Intervista a Makkox su Ladolescenza, il fumetto autoprodotto tra la carta e il web. [CASE STUDY]

Intervista a Makkox su Ladolescenza, il fumetto autoprodotto tra la carta e il web

Molti conoscono Makkox per le vignette su Il Post. In questi giorni è uscito il suo ultimo lavoro, albo autoprodotto dal titolo Ladolescenza. Un volume di 48 pagine di grande formato, che raccoglie storie già pubblicate in varie riviste e siti web più un inedito. Un’opera immediatamente sostenuta dal passaparola in rete, che ha visto le prime 200 copie (quelle in versione deluxe) andare esaurite in pochi giorni. Giusto il tempo di pubblicare sul blog che l’albo (ancora disponibile nella seconda versione al costo di 10 €, con tanto di autografo e disegnino-dedica compresi) era stato pensato, realizzato e che era in vendita direttamente sul web .

Ma come è nato questo progetto? Come può vivere il fumetto tra la carta e il web? Ce lo racconta direttamente Makkox.

Ho letto la presentazione de Ladolescenza sul tuo blog. Usi una metafora molto concreta, fai il paragone con un artigiano che crea il suo bel mobiletto. Perché hai deciso di autoprodurre questo volume? E’ stato come fare una specie di punto della situazione del tuo lavoro fino ad oggi? O si tratta più che altro di un amore appassionato per il fumetto su supporto cartaceo?

Molte cose assieme, come quasi sempre. Prima tra tutte l’amore per l’alta qualità, e non è metafora, è proprio amore. Quando mi trovo davanti a un prodotto dell’ingegno e delle mani in cui è percepibile l’attenzione per la qualità, estesa anche ai punti più nascosti, mi commuovo. Le vignette sul web (che pure è un medium sulla cui qualità di fruizione non s’ha controllo, dipende da quale monitor usi, quale risoluzione) ricevono da parte mia una cura e un’attenzione elevate. Sto attento a produrle nella dimensione in cui verranno pubblicate in modo che non subiscano ingrandimenti o riduzioni che le rovinerebbero. Sto molto attento ai colori, alla compressione jpeg, e m’incazzo se qualcuno le riutilizza modificando questi valori.

Ma se sul prodotto web ho possibilità di controllo totale, almeno in prima edizione, per le mie storie cartacee non è così. Gli editori, per svariate ragioni, t’impongono vincoli sul medium. Ho pubblicato storie su riviste. Alcune di queste adottavano una carta veramente pessima. La cosa non m’è andata giù perché, disegnando su tavola grafica digitale, il mio lavoro prende vita solo in fase di stampa, solo in quel momento vedrò l’originale, prima è un file. E qui veniamo ad un altro fattore: io amo la carta, la stampa su carta, non necessariamente solo il fumetto su carta. Ho lavorato e lavoro da quasi venticinque anni con le tipografie; non è un caso.

Intervista a Makkox su Ladolescenza il fumetto autoprodotto tra la carta e il web

A questo punto immagino ti sia evidente da cosa nasce l’albo Ladolescenza. Nasce da una necessità sensoriale, non da un progetto economico. Soddisfa un senso di mancanza, anche se ammetto che il fattore economico non è estraneo all’insieme. Più prosaicamente infatti, aggiungo che oggi in Italia gli editori – a parte per quei tre quattro fumettisti che son stelle o quelli che lavorano ai bonelliani – non pagano un autore di fumetti in misura sufficiente a compensare lo sforzo profuso per creare una storia di 100 o 200 pagine. Non c’è mercato, i numeri son bassi, il guadagno si perde nella filiera, e così l’autore che vende ipoteticamente 5.000 copie di un fumetto con prezzo di copertina 10 € (e sarebbe un successo da TG di prima serata vendere tutte quelle copie) incassa 3.500 € netti per un lavoro che gli ha portato via un anno. Follia. E, dopo questa prima edizione italiana, dovrebbe sperare di essere notato all’estero per entrare in mercati più redditizi. Un percorso duro e per niente certo.

