E' arrivato Google Music! [BREAKING NEWS]

Questa notte a Los Angeles è stato presentato ufficialmente Google Music.

Il servizio, lanciato a maggio in versione Beta, ha una chiara ambizione: “aiutare le persone ad accedere facilmente alle loro collezioni di musica da qualsiasi dispositivo”.

La versione Beta ha permesso di caricare gratuitamente sul cloud le proprie playlist (fino a 20.000 canzoni) in modo da portervi accedere da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Ora il servizio si è evoluto in una piattaforma più ampia: Google Music “permette di scoprire, acquistare, condividere e ascoltare musica digitale in modi nuovi e innovativi e personalizzati”.

Google Music ha l’obiettivo di farci passare più tempo ad ascoltare musica e meno tempo a gestirla sincronizzando automaticamente la libreria musicale – sia musica acquistata sia upload – su tutti i dispositivi, in modo da non doverci preoccupare di cavi, di trasferimento di file o di esaurire lo spazio di archiviazione. Le nostre playlist saranno a nostra disposizione da qualsiasi dispositivo laptop, tablet o smartphone e ovviamente sarà possibile ascoltare anche offline.

Per rendere più completo il servizio è stato aggiunto anche un nuovo negozio di musica, completamente integrato con Google Music, sull’Android Market.

Il negozio offre più di 13 milioni di tracce di artisti di Universal Music Group, Sony Music Entertainment, EMI, Merlin e oltre 1.000 etichette indipendenti incluse Merge Records, Warp Records, Matador Records, XL Recordings e Naxos. Google Music ha anche collaborato con grandi distributori della musica digitale indipendente compresi IODA, INgrooves, The Orchard e Believe Digital.

È possibile acquistare singoli brani o interi album direttamente da pc o da un dispositivo Android e saranno aggiunti automaticamente alla propria library di Google Music.

Un’altra caratteristica, che molti attendevano, è la possibilità di poter condividere su Google+ la musica acquistata: le persone che fanno parte delle nostre cerchie potranno così ascoltare l’intero brano o album che abbiamo condiviso (un chiaro attacco alla partnership tra Facebook e Spotify).

Google sta celebrando il lancio di Google Music offrendo una varietà di musica “che non troverete da nessuna parte” e in gran parte gratuita.

Google Music si rivolge non solo a chi ascolta musica, ma anche a chi la crea: ogni artista o etichetta indipendente che abbia tutti i diritti necessari può distribuire la propria musica su Google Music. Ogni artista può utilizzare l’interfaccia Hub Artist per costruire una pagina artista, caricare i propri brani, fissare i prezzi e vendere direttamente i brani ai propri fan.

L’unica nota negativa? Per ora è disponibile solo negli Stati Uniti 😥 Ma state tranquilli Ninja, vi aggiorneremo non appena Google Music arriverà anche in Italia!

Tablet for foodies: 4 buoni motivi per avere un tablet in cucina


La settimana scorsa abbiamo approntato una guida, molto rapida e alla mano, utile a chi sta pensando di acquistare un tablet ad orientarsi nella grandissima offerta di prodotti che popola questo mercato.

Oggi cerchiamo di individuare le caratteristiche dell’offerta di un tablet che possono tornare assolutamente utili ad una particolare categoria di persone: i Foodies.

I foodies sono sempre a caccia di novità che li aiutino a tenersi sempre aggiornati su ciò che riguarda il mondo della cucina. Che si tratti di scovare nuove ricette, di conoscere una nuova spezia proveniente da un paese lontano, o seguire i nuovi trends imposti dalle mode nazionali e internazionali, non ci sono magazine, libri e siti internet che tengano. I foodies vogliono costantemente sentir parlare di cibo.

Un tablet potrebbe essere un ottimo aiuto a soddisfare questo famelico bisogno. Vediamo come e quando può tornare utile ad un food lover un tablet.

Una libreria in un tablet

I tablet stanno inevitabilmente sconvolgendo il mondo della carta stampata. Sempre più persone li acquistano per leggere e-book di vario genere, e la quantità di contenuti lato enogastronomico che sta rimpinzando i vari app markets è impressionante. Non molto tempo fa abbiamo pubblicato un articolo in merito proprio per rendere conto della qualità e la portata dei contenuti presenti.  Certo, acquistare un e-book del genere non ha lo stesso calore di un bel libro ricco di ricette, da sporcare ad ogni preparazione e rimettere al suo posto sulla mensola del salotto a fare bella mostra. Tuttavia, una volta scaricato sul vostro tablet potete portarlo in giro e sfogliarlo mentre  tornate a casa dall’ufficio. Magari potete anche fermarvi per strada e comprare gli ingredienti di cui avete bisogno.  Altro vantaggio che i vostri libri saranno sempre – tutti – a portata di mano.

