Il Directors' Showcase Saatchi e le videointerviste in attesa dei Titanium ed Integrated: Report di Cannes 2011

Il giovedì a Cannes l’attenzione è tutta per il New Directors’ Showcase, evento Saatchi&Saatchi che affolla immancabilmente il Palais. Un momento imperdibile che, quest’anno, ha celebrato 17 registi scelti dal Creative Board che si riunisce ogni anno per visionare il materiale raccolto da 140 uffici Saatchi nel mondo.

Clicca il logo per guardare il New Directors' Showcase 2011

“Nel tempo lo Showcase è diventato un pò il manifesto dell’intero network qui a Cannes, per questo ci appassiona così tanto. Ne siamo orgogliosi perchè l’evento è rispettato da tutto il mondo dell’advertising per la sua integrità. I criteri di scelta dei filmati sono davvero severi; non cerchiamo solo i migliori registi emergenti, ma selezioniamo i filmati più innovativi, quelli che indicano una direzione futura possibile”.

Così Robert Senior, CEO Saatchi&Saatchi Emea e Fallon, nonché chairman del Creative Board, ha commentato il successo di pubblico di ieri mattina.

Sulla Croisette è facile trovare creativi e protagonisti dell’industria creativa: Brandrepublic e Campaign ci propongono le interviste migliori in riva al mare:

http://youtu.be/kGeXu0uj7Ws

Moray McLennan, CEO M&C Saatchi Worldwide, sul duro lavoro e la chiacchierata con Robert Redford.

http://youtu.be/lJ9yIRuQrpc

Marc Giusti, group chief digital officer Leo Burnett, sull’argomento preferito di conversazione a Cannes: l’integrazione.

http://youtu.be/-tZfJqB6aFE

Annette King, chief executive ed Emma de la Fosse, executive creative director OgilvyOne, sul bronzo per la campagna IBM Lotus T5

Cresce l’attesa per la premiazione dei Titanium and Integrated, i premi riservati alle campagne o alle operazioni creative in grado di ridisegnare i confini del settore e di rappresentare un’innovazione breakthrough. Nel frattempo allora, godiamoci le più belle idee in shortlist!

