In quest’intervista cerchiamo di ricostruire lo scenario sul quale, il disegno di legge a firma Mosca-Lorenzin, per l’istituzione di un Fondo dei fondi, si innesta e opera. Nella fattispecie l’on. Mosca ci ha aiutato, con le sue risposte, ad avere una situazione più chiara e definita di quelli che sono i limiti del contesto entro il quale operano gli imprenditori dell’hi-tech. Il nostro intento è stato quello di condensare in poche domande le criticità che caratterizzano, da tempo ormai, il tessuto degli innovatori italiani: dalle difficoltà di una burocrazia agghiacciante, alla mancanza di una cultura del fallimento passando per il mancato sostegno alle politiche dell’innovazione. Colgo l'occasione per ringraziare Rosanna Perrone per il suo prezioso contributo alla stesura della domande.
Sul disegno di legge
1 ) Può spiegare ai nostri lettori quali sono le finalità del disegno di legge sull’istituzione di un Fondo dei fondi presso la Cassa depositi e prestiti SPA, presentato da lei e dall’on. Beatrice Lorenzin?
L'obiettivo è favorire la nascita di nuove aziende, sostenere lo spirito imprenditoriale, antidoto per favorire una rapida uscita dalla crisi. Il target è costituito da aziende ad alto contenuto tecnologico in fase pre-competitiva (quindi che non hanno ancora iniziato a produrre profitti), soggette a elevato rischio per il contenuto del progetto sviluppato, che hanno possibilità di rientro nell’investimento solo nel lungo periodo
2) Il movimento ICT startupper italiano attualmente vive un paradosso, perchè da un lato si trova in una fase di grande fermento, dall’altro non ha interlocutori politici. Pochissime persone inquadrano la natura del problema in connessione con la crescita economica: per ridurre il debito e aumentare il Pil, occorre aumentare la produttività. Questo vuol dire aiutare la crescita delle imprese, capaci di creare nuovi posti di lavoro. Perchè la politica italiana è in gran parte disinteressata ad un’iniziativa di legge a favore di quello che è semplice interesse collettivo e non soltanto di alcune parti? Non trova un controsenso in questo fatto?
Sono d'accordo con lei: si tratta di una situazione paradossale. Abbiamo risorse umane, competenze e talenti, ma anziché valorizzarli, mettiamo in campo un sistema di regole e fiscalità che soffoca l'innovazione. Per altro, resto convinta che non sia sufficiente analizzare i problemi e restare immobili a lamentarsi. Da questa crisi usciamo solo dando fiducia a chi ha voglia di rischiare, di mettersi in gioco. Dobbiamo creare le condizioni perché chi ha buone idee di business possa mettersi alla prova.
3) Parlavamo poco fa di grande fermento sulla scena startupper italiana. Eventi, nuove iniziative editoriali e grandi aziende si stanno preoccupando di dare una maggiore visibilità e ulteriori opportunità a questa corrente che si sta costituendo pian piano come un gruppo di pressione vero e proprio e che ,allo stesso tempo, presenta nuove istanze. A parte i tagli dei fondi alla banda larga, che è un’azione politica ancora una volta inadatta a cogliere l’occasione preziosa che le si presentava per aiutare lo sviluppo economico del paese, secondo lei quali potrebbero essere le soluzioni all’attuale situazione di stallo?
Non esistono ricette magiche, ma è possibile ottenere buoni risultati dal combinato disposto di vari interventi. Oggi la sfida si gioca tutta sul capitale umano: non possiamo pensare di competere sul prezzo con i paesi emergenti; per restare competitivi occorre innovare per realizzare soluzioni migliori rispetto agli altri. Se questo è l'obiettivo, la prima cosa da fare è consentire a chi ha delle capacità di mettersi alla prova, a cominciare dai giovani e dalle donne, che oggi pagano più di tutti la crisi occupazionale. Venendo allo specifico dell'innovazione partirei con un incremento degli investimenti in ricerca universitaria (oggi siamo all0 0,8% contro l'1,3% della media Ue). Non si tratta di somme ingenti, possono essere reperiti eliminando alcuni dei tanti sprechi, che avrebbero un effetto moltiplicatore sul fronte occupazionale e di collaborazione con le aziende innovative. I traguardi dell’Agenda europea indicano per il 2013 una banda larga di base per tutti, che elimini il digital divide. Questo obiettivo non va mancato, anche a costo di stringere la cinghia su altre voci, perché ne va della capacità competitiva del paese per i prossimi anni.
