Balsamiq, una startup di successo e uno strumento per "disegnare" le tue idee [CASE STUDY]

Balsamiq, una startup di successo e uno strumento per disegnare le tue ideeIl mockup è un mezzo indispensabile per mostrare ad altre persone il progetto su cui si sta lavorando, sia esso un sito web, un’applicazione o semplicemente un’idea. Fino a qualche anno fa si utilizzavano strumenti poco usabili o comunque non adatti a questo specifico scopo e le problematiche che ci si trovava ad affrontare erano evidenti: difficoltà a condividere i propri lavori con i clienti e i collaboratori e tempi di realizzazione troppo lunghi.

Oggi esistono diversi strumenti che risolvono queste problematiche. Uno di questi, al momento uno dei più utilizzati, è Balsamiq Mockups, la startup fondata un paio di anni fa dall’italiano Giacomo Guilizzoni. L’articolo è diviso in due parti. Nella prima parte vedremo alcuni dei segreti del successo imprenditoriale di questa startup. Nella seconda leggerete il parere di cinque utenti con un profilo professionale eterogeneo al fine di evidenziare le funzionalità e i vantaggi derivanti dall’utilizzo di questo servizio.

I punti di forza di Balsamiq come startup e i segreti del suo successo

I punti di forza di BalsamiqBalsamiq rappresenta non solo uno strumento potentissimo per chiunque abbia la necessità di creare una rappresentazione grafica di una propria idea o di un proprio progetto, ma anche un caso di grande successo nel mondo delle startup (in circa due anni i ricavi ottenuti da Balsamiq hanno superato i 4 milioni di dollari). A proposito di ciò qualche settimana fa Max Ciociola ha definito Guilizzoni, il “Napolitano delle startup italiane” proprio perché rappresenta nel panorama italiano delle startup un modello a cui ispirarsi.

Al fine di illustrarvi le motivazioni principali di questo successo mi sembra utile condividere con voi alcuni dei punti emersi in un’intervista di Andrew Warner (Mixergy) a Giacomo Guilizzoni, fondatore di Balsamiq Mockups:

  • è un prodotto semplice da utilizzare che risolve bisogno specifico e condiviso da una nicchia molto grande di persone. Personalmente trovo molto interessanti i progetti che si rivolgono ad una nicchia specifica di persone perché permettono di avere anche dal punto di vista del marketing una strategia particolarmente targettizzata sul pubblico a cui è rivolto il servizio.
  • una cura dei dettagli difficile da trovare in altre startup. Ho trovato a questo proposito molto interessante il concetto di “golden puzzle pieces“. Con questa espressione Giacomo Guilizzoni intende la collezione delle citazioni riguardanti non tanto il servizio in sè ma le azioni positive compiute da coloro che lavorano in Balsamiq.In pratica si potrebbe dire che anche ciò che può sembrare a molti banale o poco importante può diventare un buon motivo per cui le altre persone parlino di te. Nel caso di Balsamiq sembra che ogni piccolo aspetto sia stato curato nei dettagli. A partire dalla scelta dello sfondo dell’account twitter (davvero originale) a cose ben più serie come la policy sulle licenze, ogni singolo aspetto è stato citato e apprezzato da diverse persone più o meno popolari sul Web (a quanto pare anche il CEO di Twitter ha apprezzato lo sfondo del loro account twitter in un tweet). Il fondatore di Balsamiq nell’intervista afferma:

    if everything that you do is remarkable and you do a lot of it, it helps

  • il valore aggiunto di Balsamiq rispetto ai competitor non riguarda tanto le funzionalità del prodotto (sulle quali tutti gli strumenti di questa categoria si somigliano), ma un’attenzione particolare a due aspetti che vengono spesso sottovalutati: l’usabilità e il customer service. Quando si tratta in particolare di un prodotto che viene utilizzato a scopi professionali questi due aspetti sono molto importanti.
  • Una squadra forte e solida. Le persone che lavorano in Balsamiq sono localizzate in diverse parti del mondo (New York, Parigi, …), ma questo non sembra affatto un problema. Secondo il fondatore di Balsamiq il segreto è lavorare con persone di cui ci si fida veramente e vivere la vita lavorativa come una passione. A questo proposito il motto di Balsamiq è:

    Balsamiq is a small group of passionate individuals who believe work should be fun and that life is too short for bad software

Consiglio a tutti di ascoltare all’indirizzo l’intervista completa a Giacomo Guilizzoni su Mixergy.