Restando al conto economico, nel mio caso ho prodotto 1.000 albi su due tipologie di carta. 800 li vendo a 10 € e 200 a 30 (questi ultimi sono stampati su carta pregiatissima e li personalizzo con un piccolo disegno acquerellato). Dovessi venderli tutti incasserei quanto un editore potrebbe corrispondermi per un albo da 10.000 copie vendute in libreria. O per 5 libri che di copie ne vendessero 2.000 (cifra che sembra più ragionevole, ma occorre dire che un albo a fumetti in Italia vende mediamente tra le 300 e le 1.000 copie), ma per fare 5 libri occorrono 5 anni o poco meno. Ad oggi, quando scrivo queste righe, è passata una settimana dalla messa in vendita dell’albo. Le copie pregiate erano finite già mercoledì scorso, in tutto se ne sono andati 500 volumi, la metà di quanto stampato.
Ultima cosa: iniziative così come la mia non precludono al mercato editoriale classico. Se un editore nota il tuo prodotto fatto in casa, e lo considera buono, ti proporrà di metterlo nel suo catalogo e produrlo per la libreria. A quel punto non t’interessano più così tanto la cura maniacale dell’edizione o il congruo compenso. Queste cose a cui tenevi le hai già soddisfatte.

Intervista a Makkox su Ladolescenza il fumetto autoprodotto tra la carta e il web

Non solo autoproduzione ma anche auto-distribuzione della propria opera. Il libro infatti si acquista direttamente dal tuo sito, dove si trovano le istruzioni che accompagnano gli utenti passo passo fino alla ricezione del pacchetto a casa! Trovi che questo tipo di meccanismo sia funzionale per te? Pensi che un sistema simile sia applicabile ed utile alla nascita di nuovi progetti nel mondo del fumetto?

Non so se questo metodo possa dimostrarsi funzionale anche per altri che producono fumetto. Dev’essere presente l’ambizione a produrre anche oggetti, quali sono i libri. Il libro si vende come intero, non solo come contenuto: è un prodotto totale. Comunque non consiglierei a un aspirante fumettista di intraprendere questa strada. Lo consiglierei più a un fumettista già un minimo affermato. Affermato anche nel web, ovviamente, quindi è connesso il concetto di community.

Le motivazioni per un autore già maturo che magari ha un percorso editoriale cartaceo già intrapreso? Questo modus è diverso proprio come sensazione nel momento creativo. È primitiva, ecco. E libera. Ci si sente come quando si gira per casa nudi. E poi riporta al fare totale, al fare proprio, non a quello in cui si è singola parte di un processo al di fuori di sé. Al fare di bottega. S’è come ebanisti, e come ebanisti occorre lavorare. Con cura per la qualità e con personalità. Internet è adatta a due prodotti: il cheap e l’introvabile personalizzato di alta qualità. Il cheap necessita di numeri enormi per essere redditizio, mentre al prodotto di nicchia, ancor meglio se custom, bastano pochi pezzi per produrre guadagno.

Altro motivo per cui non lo consiglierei a un esordiente è che per questo tipo di impresa economica (perché anche di questo si tratta) occorre una discreta autorevolezza e notorietà. Insomma occorre avere un pubblico vasto e confidare con una certa sicurezza che una percentuale sufficiente di questo pubblico sia disposta all’acquisto del tuo prodotto. Ciò dipende dalle tante cose dette fin qui sul prodotto, ma molto dipende anche dal tipo di rapporto che hai avuto nel tempo con la tua audience web e da quanto ti sei sputtanato con altre imprese del genere. Un rapporto informale fatto di dialogo e confronto e onestà di parola, di sentimento, quello che io chiamo l’uno-a-uno. Questo per me è il risultato fondamentale per avere un buon ritorno, ma non è qualcosa di programmabile in funzione della vendita: o si è così o non lo si è. Il web è una bestia che annusa il falso e l’ipocrisia.
Particolare che molti scafati si chiederanno a questo punto: come si fa per pubblicare una cosa così senza essere casa editrice e ottenere un codice IBAN per il proprio libretto? La tipografia con cui lavoro è anche editore regolarmente registrato e ha raccolto questo diffuso tipo di richiesta, non esistono solo fumettisti vogliosi di autoproduzione, quindi appone la propria egida editoriale al vostro prodotto, inoltre vi fa avere un codice IBAN. Tutto alla modica cifra di 100 euro e null’altro a pretendere come diritti sull’opera etc. Io mi son trovato bene così.

