Il giro del mondo con 80.000 amici

Siete amici su Facebook di qualcuno che ha un amico dall’altra parte del mondo? Pensate di poter andare a trovare quella persona con tutta la vostra famiglia e rimanere ospiti a casa sua per una o due notti? Frédéric Colas ha deciso di scoprirlo.

Il dirigente pubblicitario francese, insieme alla sua famiglia, ha deciso di intraprendere un viaggio intorno al mondo “powered by a network of Facebook friends”.
I più di 750 amici che Frédéric e sua moglie Estelle hanno su Facebook forniscono loro una grande rete di amici in tutto il mondo, più di 80.000, ai quali poter potenzialmente bussare alla porta.

“La nostra sfida è: Possiamo girare il mondo sfruttando Facebook per stare con gli amici di Facebook e gli amici degli amici?

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Così come soprannominato nel video, “Il giro del mondo con 80.000 amici” è destinato a essere la versione moderna de “Il giro del mondo in ottanta giorni” di Jules Verne.

Il viaggio, partito il 3 luglio da Parigi, durerà un anno e sarà qualcosa di più un semplice viaggio d’affari o di una lunga vacanza. Frédéric, Estelle e la loro figlia di otto anni, Héloïse, utilizzeranno il viaggio come mezzo per raccogliere fondi sufficienti a finanziare la costruzione di una scuola in Burkina Faso, destinata specificamente ad aiutare le ragazze in un paese dove il tasso di alfabetizzazione femminile è solo del 15%.

Per ogni notte in cui saranno ospitati da qualcuno, la famiglia Colas donerà al progetto 50 dollari – l’equivalente del risparmio del dormire una notte in albergo. Per ogni like sulla pagina Facebook We like the World, inoltre, la famiglia Colas donerà un dollaro.

La famiglia prevede di contribuire direttamente con $ 57.000 (€ 40.000) sui $ 143.000 (€ 100.000) necessari per la realizzazione del progetto. Per la somma restante stanno utilizzando un’applicazione attraverso cui le persone possono fare delle donazioni. Attraverso l’applicazione, le donazioni andranno alla charity francese The Child’s Voice, che sta collaborando al progetto insieme alla famiglia Colas.

Per assicurarsi che le persone si sentano legate alla causa, i donatori saranno in grado di contribuire donando denaro per l’acquisto di una parte fisica della scuola: una porta, una finestra, una scrivania… piuttosto che fare un’offerta libera.

Per saperne di più sul progetto, visualizzare l’itinerario del loro viaggio e restare aggiornati sulle avventure della famiglia Colas, potete su collegarvi con We like the World su Facebook, Twitter e Youtube.

La famiglia Colas spera che We like the World diventi un movimento che aiuterà altri progetti come il loro, sfruttando i social media per crescere e lottare. “Si tratta di rendere ‘social’ il sociale”.

Nel libro di Jules Verne Phileas Fogg vince la sua scommessa, riuscendo a circumnavigare il globo in 80 giorni. I Colas sono altrettanto convinti che col supporto di 80.000 amici di Facebook riusciranno a costruire la loro scuola in Africa.

Un anno di Foursquare [VIDEO]

In occasione della seconda conferenza dei sindaci di Foursquare in Italia, tenutasi sabato scorso a Bologna, è stato realizzato un bel video, che sintetizza l’evoluzione del social network nell’ultimo anno. Guardiamolo insieme.

Insomma un anno ricco di grandi traguardi e c’è da scommetterci che se ne raggiungeranno molti altri.

I segreti della casta di Montecitorio svelati da un precario su Facebook

Alle ore 17.00 circa di ieri, sabato 16 luglio, Linkiesta.it pubblica in home page una news curiosa: un precario ora disoccupato ed ex dipendente della Camera dei Deputati, per vendicarsi, ha aperto un blog (http://isegretidellacasta.blogspot.com/) e una pagina di Facebook, in cui verranno pubblicati tutti i costi di Montecitorio, comprensivi tutti i benefit e privilegi dei deputati.

Pochi minuti dopo le 17.30, la pagina “I segreti della casta di Montecitorio” conta già 430 fan. Dopo poco meno di 24 ore (mentre scriviamo sono le 20.15 circa) i fan sono già saliti a oltre 24.000.

Numeri alla mano un vero e proprio fenomeno virale, che può trasformarsi in vero e proprio tsunami visto il contenuto veicolato.

Perfetta anche la scelta del momento in cui attivare questo canale, all’indomani dell’approvazione della manovra economica tutta “lacrime e sangue” nella quale non sono previsti tagli e decurtazioni agli emolumenti della classe dirigente.