Il punto di vista di alcuni statupper italiani su Balsamiq

Per fare questa piccola indagine mi sono rivolto ad alcune persone con profili eterogenei con lo scopo di mettere in evidenza i vari utilizzi. Ne approfitto a proposito per ringraziare:

  • Francesco Bramato (sviluppatore .NET e startupper wannabe)
  • Andrea Gianangelo (fondatore di Iubenda, il generatore di privacy policy per siti web)
  • Domenico Kiuz (co-fondatore di webrain.it, startup che realizza applicazioni web con strumenti open source)
  • Gianpaolo D’Amico (ex startupper e esperto di architetture web e usabilità)
  • Davide Dattoli(fondatore di Viralfarm, una piccola web company italiana e fondatore di Cuboo.it)

Descrizione Balsamiq

1- In che modo hai utilizzato Balsamiq?

– Utilizzo la versione gratuita per disegnare wireframes e schematics dei progetti che sviluppiamo per ottenere nel minor tempo possibile un’interfaccia abbozzata ma ugualmente incisiva;
– Balsamiq è stato fondamentale, per me, nell’attività di customer development, per abbattere i costi di ogni modifica e ricevere sin dall’inizio feedback dagli utenti. Dopo questa fase, in iubenda utilizziamo Balsamiq per la mappa delle features (con il sistema dello user story mapping, servendoci di balsamiq come un wall digitale condiviso, grazie anche a myBalsamiq), oltre che per la prototipazione di ogni parte d’interfaccia;
– L’ho utilizzato per la realizzazione di wireframe funzionali di applicazioni web durante la fase di progettazine per brainstorm, linee guida per mockup photoshop e alcune volte anche per diagrammi;
– per rappresentare visualmente informazioni per sistemi interattivi;
– Utilizziamo Balsamiq per realizzare i mockup di tutti i nostri software dalle applicazioni semplici su facebook a software complessi (come Cuboo.it)

2- Come mai hai sceltro Balsamiq piuttosto che altri servizi? Punti forti e punti deboli (cose da migliorare) secondo te?

– Sono stato consigliato da un amico che lo aveva già utilizzato e mi è piaciuta subito per l’usabilità, la facilità di disegno e i componenti built-in . Punto di forza è sicuramente la possibilità di salvare il lavoro in XML e recuperarlo in un secondo momento ma ho notato che non c’è modo di aggiungere un tooltip o un baloon descrittivo dell’oggetto grafico, sarebbe comodo poter descrivere i componenti direttamente sul mockup.
– dopo anni di scomodissimo wireframing su carta, Balsamiq è stato una svolta. Non c’è semplicemente mezzo competitor che tenga 🙂
L’ho scelto per la completezza e versatilità, eseguibile in locale e gratuito per progetti opensource. Fantastica la funzione esport-import xml, migliorabile l’aspetto degli elementi grafici, aggiungerei una semplicissime dinamicità (es. link).
– Non uso solo Balsamiq, seguo da anni il suo fondatore e quindi ho installato appena è stata rilasciata. Punti forti: fluidità notevolissima, solidità, versatilità. Punti deboli: maggiore cura nello stile degli elementi sketchy (alcuni sono veramente brutti)
E’ un servizio tutto Italiano che ci dava buone performance, è facile e semplice da usare anche per il marketing e fornisce tutte le principali funzioni. Quello che migliorerei è la parte iphone e ipad ancora oggi troppo base.

3 – fare wireframing oggi ha ancora senso o è meglio utilizzare altri strumenti -anche non specializzati, come keynote- per creare prototipi interattivi?