Intervista a Makkox su Ladolescenza il fumetto autoprodotto tra la carta e il web

Rimanendo su internet, la blogosfera ha regalato nuova linfa al fumetto italiano e tu hai dedicato creatività e passione in vari progetti. Da ultimo il tuo – frequentatissimo – spazio su Il Post. Quali pensi che siano i pregi del fumetto in digitale? E quali i difetti?

pregi sono l’assoluto svincolo da limiti di spazio, dimensione, tematiche, colore, linguaggio: in pratica l’Eden. Puoi essere letto in tutto il mondo a costo zero. Puoi produrre volumi inimmaginabili per la stampa di storie e pubblicarle con un click. Qualcosa che i ragazzi che fotocopiavano fanzine negli anni ’70 non potevano neanche sognare. In più si può vendere le proprie cose ai propri lettori, e parlargli anche! Vabbe’, quest’ultima cosa molti la rifuggono, si tratta di indole.
Inoltre la comunicazione con gli editori classici: puoi mandare il tuo materiale in visione a decine di case editrici senza il problema della restituzione degli originali come s’aveva un tempo, infatti l’autore, all’epoca prima dell’Internet, era perlopiù costretto a girare di editore in editore con una cartella di lavori sotto il braccio. Tempo perso spaventoso!
Il difetto del fumetto digitale, cioè del fumetto nel web, è che seppur si parli della rete come di una grande memoria-archivio in cui tutto si conserva, le cose evaporano alla vista, all’attenzione, alla presenza; s’accatastano nell’oblio del molto, del troppo di cui nulla viene distrutto. Internet è sempre ora, oggi, a volte ieri, ma l’anno scorso è già era geologica remota. La carta conserva di più in questo senso, perché è sintetica: occorre scegliere cosa valga la pena stampare. La carta è memoria selettiva. Credo che in queste peculiarità ci sia il modo di procedere affiancato e comunicante dei due media.

Intervista a Makkox su Ladolescenza il fumetto autoprodotto tra la carta e il web

Vi interessa saperne di più? Per chi è a Roma, giovedì 21 aprile 2011 c’è la presentazione de Ladolescenza presso la Fumetteria Quattrodita via dei Reti 42, a partire dalle ore 19.00 [Nota: per visualizzare il link dell’evento è necessario essere loggati su Facebook].

La biblioteca pubblica di New York e la caccia ai 100 oggetti più importanti per l'umanità

Anche la New York Public Library sente il bisogno di rilanciare il proprio brand e, per festeggiare i suoi 100 anni, sceglie di affidarsi proprio ad una caccia sui generis. Find the Future prenderà il via la notte del 20 Maggio e vedrà 500 novelli Indiana Jones sguinsagliati per i meandri della biblioteca più famosa del mondo. Tra indizi, missioni e 60kilometri di scaffali, i partecipanti dovranno dare la caccia a 100 oggetti che nei secoli hanno guidato lo sviluppo dell’umanità.

Per Jane McGonical, game designer dell’evento, alcuni di noi si limitano ad accettare gli avvenimenti, altri invece li decidono. Ecco l’idea base della campagna. E, guarda caso, il modulo d’iscrizione consiste proprio nell’immaginare un progetto per il futuro, qualcosa che ogni partecipante possa fare per cambiare il mondo in meglio: “In the year 2021, I will become the first person to…“.

Il premio? Ovviamente, la possibilità di scrivere un pezzo di Storia! Ad ogni oggetto ritrovato, i partecipanti ne dovranno cogliere i nessi, l’importanza, percepire l’energia e mettere tutto nero su bianco. L’insieme di questi appunti verrà infine raccolto in un libro, pubblicato e reso disponibile nella biblioteca stessa.

E se desiderate il brivido di un’indagine alla Dan Brown, potete iscrivervi a Find the Future fino al 21 Aprile!