Kitchen TV

Che ve ne pare dell’idea di vedere le vostre food series preferite quando e come volete?
C’è un’app in merito, uscita lo scorso settembre, che sta andando davvero forte ed è la 20 Minute Meals di Jamie Oliver. Per chi non lo sapesse Jamie Oliver è l’equivalente del nostro Alessandro Borghese. Anzi, diciamo  con tutta onestà che è Borghese una copia, perfettamente riuscita, della cucina fresca, innovativa e informale dello chef di Clavering. La sua app offre 21 ottime video ricette che possono essere viste e seguite passo passo mentre siete in cucina con la spesa già fatta e gli ingredienti pronti all’utilizzo. E come quella di Oliver, ci sono tante altre app che offrono video ricette realizzate in modo straordinario.

My Personal Cookbook

Qui entriamo nella sfera professionale. Per un foodies che non è solo amatore ma anche professionista del settore (ad esempio, uno chef a domicilio) con a disposizione un iPad e la giusta app ci si può presentare a casa del cliente al momento del sopralluogo e della scelta del menù con un semplice tablet. Un porfolio costruito con le foto e le ricette delle preparazioni, in modo da dare al cliente subito un’idea precisa del proprio modo di lavorare. App utile a questo scopo è proprio Personal Cookbook, ed è free.

Tablet come Robot Da Cucina

Ok, stavolta la sto sparando grossa. Un tablet non è, ancora, in grado di cucinare (anche se a volte alcuni modelli arrivano a surriscaldarsi parecchio. Non mi meraviglierei se un giorno qualcuno ne progettasse un modello che riscaldi ad induzione) ma può trasformarsi ugualmente in sous chef che aiuti a semplificare la vita in cucina. Qualche esempio?  Ne bastano due.
Il primo. Un’app che farà impazzire i fan di Android: Dirty Timer Kitchen. Un’app che in sostanza consente di tenere un timer multiplo di tutte le pentole che ci sono sul fuoco mentre cuciniamo. Forno compreso. Perché l’ameranno? Perché non c’è per iOs…
Il secondo.  3 Tablespoon, 1 teaspoon, ½ cup… avete mai provato a convertire le porzioni di ingredienti che servono per preparare la ricetta di un dolce trovata su un blog in lingua inglese? È un delirio. Ma c’è Kitchen Cooking calculator. E… problema risolto!

 

 

Jobberone, domanda e offerta di lavoro si incontrano sul web 2.0

Un social network per far incontrare on-line, in maniera semplice, veloce e gratuita, domanda ed offerta di lavoro. Non solo però per professioni di alto profilo o annunci istituzionali, ma anche per cercare rapidamente una babysitter per il week-end (qui c’è anche Sitterlandia, ricordate?) o un idraulico per una riparazione. Jobberone, il social dedicato al mondo del lavoro a 360°, nasce dalle menti di alcuni giovani bresciani capitanati dal fondatore Olliver Mayr.

Il team prevede il lancio del portale, ancora i versione beta, per il 1 Dicembre.

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Socl, il social network di Microsoft esiste! [BREAKING NEWS]

A Luglio vi avevamo già parlato nell’articolo “Microsoft diventa social: nasce Tulalip” del nuovo progetto Microsoft di lanciare un social di proprietà. Dopo qualche mese relativamente tranquillo, le acque si sono nuovamente agitate: la piattaforma si chiamerebbe Socl (lo stesso nome dell’indirizzo web del ‘vecchio’ Tulalip) ed è ancora in fase sperimentale e privata.

Il social è composto da tre aree principali che richiamano il design di Facebook: una dedicata alla navigazione, quella centrale con aggiornamenti e novità e l’ultima a destra per individuare utili suggerimenti sui contenuti.