– si, secondo me si, almeno con i clienti di cui mi occupo: molto spesso il loro limite è di non riuscire a vedere ciò che gli proponiamo e con un mockup possono avere un’idea di massima senza dover necessariamente scrivere dell’html o passare da un designer e con uno strumento come balsamiq anche un tecnico come me può realizzare interfacce accattivanti e complete.
– Balsamiq è estremamente veloce e flessibile, permette di focalizzarsi sull’architettura dell’informazione, e non sull’estetica. È volutamente chiuso e limitato, di questo fa il suo più grande vantaggio. Strumenti alternativi, come keynote, sono semplicemente meno efficaci. Il fine di creare un mockup è quello di progettare l’architettura informativa di un’interfaccia, di pensare l’esperienza utente come un’entità molto specifica, che necessita di uno studio dedicato.
– dipende dal punto di vista, il cliente spesso non li comprende, sono invece utilissimi nei casi di progetti non convenzionali.
– non è detto che si debba creare un solo wireframe: potrebbe essere interessante creare diversi livelli di wireframe, eventualmente con strumenti diversi, ognuno dei quali con obiettivi diversi e con strumenti diversi.
– dipende dal progetto, per i clienti creiamo prototipi più interattivi ma per i progetti interni è molto meglio uno strumento facile e veloce che ci faccia capire bene e chiaramente le funzioni.

Bing lancia Emporia: le news diventano personalizzate

Quando si parla di notizie rilevanti, le persone spesso citano il concetto di personalizzazione come prossima frontiera nel fornire i risultati più pertinenti alle ricerche. Fino ad oggi i metodi tradizionali di “custom news” sono state basati su qualcosa che si chiama “collaborative filtering“:  se agli utenti A e B sono interessati a una determinata cosa, allora si può pensare che in futuro A potrà apprezzare qualcosa di B. Bing ha lavorato molto su queste dinamiche, valutandole positive solo in condizione di staticità… ma nell’era dei social media notizie e informazioni arrivano sempre a ritmo frenetico.

Soluzioni come Paper.li – domani parleremo anche di una news per Google – sono state accolte con più o meno entusiasmo, soprattutto dagli addetti al settore. Per questi motivi Bing ha voluto progettare un nuovo approccioAllo SXSW Interactive di Austin, in Texas la società ha presentato il progetto Emporia, già attivo online. Attraverso la tecnologia Matchbox, Emporia pare infatti intendere il Web come potrebbe fare un essere umano: questo permette dunque di fare previsioni su ciò che si potrebbe desiderare di vedere, non solo sulla base del “Signor B” che ha in comune con noi certi gusti, ma anche su quello che dice il contenuto online. Il progetto Emporia è una nuova applicazione sia per il Web che per il nuovo Windows Phone 7 e combina tre importanti aspetti: notizie filtrate automaticamente, grande integrazione con Twitter e Facebook e la possibilità di consigliare notizie sulla base dei voti registrati.

Piuttosto che limitarsi a far valere le azioni degli altri, la tecnologia usata dal motore interno di Emporia usa la ricchezza di informazioni dei soggetti menzionati in un articolo. Esempio: siamo interessati a delle macchine elettriche e leggiamo articoli sulla tematica. Il servizio interpreta le nostre letture e pensa che possa essere rilevante una news totalmente diversa, ma che ha a che fare con il concetto di elettricità, risparmio o macchina. Semplice, no? Come già detto, Emporia è già attivo online e presenta nove aree: tecnologia, eventi mondiali, divertimento, sport, business, scienza, lifestyle, politica e il curioso “social channels”. Quest’ultimo connette la nostra rete di amicizie fornendoci le news provenienti dai contatti, fino ad arrivare agli “amici degli amici”.

“E’ un nuovo fondamentale approccio su come personalizzare le ricerche e i risultati“, ha detto Stefan Weitz, direttore di Bing, “e attualmente siamo capaci di ‘trasportare’ il comportamento quotidiano di ognuno di noi nella ricerca online“.