IKEA – Happy Inside – Mother London

http://youtu.be/Z7vXP3tHzhA

Old Spice – The man you man could smell like – Wieden+Kennedy

Nike – Write the Future – Wieden+Kennedy Amsterdam

http://youtu.be/dBZtHAVvslQ

Renault – The Megane Experiment – Publicis London

Transport Accident Commission – The Ripple Effect – Grey Melbourne

Concert Hall Dortmund – Concert Milk – Jung Von Matt Hamburg

Skittles – Touch the Rainbow – BBDO Canada Toronto

http://youtu.be/eDlaJlb1ezg

Google Chrome – Chrome Fast – BBH New York

Google/Arcade Fire – The Wilderness Downtown – Google Creative Lab New York

Gatorade – Replay Season 2&3 – TBWA/Chiat/Day LA

Kandia Dulce – American Rom – BV McCann Erickson Bucharest

Corona Beer – Save the Beach Hotel – JWT Madrid

Domino’s – Show us your pizza – Crispin Porter + Bogusky

http://youtu.be/VePSFJajJxk

IBM – Watson – Ogilvy&Mather New York

Swedish Armed Forces – Welcome to Our Reality – DDB Stockholm

Volkswagen – The Speed Camera Lottery – DDB Stockholm

IKEA – Fashion Award – FORSMAN & BODENFORS Gothenburg

National Museum Krakow – Secrets Behind Paintings – Leo Burnett Warsaw

Electrolux – Vak from the Sea – Prime PR Stockholm

The Zimbabwean – The Voiceless Campaign – TBWAHUNTLASCARIS JOHANNESBURG

Cravendale Milk – Cats with thumbs – Wieden+Kennedy London

http://youtu.be/h6CcxJQq1x8

Target – Kaleidoscopic Fashion Spectacular – Mother New York

AT&T – The last text – BBDO New York

http://youtu.be/wkjlizLKOj8

Levi Strauss & Co. – Ready To Work – Wieden+Kennedy Portland

Electronic Arts – Your Mom hates Dead Space 2 – DraftFCB San Francisco

Coca Cola – The Friendship Machine – Ogilvy Argentina

http://youtu.be/Bj3QLLTFDX8

Bing/Jay-z – Decode Jay-Z – DROGA5

Innovative Thunder – Pay with a Tweet – R/GA New York

http://youtu.be/fsl8cSyzmWU

Nike – The Film Room – R/GA New York

Levi’s Curve ID – Rear View Girls – Colenso BBDO Auckland

http://youtu.be/hyZjSMlPn7c

Il bacio di Vancouver, cosa c'è stato prima [VIRAL VIDEO]

Sono tante le foto che nel corso degli ultimi decenni hanno fatto il giro del mondo, foto capaci di raccontare in modo stupefacente qualche avvenimento, magari a noi lontano, che però in un colpo solo sentiamo vicino grazie all’emozione che quella singola immagine riesce a trasmetterci. E’ successo anche con la foto del bacio di Vancouver, che la nostra Martha Burns aka Aliki ci ha raccontato qualche giorno fa in un bellissimo post, “Il bacio di Vancouver, la foto virale che sta emozionando il mondo“.

Quello che non capita spesso è vedere cosa succedeva mentre la macchina fotografica scattava, proprio lì vicino; cosa ha fatto sì che gli avvenimenti si siano sviluppati in modo tale da portare all’epilogo che sono poi le foto, appunto, a raccontarci. Stavolta, nell’era di Youtube, è successo anche questo. Al di là del contenuto del filmato, che potete vedere e commentare da voi, la comparsa di questo video ha prodotto un vero stravolgimento, poichè racconta una storia che non necessariamente coincide con quella veicolata dalla foto. E questo di solito non capita. Scorrete la lista dei commenti, e ne leggerete di ben diversi rispetto a quelli scatenati dallo scatto dei giorni scorsi. Uno dei tanti: “So basically he kissed her to calm her down =) “.

Diverse verità dunque, sulle quali si parlerà molto. Perchè ora è evidente che i ragazzi sono stati attaccati, ma si è anche scoperto che uno dei due è un attore è la sua agenzia ha dichiarato di voler sfruttare il momento di celebrità.
Al di là di tutto, però,  è vero che la foto ha fatto il giro del mondo, e tutti, quando l’abbiamo vista, siamo rimati senza fiato. Questo è vero. Ed era vero lo scatto.

I Like Diesel: una campagna QR Code per gli store Diesel

In che modo realizzare una campagna innovativa instore nel 2011 ? Per Diesel con una combinazione dei due trend piú forti dell’anno: codici Qr code e social media. È partita infatti lo scorso mese in Spagna nel flagship store di Madrid la campagna Diesel che ti permette di aggiungere un “mi piace” al prodotto che preferiamo in negozio promuovendolo attraverso i nostri contatti di facebook. La campagna per il momento è attiva solo a Madrid, se avrà successo verrà riprodotta negli altri store europei. la campagna è di Fullsix

[yframe url=’http://www.youtube.com/watch?v=4OZmbBPym1k’]

Questa strategia permetterebbe di massimizzare il word of mouth attraverso i nostri contatti diretti dando maggiore credibilità al singolo prodotto perché promosso direttamente da uno dei nostri amici su facebook.

Da dove viene l’idea?

Leggiamo direttamente dal sito di Fullsix:

“Dal momento che Facebook ha creato il “Like Button” ognuno ha cliccato almeno una volta per mostrare le sue preferenze. Le statistiche dimostrano che il tasto “I Like” è cliccato 3.000.000 mila volte al giorno ed è condiviso in 10.000 nuove pagine. Inoltre, 200 milioni di persone hanno accesso a Facebook. Gli utenti mobile sono due volte più attivi degli utenti da desktop. E’ un dato di fatto: le persone amano condividere i momenti della loro vita, cosa fanno, cosa pensano e, naturalmente, quello che piace”

QR-Code e Brand

Sono diversi i Brand che stanno promuovendo i loro prodotti con la tecnologia qr code, che al momento è l’unica in grado di collegare il mondo dei social media ai singoli prodotti, senza utilizzare sistemi geolocalizzati.

