Grazie al recente enorme successo di Android, molte software house stanno convertendo le loro applicazioni sviluppate per iPhone in modo da renderle disponibili anche sul market di Google. Quanto è complicato questo procedimento? Quanto lavoro potrebbe richiedere? Vediamo cinque semplici mosse.
1 – I bottoni devono rimanere in alto
E’ importante considerare che i device Android hanno alcuni pulsanti touch-fisici, montati proprio nella parte inferiore del telefono. Questa caratteristica comune rende molto difficile la navigazione all’interno di un app se i comandi a schermo vengono inseriti in fondo: si rischia ogni volta di toccare quelli fisici per errore.
2 – Non sono necessari bottoni per tornare indietro
Chi usa un android, ha a disposizione un pulsante per tornare indietro direttamente sul device, molto comodo e usato. Dunque non è necessario mettere dei pulsanti per tornare indietro nell’interfaccia grafica.
3 – E’ bene usare le icone di Android
Per tutti le operazioni più comuni, Android fornisce un set di icone gratuite. Ne è un esempio il pulsante “share” rappresentato dalle due frecce divergenti. Gli utenti usano e si aspettano questo tipo di icone, che dovrebbero essere presenti, se necessarie, in ogni app. Si dovrebbe scegliere di creare icone creative solo in applicazioni che ne possano trarre un reale vantaggio, maggiore rispetto all’incremento di usabilità dato dall’uso di elementi familiari.
4 – Android’s Intent al posto di interfacce specifiche
Si tratta della funzione che permette, attraverso un solo pulsante, di collegare le funzioni di altre applicazioni a quella che stiamo visualizzando. L’esempio più comune è il tasto “share via…” che una volta attivato mostrerà diverse opzioni, come Facebook, Twitter e altri. Il vantaggio chiaro di questa funzione è risparmiare all’utente diverse mosse per eseguire la stessa azione.
5 – Usare le action bar è una buona idea
Essendo la funzione più identificabile di Android, usarla renderà la vostra App immediatamente riconoscibile come membro della famiglia del robottino verde. L’abitudine degli utenti a usarle e l’icremento dell’usabilità fanno delle action bar una buona scelta. A ogni modo, si tratta di una modifica all’interfaccia che deve comunque essere pensata per incrementare l’user experience.
Conclusioni
Teniamo certamente conto del fatto che una conversione non sarà mai allo stesso livello di un app completamente creata per un sistema specifico. Queste cinque mosse, possono rappresentare un modo rapido per raggiungere velocemente il market di android, magari in attesa di una versione della vostra app dedicata, ma per creare una vera user experience sarà necessaria una seria pianficazione.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Fukibarihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFukibari2011-06-29 13:34:432011-06-29 13:34:435 mosse per convertire intefacce IOS in Android UI
Il noto blogger italiano Luca Conti, giornalista de Il Sole24Ore e di Pandemia, in questi giorni è in viaggio in Afghanistan al seguito delle truppe NATO in veste di blogger embedded, il primo in Italia.
Lo scopo del reportage, come racconta lui stesso in un suo post su Pandemia, è quello di visitare “i cosiddetti PRT, Provincial Reconstruction Team, ovvero gruppi di lavoro promossi dalla NATO (e dal governo USA) e composti da militari, diplomatici ed esperti con l’obiettivo di agevolare la ripresa post bellica in aree instabili.”
Curioso, non trovate?
Eppure non è il primo caso di giornalisti indipendenti invitati ad accompagnare per un certo periodo le truppe regolari nelle operazioni belliche: fin dalla seconda invasione in Iraq, la Rete ha infatti giocato un ruolo determinante nel racconto della guerra.
Per questo, negli ultimi anni giornalisti “non convenzionali” come Luca sono stati chiamati a fare una cronaca di cosa capiti in scenari bellici simili al paese asiatico.
I blogger embedded sono invitati a raccontare quello che Luca indica come “l’altro lato della medaglia”, ossia i successi in ambito civile di una delle guerre più controverse e cruente degli ultimi 40 anni.
Gli strumenti per la cronaca di questo viaggio tutt’altro che facile sono il suo blog, http://www.pandemia.info/, ma anche – e forse questa è la parte più interessante – i suoi profili Facebook e Twitter, oltre che dal suo album fotografico di Flickr (di seguito, uno scatto opera dello stesso Luca Conti!).