Insomma, Bing sembra marcare un nuovo risultato nella partita contro Google, ma il resto è ancora tutto da vedere. Per il momento possiamo approfittare e provare anche noi Emporia. La user experience è interessante e l’idea è buona. Forse questo è solo l’inizio di una nuova “metodologia” di ricerca, ma può anche rivelarsi una delle tante iniziative che vanno a perdersi. Ora la decisione finale spetta agli utenti.  E voi, avete già provato? Che aspettate?

Thounds: A che musica stai pensando? Il Social Network della musica lancia lo Spring Contest!

 

Partecipa allo Spring Contest di Thounds e vinci una Stratocaster.

Dai libero sfogo alla tua vena creativa e invia le tue registrazioni a Thounds. Hai tempo fino al 6 Aprile per partecipare al concorso.

Tre le fasi principali: 1) registra il tuo pezzo e spediscilo entro il 6 Aprile, 2) la votazione per decidere i 5 finalisti, 3) una giuria di professionisti decreterà il vincitore.

Rock, metal, jazz, pop, indie… Tutti i generi musicali sono accettati, perché Thounds è la casa per i tuoi Music Thoughts!

Thounds, nata nel 2009, è la community-social network dedicata alla musica, una sorta di music network in cui si aggiornano i propri pezzi musicali al posto degli status. In modo molto semplice i pezzi vengono poi condivisi tramite blog, Facebook, Myspace, Virb e altri social network.

Che tu sia un musicista professionista o un semplice amante della musica poco importa, l’importante è catturare e poi diffondere la tua ispirazione musicale. Quindi… What music are you thinking?

 

Caro Brand, dalla tua app, voglio di più! [HOW TO]


Sarà per la scarsa fantasia dei programmatori, o forse per la troppa fretta  di arrivare negli app store cavalcando l’onda mobile del mercato, ma una cosa è certa: le apps dei grandi nomi commerciali non soddisfano l’utenza.

Secondo un’indagine realizzata da Harris Interactive il 38% degli intervistati non sarebbero soddisfatti dalle applicazioni “di marca” come Starbucks, Nike, eBay e altre. Non solo: il 69% dei consumatori  coinvolti nell’indagine, ritiene che un’esperienza negativa legata all’utilizzo delle apps di un marchio possa portare ad una svalutazione della brand equity, causando all’azienda un danno d’immagine non da poco.


La chiave di volta di tutta la questione starebbe nell’attenzione dedicata e dimostrata dagli sviluppatori nei confronti delle esigenze dei consumatori, che vorrebbero una app meno simile al sito web del marchio, meno orientata al marketing “nudo e crudo” e più semplice da usare!
Insomma, in linea con tutta la filosofia cardine del mondo mobile e del mercato delle apps, che ha fatto dell’ usabilità, immediatezza e utilità, i suoi punti di forza,  senza dimenticare lo stile accattivante nella grafica e nella progettazione.

Anche Anthony Franco, presidente e co-fondatore dell’agenzia Effective UI che ha commissionato l’indagine, è d’accordo con la maggioranza degli intervistati ed ha aggiunto che, a suo parere, molte imprese sottovalutano le potenzialità delle applicazioni per smartphone e tablet, pensando a queste unicamente come ”micrositi“, senza sfruttare l’opportunità di offrire ai clienti qualcosa di più di una grafica sorprendente e un’efficace messaggio pubblicitario.

I consigli che Effective UI propone alle imprese che vogliano realizzare un’app in linea con le richieste dei consumatori  sono sostanzialmente tre:

  • Focus sulle esigenze dei clienti, studiate come il business insegna.

  • Studiare la grafica ad hoc per ogni dispositivo, cercando di individuare quali siano i più utilizzati.

  • Verificare che il set di funzionalità sia in linea con “l’esperienza mobile”, senza “scopiazzare” eccessivamente dal proprio sito web.

[BREAKING NEWS] La sfida a Quora: Facebook lancia una nuova versione di Questions

Non è ancora disponibile in Italia, ma “Questions”, il nuovo tool di Facebook potrebbe presto trasformarsi in una mania ed essere un degno rivale di Quora.