Le possibilità di utilizzare questo sistema sono diverse e la direzione, secondo le ultime ricerche sul mercato mobile, passa senz’altro nell’applicare promozioni in grado di dare un beneficio diretto ai consumatori, con servizi come coupon sconto o incentivi.

L’obiettivo rimane infatti quello di dare ai consumatori una buona ragione per scattare il fatidico click sul proprio dispositivo mobile per promuovere il brand attraverso i social media.

Scavolini contestata dal web, cambia l'affissione a Venezia [INTERVISTA]

Quando un’azienda si pone all’ascolto degli utenti i risultati sono sempre sorprendenti. Oggi vi raccontiamo il caso di Scavolini, la nota azienda pesarese leader nel settore delle cucine artigianali da oltre  50 anni.

Nel mese di Maggio il Comune di Venezia era alla ricerca di sponsor per finanziare il restauro dei monumenti. Le aziende partecipanti alla spesa avrebbero avuto ritorno economico usando le impalcature edili come spazi pubblicitari.

Ecco allora che Palazzo Ducale, Ponte dei Sospiri e Piazza san Marco si rivestono, a rotazione, di mega pubblicità rumorosamente anti-estetiche. Un bell’affare per le aziende se si pensa a quante persone visitano Venezia in un giorno. E di nuovo si torna a parlare di “città vetrina” sempre più simile ad una Disneyland delle affissioni che irrita cittadinanza e turisti.

Quando la soluzione è l’ascolto:
Mentre Sindaco e Sopraintendenza hanno avuto difficoltà ad accordarsi, Scavolini ha ascoltato la richiesta dei social network di cambiare lo stile pubblicitario, adattando i toni dei cartelloni al contesto. Tutto ciò ha dimostrato che una pubblicità rispettosa della città si può fare. Quello di Scavolini è stato un esempio utile alla stessa amministrazione oltre che un invito agli sponsor futuri. Realizzare cartelloni pubblicitari in grado di unire l’impegno per i restauri, necessari e costosi, con le esigenze di marketing e le aspettative dei cittadini.

Il prima

…e il dopo

Il successo della decisione di Scavolini ha stuzzicato le nostre menti nel porre una serie di domande a cui Vittorio Renzi, direttore marketing Scavolini, ha gentilmente risposto.

Le istanze dal web sono state accolte dal management e sono state reimmesse in un circolo virtuoso aziendale che ha di fatto portato a modificare la creatività di una campagna. Per orientare dunque le prossime campagne di comunicazione, in che modo Scavolini includerà – se prevede di farlo – i social media tra gli strumenti di analisi sul sentiment online?

La capacità di ascoltare ogni pubblico e la forza di modificare le proprie azioni sono valori che caratterizzano da sempre il nostro marchio e tutta la nostra attività. In particolare oggi, i social network, Facebook in primis, hanno un ruolo sempre più forte. Cambia, infatti, il modo stesso di intendere la comunicazione e il rapporto tra marca e pubblico. Tutto deve essere più diretto ed è necessario entrare in dialogo con il pubblico. Ci deve essere interazione e scambio questa è la prima regola per aprirsi ai social network, le aziende e le istituzioni devono essere pronte al confronto.