La descrizione della pagina fan è semplice: “Licenziato dopo 15 anni di precariato in quel palazzo, ho deciso di svelare pian piano tutti i segreti della casta.“.

E se Spidertruman (questo il nickname con cui il fondatore si firma in ogni nota) comincia la sua azione dalla condivisione di informazioni abbastanza note a un internauta scafato nella lettura di stampa d’inchiesta, come ad esempio quella relativa ai voli di stato allargati a famigliari e conoscenti:

Dopo due ore cominciano a essere condivise immagini particolarmente esplosive, con tanto di documenti ufficiali fotografati:

Una vera e propria operazione di comunicazione che strategicamente è da considerarsi vincente e di sicuro impatto. Il tema, caro a tutti per ovvi motivi, è infatti facile da veicolare perché trova un pubblico sensibile e interessato a scoprire cosa si cela dentro quello che è da considerarsi un vero e proprio listino benefit.

La cosa che però colpisce di più è la forza con cui la social sfera riesca a veicolare il messaggio, accelerandone la diffusione a livelli che sono sempre più incredibili.

Nel caso di questa pagina fan il volano è stata la comunicazione su Twitter, dove si contano moltissime reaction rispetto alla pagina fan ufficiale de Linkiesta.

Quanto durerà il fenomeno? Se SpiderTruman continuerà a condividere contenuti simili, sicuramente gli user di Facebook e Twitter non si lasceranno sfuggire l’occasione di seguire e conoscere i segreti della casta.

Anche perché, sbirciando i dati, si scoprono numeri da capogiro che non aiuteranno certo gli internauti e cittadini italiani a digerire la pillola amara dell’aumento delle tasse!

Transmedia

TransMedia è l’applicazione ufficiale del Master universitario in Comunicazione Transmediale Federico II!

La nostra App supera l’uso del podcasting, strumento usato da diverse università per erogare lezioni, per sperimentare davvero le potenzialità dei new media.

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Followgram.me: così Instagram, diventa personale

Appena un mese fa è stata diffusa la notizia che Instagram ha raggiunto quota 5 milioni di utenti per un totale di oltre 100 milioni di foto condivise.

Risultati che lasciano ben sperare per un futuro sviluppo del servizio, che proprio nella forza della community ha trovato il princiaple impulso per la propria crescita.

Inoltre negli ultimi tempi sono anche stati sviluppati una serie di progetti di terze parti che arricchiscono l’esperienza d’uso dell’applicazione o che colmano alcune “carenze” di Instagram.
Da poco Fabio Lalli ha lanciato Followgram.me sviluppata insieme a Lorenzo Sfienti riscuotendo immediato successo di utenti ed attenzione (The Next Web ha già dedicato un post all’app).

Lalli – che già qualche mese aveva lanciato YepLike in meno di 72 ore (e leggenda vuole che Followgram sia stata creata in meno di 6!) – è riuscito a creare un’applicazione che riesce a risolvere due grandi mancanze di Instagram: con Followgram.Me è infatti possibile ottenere una vanity URL per il proprio account (questo ad esempio è l’URL di Indigeni Digitali) e soprattutto è possibile ottenere il codice da embeddare sul proprio sito per farsi trovare (e seguire) con un semplice follow button.

Non solo:  Followgram.Me – che vanta già users del calibro di NBC News – sta aggiungendo nuove funzionalità, tra cui l’imminente lancio delle pagine personalizzate, facendo così il primo passo verso la brandizzazione…decisamente ne vedremo delle belle!

YouTube sulla Tv di casa e altre buone ragioni per avere il Cubovision

Potersi finalmente vedere i video di YouTube comodamente spapparanzati sul divano? Questa è la cosa che più ci ha solleticato del Cubovision di Telecom Italia. Per questo abbiamo deciso di testarlo per voi.

L’azienda a giugno aveva infatti annunciato di aver stretto un accordo con Google per rendere possibile vedere i video disponibili a schermo intero direttamente sul televisore, attraverso utilizzando una nuova interfaccia YouTube ottimizzata appositamente per il Cubo.

Il Cubo ci è arrivato senza l’aggiornamento all’ultima release del software. Per vedere i video di YouTube è necessario aggiornare il Cubo all’ultima release, la 1.6.13.

Subito nella schermata iniziale trovate la sezione YouTube, cliccate usando il telecomando ed entrate in una particolare modalità di fruizione di YouTube frutto di una serie di studi da parte della piattaforma di video sharing per ottimizzare la propria interfaccia per favorirne una visione sulla tv.