Ancora in fase di test, ma già attivo nella versione inglese, il succo di  Questions è tutto nel payoff: l’intenzione non è quella di fornire l’ennesimo sito nel quale si “lanciano” domande nella rete e si ricevono risposte da sconosciuti ma uno strumento per avere risposte dai propri amici, persone che ci conoscono e di cui ci fidiamo. Domande e risposte su ristoranti, film da vedere, acqusiti. E persino una funzione “sondaggio” che mostra varie opzioni e chi ha votato cosa.

a_domanda-risponde-su-facebook

Ci sono due modi per formulare una domanda: sotto forma di sondaggio o a risposta libera.

Nel primo caso possiamo dare ai nostri amici un ventaglio di risposte tra le quali scegliere: i nostri amici possono selezionare una di queste e aggiungere un commento personale facoltativo. Possiamo anche scegliere di lasciare dei campi vuoti e permettere agli amici di aggiungere alte opzioni.  Sarà possibile per i nostri amici rispondere liberamente nel secondo caso, in un campo “commenti” apposito.

a_domanda_risponde_su_facebook

Quando un amico risponde al nostro sondaggio, la sua foto appare accanto all’opzione scelta, a beneficio anche degli altri utenti. E man mano che le risposte si accumulano possiamo vedere il box della domanda colorarsi più o meno, in base al numero di preferenze.

Tra le novità di Questions, c’è il fatto che le nostre domande e risposte appariranno direttamente nel mainstream della home dei nostri amici – come si trattasse di un link o di un aggiornamento di stato – dando la possibilità anche ad altri utenti di partecipare alla discussione, anche se non sono nostri amici.

L’aspetto più interessante, però, è senza dubbio la possibilità di aggiungere un’opzione a quelle già presenti. Questa funzione è, infatti, direttamente collegata alle fanpage di Facebook. Iniziando a digitare il nome di un prodotto, di un ristorante o di quello che ci pare, comparirà la fanpage corrispondente. a_domanda_risponde_su_facebook Un’opzione sicuramente sfruttabile in chiave commerciale da parte delle aziende che, attraverso un buon lavoro di public relations con gli opinion leader del web, possono trovare un nuovo modo per farsi conoscere o per aumentare la brand reputation. O utilizzare question in molti altri modi… Si sa, il potere del passaparola e del consiglio di un amico può valere più di mille spot in certi casi.

Young Care e la campagna no profit con le inserzioni di Facebook [CASE STUDY]

Tutto parte da un video con dei giovani che usano le infradito come racchette per giocare a ping-pong, altri che invece delle classiche scarpe per stare sul green, giocano a golf calzando comode infradito con calzino. Impiegati d’ufficio che si scatenano in un ballo di gruppo indossando sempre, indovinate un po’? Infradito. Perché le infradito?

Perché sono il simbolo del divertimento, della giovinezza e dell’estate. Tutti i giovani dovrebbero avere una vita spensierata, per quanto possibile. Ed è a questo che Young Care ha pensato quando ha lanciato la sua campagna di comunicazione. Il “Thong Day”, evento di portata nazionale che si è tenuto l’1 Ottobre 2010, nasce dall’esigenza di sensibilizzare la popolazione australiana sulla necessità dei giovani affetti da malattie invalidanti, quali ad esempio la sclerosi multipla, di ricevere assistenza continuativa quotidiana con modalità sempre meno limitanti.

Ecco il video del lancio del Thong Day:

È stato scelto Facebook come canale preferenziale di comunicazione. La fanpage dell’Associazione no profit contava nel settembre 2010 all’incirca 6.500 fan.

Obiettivi

Scopo principale della campagna, oltre alla raccolta fondi per migliorare la qualità di vita dei giovani bisognosi di cure continuative,  era il First National Awarness Day dell’organizzazione, accrescere la community online e coinvolgere la gente nella mission dell’associazione, attraverso appunto la fanpage. Facebook si è presentato da subito, agli occhi dell’Associazione, uno strumento ideale per raggiungere gli obiettivi.

Target

Il target della campagna era composto da giovani, di entrambi i sessi, di età compresa fra i 18 e i 34 anni. Gli internauti australiani si sono dimostrati fortemente ricettivi alla campagna, facendo registrare un notevole incremento di iscritti.