Questo per noi è sempre stato vero, ma oggi con la nostra presenza su Facebook, è ancora più necessario sviluppare un rapporto costruttivo, etico e aperto a tutti, e non fare semplicemente marketing ‘vecchia maniera’. Per questo nel totale rispetto delle “regole” e dello spirito di Facebook, abbiamo deciso da subito di aprire il dialogo con gli utenti del web e, valutate interessanti le loro motivazioni, abbiamo condiviso con essi l’importanza di finanziare il restauro di un’unicità architettonica come Palazzo Ducale, nel rispetto di una città bellissima e unica al mondo come Venezia. Questo processo per Scavolini non è una novità visto che utilizza già da diversi anni servizi di monitoraggio del sentiment sul proprio prodotto ed è attiva anche su forum di settore e su un magazine web di proprietà, kitchens.it

Affinchè l’azione mossa a Venezia non resti confinata alla sola regione Veneta, Scavolini ha intenzione di applicare la stessa strategia di adattamento della comunicazione in altre regioni?

Come già detto, la necessità di ascoltare ogni pubblico e la forza di modificare le proprie azioni sono valori che caratterizzano da sempre il nostro marchio. E’ un’attitudine che nasce da una filosofia aziendale profondamente orientata alla comunicazione. Fa parte della nostra mission e sicuramente anche in futuro saremo pronti ad accogliere le giuste istanze di tutti i consumatori e del pubblico della rete in generale.

Scavolini ha da sempre comunicato il forte valore dell’italianità. L’azienda prevede di strutturare processi di crowdsourcing e di co-creazione di valore con gli italiani che amano così tanto queste cucine?

Siamo particolarmente impegnati e sensibili nel sostenere le eccellenze italiane, in tutti gli ambiti da sempre. Siamo orgogliosamente italiani, tutta la nostra produzione è interamente realizzata nel nostro Paese. L’orgoglio dell’essere italiani è stato anche il payoff della nostra ultima campagna, quella che ha celebrato i primi 50 anni dalla fondazione.
Quella di Venezia è una best practise positiva e vincente, riteniamo infatti che oggi le marche, anche attraverso la comunicazione, debbano acquisire un nuovo ruolo sociale capace di sostenere il patrimonio pubblico e che debbano aprirsi al confronto con i loro pubblici. L’interazione sarà sempre maggiore in futuro e sicuramente sarà alla base di nuovi modi di comunicare e di intendere l’advertising. Si è valutato di attivare pratiche di co-creazione ma al momento non si è attivata nessuna esperienza specifica proprio per l’abitudine dell’azienda a “fare le cose per bene” e non iniziare processi, tanto meno web, che poi non siano gestiti in maniera effettiva.

Da Volkswagen la Shopping shirt [VIRAL VIDEO]

Volkswagen vi stupirà con la sua Shopping shirt … e non solo! Una serie di prodotti un po’ improbabili a sostegno dell’ambiente.
Ovviamente si tratta di video virali, ma per promuovere un’automobile che esternamente si presenta identica ad una Golf col vantaggio, però, di coniugare attenzione all’ambiente (grazie alla sua nuova tecnologia BlueMotion) e semplicità di guida.

La campagna Volkswagen Australia Think Blue non si ferma qui. Promuove una vera e propria filosofia di guida che incentivi gli automobilisti ad una condotta più serena al volante che, oltre al vantaggio di salvaguardarne i nervi, è d’aiuto anche all’ambiente. Quindi:

Take it easy and save

Wi-Fi: è l'iPhone il device più utilizzato per connettersi!

La società statunitense di cloud networking Meraki, che si occupa di installare le reti Wi-Fi di mezzo mondo (basti pensare che grandi catene come Starbucks e Burger King si affidono a lei) ha recentemente completato un sondaggio anonimo sui dispositivi che si collegano alle loro reti. Dal momento che Meraki raggiunge ben 40 milioni di utenti, avendo implementato negli ultimi 5 anni ben 17.ooo reti in tutto il mondo, i dati sono più che interessanti.

Dal 2010 al 2011 le piattaforme mobile hanno superato le piattaforme desktop per quanto riguarda le connessioni Wi-Fi pubbliche. IOS e Android insieme ora rappresentano il 58% dei dispositivi Wi-Fi, rispetto al 33% solo un anno fa. L’iPhone è ora il device Wi-Fi più popolare con il 32% di share.