Documenti e testimonianze autentiche e non censurabili, spiega il blogger marchigiano nella presentazione di questa missione, nello spirito del giornalismo embedded indipendente: lo stesso comando NATO ha assicurato massima libertà d’espressione e di cronaca, proprio per non alimentare dubbi che il racconto inviato dal Fronte sia pilotato e parziale.
I canali social di Luca agevoleranno la diffusione delle informazioni, confermando quella funzione sociale e informativa che sempre più ci stiamo abituando ad attribuire ai vari social network che adoperiamo ogni giorno per comunicare.
Luca rimarrà in Afghanistan diverse settimane: se volete scoprire “l’altro lato della medaglia”, non vi rimane che connettervi!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Francesco Gavatortahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFrancesco Gavatorta2011-06-29 13:00:092011-06-29 13:00:09Luca Conti, il primo blogger italiano embedded in Afghanistan
Nuova edizione dell'iniziativa "The Italian Experience" da oggi sempre più social oriented e fuori dai confini europei.
Continua e si arricchisce sempre più l’iniziativa di consumer engagement The Italian Experience di Lavazza.
La piattaforma digitale ideata e gestita da Bright.ly mira a creare una vera e propria community in cui stranieri e italiani si possano confrontare su tutto ciò che riguarda il Made in Italy. Una modalità 2.0 oriented per rafforzare le conversazioni attorno al lifestyle italiano, le passioni, l’amore, l’amicizia, il cibo, il divertimento e molto di più.
Ma spieghiamo meglio le modalità di questa seconda edizione de “The Italian Experience”:
Verranno scelti 2 protagonisti stranieri i cui video richiesta saranno in evidenza sul sito ufficiale e su Facebook e Twitter. A questi potranno rispondere attraverso video creativi e originali i membri italiani della community.
Il video risposta dell’italiano più votato vincerà un viaggio per due persone a New York o a Londra, ma soprattutto incontrerà il protagonista straniero e lo condurrà in un intenso ed emozionante viaggio alla scoperta dell’autentica cultura italiana.
Gli incontri verranno documentati e pubblicati in forma di episodi (per vedere i quattro episodi del 2010 clicca qui).
Novità principali di questa seconda edizione:
– Un sito web completamente rinnovato – Un solo “video richiesta” alla volta in evidenza – Protagonisti stranieri da tutto il mondo e non solo dall’Europa – Integrazione totale con i social media
Attualmente è stato nominato il primo vincitore di questa seconda edizione: il video risposta di Stefano a Liz da New York.
Prossima tappa italiana della troupe The Italian Experience per raccogliere nuove “risposte” alle video richieste sarà il 4 Luglio a Riccione.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Massimo Sommellahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMassimo Sommella2011-06-29 12:30:572011-06-29 12:30:57The Italian Experience: l'emotional engagement di Lavazza
Digital PR e Università Cattolica hanno esaminato la comunicazione sui social media di 100 aziende presenti sul mercato italiano
Digital PR – agenzia specializzata nello studio e nell’utilizzo delle più nuove forme di comunicazione digitale – e OssCom – centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica – hanno presentano la settimana scorsa “Brands & Social Media. Osservatorio su 100 aziende e la comunicazione sui social media in Italia”, una ricerca che “si propone come punto di osservazione sulle iniziative di comunicazione nei social media in Italia da parte di 100 aziende attraverso una mappatura analitica delle loro attività online”.
Sono stati analizzati i profili aziendali ufficiali istituzionali in lingua italiana di 100 aziende fra le più rilevanti per il mercato italiano in cinque settori: Consumer Electronics, Automobili, Banche/Assicurazioni, Retail/Grande Distribuzione e Servizi.
La ricerca ha analizzato la comunicazione sui quattro canali social più utilizzati nel mercato italiano: blog aziendali, Facebook, Twitter e Youtube.
Gli obiettivi specifici della ricerca sono: “l’analisi del grado di esposizione delle aziende sui social media; la verifica della coerenza delle iniziative proposte; l’identificazione degli spazi, delle modalità di interazione e di comunicazione con gli utenti.”