I Poll Ads

Tutto ciò è stato possibile grazie a Facebook Ads, in particolare ai Poll Ads, vale a dire quelle inserzioni che si propongono come un sondaggio, oltre che all’aiuto concreto di alcuni partners, tra cui Sancorp Insurance e l’agenzia Starcom. I Poll Ads, in maniera simpatica ed originale chiedevano alle donne se preferissero i tacchi o le infradito, hanno fatto registrare un tasso di risposta pari al 29%.

Risultati

I Poll Ads, in maniera simpatica ed originale chiedevano alle donne se preferissero i tacchi o le infradito, hanno fatto registrare un tasso di risposta pari al 29%.

Ad oggi la fanpage conta più di 46 mila fan e la crescita resta costante tuttora che la campagna è terminata con almeno 100 nuovi fan giornalieri. Il che vuol dire che la sola campagna Facebook ha permesso di far aumentare la community online del 607%.

I Facebook Ads hanno avuto oltre 7.5 milioni di impression in tre settimane. Mentre i banner che l’associazione aveva comprato su quattro importanti siti web avevano totalizzato “soltanto” 700.000 impression.

La campagna ha permesso di raccogliere 25.000 dollari, a cui Suncorp Insurance ha aggiunto altri 25.000 per arrivare ad un totale di 50.000 dollari.

Un successo, dunque, che ha contribuito a dare rilevanza alle categorie sociali deboli che hanno bisogno di essere ricordate costantemente per essere sostenute. Gli australiani di Young Care ci sono riusciti bene anche grazie alla forte partecipazione dei fan che hanno diffuso la pagina e condiviso contenuti, segno di un forte coinvolgimento emotivo nel progetto.

Nota informativa dell’editor

Da un po’ di tempo non vedevamo i Poll Ads. Ci siamo chiesti che fine avessero fatto e quindi abbiamo chiesto al team di Facebook Ads che ci ha risposto molto gentilmente nel giro di 24h.

Ciao Martha,

grazie per la tua mail. Purtroppo, gli advertiser self-service al momento non hanno l’opzione di inserire i poll ads. Allo stesso tempo, tutti i poll ads che vedi sulla home page di Facebook sono stati creati da advertiser che hanno un rapporto diretto con il nostro team commerciale e che spendono almeno 25.000 euro al mese. Facci sapere se hai altre domande.

Grazie per aver contattato Facebook,

Patrick
Online Sales Operations
Facebook

(L’originale in inglese:

Hi Martha,

Thanks for your email. Unfortunately, self-service advertisers do not currently have the option to place poll ads. At this time, all of the poll ads you see on the Facebook home page were created by advertisers who are in direct relationships with our sales team with an advertising spend of at least $25k/month. Let us know if you have further questions.

Thanks for contacting Facebook,

Patrick
Online Sales Operations
Facebook)

Grazie mille a te, Patrick per il chiarimento!

Quindi ricapitolando i Poll Ads non esistono per coloro che non hanno un rapporto diretto con il team commerciale di Facebook e che non spendono una considerevole cifra ma per chi volesse azzardare, noi qualche numero l’abbiamo dato.

Eightbit.me: voglia di anni 8.0 (bit)

Se in questi ultimi tempi vi state imbattendo in profili con foto a pixel giganti stile ani ’80, non preoccupatevi. Attacchi di nostalgia, soprattutto per chi è cresciuto in quegli anni, sono naturali ma il “merito” è di eightbit.me.

Un servizio web che permette di creare il proprio avatar ad 8 bit attraverso il proprio browser con passaggi guidati e facilitati. L’autenticazione è possibile tramite Twitter e nella home page è possibile ascoltare anche le musiche dei primi video giochi (come Super Mario per esempio).

Il personaggio creato è poi utilizzabile come immagine su tutti i social naturalmente!

Shoudio: here me now! L'audio location based app

Blaving e Broadcastr, di cui vi abbiamo già parlato qualche tempo fa, sono la dimostrazione che l’audioregistrazione potrebbe essere il futuro delle reti Social e che la voce potrebbe presto sostituire in modo crescente il testo.