Sul contesto del disegno di legge
4) Uno degli obiettivi della sua proposta di legge è quello di istituire un fondo dei fondi attraverso la cassa depositi e prestiti e contemporaneamente quello di aumentare il volume degli investimenti destinati al settore. Allo stesso tempo però l’iniziativa d’impresa soffre di molti problemi: lentezza della burocrazia, alti costi per la costituzione della società, forti barriere legali, oltre che burocratiche, all’entrata e all’uscita di capitali nelle società, grossi ostacoli alla trasformazione della ricerca in business e una pressoché totale assenza di una cultura del fallimento. Non crede che prima di aumentare il volume dei finanziamenti sia necessario risolvere questi problemi affinché il settore possa sfruttare al meglio gli investimenti previsti?
Certo, i due temi vanno in parallelo. Però dobbiamo anche essere consapevoli che i problemi che lei ha citato non si sono formati d'improvviso, ma negli anni, nei decenni, anche se in tempi di crisi come quello che stiamo vivendo tutto diventa più drammatico. Occorrerebbe un coraggio riformatore in chi oggi è al governo, ma purtroppo questo manca perché si pensa alla visione di breve, a tenere insieme una maggioranza divisa su tutto, all'impatto delle decisioni assunte sull'opinione pubblica.
5) Per sostenere un sistema favorevole alla crescita, all’interno di un distretto industriale italiano, serve creare sinergie tra imprese e investimenti, ma anche, e non da ultima, con la ricerca scientifica. In che maniera si tiene conto, anche grazie alla sua proposta, di questo terzo fattore in causa?
Non si può pensare che una legge possa risolvere tutte le problematiche che meritano attenzione nel nostro paese. È evidente che è necessaria una maggiore sinergia tra la ricerca universitaria scientifica e l'imprenditorialità, e su questo punto io ritengo di grande importanza la necessità di educare tutti i giovani, ma specialmente gli scienziati all'imprenditorialità e all'autoimprenditorialità, tematica spesso trascurata e invece sempre più cruciale per il mondo in cui viviamo. Tuttavia la nostra proposta vuole essere un primo tassello di un percorso che spero possa beneficiare di molte iniziative complementari.
Sulla cultura del fallimento
6) In Italia manca una cultura del fallimento e la normativa in materia nè è la riprova. Le startup, in particolare le ICT startup, soffrono di un elevato tasso di mortalità, considerato fisiologico. Ma da noi, quando fallisci, resti solo un fallito. Nelle zone a più alta produttività, invece, il successo medio riconosciuto è dato da 2 startup che non muoiono, su 6-7 che un imprenditore crea. E’ quindi plausibile pensare che migliorando la normativa dedicata a
l fallimento si riuscirà a dare adito ad una cultura del fallimento a favore del nostro sistema economico e che soprattutto non costituisca un deterrente per l’avvio di un’attività imprenditoriale?
Una riforma in tal senso è stata fatta pochi anni fa, ma evidentemente non è bastata a cambiare le cose. Tuttavia, credo che su questo punto pesino soprattutto retaggi di tipo culturale: da noi il fallimento di un'iniziativa personale è spesso associato al fallimento personale del promotore. Questo avviene anche perché chi fa impresa di solito ricorre per la gran parte a mezzi propri. Si torna al discorso della mancanza di una rete a sostegno dell'innovazione e del rischio d'impresa. A mio modo di vedere sono questi i punti sui quali intervenire con maggiore urgenza.
Alcuni consigli ai lettori
7) In che modo i passaggi del suo percorso professionale possono essere trasmessi ad un giovane che volesse ripercorrere la sua stessa strada? Quali difficoltà ha incontrato e cosa le hanno fatto maturare? Quali sono i suoi prossimi obiettivi? Vuole lasciarci un consiglio, una nota, un incoraggiamento in eredità?
Intanto vorrei aspettare a parlare di eredità...il mio unico consiglio è quello di perseverare nella ricerca della propria strada attraverso impegno costante, studio, formazione continua, apertura al mondo e alle esperienze internazionali. Anche se in questi anni ha avuto la strada spianata chi ha cercato scorciatoie, per esempio attraverso una mediatizzazione esasperata, la ricerca della notorietà passeggera o il familismo vecchio stampo, credo che il nostro paese si salverà solo se sempre più giovani prenderanno la strada più lunga e accidentata dell'investimento serio su se stessi. E sono certa che le soddisfazioni personali saranno più solide e durature. Sta a chi in questo momento e nei prossimi anni avrà le leve del potere non far scappare questi giovani altrove, ma scommettere tutte le proprie carte su di loro. E' il nostro capitale più importante e solo così il nostro Paese uscirà del declino.
La redazione startup di Ninja Marketing ringrazia l’on. Alessia Mosca per aver prestato parte del suo tempo ed aver contribuito alla pubblicazione dell’intervista.