Il 22 giugno è stato pubblicato il primo report relativo al settore Consumer Electronics che comprende 20 aziende attive nella produzione di personal computer, telefoni cellulari, macchine fotografiche, televisori, stampanti e consolle per il gioco.
Da quest’analisi sono emersi alcuni trend: • Facebook si conferma come il luogo privilegiato per la comunicazione aziendale; • emerge una strategia multicanale e multimedia anche nel mondo social; • le aziende non si limitano a presidiare il mondo social, ma sono “attive” pubblicando almeno un post al giorno e partecipando ai dibattiti che si svolgono sulle proprie bacheche; • il blog aziendale perde d’importanza rispetto agli altri canali di comunicazione social.
Qui trovate l’infografica relativa al settore Consumer Electronics.
I prossimi report saranno pubblicati rispettivamente: a Settembre il settore Automobili, a Ottobre il settore Banche/Assicurazioni, a Novembre il settore Retail/Grande Distribuzione e a Dicembre il settore Servizi.
L’intero rapporto di questa prima ricerca dell’osservatorio è disponibile sul sito di Digital PR e su quello dell’Università Cattolica.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Ida Perrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngIda Perri2011-06-29 12:00:542011-06-29 12:00:54Brands & Social Media: nasce l'osservatorio sulle aziende italiane
Si è da poco concluso il Festival di Glastonbury e i fortunati che sono stati sotto la grande piramide, il main stage del Festival, saranno tornati a casa con tanti ricordi, molti conservati sul proprio device. In un post precedente vi avevamo preparato all’evento consigliandovi le apps più utili per gli amanti dei festival e suggerendovi l’utilissima guida su app di Glastonbury.
Ora vi segnaliamo un’altra novità, degna dei geek più dinamici, quelli che si avventurano con i propri devices anche nelle situazioni estreme, come il resistere ore avvinghiati alle transenne in attesa dei propri idoli sul palco! Siamo sicuri che quei geeks fortunati che si sono trovati a Glastonbury avranno notato queste curiosità di cui ora vi parleremo e probabilmente avranno pensato di sfruttarle per il prossimo festival che hanno in programma di seguire.
Orange Uk, autrice anche dell’app Glastonbury 2011, in collaborazione con la nota società Gotwind specializzata in energia rinnovabile e design ecosostenibile, ha ideato una serie di ecogadget, clothing inclusi, per la 13esima edizione di Glastonbury. Noi Ninja non potevamo che apprezzare questa scelta che sposa sia il nostro senso del rispetto per l’ambiente che il nostro amore per il tech e il mobile! Ecco i gadgets che ci hanno divertito e interessato di più, a partire dalla maglietta che si ricarica a suon di musica!
La t-shirt ha un una pellicola piezoelettrica visibile sul davanti che capta le onde sonore e li trasforma in energia che infine va a una batteria. La maglietta ha poi una tasca con all’interno il cavo che dalla battera porta a diversi connettori jack intercambiabili per alimentare cellulare, i-Pod o altro. Con livelli sonori di circa 80 dB, il suono di ricarica Orange generare fino a 6 ore watt (W / ora) di energia che è sufficiente a caricare due telefoni cellulari standard o uno smartphone. Pensate ai volumi esagerati di un concerto quanta carica (intendiamo elettrica ;)) possono dare! La pellicola piezoelettrica e la tasca con gli spinotti sono completamente rimovibili, così da poter tranquillamente lavare la maglietta.
Stivali di gomma termoelettrica
Gli amanti dei festival lo sanno: un bel paio di stivali di gomma fanno sempre comodo, soprattutto se sotto il palco, causa pioggia improvvisa, si è creata una palude di fango! Ricordate le immagini di Woodstock ’69 con tutti quegli hippies che scivolano sul fango? Beh, forse non tutti gradiscono sporcarsi e questi stivali oltre ad evitarlo, tengono in carica il tuo iPhone. Pensate che il Time li ha inseriti nella lista delle 50 migliori invenzioni del 2010! Dentro la suola ci sono delle termopili inserite fra due cialde di ceramica: quando sul lato superiore della cialda di ceramica si applica il calore del piede e su quello inferiore il freddo della terra, si genera elettricità che dalle termopile attraverso un processo chiamato “seedback”. Poi l’elettricità carica una batteria di riserva che a sua volt andrà a ricaricare il vostro device. Qualche dubbio: sarà comodo e sicuro tenere uno smartphone o un iPod a caricare in una tasca dello stivale? Al momento ci vogliono 12 ore di camminata per caricare lo stivale, ma in un festival di sicuro le occasioni per muoversi non mancano!