Molto importante è il box di ricerca in alto nel sito, con cui inviare aggiornamenti di stato e fare ricerche con Bing. E’ possibile taggare gli altri utenti nei risultati mostrati, condividendo così le informazioni. Esistono anche i video party grazie a cui vedere filmati Youtube con gli amici, mentre poco è stato fatto invece per agevolare l’interazione privata tra utenti.

Molti non vedono dunque il social network come diretto concorrente di Facebook (e meno male per Socl!), ma piuttosto come un progetto che renderà le ricerca di informazioni più social sfruttando il know how di Microsoft. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi!

Against The Grain, un altro video musicale creativo [VIDEO]

Dopo il successo di “In Your Arms” di Kina Grannis (di cui abbiamo parlato qui) ecco un’altra canzone portata al successo -anche- grazie al suo video musicale, originale e creativo! Questa volta niente caramelle, ma tante matite colorate che si compongono tra loro, nei vari frame, a formare varie figure e animazioni.

L’idea è certamente semplice, ma ciononostante sembra aver fatto presa sul pubblico, che ha infatti premiato la clip con centinaia di migliaia di views. In fondo, quale migliore oggetto della matita può simboleggiare gli sforzi creativi? Il video è stato realizzato a partire dalla collaborazione  tra l’artista australiano Hudson, interprete della canzone, e il film maker, disegnatore e VJ Jonathan Chong, aka Dropbear, utilizzando ben 920 matite per 5125 frames!

Anche in questo caso è disponibile un “behind the scenes” video, che ci svela tutti i segreti della realizzazione di questo affascinante stop motion.

Non c’è che dire, l’ispirazione per sempre nuove idee sembra davvero non mancare!

6 domande al Ceo di Condomani, web solution per l'amministrazione condominiale

 
 

“Ai tempi di internet basta muovere le informazioni, non le merci” : nell’intervista fatta ad Antonio Bevacqua, ideatore e fondatore di Condomani, emerge chiaramente la visione per cui le startup web possono risolvere concretamente un problema reale.

Vediamo come.

Ciao Antonio. Andiamo subito al punto: cos’è Condomani, com’è nata e si è sviluppata l’idea e con quali risultati ottenuti fino ad oggi?

Ciao Rosanna. Dunque, Condomani è la rivoluzione della gestione del condominio. Una social web & mobile application gestionale per amministratori di condominio, famiglie, proprietari o affituari d’immobili e professionisti che ruotano intorno al mondo dei condomini.

Sono stufo di vedere persone perdere tempo in attività inutili ma soprattutto vedere cittadini che non si interessano di problemi perché difficili da risolvere.Tutto ora può essere risolto grazie al web e in mobile, inoltre in tanti campi è arrivato lo strumento social. Sia in casa che fuori dalle abitazioni. Ma non all’interno di un condominio che invece è rimasto fuori da questo processo di evoluzione.

L’idea è nata di notte e non ho perso un secondo. Via con le mail ai soci: “Facciamo un’applicazione per i condomini”. La nostra idea è stata pensata successivamete anche per chi il web non lo abita, tra l’altro.


 
 

L’idea ha partecipato con successo alla Start Cup Calabria 2011 ed è stata seguita e migliorata grazie a Gianluca Dettori, Marco Zamperini, Stefano Passatordi e Alessandro Santo, quest’ultimo entrato nel nostro advisory board.

La cosa che mi piace maggiormente in questo periodo è il gruppo Facebook di Condomani.it , perché è proprio quello che vorrei per il nostro social network. Ci sono persone che ci danno consigli e che seguono lo sviluppo del prodotto. Una vera comunità che ci sprona, suggerisce, critica.

Per fare un esempio, già durante la fase di preparazione del pitch per la Start Cup lavorare nel gruppo facebook ci ha portati ad un ottimo risultato. Infatti in quell’occasione l’apertura per la condivisione e lo spirito di collaborazione ha cambiato e arricchito la struttura iniziale della presentazione proposta ai membri, fino alla sua versione finale, che è stata poi molto apprezzatata da tutti.

Una delle prossime minestrone di Condomani è la finale del Tour dei Mille 2011. Perchè dovremmo sostenerla?

Ora vogliamo far conoscere il prodotto, per trovare investitori, ma sopratutto per ricevere critiche. Ecco qual è la mission che vuole realizzare Condomani a Torino. Perché sostenerci quindi? Se credete che un’applicazione del genere possa essere utile, se vi solletica quest’idea, se credete che noi possiamo realizzarla e se immaginate che fra 6 mesi potete utilizzare la nostra applicazione invece che quella degli altri concorrenti, votateci quando saremo a Torino e fate votare per noi.