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R101:"La carica quotidiana" La prima sit-com per media digitali su youtube [VIRAL VIDEO]

R101 lancia su YouTube la prima campagna video realizzata da una radio italiana esclusivamente su un media digitale.
Da lunedì 11 aprile, infatti , collegandosi alla home page di YouTube di R101 è possibile assistere ai primi episodi di “La Carica Quotidiana” un format comico che ha come protagonisti Paolo Cavallone, Cristiano Militello e Sara che nelle vesti di edicolanti devono gestire famosi clienti interpretati dalla voce fuori campo di Sergio Sironi e Leonardo Fiaschicome.

Vip, politici, personaggi dello spettacolo e della società, (tra cui Massimo Moratti, Roberto Vecchioni, l’ex Ministro Sandro Bondi, Lapo Elkann, Jovanotti, Christian De Sica, e altri ancora) diventano di volta in volta i clienti da dover gestire .
Un modo per raccontare i principali fatti di cronaca in modo ironico e divertente che già ha registrato numerose visualizzazioni diventando in pochissimo tempo un vero fenomeno virale.

Fumare sul taxi? Si può, nella campagna anti-tabagismo

In questi giorni gli abitanti di Monaco e Berlino hanno visto girare per la città lo smoking taxi. A metà tra un taxi ed un carro funebre: l’idea è dell’associazione tedesca Gluecklicher Nichtraucher per la lotta al tabagismo.

Nei locali delle due città sono anche apparsi i biglietti da visita per pubblicizzare il nuovo mezzo: “il primo taxi che permette ai passeggeri di fumare” attirando l’attenzione di molti fumatori. Chi chiama lo smoking taxi può fumare a bordo e una volta giunto a destinazione riceve il dépliant che gli ricorderà che è tornato a casa con un carro funebre.

Guardate lo stupore dei passanti nel vedere passare un carro funebre che fa servizio taxi!

Io lo trovo geniale, e voi?

Gesù e i saldi di fine stagione. Intervista a Bruno Ballardini

Gesù e i saldi di fine stagione. Intervista all'autore Bruno Ballardini
È disponibile in libreria da pochi giorni, ma di questo libro si è già parlato tanto. Si tratta di “Gesù e i saldi di fine stagione“, il nuovo libro di Bruno Ballardini.

Parliamo di uno dei più importanti esperti in comunicazione pubblicitaria nel panorama italiano, che in questo libro analizza la crisi della Chiesa da un punto di vista particolare: non etico, non spirituale, ma di marketing.

Tutto parte da un’interrogativo, ovvero perché la Chiesa non “vende” più?
I ninja hanno intervistato per voi l’autore, che ci ha raccontato come è nato il libro e quale pensiero vi è dietro… Inoltre, in esclusiva per voi, le prime 20 pagine di Gesù e i saldi di fine stagione, per scaricarle, CLICCA QUI.

1. Nel 2000 hai pubblicato il best seller “Gesù lava più bianco. Ovvero come la Chiesa inventò il marketing”, tradotto in 11 paesi. A distanza di dieci anni sei tornato sullo stesso argomento. Cos’è cambiato da allora?

Premetto che non avevo nessuna intenzione di tornare sull’argomento (non voglio morire vaticanista!), è stata una sfida che ha voluto lanciarmi l’editore Piemme. Inizialmente mi avevano proposto di fare un nuovo saggio sulla scia di “Gesù lava più bianco” e ho detto subito di no, perché per me l’argomento era chiuso. Loro invece mi hanno spiegato un altro punto di vista: forse uno studioso o un esperto che non è dentro ai problemi della Chiesa ha un occhio diverso e può analizzare meglio i motivi della crisi. “Come la vedrebbe un esperto di marketing?” è stata la loro domanda. E io ho risposto con questo libro.

Ovviamente prima di affrontare questa “mission impossible”, ho cercato di consultarmi con qualcuno che ne sapesse più di me. Per mia fortuna ho conosciuto un alto prelato, un uomo di grandissima intelligenza con cui ho scambiato molte idee, e trascrivendo parte di quei dialoghi è nato questo libro.

