetto nero, sempre alle prese con cose divertenti. In realtà protagonisti di quella fuga di cervelli che porta i più intraprendenti di noi ad andare all’estero per poter vivere e realizzare le proprie idee.
Facciamo un lavoro anonimo. Senza diritto d’autore, con ritmi superiori a qualsiasi regime contrattuale, disposti a lavorare di notte e nei festivi, sulla scia di quell’entusiasmo e disponibilità che è insita nel nostro lavoro, al quale non potremmo rinunciare, ma che diviene regola in luogo di eccezione. Ma non siamo missionari e non stiamo salvando la vita a dei bambini. Siamo solo uno strumento del sistema industriale. Lavoratori dell’immateriale, braccianti della mente.
Eppure, insieme alla ricerca tecnologica, rappresentiamo l’identità storica della nazione, il made in Italy, quello che ancora ci garantisce un briciolo di credibilità nel mondo.
Ci confrontiamo e diamo voce alle culture giovanili e riformiste, invisibili e marginali per i media e il potere quanto lo siamo noi. Sperimentiamo tecnologie e linguaggi. Pensiamo internazionale.
Siamo quelli che hanno contribuito alla creazione della cultura web e social, della quale conosciamo, più di tutti, dinamiche, linguaggi e modalità. Ma non siamo mai coinvolti nelle scelte e nelle soluzioni. Mai consultati, mai coinvolti nei processi decisionali sui grandi temi di questa società. Che rinuncia, di fatto, a valorizzare uno straordinario capitale di energia e innovazione.
Mi spiace dirlo, ma le associazioni di categoria in questo momento non hanno più senso. Così come il parlare di pubblicitari, grafici, architetti, e di mille altre piccole nicchie. Sono finite le corporazioni. Potranno essere utili solo dopo, per specifiche esigenze di settore, per l’aggiornamento professionale e il confronto tecnico. E poi, basta.
Non ci sono creativi fighi e creativi di serie B. O lo sei, o non lo sei.
Il cambiamento che vi propongo è di mentalità e di visione.
Siamo e siete un’unica entità, qualunque cosa facciate: creativi per pubblicità e eventi, copy, art, graphic & industrial designer, visualizer, web. Ma anche artisti, autori, stilisti, scenografi, light designer, montatori, sceneggiatori, story editor, coreografi, registi, fotografi, progettisti, blogger, compositori, video maker, illustratori, costumisti, direttori artistici, curatori, artigiani di ricerca, traduttori, ghost writer…Nelle grandi città, come in provincia, dove maggiori sono le difficoltà.
Occorre spostare il livello di percezione/visibilità. Piantarla di fare gli individualisti. Divenire massa critica, movimento di opinione, influencer. Smettere di pensare all’orticello per acquisire quella che il buon Pasolini chiamava “coscienza di classe”.
Se il mondo non ci considera, usiamo le metodologie che il mondo comprende.
• Diventiamo lobby
• Impostiamo una rivendicazione sindacale (sì, avete letto bene)
• E quindi, diveniamo Gruppo di Pressione.
Anche in un momento di crisi, che potrebbe far sembrare irrealizzabili e utopiche queste istanze. Perché è quando si è in curva che occorre spingere sull’acceleratore.
Primo passo, renderci visibili, sollevando il problema. Al pari di quanto hanno fatto pochi anni fa i nostri colleghi sceneggiatori americani.
Blocchiamo il giocattolo.
Occupiamo la rete. Facciamoci vedere. Anche nelle strade. Senza sentirci obbligati a dover, per forza, fare manifestazioni fighe e creative. Poi, diveniamo piattaforma.
Cosa chiedere? Di ascoltarci. Di avere, in questo paese, un ruolo consultivo e decisionale. Ma anche ciò che hanno ottenuto tante altre categorie che, nella storia, prima di noi, hanno affermato in maniera organica i propri diritti:
1 – Tutela dei più giovani, con contratti a progetto e stipendi che assomigliano al conto di un ristorante. Regolazione del sistema stage e incentivi per chi assume. Finanziamenti o prestito d’onore per attrezzature e alta formazione
2 – Garanzia di tempi e modalità di pagamento per professionisti esterni e free lance. Con possibilità di accedere in maniera diretta a un collegio arbitrale per la risoluzione di problematiche professionali
3 – Istituzione di un Fondo di Solidarietà, pagato contestualmente alla prestazione d’opera, o inserito direttamente nel contratto. Destinato ad aiutare chi si trova a vivere momenti di difficoltà, per maternità, problemi di salute, disoccupazione. Con tassi agevolati per mutui e fidi
4 – Diritto d’autore per nuove categorie o forme espressive, per ridurre una disparità di trattamento non più giustificabile. Anche alla luce della recente sentenza Bertotti contro Fiat.
