Stavolta è il guerriero Stefano Francoli, fondatore di ricomunica, ad aver appreso i precetti della Sacra Scuola.
Parliamo di un'iniziativa coinvolgente e sotto certi aspetti spirituale, che combina in modo sapiente marketing, tempo libero, creatività & arte.
L'iniziativa segue in realtà un culto annuale che inaugura il periodo lavorativo e che terminerà con l'estate. Nel 2010 il Ricomunica Sound è stato dedicato allo swing, al jazz, al blues; alla musica cioè che nasce nuova ogni volta, a partire sempre da tre accordi in dodici battute che inesorabilmente, si ricomunica.
Quest'anno il suono è rappresentato dalle parole IO TI AMO: un progetto ideato da Antonio Spanedda, artista di Novara, che sta coinvolgendo decine di persone nella sottoscrizione alla Dichiarazione dei Diritti Umani all'Amore.
IO TI AMO rappresenta l'amore verso la conoscenza ma è anche una visione di business costruita con uno sforzo quotidiano e che presuppone due elementi fondamentali;
Il primo: l'idea che quest'epoca di mercificazione di ogni bene (incluse le persone) contenga in sé il seme di un nuovo Rinascimento. Convinto che in un giorno non troppo lontano, le persone torneranno al centro della scena; che si farà business sulle loro esigenze non come modo di dire e con l'occhio rivolto al profitto e che il profitto sarà un mezzo, uno strumento, per raggiungere insieme obiettivi reciprocamente utili e costruttivi, pieni di significato e densità sociale.
Il secondo: l'idea che i progetti possono contenere davvero la co-creazione di significati e valori comuni, per quanto simbolici essi siano. L'idea cioè che un evento come il Ricomunica Sound diventi a tutti gli effetti un social media creato dall'interazione di un'azienda, di un messaggio e di persone che lo condividono o che ad ogni titolo amano parteciparvi.
Per scavare a fondo nel pensiero e per cercare di spiegare la passione che hanno motivato l'idea, abbiamo deciso di proporre a Stefano Francoli una serie di domande per comprendere, intrecci, scopi e scoperte dell'iniziativa che verrà!
1-Spesso amore e dolore camminano di pari passo, qual è il dolore che si prova nel raggiungere l'amore per la conoscenza?
Amore e dolore, sì, spesso vanno di pari passo. L'amore per la conoscenza è un percorso molto lungo, almeno nella mia esperienza personale: richiede continue domande, dubbi, rivisitazioni e spesso produce un senso di disorientamento che certo non è positivo fino a quando non viene inquadrato come passo necessario di un percorso molto più articolato. Per quanto mi riguarda direttamente, di fronte allo spaesamento e all'insoddisfazione che a un certo punto della mia vita hanno cominciato a connotare le mie giornate lavorative, ho risposto ponendomi domande quanto più possibile scomode, dolorose appunto; e ho scavato, altrettanto dolorosamente, fino a che non ho sentito una base solida sulla quale poter costruire una nuova idea di me stesso e della mia attività. Poi c'è l'altro aspetto del dolore: quello legato alla capacità di essere coerenti, di saper rispettare a pieno le proprie posizioni. Una buona dose d'amore, in questo caso, aiuta ad accettare le mancanze e a riconoscere che non tutto è perfetto; ma anche che tutto per fortuna è abbastanza passeggero da poter cambiare ed essere migliorato.
2-Il tuo messaggio d'amore è anche un urlo di speranza verso un mondo che sembra aver dimenticato la dignità dell'essere umano. La nostra, prima di essere crisi economica è crisi di valori e la speranza del cambiamento è il cuore del tuo progetto. Che differenza c'è per te tra "io ti amo" e "io credo".
Penso siamo all'alba di un'epoca nuova. La crisi è ovviamente strutturale: prima è morto il socialismo e ora tocca al capitalismo che, in agonia, sta manifestando tutte le sue debolezze e i suoi lati peggiori. Quando penso al futuro vedo un nuovo umanesimo, un Rinascimento in cui la persona sarà di nuovo messa al centro della scena: non come cliente, ma proprio come persona. "Io ti amo" significa, secondo me, lavoriamo insieme su un progetto perchè lì abbiamo davvero qualcosa da dirci e da scambiarci.
Se dico "io credo" mi fa pensare a una riflessione, utile ma con il rischio di essere sterile; se dico "io ti amo" mi fa pensare a un'azione che, essendo animata da buoni propositi, a qualcosa di positivo dovrà pur portare.
3-Se dovessi coniare un termine di marketing per la tua iniziativa; come la definiresti in una parola e spiegaci il perchè.
La parola chiave che uso da quando ho iniziato la mia attività è ricomunicazione. Parto dal presupposto che cambiare contesto a un'informazione significa creare nuova conoscenza. Ricomunicare perciò vuol dire usare la creatività per modificare il senso di una cosa (azienda, prodotto, idea, informazione, concetto, ecc.) cambiandone il contesto e comunicando infine il suo nuovo valore. Non credo ci sia nulla al mondo di veramente nuovo. Mi sono avvicinato a questa idea qualche anno fa - e con un certo shock - leggendo Hillman Curtis (http://hillmancurtis.com), un affermato comunicatore visivo americano. Poi mi sono reso conto che la lezione l'avevo già imparata molto tempo addietro, quando il primo giorno da studente in chimica ho sentito parlare della legge di Lavoisier: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
4-Hai frequentato varie Ninja Academy, ma nello specifico, quale più di altre ha stimolato la tua idea?
Il contatto con Ninja Marketing è stato del tutto casuale: è avvenuto all'edicola di Malpensa con il libro Marketing Mediterraneo di Cova. Non saprei dire quale degli seminari mi ha toccato di più: brand entertainment e sense providing sono i concetti che più di altri hanno marcato il mio sviluppo professionale. Ninja Academy ha aperto la strada soprattutto a degli strumenti e mi ha permesso di catalogare efficacemente le conoscenze che avevo accumulato con gli anni in un'unica visione di azienda.