2. Il tuo curriculum rispecchia una personalità decisamente eclettica: esperto di marketing e comunicazione strategica, saggista, hai un blog per “Il Fatto Quotidiano” e scrivi su “Il Sole 24 ore”, negli anni hai lavorato in grandi agenzie e per multinazionali. Quanto queste esperienze ti hanno aiutato nell’avvicinarti ad un progetto del genere?

Hai dimenticato che ho una rubrica su Linus, il mensile più odiato dalle gerarchie… A parte scherzi, seguo solo le cose che mi interessano e le mie curiosità. Credo che l’eclettismo per quanto possa apparire dispersivo dia invece la capacità di affrontare problemi complessi. E senza dubbio questo lo era… Poi aver lavorato a lungo con le multinazionali mi ha permesso di comprendere più facilmente le dinamiche interne di questa particolare multinazionale. Il papa ha recentemente scritto che la Chiesa “non è un’azienda”. Infatti ha ragione, non è una semplice azienda: è una holding.

3. Una delle tesi del marketing non convenzionale è la necessità di abbandonare la metafora bellica: nel tuo libro la descrivi come assolutamente attuale. Può essere questa una delle contraddizioni che stanno alla base del marketing della Chiesa?

Direi che questa è la contraddizione principale. Ma loro non saranno in grado di abbandonare il marketing tradizionale fino a quando non riusciranno a sciogliere l’equivoco per cui “evangelizzare” significa necessariamente colonizzare, fare proselitismo, cioè in definitiva “vendere”. Il vero marketing è avere a cuore soltanto la soddisfazione del consumatore e quindi significa saperlo ascoltare, non vendergli qualcosa a tutti i costi. La Chiesa di oggi pretende di parlare solo lei, invece di ascoltare. Per di più, non si accorge che sono in arrivo quelle che io definisco “super-religioni”, nuovi culti creati a tavolino proprio da esperti di marketing.

Se non corre ai ripari subito, la vedo dura… E per “correre ai ripari” intendo aprirsi ai mutamenti. Una parte del libro infatti è dedicata a scenari cui la Chiesa è assolutamente impreparata, come l’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Cosa accadrà quando un robot si macchierà di un crimine con un umano oppure indurrà l’umano a comportamenti eticamente scorretti? Occorrerà un’Etica Artificiale per l’Intelligenza Artificiale oppure anche i robot saranno sottoposti agli stessi principi etici degli umani? La religione chiude gli occhi di fronte al progresso della tecnologia. Ma così facendo si rende anacronistica e obsoleta.

Gesù e i saldi di fine stagione. Intervista all'autore Bruno Ballardini

4. Hai sentito parlare dell’iniziativa “YouCat”? Cosa ne pensi?

È un tentativo di educare al consumo del prodotto (in questo caso la dottrina) il target più importante: i giovani, cioè i futuri consumatori. La Chiesa si sta accorgendo molto tardi di quanto le formule astratte della teologia siano incomprensibili e lontane dalla gente comune. È come se il libretto di istruzioni per l’uso di un prodotto fosse stato redatto da ingegneri che ne conoscono il funzionamento ma di certo non hanno il dono di comunicare e di semplificare… Però qui il prodotto è sempre lo stesso. È il prodotto che è in crisi. YouCat è ancora troppo poco, non fa che confermare i dogmi e i tabù della Chiesa attuale, non ci vedo nessun germe di mutamento.

5. Come credi reagirà la Chiesa alla situazione? C’è la possibilità che qualche strategia alternativa venga adottata?

Il finale del mio libro indica la strategia in dieci punti. Ma sono pessimista, non credo che verrà percorsa nessuna delle strade indicate. Nella Chiesa l’ala conservatrice è di gran lunga più potente del “correntone” progressista rappresentato dal cardinale con cui ho dialogato e da pochi altri, e quindi le cose resteranno così. Si andrà verso una crisi sempre più profonda. Per me comunque sarebbe già un bel risultato se questo libro provocasse (come in effetti sta già provocando) grandi discussioni.

L’argomento è indubbiamente intrigante, non credete? Qui sotto trovate i link per acquistare il libro da Amazon, e anche il collegamento per il best seller “Gesù lava più bianco”!