Condomani al momento è pensata sul mercato italiano. Quali sono i mercati di sbocco su cui il prodotto può sbarcare? E quali i principali problemi per esportare il prodotto su mercato internazionale?

Si è vero, Condomani parla italiano. Il suo modello è replicabile in tantissime altre nazioni, non solo europee, stiamo già lavorando su questo. Al momento vogliamo lanciare una beta privata per pochi condomini. Non ti nego che stiamo dialogando con canadesi, svizzeri, tedeschi. Anche se riteniamo che le nazioni potenzialmente più interessate sono quelle più vicine al nostro modello, cioè Spagna e Francia.

Ovviamente poi bisogna adattarsi alla legislazione, che non riguarda la semplice privacy, ma proprio il modus operandi dei condomini. Ad esempio, in Svizzera la figura dell’amministratore è regolata in modo diverso rispetto all’Italia. Ma i problemi sono gli stessi, e adattare la piattaforma costerà pochissimo. Lanciarla invece costerà molto di più.

Pensate di replicare un prodotto della famiglia Condomani con un altro servizio gestionale simile?

Il prodotto segue il filone di Borè, da questo modello si possono sviluppare moltissime altre cose. Vogliamo comunque applicare l’idea di Condomani agli uffici e alle aziende grandi, perchè il processo è pressochè simile a ciò che stiamo sviluppando per la gestione dei condomini.



 
 

Veniamo ora alle caratteristiche di un Ceo 26enne, quali esperienze sono state significative per ricoprire questo ruolo? Chi c’è dietro Condomani e quali sono le sue motivazioni?

Sono PhD student in ingegneria informatica all’Università di Calabria, Ceo di un’azienda incubata in TechNest, Oktago e startupper!
Dietro il fondatore di Condomani c’è una persona concentrata, analitica, che non ha preconcetti, che prova a dare qualcosa di sé. Giro sempre con un’utilissima tripletta Apple che mi aiuta a “restare sul pezzo”.

A proposito di connessioni: diciamo che c’è stato un cambiamento nel mio approccio. Prima ero molto riservato, adesso ci sono i Social ed è tutto diverso. Amo la sera, perché posso lavorare nel silenzio di casa o dell’ufficio. Mi capita spesso di svegliarmi durante la notte e buttare giù alcune idee. Così, di getto.

Sono determinato. Non capisco invece chi si ostacola da solo, chi non riesce ad uscire dalle proprie gabbie mentali. Odio le riunioni inutili, le code agli sportelli, tutte le scartoffie burocratiche da riempire sempre con gli stessi dati, le critica senza una proposta. E, ovvio, odio l’attuale gestione dei condomini, ecco perché nasce il nostro progetto.

Vorrei concludere con una domanda personale: quali sono i tuoi sogni di giovane innovatore e cosa ti senti di dire o di consigliare a chi intende percorrere questa strada?

Voglio che le applicazioni che realizziamo vengano utilizzate. Voglio che la gente le utilizzi dicendo: “ma come facevamo prima?”. Ma credo che questo sia il sogno comune di ogni startupper ICT.

Consigli? I consigli si chiedono a chi è arrivato, noi non lo siamo. Posso dire una cosa però, non conta l’idea, non conta quanto siete fighi o come gli altri vi giudicano al di fuori del vostro mondo. L’importante è che siate voi stessi e, per migliorarvi, per portare avanti l’idea, servono oltre ai classici ed evergreen “determinazione” e “team” due-tre parole chiave: “personalità”, “accordi”, “social networking”.

Antonio, in bocca al lupo.

Grazie!

10 feature che gli utenti vorrebbero nelle brand page di G+

L’apertura dei profili aziendali su Google+ ha dato il via, così com’è successo questa estate per i profili privati, ad una corsa alla creazione di brand page da parte di numerose aziende.
Vi abbiamo già parlato delle aziende che hanno aperto una pagina su G+ sin dalla prima ora. A distanza di una settimana tante imprese hanno una pagina su G+ e, quindi, ora è scattata la corsa alla personalizzazione della pagina, per renderla più attraente e più accessibile agli utenti.