Sempre dalla ricerca di Meraki emerge un altro dato importante dalla comparazione dei dispositivi mobile connessi alle loro reti Wi-Fi:  gli iPad consumano sensibilmente più dati Wi-Fi che tutti gli altri devices, il 400% di dati in più sono scaricati dai tablet Apple.

Sembra che il divario tra Apple e i suoi rivali sia ancora molto marcato a livello mondiale, ma se non fosse sufficiente questa analisi di Meraki, possiamo guardare la tabella di maggio 2011 del report di comScore Device Essentials che mette in luce il traffico dati dei dispositivi mobile diviso per aree geografiche. Una delle tendenze che emerge dal report sul traffico digitale è l’impatto dell’ iPad sugli altri dispositivi.

L’iPad anche per questa ricerca è attualmente il dispositivo tablet dominante in tutte le aree geografiche, generando più dell’89% del traffico proveniente dalle tavolette. Siamo a metà 2011: basteranno 6 mesi ai rivali di Apple per mettersi al passo con l’iPad? Android Honeycomb cambierà le carte in gioco? Voi che ne pensate?

Turntable.fm quando il music discovery diventa virale

Un nuovo fenomeno si sta scatenando su internet, coinvolgendo amanti della musica e social media geeks: si tratta della nuova creatura di Seth Goldstein e Billy Chasen, prima creatori di Stickybits (piattaforma sociale che propone un’innovativa fusione tra meccaniche ludiche e barcode scanning): Turntable.fm.

Il servizio si inserisce nettamente nel filone del “music discovery” la cui prima finalità è da sempre la scoperta di nuova musica; questa volta però, le “recommendations” (i suggerimenti pertinenti ai propri gusti musicali, tipici dei sistemi di questo genere) non arrivano da un sistema che analizza il comportamento d’ascolto dell’utente ma bensì da veri e propri “DJ” che altro non sono se non l’emanazione digitale di utenti reali.

Il funzionamento di Turntable.fm è tanto semplice quanto coinvolgente: dopo aver effettuato il login (attualmente il servizio è in closed beta, è possibile accedere solo attraverso Facebook Connect ed è necessario che uno o più dei propri amici siano già utilizzatori) si ha la possibilità di scegliere una “room” o crearne una.

Le “room” non sono altro che le “stanze” in cui si tengono i dj-set virtuali che hanno reso così popolare il servizio. In genere una stanza raggruppa ascoltatori di un particolare ambito musicale, ma non solo: per esempio molte startup hanno dato vita alle proprie stanze “aziendali” (Twitter, Facebook, Zynga, sembra che Turntable.fm sia diventato un rapido fenomeno anche in seno alla comunità startup).

All’interno di ogni stanza si trova un pannello per la chat ed uno per la composizione della propria playlist; l’area centrale è la visualizzazione di un dancefloor fronteggiato da un palco con 5 postazioni DJ. Tutti gli utenti presenti in una stanza vengono visualizzati come avatar sul dancefloor, e sono in grado di ascoltare la selezione riprodotta dal DJ. Per diventare DJ (i posti massimi sono 5) è sufficiente cliccare su una postazione del palco e iniziare a proporre la propria musica.

Vi è infine un vistoso indicatore di gradimento, che permette a tutti di votare le canzoni proposte come “awesome” o “lame”. I voti positivi permettono ai DJ di acquisire punti ed ottenere bonus come avatar esclusivi.

Turntable.fm ha già superato i 140.000 utenti unici ed è in rapida crescita, un vero e proprio fenomeno virale. Ancora una volta è chiaro come la futura evoluzione di internet non potrà non tenere conto della potenza del “social graph” già teorizzato da Facebook: la rete invisibile di relazioni digitali che ogni giorno aggiungono un valore incalcolabile alla nostra esperienza di utenti internet, rendendola sempre più personale, coinvolgente, e infine unica.

5 ottimi esempi di Lighting Design

Cos’è il lighting design?