Tenda Solar Concept
Ai festival spesso si fa i conti con molte scomodità: il maltempo, i bagni impraticabili e con file insostenibili, il campeggio in tende piccole, troppo calde di giorno e troppo fredde la sera. C’è chi trova tutto ciò in fondo divertente, c’è chi invece rimpiange i comfort: per questi ultimi Orange ha pensato una tenda speciale, che sfrutta l’energia solare per assicurare comodità e molto altro. E’ un progetto che va avanti già da due edizioni precedenti di Glastonbury: una tenda che ha una serie di pannelli fotovoltaici che catturano la luce solare e la trasformano in energia elettrica. A cosa ti serve l’energia elettrica oltre a lampada, phon da viaggio e per caricare il cellulare o la macchina fotografica? Semplice: per caricare il tuo GPS e un sistema di connessione Wi-Fi! In poche parole la tenda ha un sistema di geolocalizzazione: se non ti ricordi più dove si trova o col buio non la vedi, ti basta mandare un sms e lei si accende! Come se non bastasse, la tenda, sotto una certa soglia di temperatura, si riscalda automaticamente!
Ora vi chiederete dove trovare questi gadget: purtroppo sono progetti ancora in fase di sperimentazione, testati in occasione del festival. Noi abbiamo comunque voluto farveli conoscere perché crediamo importante dare spazio all’innovazione e alla ricerca sulle energie rinnovabili. Speriamo arrivino presto in commercio e a prezzi accessibili!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2011/06/orange-sound-charge-t-shirt.png406610Naokohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNaoko2011-06-29 11:30:562011-06-29 11:30:56EcoGadgets Glastonbury: ricarica il tuo device a suon di musica!
A poco più di un anno dall’avvio dei lavori, questa interessante start-up italiana sembra veramente bruciare tutte le tappe: da qualche mese ha infatti avviato importanti processi di internazionalizzazione, riuscendo anche a entrare nel mercato USA.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Tonia Maffeo, community manager di Spreaker. Ne è nato un bel colloquio sul presente di questo progetto e le sulle sue potenzialità future.
Ciao Tonia, parlaci un po’ dei progetti di internazionalizzazione di Spreaker.
Quando è nato il progetto, poco più di un anno fa, le intenzioni future del nostro team erano già quelle di entrare nel mercato americano e di internazionalizzarci, sia in termini di sviluppo del prodotto che di comunicazione. Francesco Baschieri, CEO di Spreaker, è stato e si trova tutt’ora negli Stati Uniti con l’obiettivo di capire le possibilità di allargare gli orizzonti del progetto e cercare capitali da affiancare ai soci di Italian Angels for Growth e Tailoradio. Tra poco, inoltre, apriremo un ufficio in Sud America con alcuni corrispondenti. Cerchiamo di sfruttare al massimo le nostra leva strategica, il fatto cioè di dare spazio a contenuti radiofonici user generated, le cui statistiche danno in rapida ascesa grazie anche alla capacità di interessare diverse nicchie di mercato, non considerate dal modello radiofonico tradizionale.
Spreaker è un progetto internet e che comunica soprattutto attraverso il web 2.0. Avete cambiato qualcosa a livello di strategie sui social media?
I social media sono da sempre strumenti fondamentali per permettere lo sviluppo di Spreaker e della sua community. Abbiamo deciso quindi di usarli anche per entrare nei mercati esteri, per esempio attraverso un’intensa operazione di digital pr insieme a diversi web influencers stranieri che hanno cominciato a farci conoscere con articoli su blog, tweet, etc. Visti i risultati positivi, stiamo cercando di fare diventare questa attività una routine.