Appena entrati vi parte a tutto volume il video di una serie (Free Tube?) che sembra impossibile da disattivare. Fino a quando non sarete riusciti a trovare quello che vi interessa vi dovrete sorbire un video chiassoso realizzato da un gruppo di adolescenti.

L’interfaccia di navigazione è molto semplice e intuitiva. Tuttavia, non avendo a disposizione una tastiera è difficile usufruire della modalità di ricerca.

Una volta trovati i video ve li potete vedere, e alcuni si vedono benissimo, in HD! Se poi lasciate che il video termini il sistema carica direttamente il successivo. Potete quindi spararvi una playlist di video user generated utilizzando la potenza di visione e audio del vostro televisiore e del vostro impianto audio.

Bene, ci sembra questo un valido motivo per avere il Cubovision ma ne abbiamo trovati anche altri. Con l’aiuto della azienda abbiamo scoperto che:

– un catalogo di 350 film, frutto di accordi con le grandi Major cinematografiche (Disney, Warner, Fox, Sony, MGM, Dreamworks, Paramount) e le principali indipendenti (Lucky Red, Eagle, e tantissime altre), con un aggiornamento di oltre il 20% tutti i mesi, di cui circa 50 current, ossia a 3/4 mesi dall’uscita al cinema. Disponibili anche in HD e in 3D

– oltre ai film, abbiamo tantissime serie tv, cartoni, documentari, rubriche, concerti e spettacoli teatrali e molto altro per l’intrattenimento di tutta la famiglia, per oltre 1.000 ore di programmazione sempre disponibile on demand

– inoltre da giugno è disponibile il nuovo abbonamento Canali, con 20 canali tematici disponibili a luglio (4 canali cinema, 3 canali serie tv e intrattenimento, 2 canali bambini e ragazzi, 5 canali documentari e reportage, 6 canali musica) e che crescerà ad oltre 30 canali entro l’anno

A questo aggiungiamo che non è per nulla male poter registrare i canali in chiaro del digitale terrestre. Il Cubo quindi funziona anche da videoregistratore digitale.

Per concludere, alcune cose come i widget andrebbero davvero migliorati, dal momento che non ci sembrano molto diversi da un televideo un po’ più evoluto, ma spulciando tra i contenuti abbiamo trovato delle cose davvero sfiziose, come un corso di inglese interattivo De Agostini e un canale di video assurdi, FlopTV che è piaciuto davvero molto a Robertone. In particolare questo video di Mariottide.

Se possiamo dare un consiglio, dalla prossima release eviteremmo di imporre dei contenuti e faremmo approdare gli utenti in una landing page con i video più visti del giorno divisi per aree tematiche, un po’ come succede con la versione per il web.

Un’ultima cosa: ci dicono che il mediacenter si sincronizza via wi-fi con altre librerie che risiedono su altri device collegati in rete, per poter fruire dei propri contenuti multimediali (foto delle vacanze, video) senza doverli inserire direttamente nel Cubo. Ma davvero non siamo riusciti a capire come si fa. Magari ci potete aiutare voi! E voi ce l’avete il Cubo? Forza avanti con i consigli per continuare a migliorare un device che già ha degli ottimi motivi per trovare un degno spazio accanto alla vostra TV.

Versace, proteste su Facebook. E il brand chiude la bacheca

Il crisis management è un’arte complicata. E, nel dubbio, meglio battere in ritirata. Ma anche no.

Sono molti i brand che si trovano in difficoltà nel social “tu per tu” con i fan, e questa volta è stato il turno nientemeno che di Versace. Qualche giorno fa, la bacheca del brand è stata presa di mira da alcuni attivisti che hanno accusato la maison di utilizzare una tecnica chiamata sandblasting, che serve a dare ai jeans l’effetto used. Un compressore, manovrato da un operaio, spara sabbia sui capi e dona loro quell’effetto “scolorito” che tanto amano le fashion victim.

Pare, però che la tecnica sia dannosissima per i lavoratori – tanto da causare la silicosi, dovuta all’inalazione delle polveri da parte degli operai, una malattia che può portare alla morte, come successo in alcune fabbriche in Turchia e in Bangladesh.

Questa è stata proprio l’accusa mossa su Facebook a Versace: ed ecco che il brand invece di ribattere alle accuse, decide di “chiudere” la bacheca – fino a quel momento aperta ai fan che potevano postare liberamente –  e di cancellare i post scomodi. Per la cronaca, i messaggi postati dai “fan” – attivisti in realtà – linkavano alla campagna Abiti Puliti, che si batte per i diritti dei lavoratori del settore delle confezioni nel campo dell’abbigliamento.

Attualmente, i fan di Versace possono ancora commentare i post del brand, ma la bacheca è interdetta agli oltre 500.000 utenti della pagina.