Il lighting design si occupa della progettazione di sistemi di luce (artificiali o misti, artificiali-naturali) per fini domestici, urbanistici, spettacolari, cinematografici, televisivi, artistici. Si tratta del settore del design industriale più in evoluzione in questo momento, vista l’enorme varietà di nuove soluzioni luminose legate alle tecnologie che stanno prendendo piede nel mondo dell’illuminazione. È nato soprattutto negli ambiti industriali e lavorativi, a seguito dei primi studi di ergonomia ed ergotecnica del posto di lavoro.

Oggi comprende anche studi sull’illuminazione urbana, particolarmente utili ai fini della sicurezza sociale e del contenimento dei consumi elettrici, e studi sull’uso spettacolare della luce come l’impiego in installazioni urbane, performance, eventi, spettacoli, ecc.

La finalizzazione di un progetto di arredamento non può non essere abbinato ad un attento progetto di illuminazione di design, funzionale, confortevole e performante. Tutto questo si rende possibile proprio se ci si avvale di professionisti della luce che hanno evoluto le loro conoscenze tecniche proprio per offrire servizi professionali all’avanguardia e per ottenere il massimo dalla luce a 360°.

Vi mostriamo 5 esempi di lighting design sia per ambienti interni che esterni, date un’occhiata!

1) Blossom Bulbs


L’artista Pierre Ospina ha realizzato i Blossom Bulbs, presentandoli al Salone del Mobile di Milano di quest’anno. I bulbi rispecchiano le diversità della natura, e nascono da una ricerca scultorea in grado di creare un’atmosfera affascinante. La struttura è stata realizzata utilizzando vecchi pneumatici per auto che la ricoprono, mentre le parti interne sono in ghisa e alluminio, ed assumono una forma simile al bamboo, sul cui fusto appaiono incisioni a forma di foglia da dove sembrano uscire globi di luce led.

2) Light Drop

Light Drop è un progetto ideato da Rafael Morgan, product e industrial designer, che dovrebbe far riflettere sulle risorse naturali del nostro pianeta. Il messaggio che il designer vuole comunicare attraverso l’associazione dell’acqua e dell’energia è appunto l‘importanza dell’acqua come risorsa energetica. Non a caso il rubinetto stesso funge da interruttore della lampada: più si apre il rubinetto, più luce viene emessa; tentativo questo di concettualizzare la responsabilità del consumo di energia qualunque essa sia. Questa installazione ha vinto il Terzo Premio al concorso di progettazione Bright LED internazionale (fonte design boom). E ‘attualmente in vendita e prodotto da Wever & Ducré, con l’aiuto del partner Studio Mango.

3) Field Of Light

Bruce Munro ha realizzato un vero e proprio campo di luce: l’installazione è composta di 6.000 tubi acrilici contenenti 24.000 metri di fibra ottica. L’intento di Munro era ricreare le atmosfere intense e quasi surreali scoperte grazie ad un viaggio nel deserto australiano, e come potete vedere dalle immagini l’effetto è stato spettacolare. Questo progetto è stato presentato all’Eden Project la quale, co-fondata dal suo amministratore delegato Tim Smit nella metà degli anni 1990, accoglie oltre un milione di visitatori l’anno con mostre, eventi, workshop e programmi educativi, per ricordare alla gente ciò che la natura ci da e per aiutare le persone ad imparare come destreggiarsi in un momento di cambiamento radicale.

4) Fabricate


Henny van Nistelrooy è un product designer che è riuscito a guardare il mondo tessile con altri occhi, ha trovato il modo concepire la luce insieme al tessuto, e grazie a questa sua prospettiva ha realizzato Fabricate, un nuovo lampadario tessile self-assembly: è costituito da un telaio di filo vestito con un attillato tessuto speciale in 3D che si adatta molto bene alle nuove applicazioni. Il processo di produzione dietro le sfumature di tessuto 3D intrecciato elimina ogni necessità di taglio e cucito per la creazione di sfumature. Il principio di questa lampada è molto semplice, ma il risultato è una varietà di luce e colori infinita. Fabricate è stata inoltre presentata alla mostra “Variability” come parte dell’ Icon Design Trail al London Design Festival 2010.