Amazon: Gesù e i saldi di fine stagione
Amazon: Gesù lava più bianco

World Economic Forum: il report 2010-2011

Come da tradizione, arriva anche quest’anno il rapporto del World Economic Forum. E, purtroppo, non ci sono segnali positivi per il nostro sistema paese.
Lo studio incorona come le economie digitali più competitive quelle del Nord Europa e dell’Asia. Al primo posto la Svezia, poi Singapore e la Finlandia.

Queste le prime 30 posizioni:

Per caso non trovate l’Italia? Su 138 paesi del mondo siamo in 51esima posizione, sempre in discesa costante rispetto agli altri anni. E addirittura davanti a noi ci sono paesi come Giordania, Cipro, Qatar e Malesia.

Questa classifica è un giudizio sull’essenza innovativa di un Paese. L’indice del Wef infatti ne analizza la capacità di trasformare le tecnologie in vantaggi per la vita quotidiana delle persone e per l’economia. Tanto più si è in cima alla classifica tanto più significa che il progresso è penetrato a fondo nelle strutture economiche e nella società di quel Paese, migliorandolo.

Per arrivare a stilare il rapporto il WEF tiene conto di alcuni indicatori oggettivi, tra i quali:
– diffusione di Internet e cellulari;
– qualità dell’istruzione;
– politiche statali a favore dell’innovazione;
– politiche a favore dello sviluppo tecnologico.

Una parte dei dati sul nostro paese:


I consigli che ci vengono dati? Sentite qua: migliorare fattori propedeutici al progresso (minori tasse e burocrazia, più libertà di stampa, tra le altre cose), aumentare l’adozione delle nuove tecnologie e, soprattutto, mettere informatica e telecomunicazioni al centro delle politiche nazionali.

Il tempo passa e noi stiamo rimanendo a guardare. Purtroppo.

La Royal Opera di Stoccolma è in difficoltà nell'attirare nuovi visitatori. Ecco che dal web viene la soluzione. Trasformare le 100 stazioni della metropolitana di Stoccolma in 100 emozioni, ai quali far corrispondere 100 diversi brani d'opera che quelle emozioni le rappresentano.

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Web e social media al servizio della lirica: Emotion Planner [SPECIALE WEBBY AWARDS]

La Royal Opera di Stoccolma aveva un problema che hanno spesso molti enti culturali: riuscire ad attrarre nuovi visitatori e far conoscere il mondo della lirica ai più giovani. La soluzione è arrivata da un uso creativo del web.
Grazie alla creatività della DDB di Stoccolma, l’opera è stata trasformata in un vero e proprio viaggio emozionale a tappe. Un vero e proprio viaggio tra le emozioni, seguendo il percorso della metropolitana della capitale svedese.
Nella campagna “Emotion Planner” a ciascuna delle 100 fermate cittadine è stata assegnata un’emozione e per ciascuna stazione è stato scelto uno specifico brano d’opera che rappresentava quell’emozione: dalla confusione alla pazzia, dall’orgoglio all’odio, passando per l’innocenza, la gratitudine, la felicità, l’amore.


Il web è divenuto una vera e propria connessione tra l’opera e lo spostarsi quotidiano dei pendolari da una parte all’altra della città. Nel sito kansloplaneraren.se, infatti, si trova la mappa della metropolitana con  le 100 emozioni come fermate e con un click si può selezionare un percorso dove sarà possibile ascoltare i vari brani assegnati alle emozioni scelte…ovviamente la durata del brano coincide alla lunghezza del tragitto reale da una fermata all’altra! 🙂

In questo modo è stata data l’opportunità di provare l’opera in modo semplice, scegliendosi le proprie “emozioni preferite” e creandosi playlist personalizzate. Inoltre all’online è stato integrato l’offline. In alcune stazioni, infatti, erano presenti ballerini e cantanti lirici per far vivere le emozioni dell’opera live.

Nel sito web, in basso a destra, è stato messo il pulsante del Like di Facebook. In questo modo possiamo condividere sul nostro profilo il link del sito. Sulla sinistra, invece, è stato posizionato il pulsante “share with your friends” che permette la condivisione sui vari social network (Facebook, Twitter, Delicious, etc) o tramite mail del sito, e anche della vostra playlist selezionata in quel momento!