Che fare?

Sono diversi i brand del settore luxury che non permettono ai fan di postare sulla bacheca di Facebook – Burberry, per esempio – e dunque la domanda sorge spontanea. Qual è la migliore politica da adottare? Sicuramente, la marcia indietro di Versace suona un po’ come una “riduzione dei diritti”per gli utenti. Se la bacheca fosse stata “chiusa” da sempre il danno di immagine sarebbe stato minore.

Ma il divieto di postare per i fan risulta, nell’ottica del social media marketing, come una volontà di utilizzare il canale di Facebook come un semplice mezzo di comunicazione one-to-many. Cambiare tutto affinché non cambi nulla. Io parlo e tu ascolti. Uno spirito non proprio social. I brand del lusso sono davvero pronti a mollare la presa o per tutelare la brand image è utile comportarsi in questo modo?

Interessanti i comportamenti in questo senso di DKNY e Dolce&Gabbana. Il primo consente il posting libero, ma nasconde tutto nella tab “most recent”. Il secondo invece consente la pubblicazione, da parte dei fan, solo di contenuto testuale.

Un buon compromesso, che previene dallo spam indiscriminato – riuscite ad immaginare quanti link di spam potrebbero comparire in pagine con milioni di fan? – e che utilizza le potenzialità di Facebook in maniera funzionale alle necessità dell’azienda.

Ma il punto vero è un altro: i brand di moda sono pronti ad investire seriamente in una strategia di comunicazione sui social media e a capire che l’immaginario di marca si costruisce in modi completamente nuovi?

La rivoluzione dei social media? Ne parliamo con Bill Emmott alla Societing Summer School!

 

Nei paesi in cui le web sciences hanno acquistato pieno diritto di cittadinanza accademico, giornalistico e politico, è all’ordine del giorno un dibattito sull’impatto della information society e del nuovo ruolo della rete nella società, da misurare in conseguenze editoriali e cognitive, oltre al ben noto e ormai innegabile impatto economico. (…)
Il “potere di convocazione” dei social media è notevole. Nel contesto delle recenti rivolte del mondo arabo, quando si assomma a fattori demografici ed economici e quando interagisce con uno sviluppo già presente del settore ICT e una diffusione capillare della comunicazione attraverso i telefoni cellulari, può essere catalizzatore e facilitatore di processi di democratizzazione, come era già stato intuito negli studi di Howard. Più in generale, dobbiamo abituarci a considerare gli attuali “imperi dell’informazione” (Google in primis) come attori geopolitici: le loro decisioni (in primis dettate da una logica commerciale) possono avere un impatto tangibile sui processi di democratizzazione in vaste zone del pianeta.

Non sbaglia dicendo queste parole ne “La rivoluzione dei social media?” in Rivista di Studi Politici, Alessandro Aresu, co-fondatore e direttore generale de Lo Spazio della Politica e ospite alla seconda edizione della Societing Summer School.

I Social Media, anche se lentamente, hanno iniziato a far parte della nostra vita come hobby o passatempo per diventare, oggi, dei veri e propri mezzi di comunicazione e di espressione capaci di creare un senso di unione e community (senza neanche farcene accorgere!), tanto forte da incrementare le recenti rivoluzioni in Libia, Tunisia ed Egitto; e non è detto, che a poco, a poco, non trascini anche le altre regioni mediterranee.

Pensiamo di conoscere così bene questi Social Media, ma qual è il loro vero ruolo? Che modi di fare commercio, politica e vita in generale hanno facilitato? Quali cambiamenti politici ed economici hanno innescato o stanno innescando nelle regioni mediterranee? A cosa porterà tutta questa innovazione e cosa cambierà ulteriormente in questo scenario in continuo movimento?

Cercheremo di analizzare e rispondere a tutte queste (e tante altre) domande dal 23 al 28 agosto durante la Societing Summer School, a Cava de’Tirreni (SA).

La scuola estiva presentata da grandi nomi e dedicata a manger ed executive di oggi o a quelli di domani – laureandi/laureati – diretti interessati o a pieno contatto, dei cambiamenti dovuti ai Social Media nel Mediterraneo.

I nuovi media e la politica, l’imprenditoria sociale e la sostenibilità, le nuove forme di business, la geopolitica e la storia del Mediterraneo,… saranno i tanti temi affrontati da un gruppo di esperti capitanati dal direttore scientifico: Bill Emmott.

Vi piacerebbe riuscire a carpire un po’ di più di questo mondo sommerso? Andate sul sito di Societing ed iscrivetevi all’evento, ma presto… le iscrizioni stanno per chiudersi!