5) Carbon 451 Lamp

Realizzata in fibra di carbonio e carta elettroluminescente, riesce a creare una serie di volute molto morbide e ampie, tanto da ricordarci una specie di nastro in tessuto lasciato pendere dal soffitto. Progettata dal designer americano Marcus Tremonto, questa lampada è unica nel suo genere per forma e realizzazione.

Business Center o Coworking? L'analisi del fenomeno.

Anche se ad oggi non esiste una versione univoca e condivisa sull’origine della nascita dei business center, possiamo serenamente affermare che le prime pratiche di condivisione dei luoghi di lavoro, si sono registrate negli Stati Uniti a seguito della grande crisi del 1929. I primi business center sono stati realizzati da alcuni studi legali che per abbattere i costi di gestione dei propri uffici hanno deciso di condividere oltre agli spazi di lavoro, l’utilizzo in comune delle librerie, di formulari e codici, delle segreterie.e delle sale riunioni.

Nel corso del tempo l’attività dei business center si è evoluta sia per numeri ed espansione territoriale, ad oggi si contano circa 8000 business center in tutto il mondo, che per modalità di attuazione del modello, sfociano in alcuni casi in pratiche di coworking. Il coworking si differenzia dal business center per una maggiore livello di socialità e condivisione degli spazi, in quanto nel modello di organizzazione del coworking diventa centrale il momento dell’interazione (e con esso della relazione) finalizzato allo sviluppo di sinergie istantanee tra individui.

I professionisti che utilizzano questo genere di servizi accedono, solitamente, ad una struttura che mette loro a disposizione uffici completamente arredati con una o più postazioni di lavoro, corredati di linee telefoniche, di connessione ad internet, e di tutti i servizi di gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria, in un ‘ottica di totale flessibilità e scalabilità in modo tale da venire perfettamente incontro alle esigenze del cliente.

In Italia i primi business center nascono a Milano nel 1970. Il processo di diffusione si sviluppa molto lentamente e nel 2006, secondo una ricerca condotta dall’ANIUR (Associazione Nazionale Imprenditori Uffici Residence), risultano attivi complessivamente circa 185 business center di cui la maggior parte dislocati nel Nord Italia (anche se Roma resta la città con il più alto numero di centri).

Quali sono i vantaggi di lavorare in un Business Center

Naturalmente i vantaggi di lavorare in un business center sono molteplici e possiamo distinguerli in due categorie: economici (diretti e indiretti) e relazionali. Innanzitutto tra i vantaggi economici diretti possiamo segnalare: i minori costi da sostenere per la gestione ordinaria e straordinaria dell’ufficio, il risparmio nella gestione operativa derivato dalla possibilità di scegliere esclusivamente i servizi nei luoghi e nei tempi di cui si ha bisogno, l’immediata operatività e disponibilità degli spazi con relativo azzeramento delle perdite di tempo.

I vantaggi economici indiretti sono riconducibili: all’aumento della produttività e dell’efficienza dovuto alla possibilità di delegare attività di segreteria al personale del business center, l’opportunità di concentrarsi esclusivamente sul proprio lavoro senza doversi perdere in preoccupazioni riguardanti la gestione degli uffici, l’opportunità di aumentare e diminuire l’estensione dell’ufficio in funzione della dimensione del proprio business.

Ed infine, last but not least, i vantaggi di natura relazionale derivanti dalla condivisione dei luoghi di lavoro: uno stimolo alla circolazione delle informazioni relativamente a competenze, professionalità e trend di mercato, una spinta psicologica superiore dovuta al piacere di confrontarsi con figure professionali eterogenee, una continua condizione di aggiornamento e consolidamento della propria rete di relazioni dovuta all’alto turnover di professionalità che caratterizza un business center.