Per quanto invece riguarda la specifica gestione dei social media per comunicare e fidelizzare gli amici sparsi nel mondo, abbiamo operato su più fronti. Prima azione è stata l’aggiunta delle versioni del sito web e delle mail di benvenuto in lingua Inglese e Spagnola, le altre due lingue più parlate da chi ci segue e utilizza Spreaker. abbiamo poi deciso di utilizzare esclusivamente l’Inglese per comunicare su Facebook, il blog, Twitter e YouTube. In generale, inoltre, se agli inizi eravamo orientati e maggiormente interessati a utilizzare le diverse piattaforme per parlare del progetto Spreaker, oggi le utilizziamo soprattutto per promuovere i contenuti prodotti dagli utenti, tutti di grande qualità e relativi a tematiche differenti e a volte di nicchia. Particolare è a proposito l’account Twitter, utilizzato non solo per pubblicare e divulgare contenuti, ma da poco tempo anche per offrire un servizio innovativo di social CRM.
Multilingua e multimedialità: immagino che le nuove strategie abbiano cambiato il modo di gestire la community.
Sicuramente: a parte la necessità di utilizzare nuove tecnologie e tool specifici come Get Satisfaction per monitorare ed ascoltare gli utenti, c’è anche la necessità di conoscere più lingue e più culture, perché abbiamo lasciato ampia possibilità alle persone di rispondere nel linguaggio che conoscono meglio. L’utilizzo dell’inglese è legato alla volontà di non limitarci e di voler inviare un messaggio di coesione alla comunità che ci segue. Ma siamo pronti a rispondere in Italiano, Spagnolo, Portoghese, per esempio!
Quali sono state invece le novità per quanto riguarda la web radio? Avete introdotto delle innovazioni?
Nell’ultimo periodo abbiamo concentrato gli sforzi sul miglioramento dell’esperienza dell’utente, che ha un ruolo naturalmente centrale nel progetto perché è reso protagonista. Abbiamo puntato ancora una volta sui meccanismi social per aggiungere una serie di tool che rendono la fruizione di contenuti più semplice e aumentano l’interazione. Gli utenti possono per esempio diventare follower di un programma o di un altro utente, seguendo costantemente quello che fa grazie anche alla home page personalizzata. In questo modo è possibile entrare in contatto facilmente con il creatore di un particolare contenuto, una possibilità molto interessante soprattutto per quanto riguarda le nicchie. Nascono così micro-community e possibilità di co-produrre programmi bellissimi.
I vostri progetti futuri?
In generale, l’obiettivo è di espanderci sempre più: saranno gli utenti a dirci fin dove possiamo spingerci. Per sua natura Spreaker è un progetto molto legato al mondo delle nuove tecnologie: alcuni progetti interessanti sono allora lo sviluppo recente di app per iPhone/iPad/iPod e, tra pochissimo, anche per Android. Grazie ad esse Spreaker si integra con il mobile e potrà diffondersi, speriamo, ancora di più, andando incontro alla possibilità di creare e fruire di contenuti radio in qualsiasi momento e ovunque.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Alberto Maestrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAlberto Maestri2011-06-29 11:00:342011-06-29 11:00:34Spreaker si internazionalizza: le nuove strategie di Social Media Marketing [INTERVISTA]
Si sente parlare sempre più spesso di innovazione sociale. In questi anni infatti la crisi e i numerosi cambiamenti tecnologici hanno favorito l’emergere di nuovi paradigmi e modalità di interazione tra le persone con lo scopo di trovare soluzioni concrete ai problemi che tutti noi ci troviamo ad affrontare quotidianamente.
Per noi della sezione startup quello dell’innovazione sociale è un tema molto importante perché fin dall’inizio abbiamo sposato un approccio che mette in risalto il valore che le imprese cercano di offrire ai loro clienti e i bisogni concreti e specifici che vanno a soddisfare.
Per questo motivo vogliamo fare una CALL TO ACTION particolare rivolta a tutti i progetti imprenditoriali sviluppati sul territorio italiano che hanno nella propria vision la risoluzione alla grandi sfide che la crisi ci ha posto, a partire dalla sostenibilità economica e ambientale fino ad arrivare a temi più complessi come quello del lavoro o dell’educazione.