Shoudio si basa su un principio simile: vi trovate in una piazza a volete condividere il concerto improvvisato dagli artsiti di strada? Fatelo con questa app o lasciate un messaggio personale.
potrete poi condividerlo su facebook, Twitter e – cosa certamente itneressamernte – anche su iTunes sotto forma di podcast.

Evidentemente tutte le applicazioni citate, potenziate dal location basement (nona caso il claim di Shoudio è “Hear me now”), hanno caratteristiche comuni che ci consentono di dire che, probabilmente, si sta creando un vero e proprio trend.

E voi che ne pensate? Credete che questo sia il futuro del networking?

Apps-a-porter: lo shopping formato iDevice

Lo shopping on line è ormai una realtà affermata e sempre più popolare tra fashion addicted e non solo: le statistiche lo danno come un fenomeno in continua crescita e diffusione in tutto il mondo e si moltiplicano sulla rete negozi on line, club d’acquisto, aste virtuali e siti specializzati che raccolgono le migliori offerte per l’acquisto di “grandi marchi a piccoli prezzi”.

Secondo Netcomm gli utenti dell’e-commerce in Italia sono stati, nel 2010, un milione più dell’anno precendente, facendo registrare alle aziende del settore un incremento del fatturato pari al 14%, fatturato che nel 2009 era pari a 6,5 miliardi di euro.

Per far fronte alle necessità delle esigenti orde di “cacciatrici di scarpe” e “maniaci dell’accessorio firmato”, che si lanciano quotidianamente sul web alla ricerca del fashion-affare, non potevano assolutamente mancare le apps dedicate, perché la lontananza dal pc non rappresenti la fine di un’appassionata “caccia al tesoro” o della lotta all’ultimo click, per aggiudicarsi l’amato bene, e permettere di spingere ovunque il leggerissimo (anche quando stracolmo)carrello virtuale con annessa dettagliatissima wish-list.

News da Groupon: Now!
I siti che offrono ogni settimana prodotti di decine di marchi importanti a prezzi di gran lunga inferiori a  qualsiasi outlet o punto vendita si stanno via via lanciando sul mercato degli iphonisti: sono già nello store italiano, app targate  Yoox, Net a porter,  Privalia , Vente Privee e molti altri ancora…che hanno deciso di offrire ai propri utenti la possibilità di acquistare anche tramite supporto mobile, in una gara a chi offre il marchio più prestigioso al prezzo più concorrenziale.

 


 

Groupon si appresta ad approdare sull’Apple Store in una veste ” last minute”, diversa quindi da quella tradizionale in cui vengono proposti i deal (gruppi di acquisto che permettono, una volta raggiunto il “quorum” di prenotazioni per singola offerta, di fruire del servizio proposto a prezzi più che dimezzati rispetto alla media)  geolocalizzati proposti da ristoranti, hotel, centri estetici, spa , studi di medicina estetica, studi dentistici e tanti altre aziende di servizi alla persona. La proposta per il settore mobile è Groupon Now: offerte sempre geolocalizzate, ma visualizzabili in tempo reale (servizio utile soprattutto per gli esercenti, in particolare nel settore della ristorazione,  che vogliano ovviare all’affluenza talvolta altalenante degli avventori, causa spesso di sprechi, oltre che di incassi scarni).

La schermata proporrà all’utente due opzioni “ho fame” e “sono annoiato”, e darà modo di scegliere tra le offerte (qui e ora) di negozi o locali che presentano offerte particolari in zona. L’app si aggiungerà a quella del Groupon “as we know it”, (di cui vediamo una preview qui sopra)  che purtroppo non ha ancora raggiunto il mercato italiano ma confidiamo in una brevissima attesa.