Molte, però, sono state le critiche rivolte alle pagine aziendali di Google+, soprattutto riguardo all’integrazione con le altre piattaforme di Google.

Mashable ha raccolto il pensiero dei propri follower sulle pagine aziendali di Google+, ed ha stilato una top 10 delle migliorie fortemente desiderate dalla aziende per poter utilizzare al meglio le proprie pagine su G+:

1. Amministratori

In cima alla top 10 troviamo gli amministratori. Le pagine per ora possono essere gestite solamente da una persona e questo ha fatto impazzire tutti i social media manager.
Permettere un unico accesso ad una pagina aziendale può essere rischioso e di difficile gestione, soprattutto per le grandi aziende.

Per accedere a Google+, inoltre, si utilizza la propria password di Google che qualcuno – commentando proprio la scelta dell’amministratore unico per le pagine aziendali – ha definito “più preziosa della vita stessa” e che, quindi, non la si voglia condividere con nessuno.

2. Vanity URL

Al secondo posto delle osservazioni degli amministratori unici delle pagine aziendali su Google+ troviamo l’impossibilità di personalizzare l’URL, suscitando così varie discussioni sulla difficoltà di condivisione e soprattutto di memorizzazione da parte dei clienti e dei follower.

3. Hangouts

Attraverso gli Hangouts i brand possono avere un contatto diretto con i propri clienti. Per ora, però, i “luoghi di ritrovo” sono limitati ad un massimo di 10 persone, quindi le aziende sperano che il numero delle persone con cui poter aprire una video chat sia ampliato.

4. Youtube

I brand vorrebbero poter integrare la propria pagina di Google+ alle altre piattaforme di Google, specialmente a Youtube. Sperano di poter rendere così l’esperienza più coinvolgente, potendo, ad esempio, caricare un video su Youtube e condividerlo direttamente alle cerchie selezionate.

5. Google Analytics

Un’altra delle migliorie richieste riguarda la possibilità di poter integrare Google Analytics all’interno delle brand page di Google+. Integrare Google Analytics ai Ripples nelle pagine potrebbe rivelarsi di vitale importanza per misurarne il traffico e la crescita.
“E ‘inevitabile che con l’integrazione di Google Analytics non ci sarà bisogno di chiedere informazioni ai vostri fan per poterli accerchiare. Sarà Analytics stesso che creerà delle cerchie per voi.” Jay Kileen

6. Cerchie

Le aziende non possono accerchiare nessuno finchè i follower non aggiungono per primi la pagina ad una propria cerchia.
Senza altre applicazioni promozionali e senza la possibilità di poter attuare tecniche già sperimentate su Facebook per aumentare il numero di propri fan – i concorsi e le promozioni all’interno di Google+ sono vietati – i brand dovranno trovare un nuovo approccio per guadagnarsi degli accerchiatori.

7. Blog

Molte aziende interagiscono con i propri fan attraverso i blog, condividendo aggiornamenti e informazioni. Molti utenti vorrebbero poter integrare i propri blog con la pagina di Google+, e molti se lo aspettavano quantomeno per Blogger.

8. Mobile

Per un’azienda è di vitale importanza poter aggiornare le proprie pagine sui vari social network ovunque, soprattutto durante eventi, quindi le aziende vogliono essere in grado di poterlo fare attraverso i dispositivi mobili. Vorrebbero avere anche gli hangouts disponibilit sui telefoni.

“Non lo ripeterò mai abbastanza: devo essere in grado di inviare messaggi / aggiornamenti alla mia pagina via email, via sms, via applicazione smartphone, e tramite un software come TweetDeck. La mancanza di queste funzioni mi impedisce di usare la pagina aziendale di G + che abbiamo creato “- Dave Lambert

9. Full API Access

Google ha sempre avuto un approccio molto aperto agli sviluppi di terze parti ma, fin d’ora, l’accesso alle API di Google + resta limitata. Vedremo come questo influenzerà gli utenti.

10. Google Places

Molti follower di Mashable hanno detto che l’integrazione di Google+ con Google Places sarebbe estremamente vantaggioso per loro le pagine aziendali. Collegare i risultati delle ricerche alla pagina aziendale su G+ sarebbe un ottimo modo per coinvolgere i clienti potenziali.

In attesa che queste migliorie desiderate si avverino, Google ha programmato due webinar su come gestire al meglio le brand page su Google+ e su come utilizzare gli hangouts per incrementare il proprio business.