Il progetto del “LIBRO BIANCO SULL’INNOVAZIONE SOCIALE“, scaricabile con un tweet, sarà la nostra stella cometa e ci guiderà nell’analisi delle startup che vorrete presentarci. Prima di spiegarvi più nel dettaglio di cosa si tratta ecco come viene l’open book viene presentato dagli stessi autori:
Questo non è un libro ideologico, non è un manifesto. Compilato dal think tank del governo inglese NESTA (National Endowment for Science Technology and the Arts), un ente governativo che per molto tempo ha avuto come compito stimolare la creatività dell’economia inglese. Si propone di offrire piuttosto una sorta di catalogo di strumenti e pratiche che possono essere utilizzati. Inoltre, di ideologie c’è poco bisogno, sappiamo già cos’è che non va e cos’è che vogliamo, è quindi di strumenti che abbiamo bisogno.
Gli autori dell’open book sull’innovazione sociale
Sono principalmente due gli attori che hanno contribuito alla realizzazione dell’open book: Societing.org e NESTA (National Enowment for Science Tecnology and the Arts). Conosciamoli meglio.
Societing.org è un progetto che raccoglie un gruppo di ricercatori, attivisti, manager e studiosi accomunati da un unico obiettivo: trovare soluzioni sostenibili sia dal punto di vista sociale che economico ai problemi causati dalla crisi attuale. Per raggiungere questo obiettivo questo gruppo di persone sfrutta al massimo sia le nuove tecnologie che i nuovi paradigmi che sempre di più caratterizzano la nostra epoca, tra cui appunto i concetti di innovazione sociale e social enterprise.
Sull’altro versante troviamo NESTA, un organismo indipendente che ha come missione quella di rendere il Regno Unito un luogo in cui l’innovazione viene messa al primo posto nella scala dei valori. Questa entità opera senza alcun contributo dei cittadini dal punto di vista finanziario e vive principalmente di donazioni spontanee.
Sostanzialmente NESTA svolge tre compiti: investe in startup innovative, offre informazioni sulle varie norme e leggi da rispettare e porta avanti iniziative e programmi finalizzati alla risoluzione delle grandi sfide che il futuro ci pone. Tutto ciò collaborando e creando sinergie con i politici, la società civile, gli educatori, gli investitori e ovviamente chiunque altro si occupi di innovazione.
La struttura dell’open book sull’innovazione sociale
L’obiettivo di questo paragrafo non è certamente quello di esplorare tutti i concetti presenti nell’open book (PIU’ DI 500!!), ma di incuriosirvi e farvi comprendere i motivi per cui vale la pena di dare un’occhiata a questa pubblicazione. L’open book è suddiviso in tre sezioni: processi e metodi dell’innovazione, le istituzioni chiave che favoriscono l’innovazione e infine le condizioni indispensabili per far sì che essa si concretizzi in ogni settore dell’economia e della società. Vediamo nel concreto cosa troverete in ognuna di esse.
#1 I PROCESSI DELLA INNOVAZIONE SOCIALE
In questa sezione vengono illustrati i processi attraverso i quali si concretizzano i progetti di innovazione sociale. In particolare il concetto chiave attorno al quale si sviluppa è la necessità di partire dalle idee e i suggerimenti di coloro che effettivamente andranno a usufruire del servizio che viene creato.
Molto spesso in questa sezione sezione abbiamo stressato l’importanza del feedback e dell’iterazione continua nei processi di sviluppo di una startup. Quasi sempre l’idea iniziale con cui nasce il progetto viene totalmente stravolta durante la sua evoluzione sfruttando la forza e l’energia degli utenti, proprio perché si può parlare di innovazione sociale solo ed esclusivamente quando le persone e i problemi che esse devono affrontare vengono messe al centro dei processi di sviluppo.
#2 CONNETTERE PERSONE, IDEE E RISORSE
Anche su questo punto (chi è nostro abituale lettore lo sa) abbiamo concentrato grande attenzione sia attraverso How To per affrontare in modo più consapevole lo sviluppo della propria startup sia attraverso l’intervento degli attori che in questi ultimi anni si stanno facendo in quattro per far sì che anche il nostro paese riscopra la voglia e la capacità di fare innovazione sociale.