Se, ad esempio, avete impostato il vostro viaggio da Love a Madness e condividete il link del sito di Emotion Planner, ad esempio du Facebook, utilizzando il pulsante in basso a sinistra sulla home page, chiunque dei vostri contatti visualizzerà la scritta “I am travelling from Love to Madness” e, facendo click sul vostro link, comincerà ad ascoltare la vostra playlist (da Love a Madness)!

Unica nota che mi permetto di fare a questa bella campagna è la mancanza di una presenza specifica sui social network, magari una bella pagina. Sarebbe potuto essere un ulteriore canale del web da integrare a questo viaggio tra le emozioni della musica lirica. Insomma si poteva fare molto di più!

Pubblicità, fitness e palestra: quando la creatività sposa la forma fisica

 

In questo anticipo d’estate, vi saranno balenate almeno per un attimo nella mente le paroline magiche: prova-costume. Eh sì, è già tempo  di scoprirsi, e di pensare un po’ anche alla forma fisica. Puntiamo alla simpatia? Niente panico: c’è ancora qualche speranza di correre ai ripari!

Per restare in tema, noi Ninja abbiamo scovato questa serie di pubblicità “ginniche” provenienti da tutto il mondo. Che siate fitness addicted, o che di palestra non ne vogliate proprio sentir parlare, questa carrellata di advertising, guerrilla e ambient è assolutamente imperdibile 🙂

Buona visione!

 Cannuccia flessibile

Shopping col salto!

Yoga Time

Sporta-manubrio

Karma sul marciapiede

Maniaci del pettorale

Biglietto da visita allenante

Biglietto da visita vagamente inquietante: “te spiezzo in due”

Biglietto da visita contorsionista

Peso piuma

Omo de panza…

Omo de panza…Atto II

Culturismo-mania

Bilanciere da appoggio

Quando si dice: addominali scolpiti nel marmo (o nei mattoni?)

 

Ninja Marketing lancia la nuova sezione Design, dedicata alle arti visive applicate alla comunicazione e non solo. Leggete la presentazione, e se credete di avere i numeri...candidatevi come contributor!

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Ninja Marketing speaks design. Al via la nuova sezione dedicata alle arti visive a tutto tondo.

 

Da anni Ninja Marketing è una voce autorevole nel dibattito sulla comunicazione, le sue discipline, le sue correnti di pensiero e le sue professioni; una vera e propria guida che segue fedelmente il percorso di un’industria in costante fermento, documentandone tutte le evoluzioni con passione e competenza.

Per proseguire questa tradizione adottando uno sguardo ancora più universale e onnicomprensivo, oggi Ninja Marketing introduce un’importante innovazione nella sua linea editoriale: da ora infatti si parlerà anche di design.

Lo scopo è offrire una visione davvero a tutto tondo della comunicazione sia tradizionale che digitale, portando l’attenzione sul vasto continente del visual: dal fumetto alla new media art, dall’interface design alla calligrafia: le idee, le correnti, le tecniche saranno affrontate da punti di vista inediti, privilegiando come sempre l’originalità e la creatività.
In questo modo Ninja Marketing vuole anche essere più vicina al grande popolo dei professionisti del visivo, dandogli finalmente lo spazio che meritano nel confronto quotidiano sulla cultura di questo settore.

Comunicare oggi significa raccontare, emozionare, coinvolgere, e il design è il linguaggio universale della nostra epoca.
Noi questo siamo pronti a raccontarvelo: Ninja Marketing speaks Design.

Stiamo cercando contributor per la nuova sezione. Leggete l’annuncio di seguito e fatevi sotto!

Call for entries: Ninjamarketing cerca contributor per la nuova sezione design!

Cari guerrieri,
Ninja Marketing cerca contributor per la nuova sezione tematica dedicata al design 🙂

Essere un contributor per Ninja Marketing è un’esperienza unica, che permette di partecipare in prima persona all’attività di uno dei siti più autorevoli in Italia per il suo apporto sempre fresco ed originale sui temi del marketing non convenzionale, delle nuove tendenze della comunicazione, dei new media e della cultura digitale.