5 – Adeguamento legislativo del concetto di “idea“, oggi del tutto privo di rilevanza e tutela giuridica.
6 – Nel caso di partita IVA, iscrizione in categoria separata, con imposta calcolata al 75%, come avviene nell’ambito della cessione dei diritti. O inserimento delle categorie nella gestione Enpals, inserendo il concetto del “collocamento”
7- Facilities per l’aggiornamento professionale, per il consumo di beni culturali e soggiorni all’estero, elementi ala base del nostro lavoro
Diritti, si badi bene, che non devono essere appannaggio del soggetto singolo, ma anche di aziende e studi professionali che pongono la creatività come core business. Questo non vuol dire, quindi, lotta tra poveri, in un momento di grave congiuntura, ma condivisione di opportunità:
1 – Regolazione del sistema gare e riconoscimento della “creatività” all’interno del formulari di gara
2 – Diritto a poter scaricare le spese effettuate dalle aziende per ricerca, sperimentazione, nuove tecnologie. E incentivi per stage, apprendistato, assunzioni, contratti nell’area creativa
3 – Riduzione fiscali e incentivi in caso di start-up, con particolare attenzione nei confronti di under 30, factory, realtà collettive, in un contesto che valorizzi 3 assi portanti: creatività, ricerca tecnologica, arti
4 – Attivazione di ammortizzatori anche per quelle aziende che non raggiungono i minimali previsti per accedere a cassa integrazione o mobilità
Ho finito. E, detto tra noi, non avrei mai pensato di dover scrivere un giorno un testo simile a un vecchio volantino sindacale o a una predica mormonica. Ma così è. Con la netta sensazione che il social, pensato per unire teste e mondi, possa servire a qualcosa di più che postare una canzone.
In questo percorso illuminante il dialogo che gli sceneggiatori di un piccolo film “Generazione 1000 euro” ha messo in bocca a due amici, perennemente stagisti. “Questa è l’unica epoca in cui i figli stanno peggio dei padri….” è il commento di Matteo quando apprende che un suo coetaneo disoccupato lascia Milano per tornare dai genitori: “E qual è la nostra risposta? Mangiare Sushi.”
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Silviahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSilvia2011-10-25 08:00:012011-10-25 08:00:01Il manifesto della nuova creatività italiana
E’ già disponibile su Amazon la biografia autorizzata di Steve Jobs, scritta da Walter Isaacson, la cui promozione è accompagnata da una serie di video teaser che ne anticipano alcuni contenuti. Uno dei più interessante riguarda il parere di Jobs su Zuckerberg:
Parliamo di social network al plurale ma io non ne vedo nessun altro là fuori a parte Facebook. Solo Facebook, loro domineranno. Ammiro Mark Zuckerberg. Lo conosco poco ma lo ammiro per non aver venduto. Perché vuole costruire un’azienda. Lo ammiro molto.
Parole che risultano ancora più lusinghiere rispetto alle critiche che invece riserva ai propri rivali.
“They just don’t get it”, afferma Jobs. Non ci arrivano proprio.
A Larry Page, una volta divenuto CEO, consiglia: “Non fate prodotti per tantissimi mercati come la Microsoft, focalizzatevi. E non cercare di essere un CEO troppo gentile” e quando il suo biografo gli chiede se secondo lui il modello della Microsoft funzionasse, Jobs risponde: “Sì, funziona, ma solo se non ti dispiace fare prodotti schifosi”.
Del resto, se non altro in base a tutti gli articoli che abbiamo letto in questi giorni, ormai si sa, Steve Jobs non era uno che le mandava a dire e a quanto pare Isaacson ha cercato di restituire un ritratto quanto più onesto possibile del fondatore di Apple. La stessa Lauren Powell, moglie di Jobs gli ha suggerito: “Sii onesto rispetto ai suoi fallimenti e i suoi punti di forza. Ci sono parti della sua vita e della sua personalità che sono veramente incasinati. Non dovresti cancellarle. Mi piacerebbe che fosse tutto raccontato con sincerità.”
L’impressione è che quindi Jobs e Zuckerberg siano accomunati da una vision, da una dedizione verso le proprie creature, difficili da ritrovare negli altri giganti che popolano il panorama tecnologico contemporaneo. Ed è proprio in virtù di quella forma mentis, che possiamo azzardare l’ipotesi che quella maniera “visionaria” di fare business del “genio creativo” di Cupertino possa sopravvivere grazie al fondatore del Social Network.
Per altre anticipazioni sulla biografia, date un’occhiata al video in inglese della CBS:
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Martha Burnshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMartha Burns2011-10-24 20:53:512011-10-24 20:53:51Steve Jobs: "Ammiro Mark Zuckerberg". E gli altri? "Non ci arrivano proprio."
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