In questa sezione dell’open book vengono illustrati in modo sintetico e chiaro tutte le istituzioni chiave che contribuiscono a questo processo e di come queste stanno agendo per connettere nel modo migliore le idee con le applicazione di esse nella vita delle persone.
#3 MODI PER SUPPORTARE L’INNOVAZIONE SOCIALE
In quest’ultima sezione invece viene fatto un focus particolare sulle condizioni necessarie e sufficiente perché l’innovazione sociale possa diventare veramente parte integrante dello sviluppo del nostro paese e non solo. Il concetto principale che viene espresso è che è necessario sforzarsi di trovare e migliorare la sinergia tra il settore pubblico, l’economia sussidiaria della società civile, il settore privato e le famiglie (sicuramente ancora una colonna portante della nostra società.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2011/06/Il_manuale_dell_innovazione_sociale_al_prezzo_di_un_tweet.jpg300400Sputnikhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSputnik2011-06-29 10:30:072011-06-29 10:30:07Il manuale dell'innovazione sociale al prezzo di un tweet
What do you love? Cosa ami? È questa la domanda che Google rivolge a tutti i milioni di utenti in giro per la rete. Il nuovo servizio disponibile al sito www.wdyl.com, permette di effettuare un’unica ricerca fra tutti i prodotti offerti da Google.
L’ultima trovata di Big G, presenta un solo campo dove inserire la parola da cercare ed un cuoricino sul quale cliccare per avviare la ricerca, suddividendo i vari risultati in una serie di box.
Ad esempio se cercate le parole Ninja Marketing, visualizzerete diversi contenuti tra cui: le immagini di Image Search, le foto di Picasa, i libri di Books, i Trend, i risultati di Google Maps, i post di Blogger, i video di Youtube e tutti gli altri servizi fino alle traduzioni di Google Translate.
L’ultimo servizio Google sembra dunque offrire un modo rapido e semplice per reperire il maggior numero di informazioni possibili intorno a un certo tema (che “ci sta a cuore”, è il caso di dirlo!) attraverso tutta la sua gamma di servizi: che sia un modo per mostrare cosa può offrire? 😉
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Ninja LABhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja LAB2011-06-29 10:00:082016-06-17 17:00:36What do you love? Google per la ricerca che vi sta a cuore
Avere successo per un brand è una cosa fondamentale e marketing e pubblicità sono i mezzi per arrivare a tale scopo: ecco come i brand di primo ordine investono i loro dollari.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kismahhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKismah2011-06-29 09:00:172011-06-29 09:00:17L'advertising budget dei top 200 inserzionisti [INFOGRAFICA]
Immaginate di trovarvi sul ciglio di un burrone, nel bel mezzo di una delle piazze più note d’Europa. Quali sensazioni provereste? Questo video raccoglie le prime reazioni alla Street Illusion ideata dal fotografo svedese Erik Johansson e collocata nel bel mezzo di Sergels torg, la piazza più centrale di Stoccolma, dal 7 al 12 giugno di quest’anno. Nel mezzo della piazza è stata collocata la riproduzione fotografica di un baratro roccioso: come se il suolo si fosse in qualche modo squarciato.
Attraversando la piazza e prestando un po’ di attenzione, ci si ritroverebbe a camminare nel mezzo del vuoto. Le reazioni dei passanti (turisti, ma anche e soprattutto cittadini) sono molto diverse: alcune persone nemmeno si accorgono del “vuoto simulato” sotto i loro piedi. Qualcuno si spaventa, altri si improvvisano equilibristi sul ciglio del burrone, dando vita a performance divertenti e spettacolari, riprese e immortalate dal terrazzo che si affaccia sopra la piazza.
Il messaggio del giovane fotografo, che con le sue fotomanipolazioni ha stupito il mondo, è forse proprio questo: “Mind yous step!”, facciamo attenzione a dove mettiamo i piedi! Spesso siamo talmente assorti nei nostri pensieri e presi dalla frenetica routine quotidiana, da dimenticare che viviamo in un mondo fatto di particolari strabilianti, piccole cose che possono rendere speciale e originale anche le giornate che sembrano più noiose.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kiokohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKioko2011-06-28 17:30:282011-06-28 17:30:28A Stoccolma la Street Illusion di Erik Johansson [VIRAL VIDEO]
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