Un’attività che riserva numerosi benefit:

  • Personal branding: ogni contributor firma i propri articoli ed ha un profilo autore dedicato sul sito;
  • Grande visibilità con evidenti benefici per il networking professionale;
  • I più meritevoli e determinati potranno ambire alla licenza di giornalista pubblicista.

Di seguito alcuni tratti del profilo che cerchiamo:

Requisiti minimi

  • Passione per le arti visive in senso lato;
  • Buon uso della lingua italiana scritta;
  • Buona comprensione della lingua inglese;
  • Uso efficiente di internet e delle sue risorse;
  • Disponibilità a produrre almeno 1 post a settimana;
  • Disponibilità a scrivere in esclusiva per Ninjamarketing.

Requisiti non obbligatori ma molto graditi:

  • Conoscenza della piattaforma WordPress e capacità di impostare in modo autonomo un post in tutte le sue parti (scrittura articolo, riassunto, caricamento e gestione immagini, tagging, etc)
  • Specializzazione in una nicchia specifica della cultura visiva (p.e. glitch art o calligrafia);
  • Esperienza precedente di blogging.

Per candidarvi compilate il modulo a questo indirizzo.
I selezionati saranno contattati per scrivere un articolo di prova che farà da test definitivo per l’ingresso nel team.
Fateci vedere cosa sapete fare!

Alessandro Di Tecco | Editor sezione design

PS per informazioni generali scrivete ad alessandro@ninjamarketing.it

Foursquare Day 2011: collezionare i badges con Foursquare Land

Inizierei il post con il video ringraziamento di Naveen, Dennis e il Foursquare team:

Foursquare Day 2011 – Milano

Sabato 16 aprile in tutto il mondo si è celebrato il Foursquare Day.
Vi siete mai chiesti perché proprio il 16 Aprile? Noi ninja vi abbiamo svelato il segreto del numero magico già qui 😉

L’appuntamento di Milano, organizzato da Ambito 5HagakureYoung & Rubicam Brands, è stata un’occasione per conoscere nuovi appassionati, rivedere vecchi amici, discutere di Geolocal-networking, approfondire gli aspetti business, parlare di design e conoscere i “Sindaci” più influenti del panorama Milanese. Le foto dell’evento, le trovate qui.

I risultati ottenuti, nonostante l’analisi positiva di uno degli organizzatori, sono a mio avviso poco confortanti. I check-in, 260 in totale, sono veramente pochini considerando che l’evento si è svolto in Zona Tortona, durante il sabato del Fuori Salone. Questi numeri testimoniano, probabilmente, che l’utente italiano non è ancora totalmente Geolocal-friendly.

Foursquare Land

Il Foursquare Day 2011, ma sopratutto l’iniziativa di un collettivo di menti insane (così si descrivono sul loro website) ci regalano una piacevole sorpresa: Foursquareland. Il website nasce, probabilmente, dall’esigenza di fare chiarezza sulle dinamiche di acquisizione dei badges su Foursquare. Si tratta effettivamente della guida completa ed italiana dedicata a tutti gli utenti che amano raccogliere badge in giro per il mondo.

Personalmente, sono rimasto piacevolmente sorpreso da questa iniziativa. Finalmente avremo una guida semplificata, completa e speriamo aggiornata, su come sbloccare qualsiasi badge in giro per il mondo. Credete che io sia un Globe Trotter? No, sono un semplice Jumper. Ma di questo vi parlerò la prossima volta. Stay Tuned with Ninja 😉

E voi, siete Jumpers o semplici Follower? In entrambi i casi, vi consiglio di farvi un giretto nella lista dei badges. Un assaggio della mia collezione:

Ritorniamo a noi, anzi vi lascio con un pensiero, che da oggi mi circola nella mente:

Mio nonno collezionava francobolli.

Mio padre collezionava figurine Panini.

Io colleziono badges.

Probabilmente risulterò banale e scontato, ma questo pensiero identifica – in maniera molto semplice – il cambiamento delle attitudini sociali dovuto, sicuramente in parte, all’avvento dei social media nella vita di tutti i giorni.