Glamoo, il personal mobile shopper.
Sembrerebbe proprio che la scelta di puntare al mobile funzioni, tanto che pochissime settimane fa è stata lanciata l’app di Glamoo, club di shopping on line, tra i cui fondatori spiccano i nomi di due italiani Simone Ranucci Brandimarte (già amministratorre delegato di Buongiorno Hong Kong) e Luca Pagano (EA Mobile), definito dai creatori un “personal mobile shopper”, esclusiva per utenti iPhone (ma presto uscirà la versione per tablet, poi per Android e, solo in seguito, per il Web).

Con una filosofia totalmente orientata al mobile, Glamoo propone servizi o articoli di grandi marchi in quantità limitata, a prezzi ribassati fino al 90%, sfruttando la geolocalizzazione delle offerte, in modo che l’utente possa selezionarle in base alla propria città visto che per gli articoli acquistati, non è prevista la spedizione come per tutti i servizi di e-commerce, ma la consegna “brevi manu”, direttamente nei punti vendita che hanno proposto l’offerta che, a detta dei fondatori, saranno tra i migliori negozi delle varie città italiane.

Prendete quindi le classiche offerte in esclusiva per il web, aggiungeteci la comodità di sbirciarle e tenerle d’occhio dovunque, via smartphone e tablet, e l’affare by smartphone  è assicurato…come l’addiction da shopping on line! 😉

…buona caccia!

vente-privee.comGlamoo

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Dylan Dog: dal fumetto #epic al film #fail? [CASE STUDY]

Dylan Dog: dal fumetto (#epic) al film (#fail)?

Il fumetto di Dylan Dog è diventato un film grazie ad una produzione americana, con il titolo originale “Dylan Dog – Dead of Night” (link), regia di Kevin Munroe e con Brandon Ruth nei panni del protagonista.

Un film hollywoodiano tratto da una serie a fumetti italiana è un evento, ma le differenze culturali tra lo sguardo italiano a questo fumetto e quello americano sono enormi.

La casa produttrice Hyde Park Films già nel 2009 aveva organizzato per i bloggers americani un’esclusiva prima del film a Los Angeles.
Gli invitati assistettero ad una primissima versione del lungometraggio ancora privo di gran parte della lavorazione in CGI. Le reazioni furono molto positive, e la scelta di far visionare la pellicola ai bloggers ancor prima che alle case di distribuzione aveva fatto notizia.

In Italia abbiamo visto il primo teaser trailer di 2:50 al Giffoni Film Festival (il Festival del cinema dei Ragazzi e della Gioventù) nel luglio 2010 e poi un’anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma a novembre 2010.

Chiara già da queste prime visioni la strategia promozionale sul film, in Italia distribuito da Moviemax, che puntava su un’immaginario collettivo molto più vasto di quello originale su cui si basa il fumetto, con l’intenzione di coinvolgere anche chi non avesse letto neanche un albo: ecco quindi combattimenti tra zombie e vampiri da horror-action movie, l’attenzione del marketing verso un target giovane e maschile e la partnership con GameStop Italia.

Uscito in tutte le sale il 16 marzo 2011, Dylan Dog – “Il Film” (questo il titolo italiano), ha raggiunto un incasso di 790.282€ nel suo primo week end d’uscita, collocandosi al quarto posto in classifica.

Ma la reazione del pubblico italiano non si è fatta attendere. Il film non è riuscito a soddisfare le aspettative di un pubblico che cercava il proprio mito (basta dare un’occhiata ai commenti apparsi sulle Fanpage Facebook dedicate a Dylan Dog) e neanche i favori della critica.

Ben 25 anni di uscite settimanali di questo fumetto, tra i primi venduti in italia, hanno sedimentato nei cuori dei fan italiani il personaggio di Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo, creato da Tiziano Sclavi.

Dylan Dog è l’antieroe avvolto in un’aura di fascino disincantato, che vive tra i misteri più cupi dell’anima e un’ironia tipica dello humor inglese. Non ritrovare i riferimenti chiave della personalità e della vita di Dylan Dog in questo film, o peggio trovarli stravolti, come hanno sottolineato molti critici, ha suscitato una forte delusione.

E’ però fissata al 29 aprile 2011 la data di uscita in America, sarà forse un successo targato USA?

Dylan Dog: dal fumetto (#epic) al film (#fail)?