Ninja, volete comunicare anche voi in modo efficace e innovativo sui social network, Google+ compreso? Iscrivetevi subito al Corso di specializzazione in “Social Media e Viral Marketing” (Milano, 16 e 17 dicembre). Per maggiori informazioni cliccate qui! 😉

Keep Drawing, video dedica all'arte dell'animazione [VIDEO]

Nell’era della digitalizzazione molte tradizioni artistiche sono andate perdendosi, divenendo eventualmente oggetto di dedizione e fascino per nicchie di utenti, più o meno vaste. In parte è ciò che sta accadendo all’animazione classica, quella che, lontana da mouse e tavolette grafiche, ci affascina creando magie illustrate usando solo carta, matita e pennarelli.

Questo video, realizzato da Studio Shelter, nasce proprio per omaggiare la potenza di un’arte millenaria come l’animazione, in un moto celebrativo espresso sia tematicamente nel titolo del video, che in modo figurato tramite l’alternanza, nello scorrere dei frame, di vari stili e personaggi che ritraggono però sempre lo stesso soggetto, internamente alla “storia”.

Davvero un bellissimo lavoro!

Twitter, gli hashtag e l'Intelligenza collettiva

Twitter sta diventando sempre più centro nevralgico del dibattito sul web. Per certi versi, più di Facebook. Vuoi per la sua natura centrifuga (come sottolineato in un’intervista molto interessante dal collettivo WuMing) vuoi per il fatto che grazie agli hashtag è possibile indicizzare le discussioni.

Nel 2010, ci racconta Laura Larsell nel post “How Hashtagging the Web Could Improve Our Collective Intelligence” la biblioteca del Congresso Americano ha cominciato ad archiviare letteralmente i contenuti prodotti sul sito di microblogging, con la consapevolezza che un giorno tutta questa mole di dati sarebbe stata utile.

Per cosa? Per comprendere se l’interazione prodotta nel mare di trending topic, tweet, menzioni e retweet formasse non un magma senza forma ma una vera e propria struttura intellettiva, quasi una rete formalizzata di pensieri e tendenze.

Un insieme formato da freddure, concetti e citazioni che restituisce di fatto la fotografia di un pianeta in evoluzione.

Certo, i numeri non sono planetari: ancora in troppi nel pianeta non hanno un accesso garantito a Internet e in percentuale molto pochi sono gli user di Twitter. Si pensi al caso Italia: a maggio 2011 il 71% circa degli italiani utilizzava abitualmente la Rete, mentre gli utenti abituali del sito di microblogging si attesta sui circa 350.000 utenti attivi su un numero di iscritti che si attesta intorno al milione e mezzo (dati ottobre 2011). Un numero crescente, che visti anche i recenti fatti che hanno coinvolto il nostro paese è ormai considerato come indicatore dell’opinione pubblica.

A rendere così importante Twitter è proprio l’hashtag, che permette di seguire e indicizzare facilmente ogni discussione, rendendo quindi il magma dei contenuti, come spiegato prima, un reticolo dotato di senso.

Prendiamo l’esempio che fa Laura con una ricerca sul termine “watermelon“, in italiano cocomero o anguria: indicizzando la ricerca su questo termine, il motore di ricerca integrato di Twitter ha permesso alla sociologa di mappare tutti i contenuti relativi all’argomento – ovviamente, molto forte durante il periodo estivo – restituendo una fotografia genuina di come in tutto il mondo venisse discusso il topic, dalle ricette dove utilizzare questa qualità di frutto a dove potesse essere trovato e acquistato.

Una preziosa risorsa, andando al di là della frutta e verdura, quando ad essere discussi sono cambiamenti politici, catastrofi naturali o grandi eventi di portata mondiale, oltre che uscite sul mercato di nuovi prodotti e tendenze innovative: non per nulla, i primi ad essersi resi conto dell’importanza di dove andasse la “twittersfera” non sono stati solo gli scienziati, ma anche i ricercatori di marketing e gli operatori di settore.

Possiamo cominciare a parlare di una coscienza globale, o intelligenza collettiva, partendo dall’organizzazione dei contenuti? Un dibattito che si ripete ciclicamente alle grandi rivoluzioni culturali, dall’avvento della stampa alla nascita della TV: in questo caso, sembra proprio che la direzione sia quella.